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Autore: Mnemosine__    07/06/2025    1 recensioni
Il regno di Dursae è sull’orlo del caos. Con l’inverno alle porte e il popolo già piegato dalla carestia, il re decide di alzare ulteriormente le tasse per finanziare la dote di Aelinor. Ewan, erede al trono, non può accettarlo. Di fronte al consiglio, sfida apertamente l’autorità paterna, rischiando l’esilio e la rovina della propria reputazione.
Mentre il sovrano resta sordo alla sofferenza del popolo, Ewan capisce che non può più limitarsi a osservare. Con il supporto dell’instancabile Lyanna e degli alleati più fedeli, decide di intervenire, cercando un modo per sostenere i villaggi senza innescare una guerra civile. Ma ogni gesto può diventare un tradimento e ogni decisione è un passo verso un futuro incerto.
Tra intrighi di corte e alleanze fragili, Ewan dovrà scegliere tra il sangue che lo lega al trono e l’amore per la sua gente. Quando l’unica via percorribile sembra quella di sfidare il proprio padre, il giovane principe dovrà affrontare il dilemma più doloroso: il regno o la famiglia.
Questa storia fa parte della Serie : Le cronache di Vralysia (I - Fiducia; II - Sostegno; III - Lealtà)
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Vralysia'
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Lungo il corridoio, Lyanna continuava a mormorare parole sconnesse, a volte ridacchiando tra sé, a volte lanciando commenti casuali che Ewan non poteva fare a meno di trovare sia divertenti che strazianti.
Una volta giunto davanti alla porta della loro stanza, Ewan spinse delicatamente con il piede, entrando con Lyanna ancora tra le braccia. Lei si dimenò leggermente, protestando. “Amore, per favore, lasciami andare! Posso stare in piedi!” dichiarò con una certa ostinazione, anche se il suo tono tradiva un’evidente mancanza di equilibrio.
“Sei sicura?” chiese Ewan, una nota di sfida nella voce, ma alla fine acconsentì. La mise giù con cautela, assicurandosi che i suoi piedi fossero ben piantati sul pavimento.
Appena la lasciò andare, Lyanna barcollò all’indietro, le braccia che mulinavano nell’aria. Ewan, con un riflesso fulmineo, la prese al volo, attirandola di nuovo verso di sé. Lei scoppiò a ridere, piegando all’indietro la schiena con un gesto teatrale, il che spostò il suo peso in modo imprevedibile.
“Lyanna!” esclamò Ewan, cercando di mantenere la presa mentre lei ondeggiava in avanti. La situazione si trasformò in una sorta di danza scoordinata, con Ewan che quasi veniva trascinato verso il pavimento insieme a lei. Alla fine, riuscì a stabilizzarla, anche se con una fatica non indifferente. Lyanna continuava a ridere, il viso arrossato e gli occhi lucidi.
“Non sei per niente facile da tenere ferma,” mormorò Ewan, divertito e al tempo stesso frustrato. Non poté trattenere una risata, scuotendo la testa.
“Oh, potresti provare a legarmi e non funzionerebbe comunque!” ribatté Lyanna, la voce allegra. Poi, con un gesto improvviso, gli avvolse le braccia intorno al collo e lo baciò con slancio, lasciandolo senza fiato. Quando si staccò, i suoi occhi erano pieni di emozione. “Ti amo,” disse con una sincerità disarmante. “Non voglio tornare a casa.”
Ewan la fissò, confuso. “Lyanna, sei già a casa,” disse piano, cercando di non aggiungere altra confusione a quella che evidentemente stava già provando.
Ma lei scrollò la testa, stringendosi più forte a lui. “No, non voglio tornare,” insistette, quasi in un sussurro. Poi aggiunse con un sorriso sognante: “Mi piace quando mi abbracci così… e quando mi baci…”
Ewan chiuse gli occhi per un istante, cercando di mantenere la calma. Dridjior ha detto di assecondarla, si ricordò. Inspirò profondamente e la strinse un po’ di più. “Va bene, puoi rimanere qui, lo sai,” disse piano, cercando di tranquillizzarla. “Tutto il tempo che vuoi.”
Lyanna sembrava soddisfatta della risposta. Fece un passo indietro, cercando di dirigersi verso il letto, ma i suoi movimenti erano tutt’altro che sicuri. Incespicò, e per un attimo Ewan quasi perse la presa su di lei quando, con un gesto teatrale, si lasciò cadere sul materasso. Il suo peso improvviso lo tirò in avanti, facendolo vacillare prima di ritrovare l’equilibrio.
Lyanna ridacchiava ancora, distesa sul letto, con l’aria di chi si stava godendo un divertimento segreto. Ewan si inginocchiò accanto a lei, scuotendo la testa con un sorriso esasperato ma affettuoso. “Sei impossibile,” mormorò, ma c’era un calore nella sua voce che rendeva evidente quanto le sue parole fossero prive di vera accusa.
Lyanna sorrise, mugugnando qualcosa di incomprensibile, prima di sollevare lo sguardo su di lui con un’espressione stranita. Le sue sopracciglia si aggrottarono leggermente, e per un attimo sembrò confusa. “Non dovresti inginocchiarti davanti a me,” disse piano, quasi a se stessa, ma con un’aria di seria convinzione.
Ewan batté le sopracciglia, sorpreso. “Perché mai non dovrei?” chiese, inclinando la testa di lato.
Lei si strinse nelle spalle, un gesto lento e quasi infantile. “Diventerai re, tra poco,” rispose come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Un sorriso si fece strada sul volto di Ewan. Si avvicinò a lei, prendendole delicatamente una mano. Con un gesto lento e premuroso, le accarezzò il polso, poi abbassò la testa per baciarglielo. “Sei la mia compagna, tesoro,” disse con una dolcezza che tradiva tutto il suo amore. “Io mi inchino davanti a te.”
Lei rise piano, annuendo, come se qualcosa le solleticasse il cuore.  “Mi gira la testa. E ho caldo.”
