GIOIELLERIA AFFOLLATA… DI LADRI
Sono sdraiata sul letto da circa un’ora a rigirarmi i fascicoli dei casi tra le mani cercando il difetto incriminante.
Copson mi ha detto di aver interrogato Moore, ma quello che ha riportato era molto approssimativo. Risultato: non sono riuscita a dirgli niente, ma rimango dell’idea che uno così sbronzo non possa aver compiuto un omicidio.
Ho scritto tre messaggi a Lucas, ma figurarti se risponde!
Il telefono vibra. In base alle persone che ho contattato potrebbero essere Dorian, Lucas, Alex o (che Dio non voglia) Copson.
Il nome sullo schermo mi lascia di stucco. Non so perché, ma non mi aspettavo una risposta da ben due delle persone che avevo contattato.
Apro prima di tutto la chat con Dorian e inizio a scrivere.
Io: Dorian, adesso mi spieghi come cazzo conosci Lucas, perché sono alquanto sicura che non fosse all’università con te.
D: Ma ti sei bevuta il cervello?!
Io: Questo non risponde alla domanda…
D: Morg, i loro genitori sono amici dei nostri.
Io: Ma da quel che ricordo tu non hai mai incontrato Lucas.
D: L’ho contattato per conoscerlo.
Io: Non sei il tipo di persona che contatta la gente che non conosce.
D: Piuttosto, tu come lo conosci?
Io: Ti ricordi il lavoro che faccio e con chi?
Non risponde. È ancora online, ma evidentemente sta pensando a cosa rispondere.
D: Sì.
Io: Allora ti conviene spiegarmi.
Un’altra pausa.
D: Ci vediamo fuori da casa mia alle 22:00, okay?
Io: Assolutamente no! Voglio risposte.
D: E te le darò, ma non adesso.
Detto questo non scrive più niente.
Faccio un respiro profondo e apro l’altra chat, quella con Lucas.
Io: Come conosci mio fratello?
Io: Di che film parlava Alex?
Io: Non ignorarmi e rispondi!
Lucas: 1) ti mancavo ma princesse? 2) non credo che ti debba dire io il motivo per cui conosco Dori, è tuo fratello, non mio. 3) Un film.
Come si strozza una persona attraverso uno schermo? Sarebbe proprio ora imparare…
Io: Non mi mancavi affatto. Desidero risposte.
Lucas: Te l’ho detto. Stai chiedendo alla persona sbagliata.
Io: Almeno dimmi che film era quello di cui parlava Alex.
Lucas: Forse un giorno.
Smette di scrivere.
Mi viene voglia di buttare tutto per aria e fregarmene, ma la mia curiosità, ancora una volta, vince.
Decido seduta stante che andrò a fare un giro per schiarirmi le idee e per un po’ di sano divertimento.
Esco e inizio a girare per le vie meno affollate, quelle dove poca gente potrebbe vedermi. Per arrivare dove voglio, ovvero il parco, devo per forza passare da una delle vie principali.
Vengo inghiottita dalla folla di turisti e mi ritrovo davanti alla vetrina di una gioielleria. Guardo le collane, i bracciali e gli orecchini esposti finché il mio sguardo non si posa su un girocollo tempestato di gemme di tutti i colori. Lo guardo con la bava alla bocca e le mani che prudono. Potrei mettermi alla prova un’altra volta e tentare il furto. Potrei correre il rischio. Metto la mano nella tasca interna della felpa dove tengo i biglietti con il disegno di una pietra preziosa, simbolo della Gemma. Sarebbe rischioso lasciare uno di quelli dato che la polizia sa benissimo chi sono e dove trovarmi, ma posso apportare qualche modifica.
Entro in un bar di fronte che mi permetta di tenere d’occhio la vetrina e chiedo un foglio e una penna. Mi sistemo ad un tavolo e disegno la prima cosa che mi viene in mente: un gufo stilizzato. Sotto al disegnino ci scrivo a lettere cubitali e con una grafia impeccabile “the owl” . Ricontrollo la vetrina prima di restituire la penna al barista e mettermi il biglietto in tasca.
Entro nella gioielleria.
Mi guardo intorno: il cassiere è vestito da pinguino; i vari assistenti indossano la medesima divisa con un cartellino con il nome appuntato sul petto; individuo solo dieci clienti. Sono tutti in abiti eleganti e non sembrano affatto turisti di passaggio, ma ricconi snob buoni solo a farsi derubare.
La collana che mi interessa è in esposizione in vetrina, sarà difficile rubarla sotto gli occhi di tutti.
