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Autore: whitemushroom    31/05/2025    3 recensioni
Un investigatore della Santa Sede indaga sulla scomparsa di un potente magus, muovendosi in una Roma distorta, più interessata a proteggere i propri segreti che a rivelarli. In un' isola poco lontana Njal, un giovane turista, perde una persona di a lui cara e scopre che qualcosa, nel suo corpo, inizia a non comportarsi come dovrebbe.
Il primo ha dedicato la sua intera vita alla caccia di uomini e creature sovrannaturali, il secondo si ritrova suo malgrado in un universo di cui nemmeno conosceva l'esistenza; eppure entrambi rincorrono fantasmi presenti e passati sulla scia di qualcuno che, come un pittore, lascia la sua Firma su degli eventi di cui è impossibile rimanere soltanto passivi spettatori.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’allarme sul telefono segna le tre del mattino.
Lei fa per alzarsi, ma le appoggi la mano sulla spalla. “Vado io”.
“Lo sai che è compito mio”.
È bella.
Sai che hai fatto ben poco per meritartela, a parte sgommare sotto le sue finestre con la moto per fare il cretino, nemmeno cinque anni fa.
È bella con i capelli appiccicati dal sudore e gli occhi ancora semichiusi dal sonno, con il suo pigiama largo di Pisolo che riesce a renderla sexy anche nel cuore della notte. La mano le corre nel sottile spazio di materasso che li separa, l'abitudine non ancora sopita di controllare il sonno di loro figlio che ormai da qualche settimana è diventato abbastanza grande da dormire nella sua cameretta. Gliela accarezzi, perché è un gesto di cui sei certo che non ti stancherai mai. “Mi pare che da qualche parte abbiamo firmato un foglio che dice qualcosa tipo… fammi pensare…” fai, mimando un segno della croce nell'aria “... nella buona e nella cattiva sorte”.
“Ma…”
Le dai un bacio sulla guancia e ti lanci fuori dal letto prima che possa protestare. Vorresti nascondere che i tuoi piedi non trovano subito le pantofole, ma traballi e speri che lei lo scambi solo per un movimento sciocco causato dall'ora e dal sonno interrotto. Accosti la porta e fai per accendere la luce del lungo corridoio di quella villa fin troppo silenziosa e spoglia per i tuoi gusti, ma stanotte la luna è piena e le sue sottili lame di luce bianca scivolano tra il vetro di una finestra e l'altro, con le tende sottili incapaci di trattenere a lungo l'illuminazione naturale.
Vai, e scendi al piano terra. Fai un attimo una deviazione in cucina e ti infili un paio di biscotti tra i denti. Ti succede spesso di alzarti nel cuore della notte alla ricerca di qualcosa di dolce, anche se sai benissimo che non ti fa bene alla digestione e che contribuirai attivamente al mutuo del tuo dentista.
Tanto, ti dici, non sarà lo stomaco a ucciderti. Lo sai. Il conto alla rovescia lo detta l'ospite.
L’ospite. Così lo chiami, perché non sai in che altro modo definirlo. Sembra di riferirsi a qualche conoscente che è venuto a casa sua per qualche giorno, solo che il tuo ospite ormai sta lì da vari mesi.
L’ospite.
Nemmeno a farlo apposta, la mano ti trema quando chiudi la porta della cucina. La guardi, quasi a metterle paura, ed impieghi dieci lunghi, interminabili secondi per rimetterla ai tuoi comandi.
Lo tieni nascosto, ovviamente. Sei sicuro che non hai ancora tentato tutte le strade possibili. Lo tieni nascosto perché ti costringerebbero a lasciare il tuo lavoro, o potrebbero decidere di portarti al Bureau perché troppo pericoloso. O ancora, a lasciarti indietro come un involucro all'interno del quale si combatte una battaglia dall'esito che rischia di essere già scritto. Questione di tempo.
A lei dovresti dirlo, e invece le mostri solo la tua faccia migliore, perché riesce ad interpretare le tue espressioni, la tua faccia corrugata, sa quale collega di ha fatto infuriare e perché. Tu credi nell'amore come qualcosa di enorme, ma quello che ti accade è una valanga che potrebbe travolgere anche lei.
L’ospite ride.
Non hai fermato la tua mano, è stato lui a concederti di farlo e adora fartelo capire.
Vai in salone, e Hector è lì.
Fosse per te lo porteresti al piano di sopra, in una delle tante camere degli ospiti, ma la villa è vecchia e mettere un montacarichi lungo quelle scale per far salire la sedia a rotelle è un casino. Lo hanno posizionato davanti alla porta a vetri, per fargli vedere il giardino, ma i suoi occhi sono prigionieri di un mondo che nessuno può vedere.
L’ultimo necromante vi ha detto di cambiare la flebo ogni quattro ore.
“Lo sai che con gli aghi faccio schifo, vero?”
Il silenzio che ne segue ti uccide. L’ospite, al contrario, non smette di ridere di te e dell'uomo che da una settimana risiede a casa vostra. E che, forse, potrebbe restarvi in eterno.
La luce della luna inquadra il dedalo di lividi lungo il polso ed il braccio. I membri della servitù hanno fatto il possibile, ma per poco tua moglie non li ha licenziati tutti in preda ad un attacco isterico quando ha visto che nessuno riusciva a trovargli la vena.
È una settimana che lei si occupa di Hector. E di vostro figlio.
E di te.
Di te e dell'ospite.
Ed è una settimana che il tuo ruolo è evitare che la villa esploda come una polveriera, perché la cameriera sbaglia la temperatura dell'acqua della vasca ogni santo giorno, la donna delle pulizie non cambia mai l'aria come dovrebbe, i necromanti rispondono al telefono con dieci secondi di ritardo e tutti parlano come se Hector non li potesse sentire.