Ewan la osservò con attenzione, cercando di valutare se fosse il caso di insistere affinché si riposasse. Lyanna si sventolò con una mano, agitandola maldestramente davanti al viso, prima di sollevare lo sguardo verso di lui. “Non è giusto. Tu sembri così calmo, mentre io… io…” fece una pausa, guardandosi intorno con aria smarrita. “Io sto bollendo dentro.”
Ewan la prese per i polsi, guidandola dolcemente a sedersi sul letto. “Va tutto bene. Rilassati, Lyanna. Ti porto dell’acqua, d’accordo?”
Ma Lyanna scosse la testa, fermandolo con una mano sul braccio. “No. Resta. Non andare via,” lo supplicò con voce spezzata, i suoi occhi improvvisamente pieni di lacrime. “Non lasciarmi sola, poi non ci vedremo più.”
Ewan si inginocchiò accanto a lei, prendendole entrambe le mani tra le sue. “Non ti lascio, Lyanna. Sono qui. Sempre qui,” disse con una calma rassicurante, anche se dentro di sé era una tempesta.
Lei annuì piano, ma il suo respiro era ancora irregolare, come se l’aria intorno a lei fosse diventata troppo densa. Si portò una mano alla fronte e chiuse gli occhi. “È come se tutto fosse… in fiamme. E io… sto bruciando.”
Ewan si alzò, andando verso il comodino e prendendo un panno pulito. Lo immerse nella caraffa d’acqua che i servitori avevano lasciato insieme a due calici accanto al letto e lo strizzò prima di tornare da lei. Con gesti lenti e delicati, glielo passò sulla fronte e lungo il collo. “Questo dovrebbe aiutare,” mormorò.
Lyanna rabbrividì sotto il tocco fresco, ma poi rilassò le spalle e chiuse gli occhi, emettendo un piccolo sospiro. “Grazie,” sussurrò, la voce quasi infantile. Dopo qualche istante, li riaprì e lo fissò con un’intensità che quasi lo fece trasalire. “Sei così buono con me,” disse, il tono pieno di meraviglia.
Ewan non rispose subito. Si limitò a continuare a rinfrescarla con il panno, la mente che lavorava freneticamente per trovare un modo per aiutarla senza peggiorare la situazione. “Lo sono perché ti amo,” disse infine, la sua voce calda e ferma.
Lyanna si accigliò leggermente, come se quelle parole avessero fatto riaffiorare qualcosa. “Amore… amore…” ripeté piano, le sue labbra che formavano la parola con cura, come se fosse un concetto distante e sfuggente. Poi lo guardò di nuovo, e nei suoi occhi c’era una dolcezza fragile. “Mi ami davvero?”
Ewan non esitò. “Con tutto me stesso.”
Lei sorrise, un sorriso che sembrava portare con sé un’ombra di consapevolezza. Ma fu un istante fugace. Subito dopo, la sua espressione cambiò di nuovo. “Allora perché mi sento così?” chiese, la voce tremante. “È tutto... denso.”
Ewan posò il panno, prendendo il viso di Lyanna tra le mani. “Lo so, tesoro, ma passerà. Devi solo fidarti di me, va bene? Ti proteggerò, sempre.”
Lyanna chiuse gli occhi e respirò profondamente, come se tentasse di spazzare via il caos che le ribolliva dentro. Quando li riaprì, sembravano più lucidi, anche se ancora lontani da una piena lucidità. Si sporse verso Ewan, poggiando la fronte contro la sua spalla, e lui l’avvolse in un abbraccio saldo, sentendo il suo corpo tremare leggermente.
“Sai cosa vedo?” chiese Lyanna, la voce un po’ impastata. “La stanza… si muove. Sembra… non so, sembra viva.” Si allontanò leggermente per guardarlo, gli occhi spalancati e carichi di una strana meraviglia. “C’è qualcosa di strano qui. Questo non è il tuo stile. È troppo… austero. Troppo serio.”
“Hai scelto tu i mobili, amore mio.”
“Oh, allora ecco, perché mi piacciono.” Lyanna lo fissò per un istante, come se stesse cercando di leggere nella sua anima. Poi, improvvisamente, si alzò in piedi, barcollando leggermente. Ewan fu subito accanto a lei, sorreggendola. “Dove vuoi andare?” chiese con calma.
“Voglio guardarmi intorno,” disse lei, agitandosi per liberarsi dalla sua presa. “Non mi ricordo – questa stanza è strana.” Si avvicinò alla libreria, le dita che scorrevano lungo i dorsi dei libri con gesti incerti.
Ewan la seguì come un’ombra, attento a ogni suo movimento. Ogni tanto, Lyanna si fermava, inclinava la testa e cercava di leggere i titoli, ma poi scuoteva la testa con frustrazione. “Non riesco… non riesco a vedere bene,” mormorò, stringendo gli occhi. “Io leggo sempre bene – perché non riesco a leggere? È tutto sfuocato.”
Ewan deglutì a vuoto, poi si chinò leggermente verso i libri. “Te li leggo io, tesoro, vuoi?”
“Mhmm,” Annuì lei, aggrappandosi al suo braccio per stare in equilibrio.
Lui iniziò a leggere i titoli, scandendoli piano. Ogni tanto, Lyanna ridacchiava o faceva un commento strano, come: “Questo non lo leggeresti mai. Troppo noioso. Ti piacevano solo le storie di battaglie.” Oppure: “Questo… sì, forse. Ma solo perché te l’ho regalato io.”
Ewan la lasciava parlare, il cuore sempre più pesante. Quando finì l’ultimo titolo sulla mensola, Lyanna si voltò di scatto verso di lui, gli occhi scintillanti. Prima che Ewan potesse rispondere, lei si avvicinò e lo baciò, un gesto improvviso e pieno di desiderio. Lui rimase immobile per un attimo, poi rispose con dolcezza, cercando di darle conforto. Quando si staccò, Lyanna appoggiò la testa sul suo petto, mugugnando qualcosa di incomprensibile.
“Sei stanca?” le chiese lui, accarezzandole i capelli con gentilezza.