Individuo uno sgabuzzino o qualcosa di simile vicino alla porta del bagno riservato al personale. Ovviamente non sembra affatto la porta di un bagno, ma l’ingresso ad una sala da ballo di lusso.
Un piano folle mi si sta insidiando nella mente mentre noto un paio di persone squadrarmi per poi fare una smorfia. Non sono abbastanza elegante per loro? Presto cambieranno idea.
Vedo una ragazza alta circa quanto me e vestita da pinguino dirigersi verso il bagno. È una di quelle che lavora qui, lo vedo dal cartellino sul petto. La seguo facendo molta attenzione a non farmi notare, ma mi blocco vedendo le telecamere che cospargono il soffitto di questo posto. Non credo ci sia un solo punto cieco, nemmeno in bagno probabilmente.
Chiamo El.
-Pronto. Sì, tutto bene. Mi serve il tuo aiuto… no… Esattamente. Gioielleria, non posso dire quale, guarda la geolocalizzazione del mio telefono e aiutami. Sai cosa fare. Sì, ho l’auricolare. Perfetto, a dopo.-
Tiro fuori l’auricolare che ho in tasca e me lo metto sentendo subito la voce di El: “Faccio tutto il possibile, dammi qualche minuto però, il sistema è protetto.”
Continuo a guardarmi intorno.
“Okay, se ti conosco vuoi passare dal bagno riservato seguendo una delle assistenti che lavorano qui, rubarle l’uniforme e prendere in custodia… vediamo… la collana in vetrina?” Dice El.
-Esattamente.- Rispondo facendo finta di star parlando al telefono.
“Dammi due minuti, sono appena entrata nel sistema.”
-Okay.-
“Cazzo, ci vuole un’altra password! Sarà la terza!”
-Niente che tu non possa fare…-
“Sì, però che palle!”
Aspetto continuando a tenere d’occhio le persone che girano tra gli scaffali ricoperti di oro e argento. Mi chiedo chi abbia così tanti soldi da spendere per permettersi anche solo una perla che c’è in questo negozio.
“Ho accesso alle telecamere, ti vedo.”
-Non ne ho mai dubitato.-
“Okay, dal mio via hai dieci minuti per tuffarti in bagno e fregare quella cazzo di uniforme. Chiaro?”
-Sì, ce la farò in cinque.-
“Scommettiamo?”
-Scommettiamo.-
“Tre… due… uno… ora!”
Velocizzo il passo dirigendomi al bagno, ma senza farlo sembrare sospetto ed entro. La ragazza di prima si sta sciacquando il viso davanti ad uno specchi. Ha gli occhi chiusi e non mi vede arrivare da dietro. Le metto una mano sulla bocca e giro un braccio intorno al suo fianco per tirarla indietro. Lei spalanca gli occhi e tenta di urlare, ma la mia mano non glielo permette. La trascino in un bagno e le assesto un colpo che le fa perdere i sensi. Non sanguina, è solo svenuta. Prendo i vestiti e me li metto sopra a quelli che già indosso che, grazie al cielo, sono aderenti.
“Morg, ci sei?”
-Quasi.-
Prendo le forcine che avevo messo nello chignon e chiudo la porta dall’esterno chiudendo dentro la ragazza, ma lasciando un biglietto con scritto “Sto male…” davanti alla porta in modo che gli altri del personale la trovino. Spero non debbano andare in bagno troppo presto…
Esco dal bagno tenendo la testa bassa per non farmi vedere in viso. La ragazza aveva i capelli circa come i miei, ma gli occhi erano azzurri. Io non ho gli occhi azzurri.
-Finito. Tempo?-
“Cinque minuti e trentuno secondi. Mi devi dieci dollari.”
Sbuffo e sento la voce di El ridere.
Mi dirigo verso la vetrina e afferro la collana avvolgendola in un pannetto come se la volessi pulire o impacchettare. Faccio scivolare il biglietto che avevo preparato sotto a un paio di orecchini lì di fianco stando attenta che le persone fuori non mi vedano mentre compio l’operazione delicata.
“Le telecamere ti potranno rivedere tra meno di due minuti. L’allarme è disattivata per cinque. Datti una mossa.”
-Sempre gentile tu eh…-
Incrocio un ragazzo che tiene la testa china. Scorgo solo un angolo della sua bocca che si incurva all’insù, ma qualcosa di quelle labbra, del colore della sua pelle mi è familiare. Sono perplessa e, senza accorgermene, mi fermo.
