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Autore: kinokochan    27/09/2009    4 recensioni
[KaixRuki]
“Guarda avanti, Takachan”
“Non c‘è niente davanti a me…”
“Se continui a piangere non vedrai mai nulla…”
Genere: Malinconico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kai, Ruki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ennesima shot senza troppe pretese. Mi sento parecchio ispirata per qualsiasi cosa che non sia Itoshii, in questo periodo.
Ah, la scuola fa male!
La canzone citata, che da anche il titolo alla shot, è Kyuumin -Oyasumi- degli UnsraW, vi consiglio caldamente di ascoltarla perchè è veramente stupenda... ed ha un testo meraviglioso.
Ne approfitto pure per farmi pubblicità, che non fa mai male u.u e quindi ringrazio coloro che hanno letto e recensito ------> Moonlight Sonata.

Dedicata -e lei sa perchè- a colei che mi rimette sempre in riga con i suoi cazziatoni, che è pericolosamente seme e mi attacca il raffreddore <3


-I gazette non mi appartengono e la storia è frutto della mia fantasia, con questa non intendo riportare fatti realmente accaduti o che accadranno.-



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Kyuumin -Oyasumi-



Le giornate invernali gli erano sempre sembrate vuote, spente, opache.
Non c’era distinzione tra l’una e l’altra, tutto restava uguale e monotono: gli alberi secchi e scuri, che si stagliavano contro il cielo costantemente grigio di nuvole che minacciavano pioggia e neve, il vento che sibilava tra gli aghi dei pini, li agitava e faceva tremare i vetri delle finestre, le tempeste notturne dove il buio e le tenebre venivano dilaniati da lampi e fulmini.
Le poche giornate di sole portavano con sè un leggero velo di nebbia, unito ad un freddo che sembrava volerti entrare fin nelle ossa, e quei pochi raggi, che comunque non riuscivano a scaldarti come si deve, sembravano una vera benedizione.
Bei ricordi…

*-*-*-*


Si strinse nella calda coperta di lana, continuando ad osservare fuori dalla finestra.
La neve aveva ricoperto tutto, e anche se i sentieri che percorrevano il grande parco erano stati liberati per permettere il passaggio, il bianco era praticamente ovunque, abbagliante, luminoso… splendido.
Sospirò, appoggiando il gomito sul bracciolo della sedia e reggendosi la testa con la mano.
L’ennesima giornata uguale a tutte le altre.
A tante, troppe altre.
Il sole tremolante e pallido illuminava a stento il piccolo paesaggio e riscaldava quasi per nulla le persone che passeggiavano veloci, con le mani nascoste in tasca e grosse sciarpe a per ripararsi il viso; faceva la sua luminosa comparsa per qualche breve istante, per poi tornare a celarsi dietro la spessa coltre di nubi che donava una strana colorazione grigiastra e spenta a tutto il resto.
Un miagolio attirò la sua attenzione, distraendolo dai suoi pensieri, e successivamente un batuffolo di pelo nero gli saltò in grembo, acciambellandosi comodamente sulle sue gambe.
“ehi… ciao scricciolo…”
Il micino cominciò a strofinare le testolina contro le sue dita, riuscendo a farlo sorridere.
Non si era reso conto che qualcuno aveva aperto la porta e che ora quel qualcuno lo stava guardando con affetto.
“Buongiorno…”
“Ciao Yutaka…” disse, senza nemmeno voltarsi, continuando a guardare la bestiola che aveva cominciato a leccarsi il pelo in tutta tranquillità.
“è una bella giornata, non trovi?”
“no, non lo è”
“Perché dici? C’è il sole, non si vedeva da un po’”
“Il fatto che ci sia il sole non è indicativo” sbuffò, seccato, non smettendo di guardare le contorsioni buffe che il gattino faceva per riuscire ad arrampicarsi sul suo maglioncino.
“Perché fai così, Taka…? No ti aiuti e lo s-…”
“PIANTALA! Non sei tu quello che… ah, lasciamo perdere”
Si morse il labbro inferiore, aiutando il gatto a salire sulla sua spalla in modo da poter strofinare la testa contro il suo collo: era caldissimo. Lo accarezzò con le dita e riuscì a sentirlo distintamente fare le fusa.
“Già, lasciamo perdere. Lasciamo sempre perdere Takanori”

The sun is falling at 3 o'clock
The crickets at the window won't stop chirping
There is nothing in this white room
Since when have I been lying?