Lei annuì, sospirando. “Mi gira la testa e – ti voglio, ma… non possiamo. Lo sai. Non possiamo. Io devo… arrivare vergine all’altare.”
“Tesoro, tu non sei più vergine da un pezzo.”
“Ah no?” Lei lo guardò, confusa.
“No, amore mio. Non ti ricordi? Sei mia moglie.”
Lyanna lo fissò con occhi straniti, come se non fosse sicura di aver capito bene. “Davvero?” domandò, la voce incerta, e subito dopo aggiunse con un filo di dubbio: “Siamo davvero sposati?”
Ewan rimase in silenzio per un istante, lasciando che le sue dita scivolassero lungo la mano di Lyanna fino a posarsi sull’anello che lei portava. Era una semplice fascia d’oro, con un diamante ovale che brillava alla luce soffusa della stanza. Lo sfiorò delicatamente, poi sollevò lo sguardo per incontrare quello di lei. “Questo cosa ti dice?” chiese con un sorriso calmo, pieno di pazienza.
Lyanna seguì il suo gesto, osservando l’anello come se lo vedesse per la prima volta. I suoi occhi si spalancarono leggermente, e il suo sorriso si addolcì. “È bello,” mormorò, quasi parlando tra sé. Poi sollevò lo sguardo verso di lui, gli occhi che sembravano finalmente riconoscerlo. “Allora… tu sei mio marito?”
Ewan annuì, le sue dita ancora intrecciate a quelle di lei. “Sì, Lyanna. Io sono tuo marito, e tu sei mia moglie.”
Lyanna lo fissò a lungo, come se cercasse di assorbire ogni parola, ogni sfumatura del suo tono. Poi scoppiò a ridere, una risata cristallina ma traballante, come se stesse camminando su un filo sottile. “Oh, allora possiamo fare l’amore?” chiese con un’espressione giocosa, ma i suoi occhi tradivano un'ombra di confusione.
“Quando vuoi, tesoro,” rispose Ewan con dolcezza, accarezzandole il viso. “Sono tuo, ricordi?”
Lei annuì con entusiasmo, ma il movimento la fece barcollare leggermente. Si portò una mano alla testa, chiudendo gli occhi per un istante. “Ho la testa che gira… e sono tutta sudata.” Aprì gli occhi di scatto, fissandolo con un’espressione determinata. “Voglio fare un bagno.”
Ewan si alzò per sorreggerla, ma Lyanna si liberò dalla sua presa con un gesto deciso, iniziando a sbottonare la camicia con dita maldestre. “Ce la faccio da sola,” dichiarò, anche se le mani tremavano visibilmente. Riuscì a togliersi la camicia, lasciandola cadere sul pavimento senza pensarci, rimanendo con il corpetto. Poi passò agli stivali, ma inciampò mentre cercava di sfilarseli, quasi cadendo in avanti.
Ewan fu veloce ad afferrarla, cingendola con un braccio forte e saldo. “Piano, piano, Lyanna. Lascia che ti aiuti,” le disse con calma, cercando di riportarla verso il letto.
“No,” protestò lei, cercando di divincolarsi. “Ho caldo. Non lo senti? Tu non hai caldo?”
Lui sospirò, cercando di mantenere la calma. “Va bene, amore. Faremo come dici tu, ma prima siediti un momento, d’accordo? Così posso chiamare qualcuno a portare l’acqua. Non puoi entrare nella vasca senza acqua, no?” La guidò dolcemente verso il bordo del letto, riuscendo finalmente a farla sedere.
“Giusto.”
Ewan si alzò con decisione, dirigendosi verso la porta. Ogni pochi passi, si girava a guardare Lyanna. Seduta sul bordo del letto, sembrava fragile come vetro, con i capelli scuri che le ricadevano disordinati sulle spalle e un’ombra di confusione che le aleggiava nello sguardo. Quando aprì la porta, si assicurò di lasciarla socchiusa, così da poterla tenere d’occhio.
Nel corridoio intercettò una giovane cameriera che passava con un cesto di lenzuola fresche. Si fermò di colpo al suo richiamo.
“Tu,” disse Ewan con tono fermo, anche se gentile. “La principessa ha bisogno di un bagno. Porta subito dell’acqua calda e chiedi rinforzi. Deve essere tutto fatto in un solo giro.” Fece una pausa, osservando il volto della giovane per assicurarsi che comprendesse. “E porta anche asciugamani freschi e delle essenze profumate.”
La ragazza deglutì e annuì rapidamente. “Sì, mio signore. Vado subito.” Si allontanò con passi rapidi, il volto che tradiva una leggera ansia, mentre Ewan chiudeva lentamente la porta.
Si voltò per tornare da Lyanna, e il cuore gli si spezzò nel vederla come l’aveva lasciata, solo che ora le lacrime le scendevano silenziose sulle guance. Aveva il capo chino, le mani aggrappate al tessuto del corpetto come se stesse cercando un’ancora per non affondare.
“Lyanna…” sussurrò Ewan, avvicinandosi in pochi passi e inginocchiandosi davanti a lei. “Amore mio, perché piangi? Cosa c’è che non va?”
Lei sollevò lo sguardo verso di lui, e nei suoi occhi brillava una luce spezzata, come un cielo coperto di nuvole. “Non ti vedevo più,” singhiozzò, la voce che si incrinava a ogni parola. “Sei… sei uscito dalla porta e ho pensato che non saresti più tornato. Pensavo che mi avessi lasciata.”
“Lasciarti?” ripeté Ewan, incredulo, prendendole delicatamente le mani tremanti tra le sue. “Lyanna, mai. Non potrei mai lasciarti. Sono qui, sempre qui per te.”
“Ma io…” continuò lei, la voce ridotta a un sussurro. “Ero sola e – e poi non so cosa succede.” Abbassò lo sguardo, fissando le mani che Ewan stringeva, come se cercasse conferma della propria presenza. “Cosa c’è che non va in me? Perché mi sento così? È come… come se stessi affogando e non riuscissi a risalire.”