“Morg, ti devo ricordare con non hai proprio tutto il tempo del mondo?”
Sbuffo di nuovo. Faccio un altro passo poi…
“Merda!” L’imprecazione di El è quasi un urlo nelle mie orecchie.
-Cosa?-
“Qualcun altro è entrato nel sistema!”
Le luci si spengono.
-Cazzo.-
“Corri.”
Mi dirigo verso quella che dovrebbe essere l’uscita. Fuori è quasi buio, ma all’improvviso vedo tutte le serrande del negozio abbassarsi. È buio pesto, non vedo un cazzo, ma corro verso quella che dovrebbe essere la porta.
Qualcuno mi afferra da dietro mentre alcune urla rimbombano nel negozio. Sento il freddo metallo di un’arma appoggiarsi sulla mia tempia. Un’altra figura emerge dall’oscurità con una torcia dalla luce debole. Anche questo individuo ha un’arma. Mi sembra un revolver e le dimensioni me ne danno la conferma. Sono nei guai.
-La collana.- Dice la voce del tipo che mi sta tenendo ferma da dietro. Ha un suono familiare, ma è anche leggermente metallica: la sta alterando.
-Se no che fai?- Chiedo in tono di sfida alzando il mento.
Il riflesso della torcia che ho davanti mi permette di vedere le mani del mio aggressore: un colore di pelle già visto. Senza rughe e le dita affusolate. Già visto, ma non so dove o quando.
Il ronzio dell’auricolare mi dice che El non riesce più a contattarmi. Cazzo.
Il tipo che mi sta puntando la torcia in faccia si avvicina, ma dall’angolazione non riesco a vedere neanche uno stralcio di pelle. Avvicina la mano al mio orecchio e mi toglie l’auricolare.
-Questo lo prendo io.- Dice sempre con un tono metallico simile all’altro.
Butta per terra il mio collegamento con El e lo pesta.
Sento uno sparo e le urla dei clienti. Sono in gruppo. Bastardi.
-Te lo ripeterò un’ultima volta, la collana.- Dice quello dietro di me con la bocca vicino al mio orecchio.
-Ripeto: se no che fai? Piangi?- Lo sbeffeggio.
-Non voglio farti del male.-
-Oh, poverino. Il bimbo non vuole avere la fedina penale troppo sporca…-
La canna del revolver preme di più sulla mia tempia. Sento un altro sparo e altre urla.
-Telefoni requisiti, corrente tagliata e clienti in ostaggio. Tutto questo senza farci riconoscere.- Aggiunge un’altra voce seguita da un rumore di passi. Questa è più storpiata delle altre e mi sembra di non conoscerla. Ho incontrato così tanti malfattori in vita mia che potrebbe essere chiunque.
Il terzo uomo si ferma alla mia destra e, anche lui, mi punta la cazzo di torcia negli occhi, mentre accompagna il tutto puntandomi anche il suo fantastico revolver contro.
-Diamoci una mossa.- Dice quello davanti a me.
-Non possiamo mietere vittime.- Gli ricorda quello dietro di me.
-Chi ha detto che lo faremo?- Rincara la dose quello di fianco.
Passi alla mia sinistra.
Un uomo mi si avvicina, quelli con le torce si spostano di qualche centimetro per fare in modo che non lo veda in viso.
-Ma quanti cazzo siete?!- Chiedo in preda all’esasperazione.
-Abbastanza per prendere la collana che tu gentilmente ci darai.-
-Passerai sul mio cadavere.- Sputo in faccia a quello davanti a me e mi dimeno nella stretta dell’altro.
Sento una risata e quello alla mia sinistra sfodera un altro revolver e carica il colpo.
-Mi sembra poco leale… Voi siete in quattro con una pistola a testa. Io sono una e non ho armi a portata.-
-Chi ha detto che abbiamo una pistola a testa?- Dice quello dietro di me.
Quello alla mia sinistra, l’unico con una mano libera, ne sfodera un’altra.
Bastardi.
-Cosa vi fa pensare che avere cinque pistole contro una ragazza indifesa sia più leale che averne quattro?- Chiedo.
-Oh, assolutamente niente. Ti abbiamo chiesto una sola cosa, non opporre resistenza.-
-Scusate, non sapevo che essere un ostaggio implicasse stare ferma e buona mentre mi faccio derubare.-
-Perché tu non hai rubato?-
-No.-
-Davvero?-
-Ti sfido a provare il contrario.-
L’uomo davanti a me si avvicina e abbasso gli occhi per la troppa luce. Lui allunga un amano verso la mia giacca nel punto dove ho la collana.