E forse non sente davvero, ma non lo sai.
Non lo sai dove si trova la mente dell'uomo. O forse lo sai, perché l’ospite te lo sussurra di tanto in tanto, ma fai finta di non saperlo lo stesso.
Lo sai quando aiuti tua moglie a fargli il bagno, perché i domestici Hector non lo devono nemmeno sfiorare, nemmeno i tuoi.
Lo sai quando ieri hai fatto cigolare le ruote della sedia a rotelle sul vialetto del giardino, giusto per fargli prendere una boccata d'aria ed un pizzico di sole.
I necromanti vi hanno detto che il corpo si recupera, ma la mente no. E, quando hai visto il vecchio scrollare le spalle e andarsene, senza nemmeno fingere dolore per tutto questo, gli avresti voluto tirare un pugno sui denti come nessuno glielo ha dati mai; l'ospite però ti ha stretto le mani lungo i fianchi, ed ha riempito il vecchio di ringraziamenti e saluti con la tua voce, le tue labbra, i tuoi denti.
A Hector vuoi bene. È “famiglia”. Inoltre è l'unico a cui hai mai lasciato le chiavi della tua moto, cosa che tua moglie non manca mai di farti notare. Te lo fa notare anche l’ospite mentre gli controlli il battito ed il respiro, e gli sfili anche l'anello di famiglia che gli sta gonfiando l'anulare.
Domani dovrete lavargli i capelli.
Ci metti più del previsto a tornare a letto. Quando sei nervoso la minzione aumenta, e l'uomo che ti fissa dall'altra parte dello specchio è stravolto, stanco, impotente, non quello che deve tornare di là e fingere di avere ogni cosa sotto controllo.
“Hai la sveglia tra due ore” ti ricorda lei.
Non si è riaddormentata, ovviamente.
“Niente sveglia” le mormori, buttandoti sul letto “Ho annullato le missioni delle prossime due settimane”.
“Ti licenzieranno”.
“Fanculo”.
Ti sdrai vicino a lei, affogando nel suo profumo “Non ti lascio in questa merda”.
“Guarda che posso farcela”.
Lo sai.
Sai che lei è super forte, molto più di te. Naviga nella tempesta dal primo giorno in cui è venuta al mondo, una piccola barca che sale e scende, che cala a picco quando il vecchio le apre un vortice sotto lo scafo ma che torna a galla con le sue forze solo per riaffrontare la burrasca il giorno dopo. Lei dice di essere fortunata, che il vecchio l'avrebbe fatta sposare col migliore offerente, ma se c'è una cosa buona di te, è che tu sei il miglior offerente.
La tua unica qualità, ti ricorda l’ospite.
Nel buio, la senti sorridere.
Ti sei sempre detto che avresti creato la miglior famiglia del mondo. Che di figli ne vorresti almeno due, magari anche tre, e che nonostante il lavoro non ti saresti mai e poi mai perso un loro saggio o una partita di calcio. Che tua moglie sarebbe stata una regina, e che le avresti dato anche più di quello che potresti offrirle. E nei tuoi piani c'è anche una bella villa al mare per la tua mamma fatata, che però adesso di ritirarsi proprio non ne vuole sapere, ma che ti bombarda di vocali e WhatsApp per avere aggiornamenti in tempo reale su Hector e che da sola ha mobilitato più gente del vecchio.
E le cose sembravano andare secondo i piani, finché l’ospite non ha deciso il contrario.
Vorresti solo starle ancora più vicino, avvilupparti intorno a lei e sentire i suoi seni morbidi contro il tuo petto. Stare svegli fino all'alba, perché tanto già lo sai che non dormirete, e tracciare il tempo con le dita sulla sua schiena finché i doveri del giorno non vi obbligheranno a raccogliere le vostre forze ed andare in guerra contro la prossima giornata.
Ma non lo fai.
Non puoi.
Lei all'ospite non la cederai mai.
Lui sorride.
Ha pazienza. Gli piace vederti lottare.
Hector è stata una sua dimostrazione di forza. Potrebbe rimanere in quello stato catatonico per sempre, ed il solo pensiero ti spinge lontano dalla donna che ami, perché non puoi dirle che, in fondo, sei stato tu.
Sei stato tu, o l’ospite. O tu e l’ospite.
Quanto pensi di nascondere la verità?
Ti rigiri, dandole le spalle.
Tic tac, l'orologio va avanti.
Nella notte, ti mordi la mano per farla stare ferma. L’ospite lo trova divertente, ma ridesse pure.
Gli hai concesso di disintegrare il cuore di Hector, ma a lei non si deve nemmeno avvicinare.
Piuttosto prenderai quella piccola barca e la chiuderai nella rimessa. Sprangherai la serranda con venti mandate di chiave, costruirai un tetto rinforzato, murerai tutte le finestre perché nessun vetro dovrà spezzarsi durante la tempesta e graffiare quel legno prezioso.
Stavolta la burrasca non le farà alcun male.
Sarà la battaglia più importante della tua vita.
L'unica che potresti perdere, e l'unica che non puoi perdere.
Il vecchio è la chiave.
Il vecchio sa qualcosa.






Grazie a tutti per avermi seguita fin qui. Questo nuovo capitolo extra dovrebbe apparire intorno al ventesimo capitolo, ma ancora non avevo elaborato del tutto l'idea di integrare la narrazione in questo modo, quindi innanzitutto spero che vi piaccia e che mi perdonerete per queste uscite.
Ringrazio di cuore chiunque sia riuscito ad arrivare intero fino a qui.
  
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