Ewan si prese un momento per calmare il tumulto che sentiva dentro di sé. Dirle che aveva assunto coscientemente un allucinogeno per ordine del suo malato maestro non era un’opzione. Le sue dita scivolarono lungo il viso di Lyanna, asciugandole le lacrime con una tenerezza infinita. “Tesoro, non stai affogando. Io sono qui, e non ti lascerò mai sola. Sei la mia vita, Lyanna, il mio tutto. Ci sono io, con te. puoi chiedermi quello che vuoi, ti dirò tutto io.”
Le sue parole sembrarono avere un piccolo effetto: Lyanna respirò più profondamente, ma le lacrime continuavano a scorrere. “Io non so dove sono,” mormorò, come se stesse confessando il suo più grande segreto. “Non so nemmeno che giorno è. Ho caldo, mi sento male e non ricordo perché siamo qui.”
“Lyanna,” disse Ewan, poggiando la fronte contro la sua, la voce piena di calore. “Oggi è giovedì. Sei a casa nostra, nella nostra stanza, e adesso ho chiamato qualcuno che porti l’acqua per poterti fare un bagno. Va bene, se ti fai un bagno? Starai meglio dopo.”
Lei si sciolse nei suoi abbracci, nascondendo il viso contro la sua spalla. Il suo corpo tremava, e i singhiozzi le scuotevano il petto. Ewan le accarezzava i capelli, parlando piano, con un tono che sembrava voler ricucire ogni ferita invisibile. “Puoi fidarti di me,” le sussurrava. “Puoi appoggiarti a me, sempre.”
Dopo un tempo che sembrò eterno, i suoi singhiozzi si affievolirono, sostituiti da respiri profondi. Lyanna si staccò leggermente, guardandolo con occhi arrossati, ma in cui brillava una scintilla di consapevolezza. “Ti amo,” mormorò, la voce roca ma sincera.
Ewan le sorrise, sfiorandole una guancia con le dita. “E io amo te. Sempre.”
Improvvisamente, Lyanna si alzò in piedi, asciugandosi gli occhi con il dorso delle mani. Lo guardò per un attimo, poi si chinò verso di lui e lo baciò con un’intensità che lo sorprese. Quando si staccò, c’era un sorriso vivace sulle sue labbra. “Tu sei bellissimo,” disse, ridacchiando piano. “Non capisco come tu sia così bello e io così… confusa.”
Ewan rise piano, stringendola con dolcezza. “Passerà presto, te lo prometto. Sei solo stanca.”
La sua risposta la fece ridere di nuovo, una risata cristallina che si spense solo quando la porta si spalancò, rivelando la cameriera e sei servitori carichi di secchi d’acqua calda. Si fermarono di colpo, fissando la scena davanti a loro: la principessa con i capelli arruffati, il corpetto allentato, e un’aria di gioiosa leggerezza quasi infantile.
Lyanna li guardò e scoppiò a ridere, aggrappandosi al braccio di Ewan per non cadere. “Oh, guardate! Sono venuti tutti per me,” esclamò. “Non è divertente, mio bel marito?”
Ewan sospirò, combattendo un sorriso mentre guardava i servitori imbarazzati. “Portate l’acqua alla vasca,” ordinò con calma. “E poi lasciateci soli.”
I servitori annuirono rapidamente, affrettandosi a svolgere il loro compito, mentre Lyanna continuava a ridere contro il petto di Ewan, come se fosse la cosa più divertente al mondo.
Ewan sentì Lyanna aggrapparsi a lui con forza, la risata trasformandosi in un mormorio confuso mentre il suo equilibrio vacillava. Cercò di sostenerla, ma il movimento improvviso la spinse quasi a trascinarlo per terra con lei. Con un rapido passo indietro, Ewan la tenne stretta, i muscoli tesi per evitare che cadesse.
“Lyanna,” sussurrò, stringendola con delicatezza, “devi stare ferma. Rischi di farti male.”
Lyanna si rifugiò contro di lui, le braccia avvolte attorno al suo collo. La risata si spense, sostituita da un’espressione quasi assente. Ewan sollevò lo sguardo verso i servitori, notando come alcuni di loro la fissassero, più per curiosità che per rispetto. Il suo sguardo si indurì immediatamente.
“Avete un compito da svolgere,” disse con voce bassa ma carica di autorità. “Fatelo senza perdere tempo e poi uscite.”
I servitori abbassarono la testa, accelerando i movimenti mentre scaricavano l’acqua nella vasca e sistemavano asciugamani e essenze sul tavolino accanto. Nel giro di pochi minuti, si allontanarono uno dopo l’altro, chiudendo la porta dietro di sé.
Ewan si girò verso Lyanna, che nel frattempo sembrava essersi calmata, anche se le sue guance erano ancora arrossate e i suoi occhi lucidi. “Va meglio adesso?” le chiese con dolcezza, accarezzandole i capelli.
Lei annuì lentamente, ma non si staccò da lui. “Non voglio lasciarti,” mormorò. “Tienimi ancora.”
Ewan sorrise piano, sollevandola leggermente per portarla verso la vasca. “Non vado da nessuna parte, amore mio. Ma adesso hai bisogno di rilassarti.” La aiutò a sedersi su uno sgabello vicino alla vasca, le mani che si muovevano con naturalezza per aiutarla a sbottonare il corpetto.
“Posso farlo io,” disse Lyanna, ma le sue mani tremavano ancora troppo per riuscirci. Ewan ignorò la protesta e continuò con calma, facendo scorrere il tessuto lungo le sue spalle con una delicatezza che tradiva quanto la conoscesse bene.
Una volta che il corpetto fu a terra, lui la guardò per un momento. Non per desiderio, ma per assicurarsi che fosse davvero lì, con lui, al sicuro. “Ora gli stivali,” mormorò, chinandosi per sfilarglieli. Questa volta Lyanna non protestò, osservandolo con un’espressione mista tra gratitudine e stanchezza.