Faccio un fischio.
-Ehi, frena tigre. Lo sai che mettere le mani addosso a una ragazza senza il suo consenso può essere considerato reato?- Gli dico.
Sghignazzi.
-Credo che nessuno lo saprà.- Risponde.
Sbottona la giacca elegante e mette la mano nella tasca della felpa che ho sotto. La tasca con la collana. Cazzo.
Mi esce un suono simile a un ringhio.
-Siamo sicuri che non abbia la rabbia, vero?- Chiede quello alla mia destra ridendo.
Io urlo di frustrazione. Poi inizio a ragionare. Non possono mietere vittime, devono rubare la collana, sono quattro, ma probabilmente ce ne sono altri. Okay, non è la cosa più folle che ho fatto in vita mia.
Quello davanti a me sfila la collana ridendo e me la mostra. Quello dietro di me allenta la presa e questo basta per farmi reagire.
Con uno scatto repentino mi abbasso per sfuggire alla pistola e gli torco il braccio dietro la schiena per poi nascondermi dietro di lui e sfuggire alla mira degli altri anche se so che non spareranno. Se ho fatto i conti bene, non vogliono aggiungere la voce “assassino” al loro curriculum vitae.
Tiro un calcio al ginocchio del tipo che prima mi teneva stretta e lo faccio cadere tra gemiti di dolore.
Quello che prima era alla mia destra si avvicina e tenta di colpirmi con il calcio del revolver alla testa, ma mi abbasso e gli mollo un pugno in faccia dopo essermi rialzata velocemente. Anche lui cade a terra, ma si rialza. Un calcio all’inguine però lo fa accasciare con un grido.
La torcia cade a terra e la sto per prendere per vedere il viso dei miei aggressori, ma l’uomo che era alla mia sinistra da un calcio alla fonte di luce e l’altro loro amico ancora in piedi spegne la sua torcia. Sono al buio.
Sento un pugno colpirmi lo stomaco, ma è abbastanza debole da permettermi di sferrare un calcio al petto dell’avversario che cade all’indietro. Un calcio dell’altro uomo mi colpisce lo stinco e gemo di dolore prima di avvicinarmi e tirargli un destro in piena guancia. Gli prendo le mani e con i polpastrelli sento la collana. La mia collana.
La prendo insieme alla torcia, ma sento le sirene delle volanti e non ho il tempo di dare neanche uno sguardo al volto dei miei nuovi nemici. Corro verso l’uscita di servizio con la torcia accesa a farmi strada. Trovo il maniglione anti-panico e spingo con tutte le mie forze. Esco e la brezza serale mi scompiglia i capelli. Corro fino a casa senza fermarmi nonostante il fiatone e il dolore alle gambe.
Corro ancora e arrivo a destinazione. Sono a casa. Entro e mi butto sul divano mentre El mi viene incontro. Sento che dice qualcosa, ma l’adrenalina sta abbandonando il mio corpo. Alex mi controlla le braccia, mentre Elowen il viso con un livido. Non so quando ho preso quel pugno in faccia, ma fa un male cane. La vista mi si annebbia e le palpebre si abbassano.
Alex urla il mio nome, ma quasi non lo sento. Poi svengo.
Note d'autrice:
Molto bene, eccoci qui. Volevate la'zione? Eccola.
Mi sono accorta di aver saltato i dubbi dello scorso capitolo, quindi rimediamo all'istante:
-Chi sono i nuovi grandiosi "amici" di Morg?
-Come farà Morg non potendo andare all'appuntamento con suo fratello?
-Cos'è il dannato film che Lucas non vuole rivelare?
-Perché gli aggressori non volevano mietere vittime? Erano rpincipianti o c'è qualcosa di più?
-Perché quella collana è così importante?
Tanti dubbi tutti corretti e se anche la metà di questi a sfiorato la vostra mente, vi state facendo le domande giuste. Se avete già le risposte, potrebbero essere sbagliate.
Ora, vi è piaciuta l'azione? Meglio avere più capitoli così, più capitoli per conoscere i personaggi o una giusta dose di entrambi?
Ho una domanda per voi lettori, vi piacerebbe avere un capitolo scritto dal punto di vista di un altro personaggio (tipo El, Alex...)? se sì, fatemelo sapere nelle recensioni o in privato e cercherò di accontentarvi.
Anche se volete sapere di più di un dato personaggio senza avere un capitolo con lui in rpima persona posso farlo. Vi interessa la storia di El o Ray o Denise o altri? Posso organizzarmi per riuscirci.
