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Autore: Puffardella    30/05/2025    0 recensioni
Secondo volume della saga “Il Re della Terra dei Fiordi”
Seguito de “Il Principe del Nord”
Sfuggito all’Orso, il leggendario re dei Germani, Lucio torna a Roma accolto da eroe per aver salvato l’aquila. Ma dietro la gloria si cela un unico scopo: fare carriera e vendicarsi dell’uomo che, crede, abbia ucciso Eilish.
Nel Grande Nord, Chrigel lavora instancabilmente per unificare Caledoni e Germani in un solo popolo, ricucire i legami con i Norreni, nelle cui vene scorre il sangue, e dare un futuro alla sua terra.
Eilish dovrà affrontare il risveglio di un potere antico e imparare a dominarlo, mentre Willigis, esule e guerriero, diventa un mercenario temuto, pronto a stringere pericolose alleanze con Roma.
Intanto, una nuova generazione cresce: figli di sangue misto, segnati dalla magia, dalla forza e da un’eredità troppo grande da portare. La guerra non è finita: è appena cominciata. E il prezzo da pagare sarà altissimo.
Genere: Guerra, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Prologo
Il vecchio sedeva all’ombra di un grosso salice, in cima a una piccola altura da cui si scorgeva il villaggio britannico sorto attorno alla stazione di posta romana.
Poco distante, la capretta da latte che lo accompagnava nel viaggio brucava tranquilla ciuffi d’erba scoloriti, bruciati dall’arsura degli ultimi giorni d’estate.
Alle spalle del villaggio, all’orizzonte, si intravedeva la sagoma evanescente delle Montagne Azzurre. Oltre quel confine cominciava la Caledonia, con le sue dolci colline, le vallate verdi, i fitti boschi e i fiordi che si affacciavano sul Mare del Nord.
Il vecchio si agitò nell’intimo. Cercò di scacciare il pensiero, ma non era facile. Era entrato in Britannia da pochi giorni, eppure la nostalgia lo assaliva come se avesse lasciato la sua terra da anni. Sapeva con certezza che non vi avrebbe più fatto ritorno, che il suo destino era morire su quel suolo straniero.
Il fagotto sulle sue ginocchia ossute si mosse, come a rispondere a quel pensiero triste. Il neonato aprì gli occhi, si lamentò piano, poi li richiuse e ricadde in un sonno profondo.
Proprio in quel momento, una donna e suo marito, seguiti da una nidiata di bambini, percorrevano la strada lastricata che conduceva alla stazione di posta e, tre miglia più a nord, al castro. Lì ogni famiglia della provincia romana di Eboracum doveva recarsi per il censimento che, ogni dieci anni circa, Roma imponeva non solo nel nord della Britannia, ma in tutte le province dell’Impero.
La donna portava anch’essa un fagotto simile a quello che l’anziano caledone si era trascinato per due settimane, legato sulla schiena con il carico davanti. Dal modo in cui lo stringeva tra le braccia, era chiaro che anche lei portasse un neonato.
Il vecchio la osservò con attenzione. Dopo un lungo istante, scosse la testa.
Quel momento, lui lo aveva già vissuto: l’istante in cui la Storia, così com’era proceduta per secoli, stava per cambiare. Lo aveva visto chiaramente in sogno.
E sebbene da anni soffrisse di vuoti di memoria — tanto da dimenticare a volte quale compito gli dei gli avessero affidato, e perché per la prima volta in vita sua avesse varcato i confini della Caledonia — finiva sempre per ricordarselo.
E quella non era la donna che stava aspettando.
«Non ancora, piccolo principe», mormorò rivolto al bambino, che tornava a lamentarsi e ad agitarsi tra gli stracci.
Sollevò lo sguardo a sud, lungo la strada, e ripeté con fiducia:
«Non ancora…»
   
 
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