Quando finalmente fu nuda, Ewan la prese delicatamente per mano, guidandola verso la vasca. “L’acqua è calda. Entraci piano,” le disse, sostenendola mentre lei immergeva un piede, poi l’altro.
Lyanna gemette piano, chiudendo gli occhi quando l’acqua calda le avvolse il corpo. “Ho caldo. Non voglio l’acqua calda. Così ho solo più caldo.” Mormorò, appoggiando la testa sul bordo della vasca.
“Ma devi sudare, tesoro,” rispose lui, sedendosi accanto a lei. Prese un asciugamano e iniziò a bagnarle delicatamente i capelli. “E bere molto, così tutto questo passerà prima.”
Lei aprì un occhio, l’ombra di un sorriso che tornava a illuminare il suo volto. “Non mi piace sudare.”
Ewan rise piano, continuando a versarle acqua sui capelli. “Lo so.”
Lei lo guardò, stavolta con occhi più limpidi. “Sono nuda.”
“L’ho notato.” Ewan le sorrise, continuando a bagnarle i capelli.
“E non mi vuoi?”
“Non in questo stato.”
Lyanna aggrottò le sopracciglia, un lampo di sorpresa e poi di determinazione che attraversò il suo volto. Si raddrizzò leggermente nella vasca, cercando di assumere un’aria seducente. “Non in questo stato?” ripeté con un sorriso malizioso che sembrava più un broncio adorabile. Sollevò una mano bagnata, scivolosa per l’acqua e le essenze profumate, e cercò di far scivolare le dita lungo il braccio di Ewan, ma il gesto fu goffo. La sua mano scivolò via, quasi schizzandogli dell’acqua addosso.
Ewan scoppiò a ridere, un suono profondo e genuino che riempì la stanza. “Lyanna,” disse, scuotendo la testa, “Forse è meglio se rimani ferma nella vasca.”
Lei fece una smorfia, incrociando le braccia sul petto come una bambina contrariata. “Non ridere di me. Sto cercando di essere… seducente.”
“Lo sei sempre, amore mio,” rispose lui, con un sorriso che le fece scaldare il cuore. Poi le accarezzò la guancia con delicatezza, il pollice che tracciava un cerchio sulla sua pelle morbida. “Ma al momento hai più bisogno di rilassarti che di conquistarmi.”
Lyanna lo guardò con occhi scintillanti, ma la determinazione non si era del tutto spenta. “Ma ho voglia di te. Hai detto che possiamo farlo.”
“Non è necessario farlo in questo preciso istante, principessa,” rispose lui, bagnandole di nuovo i capelli con l’acqua calda.
Lyanna si lasciò ricadere contro il bordo della vasca, chiudendo gli occhi per un momento. Poi li riaprì di scatto e lo fissò con una nuova luce di sfida. “Allora potrei uscire da qui e chiedere a qualcun altro i suoi servigi.”
Ewan sollevò un sopracciglio, divertito. “A qualcun altro?”
“Esatto,” rispose lei con un sorriso birichino, ma prima che potesse aggiungere altro, Ewan le posò un dito sulle labbra, silenziandola.
“Lyanna,” mormorò, la sua voce bassa ma ferma. “Tu non verrai toccata da nessuno che non sia io, finchè sono vivo. Fino ad allora, non avrai altre mani su di te, oltre alle mie. Però, tesoro, in questo momento è meglio se rimani qui. Quando sarai di nuovo in te, possiamo fare tutto quello che vuoi. Ma non ora.”
Il tono gentile ma autoritario la fece ammutolire per un attimo. Poi fece un respiro profondo e lo guardò con una strana mistura di frustrazione e affetto. “Ho caldo,” disse piano, rilassandosi finalmente nella vasca.
“Lo so,” rispose lui con un sorriso dolce, immergendo l’asciugamano nell’acqua e bagnandole delicatamente la fronte.
Lei chiuse di nuovo gli occhi, lasciandosi cullare dal calore dell’acqua e dalla sicurezza delle mani di suo marito. “Ti amo,” mormorò, la voce quasi un sussurro.
“E io amo te,” rispose Ewan, chinandosi per sfiorarle la fronte con un bacio. Poi rimase seduto accanto a lei, vegliandola con pazienza, finché Lyanna non si lasciò andare completamente, il suo respiro che divenne più regolare, e il suo corpo finalmente rilassato.
Lyanna si abbandonò completamente al calore avvolgente dell'acqua, il capo inclinato contro il bordo della vasca. Il suo respiro si fece lento e regolare, segno che si era addormentata, esausta ma al sicuro. Ewan rimase accanto a lei, vigile, osservandola con la stessa attenzione con cui avrebbe vegliato un cristallo prezioso. Non distolse mai lo sguardo, preoccupato che il suo corpo rilassato potesse scivolare nella vasca.
Ogni tanto, con delicatezza, le bagnava la fronte per mantenerla fresca, assicurandosi che non si svegliasse di colpo in preda alla confusione. Quando notò che le sue guance avevano ripreso un colore più sano e meno febbrile, Ewan tirò un sospiro di sollievo.
Dopo un po’, Lyanna iniziò a muoversi, le palpebre che tremavano leggermente mentre si risvegliava. Aprì gli occhi piano, guardandosi intorno confusa. “Amore?” mormorò, la voce ancora roca dal sonno. “Perché… sono in acqua?”
Ewan si chinò verso di lei, un sorriso rassicurante che le addolcì l’animo. “Eri stanca, amore mio. Avevi bisogno di rilassarti. Va tutto bene, sono qui con te.”
Lei lo fissò, ancora un po’ disorientata. Poi si sollevò leggermente, stringendosi le braccia attorno al corpo. “Ho freddo.”
“È un buon segno,” rispose lui, offrendole la mano. “Vieni, ti aiuto a uscire.”
Con un gesto sicuro, Ewan la sollevò delicatamente dalla vasca, evitando che scivolasse sul pavimento bagnato. Le avvolse subito un morbido asciugamano attorno alle spalle, tamponandole la pelle con cura per asciugarla. Non disse nulla, ma i suoi gesti parlavano per lui: dolcezza, dedizione, amore.