Grazie a chi legge,
Dafne :)
Copson mi ha detto di aver interrogato Moore, ma quello che ha riportato era molto approssimativo. Risultato: non sono riuscita a dirgli niente, ma rimango dell’idea che uno così sbronzo non possa aver compiuto un omicidio.
Ho scritto tre messaggi a Lucas, ma figurarti se risponde!
Il telefono vibra. In base alle persone che ho contattato potrebbero essere Dorian, Lucas, Alex o (che Dio non voglia) Copson.
Il nome sullo schermo mi lascia di stucco. Non so perché, ma non mi aspettavo una risposta da ben due delle persone che avevo contattato.
Apro prima di tutto la chat con Dorian e inizio a scrivere.
Io: Dorian, adesso mi spieghi come cazzo conosci Lucas, perché sono alquanto sicura che non fosse all’università con te.
D: Ma ti sei bevuta il cervello?!
Io: Questo non risponde alla domanda…
D: Morg, i loro genitori sono amici dei nostri.
Io: Ma da quel che ricordo tu non hai mai incontrato Lucas.
D: L’ho contattato per conoscerlo.
Io: Non sei il tipo di persona che contatta la gente che non conosce.
D: Piuttosto, tu come lo conosci?
Io: Ti ricordi il lavoro che faccio e con chi?
Non risponde. È ancora online, ma evidentemente sta pensando a cosa rispondere.
D: Sì.
Io: Allora ti conviene spiegarmi.
Un’altra pausa.
D: Ci vediamo fuori da casa mia alle 22:00, okay?
Io: Assolutamente no! Voglio risposte.
D: E te le darò, ma non adesso.
Detto questo non scrive più niente.
Faccio un respiro profondo e apro l’altra chat, quella con Lucas.
Io: Come conosci mio fratello?
Io: Di che film parlava Alex?
Io: Non ignorarmi e rispondi!
Lucas: 1) ti mancavo ma princesse? 2) non credo che ti debba dire io il motivo per cui conosco Dori, è tuo fratello, non mio. 3) Un film.
Come si strozza una persona attraverso uno schermo? Sarebbe proprio ora imparare…
Io: Non mi mancavi affatto. Desidero risposte.
Lucas: Te l’ho detto. Stai chiedendo alla persona sbagliata.
Io: Almeno dimmi che film era quello di cui parlava Alex.
Lucas: Forse un giorno.
Smette di scrivere.
Mi viene voglia di buttare tutto per aria e fregarmene, ma la mia curiosità, ancora una volta, vince.
Decido seduta stante che andrò a fare un giro per schiarirmi le idee e per un po’ di sano divertimento.
Esco e inizio a girare per le vie meno affollate, quelle dove poca gente potrebbe vedermi. Per arrivare dove voglio, ovvero il parco, devo per forza passare da una delle vie principali.
Vengo inghiottita dalla folla di turisti e mi ritrovo davanti alla vetrina di una gioielleria. Guardo le collane, i bracciali e gli orecchini esposti finché il mio sguardo non si posa su un girocollo tempestato di gemme di tutti i colori. Lo guardo con la bava alla bocca e le mani che prudono. Potrei mettermi alla prova un’altra volta e tentare il furto. Potrei correre il rischio. Metto la mano nella tasca interna della felpa dove tengo i biglietti con il disegno di una pietra preziosa, simbolo della Gemma. Sarebbe rischioso lasciare uno di quelli dato che la polizia sa benissimo chi sono e dove trovarmi, ma posso apportare qualche modifica.
Entro in un bar di fronte che mi permetta di tenere d’occhio la vetrina e chiedo un foglio e una penna. Mi sistemo ad un tavolo e disegno la prima cosa che mi viene in mente: un gufo stilizzato. Sotto al disegnino ci scrivo a lettere cubitali e con una grafia impeccabile “the owl” . Ricontrollo la vetrina prima di restituire la penna al barista e mettermi il biglietto in tasca.
Entro nella gioielleria.
Mi guardo intorno: il cassiere è vestito da pinguino; i vari assistenti indossano la medesima divisa con un cartellino con il nome appuntato sul petto; individuo solo dieci clienti. Sono tutti in abiti eleganti e non sembrano affatto turisti di passaggio, ma ricconi snob buoni solo a farsi derubare.
La collana che mi interessa è in esposizione in vetrina, sarà difficile rubarla sotto gli occhi di tutti.