My left doesn't feel anything
But it still continues to try to make tomorrow colorful
Sand falls from my palm quietly
Why am I living?
  Even that I don’t know

“Cosa vuoi che ti dica? Spiegamelo! Cosa vuoi che faccia?”
“Muoviti Takanori!”
“MA MI HAI VISTO!?”
Urlò l’ultima frase quasi piangendo e sporgendosi verso il ragazzo alla porta, per poi tornare nella posizione di prima, a stringersi le mani in grembo e tremare per la rabbia e la frustrazione.
Il gattino ruzzolò giù dalla sua spalla, finendo a terra con un leggero tonfo, per poi ricomporsi e trotterellare scompostamente via.
“Si, ti ho visto…”
“E allora che altro vuoi?”
Si sforzò di non singhiozzare, ma non ci riuscì.
Tirò più volte su col naso, strofinandosi il viso con la manica del suo maglioncino blu notte.
“Perché non mi lasci in pace una volta per tutte?”
“Non posso…”
“E perché NO!?”
“Non voglio lasciare che tu passi il resto della tua vita chiuso qui de-…”
“MA QUALE VITA?”

I forget the "dream"
Why do you stare up at the sky?
Even the played melody is
A wound of unfulfilled dream now

L’ennesimo singhiozzo frantumò il silenzio teso che era venuto a crearsi.
Takanori si portò le mani al viso, mentre gemiti disperati si univano alle parole senza senso che uscivano dalle sue labbra, bagnate di lacrime così come le dita, le guance e anche la coperta che gli copriva le gambe, che a poco a poco si punteggiava di macchioline scure.
“Calmati Takkun, ti prego…”
“No che… non… m-mi… cal… mo…”
“Sii ragionevole, per quanto ancora hai intenzione di restartene qui a marcire?”
“BASTA YUTAKA! Basta… ti prego… ba… sta…”
“No Taka, non basta! Ti stai lasciando andare, non ti riconosco più…”
Il biondo non rispose, anzi, si strinse ancor di più nelle spalle, in un patetico tentativo di scomparire e nascondersi dallo sguardo di Yutaka.
Era sempre fin troppo buono con lui, ogni giorno si chiedeva cosa lo spingesse a non abbandonarlo a sè stesso con tutto quello che gli faceva passare, e ogni giorno egoisticamente se ne scordava, continuando a comportarsi come sempre.
Stava diventando patetico, era solo un grosso peso… ma non si sentiva colpevole, non aveva scelto lui di trovarsi in quella situazione, di certo non gli faceva piacere lo stato in cui era ridotto.

Slowly, the days will pass and blur
I cannot go back to the days, they are so far away

Un tocco gentile sulle sue mani lo fece sobbalzare.
Guardò Yutaka, che aveva delicatamente infranto la sua barriera contro il mondo, con gli occhi lucidi di pianto.
Stava in ginocchio davanti a lui, con le labbra schiuse in uno dei teneri sorrisi che tanto amava, e gli teneva piano le dita lontano dal volto.
“Guarda avanti, Takachan”
“Non c‘è niente davanti a me…”
“Se continui a piangere non vedrai mai nulla…”
Gli asciugò le lacrime dal viso, sfregandogli le guance con i pollici.
Era incredibile quanto somigliasse ad un bambino in quella situazione.
“Ti va di uscire a fare una passeggiata?”
“No… io…”
“Di cosa hai paura?”
“…”

Hey, a bird which has no wings
Why are you at the window?
Why are you still trying to fly?
Tell me, please