Lyanna si lasciò guidare senza protestare, troppo stanca per opporsi. Quando fu completamente asciutta, Ewan prese un altro asciugamano per avvolgerle i capelli, poi la portò verso il letto. La sistemò con cura tra le coperte, assicurandosi che fosse comoda.
“Kaelor?”
Ewan si irrigidì, il nome che cadeva dalle sue labbra come una spada che trafiggeva l'aria. Il nome lo colpì come un fulmine. Ewan rimase immobile per un attimo, cercando di capire cosa avesse appena detto. Kaelor? Si ripeté mentalmente quel nome, cercando di mantenere un minimo di controllo. Era il suo rivale, l’uomo che Lyanna aveva amato prima di scegliere lui. Lo stesso uomo che l’anno precedente aveva flirtato spudoratamente con sua moglie davanti a lui. Sentì un’ondata di gelosia e dolore, ma la ricacciò immediatamente in gola. Non era il momento di cedere alle emozioni.
"Kaelor?" chiese, cercando di nascondere la tensione nella sua voce. "Cosa c'entra Kaelor?"
Lyanna lo guardò, e per un attimo sembrò non riconoscerlo. I suoi occhi si fecero lucidi, il sorriso più largo. "In che senso?" disse, sollevando una mano per sfiorargli il viso. "È il tuo nome."
“Il mio nome…” Mormorò, cercando di non tradire nulla nella voce.
Allucinazioni, aveva detto Kenneth.
“Cazzo, Lyanna. Ucciderò Groyer.”
Lyanna inclinò la testa, fissandolo come se la sua affermazione fosse assurda. “Perché? È lui che mi ha mandata da te.” Ridacchiò piano, ma c’era una nota di amarezza nel suo riso. “Me ne dovrò andare presto, però. Non so se voglio tornare a casa.”
Ewan sentì il cuore stringersi. Aveva il desiderio di scuoterla, di riportarla alla realtà, ma la voce di Kenneth gli risuonò in testa: Assecondala. Qualsiasi cosa veda, qualsiasi cosa dica. Non opporre resistenza.
Prese un respiro profondo, mascherando il tumulto dentro di sé. “Perché dovresti andare a casa?” chiese piano, le parole pesanti come pietre, ma infuse della dolcezza che lei sembrava desiderare.
Lei lo guardò, sorpresa dalla domanda. Poi sorrise, un sorriso triste che spezzava il cuore. “Vin è da solo,” disse. “Non posso lasciarlo solo per troppo tempo.”
“Tuo fratello sa cavarsela,” rispose lui senza esitare, anche se sentiva la gola serrarsi.
“Lo so,” mormorò Lyanna, stringendo le coperte attorno a sé come se volesse nascondersi. “Ma tra un po’ dovrò sposarmi.” Si fermò un attimo, scrutando il viso di Ewan come cercasse una conferma.
Lui si sentì meschino, davvero meschino e orribile, ma Dridjior aveva detto che Lyanna usava quel particolare veleno per gli interrogatori perché le persone credevano di parlare con i loro parenti, gli amici, ed era più facile reperire le informazioni, così.
“Hai già deciso chi devi sposare?”
“Non lo so.” Sussurrò Lyanna, il suo sguardo perso in un punto lontano. Poi si voltò di nuovo verso di lui, gli occhi lucidi di una strana malinconia. “C’è una lista, credo. Ma sono felice qui. Con te.”
Quelle parole, pronunciate con tanta sincerità, furono un colpo al petto per Ewan. Lei credeva di essere con Kaelor, l’uomo che aveva scelto in un’altra vita, un’altra realtà. Eppure, in quel momento, stava esprimendo sentimenti che sembravano così veri, così autentici. Non sapeva se sentirsi grato o distrutto.
Ewan si forzò a sorridere, cercando di mascherare la confusione e il dolore che lo divoravano. “Tesoro, sai dirmi quanti anni hai?” chiese con voce calma, posandole una mano sulla guancia.
“Io...” Un lampo di confusione illuminò gli occhi della moglie, ma poi lei alzò lo sguardo. “Venti, no?”
Ewan annuì lentamente, assorbendo l’informazione in silenzio. Lei non pensava di essere lì, con Kaelor. Ma credeva di essere lì, con Kaelor, nel momento in cui lei stava davvero, con Kaelor.
“Certo,” rispose lui con fermezza, la sua voce più dolce di quanto sentisse di meritare. “Hai ancora caldo?”
Lyanna lo fissò per un attimo, come se stesse valutando le sue parole, poi sorrise piano. “Non credo. Dovrei avere caldo?”
Ewan fece un respiro profondo, chinandosi per sfiorarle la fronte con un bacio. “No, tesoro.” Mormorò, la gola serrata.
Ewan si sedette accanto a lei sul bordo del letto, il cuore che batteva come un tamburo. Si sforzava di mantenere un’espressione calma, mentre dentro di sé si sentiva sull’orlo di un precipizio. Il suo sguardo scivolò sulle mani di Lyanna, che stringevano l’asciugamano con una goffaggine quasi infantile. La stoffa si era allentata, e lei sembrava infastidita.
“Questo mi dà fastidio,” borbottò, strattonando il tessuto senza alcun successo.
Ewan si chinò, le mani ferme e gentili mentre sistemava l’asciugamano al posto suo. “Lascia fare a me,” mormorò, cercando di mascherare il tremito nella voce.
Lyanna sbuffò, ma si lasciò aiutare, il capo inclinato mentre lo osservava. “Non mi serve un aiuto, Kaelor. Posso farcela da sola.”
Il nome gli arrivò come un pugnale. Si costrinse a sorridere debolmente. “Lo so, ma lascia che me ne occupi io.”
Lei parve soddisfatta e si rannicchiò di nuovo tra le coperte. Dopo un momento di silenzio, Ewan si schiarì la gola. “Lyanna, hai detto che devi sposarti. Sai qualcosa di questi... pretendenti?”