Individuo uno sgabuzzino o qualcosa di simile vicino alla porta del bagno riservato al personale. Ovviamente non sembra affatto la porta di un bagno, ma l’ingresso ad una sala da ballo di lusso.
Un piano folle mi si sta insidiando nella mente mentre noto un paio di persone squadrarmi per poi fare una smorfia. Non sono abbastanza elegante per loro? Presto cambieranno idea.
Vedo una ragazza alta circa quanto me e vestita da pinguino dirigersi verso il bagno. È una di quelle che lavora qui, lo vedo dal cartellino sul petto. La seguo facendo molta attenzione a non farmi notare, ma mi blocco vedendo le telecamere che cospargono il soffitto di questo posto. Non credo ci sia un solo punto cieco, nemmeno in bagno probabilmente.
Chiamo El.
-Pronto. Sì, tutto bene. Mi serve il tuo aiuto… no… Esattamente. Gioielleria, non posso dire quale, guarda la geolocalizzazione del mio telefono e aiutami. Sai cosa fare. Sì, ho l’auricolare. Perfetto, a dopo.-
Tiro fuori l’auricolare che ho in tasca e me lo metto sentendo subito la voce di El: “Faccio tutto il possibile, dammi qualche minuto però, il sistema è protetto.”
Continuo a guardarmi intorno.
“Okay, se ti conosco vuoi passare dal bagno riservato seguendo una delle assistenti che lavorano qui, rubarle l’uniforme e prendere in custodia… vediamo… la collana in vetrina?” Dice El.
-Esattamente.- Rispondo facendo finta di star parlando al telefono.
“Dammi due minuti, sono appena entrata nel sistema.”
-Okay.-
“Cazzo, ci vuole un’altra password! Sarà la terza!”
-Niente che tu non possa fare…-
“Sì, però che palle!”
Aspetto continuando a tenere d’occhio le persone che girano tra gli scaffali ricoperti di oro e argento. Mi chiedo chi abbia così tanti soldi da spendere per permettersi anche solo una perla che c’è in questo negozio.
“Ho accesso alle telecamere, ti vedo.”
-Non ne ho mai dubitato.-
“Okay, dal mio via hai dieci minuti per tuffarti in bagno e fregare quella cazzo di uniforme. Chiaro?”
-Sì, ce la farò in cinque.-
“Scommettiamo?”
-Scommettiamo.-
“Tre… due… uno… ora!”
Velocizzo il passo dirigendomi al bagno, ma senza farlo sembrare sospetto ed entro. La ragazza di prima si sta sciacquando il viso davanti ad uno specchi. Ha gli occhi chiusi e non mi vede arrivare da dietro. Le metto una mano sulla bocca e giro un braccio intorno al suo fianco per tirarla indietro. Lei spalanca gli occhi e tenta di urlare, ma la mia mano non glielo permette. La trascino in un bagno e le assesto un colpo che le fa perdere i sensi. Non sanguina, è solo svenuta. Prendo i vestiti e me li metto sopra a quelli che già indosso che, grazie al cielo, sono aderenti.
“Morg, ci sei?”
-Quasi.-
Prendo le forcine che avevo messo nello chignon e chiudo la porta dall’esterno chiudendo dentro la ragazza, ma lasciando un biglietto con scritto “Sto male…” davanti alla porta in modo che gli altri del personale la trovino. Spero non debbano andare in bagno troppo presto…
Esco dal bagno tenendo la testa bassa per non farmi vedere in viso. La ragazza aveva i capelli circa come i miei, ma gli occhi erano azzurri. Io non ho gli occhi azzurri.
-Finito. Tempo?-
“Cinque minuti e trentuno secondi. Mi devi dieci dollari.”
Sbuffo e sento la voce di El ridere.
Mi dirigo verso la vetrina e afferro la collana avvolgendola in un pannetto come se la volessi pulire o impacchettare. Faccio scivolare il biglietto che avevo preparato sotto a un paio di orecchini lì di fianco stando attenta che le persone fuori non mi vedano mentre compio l’operazione delicata.
“Le telecamere ti potranno rivedere tra meno di due minuti. L’allarme è disattivata per cinque. Datti una mossa.”
-Sempre gentile tu eh…-
Incrocio un ragazzo che tiene la testa china. Scorgo solo un angolo della sua bocca che si incurva all’insù, ma qualcosa di quelle labbra, del colore della sua pelle mi è familiare. Sono perplessa e, senza accorgermene, mi fermo.
“Morg, ti devo ricordare con non hai proprio tutto il tempo del mondo?”