“So che ce la puoi fare, avanti…”
Takanori preferì restare in silenzio, distogliendo lo sguardo da quello di Yutaka.
Con che coraggio riusciva ancora a guardarlo negli occhi? Con che coraggio riusciva a parlagli ancora, e addirittura a quel modo, quando lui si sforzava di aiutarlo in ogni momento della giornata senza smettere mai di dimostrargli il suo affetto, continuando a ripetergli che lo amava anche così, che nulla era cambiato?
E lo ringraziava sfogando tutta la propria frustrazione su di lui, che subiva in silenzio e sorridendo.
Quante volte lo aveva svegliato nel cuore della notte, quante volte gli era rimasto accanto, accarezzandogli i capelli e continuando a ripetergli di guardare avanti, che nonostante le cose non potessero tornare come prima bastava solo volerlo, per essere felici di nuovo.
I suoi occhi si posarono su di una vecchia fotografia, l’unica che non aveva voluto far togliere.
C’erano loro due, se la ricordava ancora bene quella giornata.
Era primavera inoltrata e la temperatura era piacevole, il sole brillava quasi tutti i giorni e la voglia di stare in casa non c’era mai.
Avevano appoggiato la macchina fotografica su di un grosso ramo, ma lui non si era accorto che l’autoscatto era già inserito e così era venuto fuori quello: metà della foto coperta dal suo volto, un broncio assurdamente infantile e il volto corrucciato in un espressione infastidita.
E poi Yutaka.
Rideva di lui, e di gusto anche, baciato dal sole, seduto tra i fili d’erba e le campanelle che spuntavano là intorno.
Tornò a guardare davanti a sé, gli stessi occhioni color nocciola che lo avevano osservato felici e divertiti, luminosi e vivi, ora sembravano spenti dalla tristezza e dalla stanchezza per tutta quella situazione.
Non se n’era mai accorto, troppo preso a compiangere sé stesso per guardare cosa gli succedeva intorno.
Yutaka viveva per due, ormai.

A little bit more
A little bit more I want to keep on dreaming
So, only at this moment I want to rely on "your" voice

“Solo… s-solo cinque minuti…”
Il grosso sorriso che spuntò sul viso di Yutaka avrebbe potuto illuminare il mondo.
Si avvicinò lentamente al suo volto, inclinò di poco la testa e poggiò le labbra su quelle di Takanori.
Sapevano di sigaretta, pensò il biondo, sigarette e menta.
Erano morbidissime e calde, come le mani che in quel momento stavano risalendo lungo la sua schiena per raggiungere i capelli.
Si sentì stringere forte e si abbandonò al calore piacevole che sentiva in quel momento, da quanto non riceveva un abbracciò così?


The light comes between the clouds
You, on the other side
Are you smiling?
Does "this" voice reach you?

“Grazie… grazie Takkun…”
Yutaka sciolse l’abbraccio, guardandolo con gli occhi di nuovo vivi.
Takanori sentì di poter sorridere ancora, nonostante non lo facesse da un bel po’ di tempo.
Era bello vedere il suo ragazzo nuovamente felice, bastava davvero così poco perché il sorriso tornasse sulle sue labbra?
Aveva deciso, doveva andare avanti, doveva farlo per Yutaka, che lo amava e che stava facendo di tutto perché smettesse di piangersi addosso, continuando ad essere sistematicamente ignorato, e nonostante questo continuava a provarci senza arrendersi.
Yutaka si alzò e fece il giro della sedia, poggiò gli avambracci sulle spalle di Takanori e accostò il proprio viso al suo.
“Ora smetterai di guardare il mondo da una finestra, Taka…?”
Lo sentì rimettersi dritto e afferrare i manici della sedia a rotelle, spingendola avanti e lasciandosi alle spalle il bianco delle pareti, un letto sfatto e il silenzio.

Doveva guardare avanti.

A little bit more
A little bit more I want to keep on dreaming
So, only at this moment I want to rely on "your" voice
And to say "good night" smiling.

   
 
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