Il volto di lei si illuminò per un istante, come se fosse divertita dal pensiero. “Oh, beh, dicono che Ewan di Dursae sia bello,” iniziò, tamburellando con le dita sulle lenzuola. “Forse gentile. Fray dice che potrebbe essere lui quello giusto, anche se Groyer non approva.” Lo guardò, inclinando la testa. “Tu lo conosci?”
Ewan si costrinse a non irrigidirsi. “Solo di nome. Che altro hai sentito su di lui?”
Dentro di sé, il dolore e la gelosia lottavano contro la ragione, ma per lei, in quel momento, sarebbe stato chiunque lei avesse bisogno che fosse. Anche Kaelor.
Lei si mise a ridere piano, un suono flebile e quasi distratto. “Dridjior e Fray hanno mandato… non mi ricordo il nome. Qualcuno, comunque. Per studiarlo.” Si fermò, gli occhi che si spostavano lentamente sulle lenzuola. “Sai, queste sono così morbide,” mormorò, passandoci le dita sopra con aria sognante.
“Lo sono,” concordò lui con calma. Poi tornò a ciò che contava. “Ti hanno detto qualcosa?”
Lei sospirò, sollevando la mano per massaggiarsi la fronte. “Non lo so. La mia testa è un casino.” Si fermò di nuovo, la sua espressione cambiò mentre una smorfia compariva sulle sue labbra. “Mi gira la testa. Ho caldo. E freddo.”
Ewan si chinò subito verso di lei, preoccupato. “Rilassati, amore mio. Sei al sicuro.” Le sfiorò la fronte con la mano, trovandola nuovamente calda. “Sei sudata. Lascia che ti rinfreschi.”
Lei scosse il capo, ma non oppose resistenza quando Ewan prese un panno umido e le bagnò delicatamente la fronte. Ogni gesto era un tentativo disperato di prendersi cura di lei, anche se ogni parola che usciva dalle sue labbra lo feriva.
“Hanno scoperto qualcosa?”
“Chi?”
“I cavalieri. Su Ewan.”
Lyanna chiuse gli occhi per un attimo, poi li riaprì con una strana espressione. “Dicono che sia gentile. E… intelligente, credo. È un guerriero ma non… non so se abbia mai ucciso. Credo sia un fabbro – tiene i piedi per terra, anche se cambia amante ogni settimana. Non lo so. Mi sembra diverso da te.” Sorrise dolcemente, come se fosse un segreto condiviso. “Forse mi merito qualcuno diverso da te.”
Le parole di Lyanna lo sorpresero, ma Ewan mantenne la calma, mascherando il tumulto che cresceva dentro di lui. Lei non lo amava, Kaelor, quando era più giovane? Perché, in sostanza, stava dicendo a Kaelor di non volerlo.
Doveva rimanere razionale, lucido. Doveva assecondarla. E approfittare della situazione per scoprire un po’ di più.
“Diverso da me, eh?” disse con un sorriso dolce ma controllato, immergendo il panno nell’acqua fresca per bagnarle di nuovo la fronte. “E in che modo pensi che sia diverso?”
Lyanna parve riflettere per un attimo, la fronte leggermente corrugata. “Non saprei. Forse... meno... Meno. Orgoglioso. O rude.” La sua risata era leggera, quasi un sussurro, ma c’era un filo di malinconia dietro di essa. “Forse vorrei qualcuno a cui non dover dimostrare ogni giorno di essere al suo livello, qualcuno con cui potermi… rilassare. So che so proteggermi ma… è un pensiero da ragazzina, lo so, però – vorrei qualcuno che possa dire: ci penso io, lascia fare a me.” Sospirò. “Vorrei qualcuno di cui potermi fidare completamente.”
Ewan chinò il capo, nascondendo il piccolo sorriso di vittoria che minacciava di tradirlo. “Non ti fidi di me?”
“Cielo, no. Tu ti fidi di me?” Lyanna rise di nuovo, ma il suono si spense rapidamente, sostituito da un’espressione di disagio. Portò una mano alla testa, stringendo le palpebre chiuse. “A volte sì,” continuò Lyanna, con un filo di voce, “ma altre… è come se aspettassi il momento in cui mi deluderai.”
Le sue dita si muovevano lentamente sulle lenzuola, tracciando piccoli cerchi confusi. Era un gesto che non sembrava avere uno scopo, se non quello di tenerla ancorata al presente. O forse stava cercando di afferrare un pensiero, un’emozione, che le sfuggiva di continuo.
“Non è che non mi fido. È solo... stanchezza, credo.”
Sollevò lo sguardo, incrociando per un attimo gli occhi di Ewan. “Sai quanto pesa dover essere sempre... forte?”
La sua voce non aveva amarezza, né rabbia. Solo stanchezza, dolce e sincera, come chi confessa un segreto che ha tenuto dentro troppo a lungo.
“Ogni volta che abbasso la guardia, succede qualcosa. Come se il mondo stesse aspettando solo quel momento. Allora mi convinco che non posso permettermelo. Che se mi rilasso, anche solo un attimo, tutto crolla.” Inspirò piano, come se l’aria stessa le pesasse nel petto. “Ma a volte... a volte vorrei solo chiudere gli occhi sapendo che qualcuno sta vegliando su di me. Che possa smettere di lottare. Solo per un po’. Solo per respirare.”
Ewan restò immobile, trattenendo il respiro, il panno umido ancora stretto tra le dita.
“E gli uomini con cui ho avuto a che fare... ammirano la mia forza, il mio modo di tenermi in piedi. Ma poi…” Scosse piano la testa, e un sorriso le fiorì sulle labbra. Un sorriso fragile, incrinato. “Poi si accorgono che non sanno cosa farsene. Che la mia forza li fa sentire piccoli. Che non riescono a reggerla. E allora cercano di smorzarmi. Di spezzarmi, a volte.”
Le sue dita avevano smesso di muoversi. Restavano lì, aperte sul lenzuolo, come se si fossero arrese anche loro.