Sbuffo di nuovo. Faccio un altro passo poi…
“Merda!” L’imprecazione di El è quasi un urlo nelle mie orecchie.
-Cosa?-
“Qualcun altro è entrato nel sistema!”
Le luci si spengono.
-Cazzo.-
“Corri.”
Mi dirigo verso quella che dovrebbe essere l’uscita. Fuori è quasi buio, ma all’improvviso vedo tutte le serrande del negozio abbassarsi. È buio pesto, non vedo un cazzo, ma corro verso quella che dovrebbe essere la porta.
Qualcuno mi afferra da dietro mentre alcune urla rimbombano nel negozio. Sento il freddo metallo di un’arma appoggiarsi sulla mia tempia. Un’altra figura emerge dall’oscurità con una torcia dalla luce debole. Anche questo individuo ha un’arma. Mi sembra un revolver e le dimensioni me ne danno la conferma. Sono nei guai.
-La collana.- Dice la voce del tipo che mi sta tenendo ferma da dietro. Ha un suono familiare, ma è anche leggermente metallica: la sta alterando.
-Se no che fai?- Chiedo in tono di sfida alzando il mento.
Il riflesso della torcia che ho davanti mi permette di vedere le mani del mio aggressore: un colore di pelle già visto. Senza rughe e le dita affusolate. Già visto, ma non so dove o quando.
Il ronzio dell’auricolare mi dice che El non riesce più a contattarmi. Cazzo.
Il tipo che mi sta puntando la torcia in faccia si avvicina, ma dall’angolazione non riesco a vedere neanche uno stralcio di pelle. Avvicina la mano al mio orecchio e mi toglie l’auricolare.
-Questo lo prendo io.- Dice sempre con un tono metallico simile all’altro.
Butta per terra il mio collegamento con El e lo pesta.
Sento uno sparo e le urla dei clienti. Sono in gruppo. Bastardi.
-Te lo ripeterò un’ultima volta, la collana.- Dice quello dietro di me con la bocca vicino al mio orecchio.
-Ripeto: se no che fai? Piangi?- Lo sbeffeggio.
-Non voglio farti del male.-
-Oh, poverino. Il bimbo non vuole avere la fedina penale troppo sporca…-
La canna del revolver preme di più sulla mia tempia. Sento un altro sparo e altre urla.
-Telefoni requisiti, corrente tagliata e clienti in ostaggio. Tutto questo senza farci riconoscere.- Aggiunge un’altra voce seguita da un rumore di passi. Questa è più storpiata delle altre e mi sembra di non conoscerla. Ho incontrato così tanti malfattori in vita mia che potrebbe essere chiunque.
Il terzo uomo si ferma alla mia destra e, anche lui, mi punta la cazzo di torcia negli occhi, mentre accompagna il tutto puntandomi anche il suo fantastico revolver contro.
-Diamoci una mossa.- Dice quello davanti a me.
-Non possiamo mietere vittime.- Gli ricorda quello dietro di me.
-Chi ha detto che lo faremo?- Rincara la dose quello di fianco.
Passi alla mia sinistra.
Un uomo mi si avvicina, quelli con le torce si spostano di qualche centimetro per fare in modo che non lo veda in viso.
-Ma quanti cazzo siete?!- Chiedo in preda all’esasperazione.
-Abbastanza per prendere la collana che tu gentilmente ci darai.-
-Passerai sul mio cadavere.- Sputo in faccia a quello davanti a me e mi dimeno nella stretta dell’altro.
Sento una risata e quello alla mia sinistra sfodera un altro revolver e carica il colpo.
-Mi sembra poco leale… Voi siete in quattro con una pistola a testa. Io sono una e non ho armi a portata.-
-Chi ha detto che abbiamo una pistola a testa?- Dice quello dietro di me.
Quello alla mia sinistra, l’unico con una mano libera, ne sfodera un’altra.
Bastardi.
-Cosa vi fa pensare che avere cinque pistole contro una ragazza indifesa sia più leale che averne quattro?- Chiedo.
-Oh, assolutamente niente. Ti abbiamo chiesto una sola cosa, non opporre resistenza.-
-Scusate, non sapevo che essere un ostaggio implicasse stare ferma e buona mentre mi faccio derubare.-
-Perché tu non hai rubato?-
-No.-
-Davvero?-
-Ti sfido a provare il contrario.-
L’uomo davanti a me si avvicina e abbasso gli occhi per la troppa luce. Lui allunga un amano verso la mia giacca nel punto dove ho la collana.
Faccio un fischio.
-Ehi, frena tigre. Lo sai che mettere le mani addosso a una ragazza senza il suo consenso può essere considerato reato?- Gli dico.
Sghignazzi.
-Credo che nessuno lo saprà.- Risponde.
Sbottona la giacca elegante e mette la mano nella tasca della felpa che ho sotto. La tasca con la collana. Cazzo.
Mi esce un suono simile a un ringhio.
-Siamo sicuri che non abbia la rabbia, vero?- Chiede quello alla mia destra ridendo.
Io urlo di frustrazione. Poi inizio a ragionare. Non possono mietere vittime, devono rubare la collana, sono quattro, ma probabilmente ce ne sono altri. Okay, non è la cosa più folle che ho fatto in vita mia.
Quello davanti a me sfila la collana ridendo e me la mostra. Quello dietro di me allenta la presa e questo basta per farmi reagire.
Con uno scatto repentino mi abbasso per sfuggire alla pistola e gli torco il braccio dietro la schiena per poi nascondermi dietro di lui e sfuggire alla mira degli altri anche se so che non spareranno. Se ho fatto i conti bene, non vogliono aggiungere la voce “assassino” al loro curriculum vitae.
Tiro un calcio al ginocchio del tipo che prima mi teneva stretta e lo faccio cadere tra gemiti di dolore.
Quello che prima era alla mia destra si avvicina e tenta di colpirmi con il calcio del revolver alla testa, ma mi abbasso e gli mollo un pugno in faccia dopo essermi rialzata velocemente. Anche lui cade a terra, ma si rialza. Un calcio all’inguine però lo fa accasciare con un grido.
La torcia cade a terra e la sto per prendere per vedere il viso dei miei aggressori, ma l’uomo che era alla mia sinistra da un calcio alla fonte di luce e l’altro loro amico ancora in piedi spegne la sua torcia. Sono al buio.
Sento un pugno colpirmi lo stomaco, ma è abbastanza debole da permettermi di sferrare un calcio al petto dell’avversario che cade all’indietro. Un calcio dell’altro uomo mi colpisce lo stinco e gemo di dolore prima di avvicinarmi e tirargli un destro in piena guancia. Gli prendo le mani e con i polpastrelli sento la collana. La mia collana.
La prendo insieme alla torcia, ma sento le sirene delle volanti e non ho il tempo di dare neanche uno sguardo al volto dei miei nuovi nemici. Corro verso l’uscita di servizio con la torcia accesa a farmi strada. Trovo il maniglione anti-panico e spingo con tutte le mie forze. Esco e la brezza serale mi scompiglia i capelli. Corro fino a casa senza fermarmi nonostante il fiatone e il dolore alle gambe.
Corro ancora e arrivo a destinazione. Sono a casa. Entro e mi butto sul divano mentre El mi viene incontro. Sento che dice qualcosa, ma l’adrenalina sta abbandonando il mio corpo. Alex mi controlla le braccia, mentre Elowen il viso con un livido. Non so quando ho preso quel pugno in faccia, ma fa un male cane. La vista mi si annebbia e le palpebre si abbassano.
Alex urla il mio nome, ma quasi non lo sento. Poi svengo.
Note d'autrice:
Molto bene, eccoci qui. Volevate la'zione? Eccola.
Mi sono accorta di aver saltato i dubbi dello scorso capitolo, quindi rimediamo all'istante:
-Chi sono i nuovi grandiosi "amici" di Morg?
-Come farà Morg non potendo andare all'appuntamento con suo fratello?
-Cos'è il dannato film che Lucas non vuole rivelare?
-Perché gli aggressori non volevano mietere vittime? Erano rpincipianti o c'è qualcosa di più?
-Perché quella collana è così importante?
Tanti dubbi tutti corretti e se anche la metà di questi a sfiorato la vostra mente, vi state facendo le domande giuste. Se avete già le risposte, potrebbero essere sbagliate.
Ora, vi è piaciuta l'azione? Meglio avere più capitoli così, più capitoli per conoscere i personaggi o una giusta dose di entrambi?
Ho una domanda per voi lettori, vi piacerebbe avere un capitolo scritto dal punto di vista di un altro personaggio (tipo El, Alex...)? se sì, fatemelo sapere nelle recensioni o in privato e cercherò di accontentarvi.
Anche se volete sapere di più di un dato personaggio senza avere un capitolo con lui in rpima persona posso farlo. Vi interessa la storia di El o Ray o Denise o altri? Posso organizzarmi per riuscirci.
Grazie a chi legge,
Dafne :)