“Non voglio essere meno di ciò che sono. Non posso. Non voglio ridurmi per entrare nei limiti di qualcun altro.”
Un battito di silenzio. Poi la sua voce si fece ancora più bassa, più intima. “Ma sogno di poter essere accolta. Così come sono. Con tutto il rumore che porto dentro. Con tutte le ferite che non mostro mai.”
Ewan chinò leggermente il capo, e per un istante chiuse gli occhi. Le sue dita si mossero a sfiorarle la tempia con la delicatezza di chi ha paura di rompere qualcosa di prezioso.
Non poteva risponderle. Non poteva dirle “sono io” — non mentre lei credeva di parlare con un altro uomo. Ma quelle parole lo colpivano al petto come lame affilate.
“Vorrei sapere che, se crollo, non sarai tu a colpirmi. Che resterai. Che mi prenderai in braccio, anche quando non ho più la forza di chiedertelo.”
Una pausa. Un sorriso stanco.
“Che se tremo, non mi riderai dietro. Che se ti guardo e ti chiedo aiuto, non mi vedrai come una debole.”
Ewan la guardava, immobile, come se temesse che ogni movimento potesse spezzare quel momento. Ogni parola era un colpo. Ma era anche un dono.
“Non voglio combattere con chi mi ama,” mormorò Lyanna. “Non voglio sentirmi in guerra ogni volta che apro bocca. Voglio potermi sedere accanto a qualcuno e sapere che non devo spiegare me stessa da capo. Che non devo farmi piccola per essere tenuta tra le mani.”
Un altro sorriso. Più dolce, stavolta. Quasi sognante. “Voglio un amore che mi protegga anche da me stessa. Che mi tenga senza stringere troppo.” Lyanna rimase in silenzio per qualche secondo. Il tempo si stirò, sospeso. “Mi sento strana. Non riesco a pensare bene. Tu non hai caldo?”
Ewan si protese verso di lei, il cuore che aveva ricominciato a respirare meglio, perché lei gli stava dicendo che, anche se Kaelor era stato il suo amante, lei, di lui, non si fidava. Lui, per lei, non era giusto.
Ewan, lui sapeva che, con lui, sua moglie si lasciava andare così tanto da dormire profondamente quando sapeva che c’era lui, lì con lei, cosa che non aveva mai fatto con nessun altro.
“Non importa, Lyanna. Non devi pensare a nulla adesso. Rilassati, sono qui con te.” Sfiorò delicatamente la sua guancia, cercando di infonderle un senso di sicurezza.
Lei aprì gli occhi, fissandolo con un’intensità quasi dolorosa. Per un istante sembrò come se volesse dirgli qualcosa, come se dietro quella confusione si nascondesse una verità che stava cercando disperatamente di afferrare. Ma l’attimo passò, e Lyanna si lasciò ricadere contro i cuscini, sfinita.
“Ewan,” mormorò, la voce un soffio appena udibile. “È tutto così… confuso. E mi gira la testa.”
“Lo so,” rispose Ewan, trattenendo il tremito nella sua voce. “Ma non devi fare niente. Lascia che mi prenda cura di te. Va tutto bene.”
Lei chiuse gli occhi, il respiro lento ma irregolare. “Amore mio,” sussurrò, quasi come una preghiera. “Ho sonno.”
Ewan la fissò forse per un istante di troppo, prima di risponderle. “Puoi dormire, tesoro. Sono qui con te.”
Lei aprì gli occhi a quelle parole, il suo sguardo confuso ma toccato da una scintilla di qualcosa che Ewan non riusciva a decifrare. “Mi ami?” chiese, come se la parola stessa fosse troppo pesante da comprendere.
“Sempre,” ripeté lui, stringendole la mano con delicatezza. “Non mi muovo,” promise lui, sedendosi accanto a lei e lasciandole stringere la sua mano come un’ancora.
Lyanna lo guardò ancora per un lungo momento, poi chiuse gli occhi, un sorriso debole che le sfiorò le labbra prima che scivolasse nel sonno.
La guardò dormire, il respiro lento e regolare che sembrava così fragile, così prezioso. Una parte di lui voleva svegliarla, chiederle se quel nome fosse un segno, un brandello di lucidità che stava riemergendo. Ma sapeva che sarebbe stato crudele, che avrebbe rischiato di confonderla di nuovo.
Restò al suo fianco, il viso che tradiva la stanchezza, ma il corpo teso e vigile. Con la mano libera, prese il panno umido e lo immerse nell'acqua fresca, strizzandolo piano prima di tornare a posarlo sulla fronte di Lyanna. Ogni gesto era un atto di devozione, un muto giuramento di protezione.
Si alzò in piedi, muovendosi piano per non svegliarla. Camminò verso la finestra, scostando appena la tenda per scrutare l'esterno. Il mondo era tranquillo, come se la notte stessa ignorasse il caos che lo divorava dentro.
Con un sospiro profondo, si voltò di nuovo verso Lyanna. Dormiva ancora, i lineamenti distesi in un'espressione quasi serena. Ma lui sapeva che il veleno stava ancora lavorando nel suo corpo, manipolando i suoi pensieri, trascinandola in una realtà che non esisteva più.
Ewan si passò una mano sul viso, combattuto. Doveva mantenere la calma, doveva aspettare. Ma ogni secondo che passava lo faceva sentire più impotente. Si chinò su di lei, il respiro che gli si spezzava nel petto, e si accoccolò dietro la sua schiena, stringendola tra le braccia per cercare di darle sollievo e supporto con il proprio corpo.

 

Aggiorno adesso perchè stiamo arrivando al mio meraviglioso periodo esami e quindi... meglio fare adesso che ho tempo.
Povero Ewan, che deve gestire una Lyanna allucinata. 
Però è bravo e si prende cura di lei, anche se fa il furbetto. Ma, diciamocelo, chi non lo farebbe? 
Se riesco a aggiornare mercoledì, lo faccio la sera (ho un esame che mi prende tutto il giorno) altrimenti giovedì mattina :) 
Alla prossima! 
   
 
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