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Autore: Fuuma    28/09/2009    4 recensioni
Ci sono pessime giornate.
Nel loro lavoro, quasi tutte sono così.
Ma alle volte -raramente- capitano anche giorni buoni.
Ed è per questo che vale la pena di racchiuderli gelosamente nella memoria.
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Spencer Reid
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: A good day

Serie: Criminal Minds

Character: Spencer Reid, il resto della squadra

Pairing: //

Conteggio parole: 350

Note: Non ci credo, ne ho scritta un'altra ò_o... e di nuovo niente slash.

Questa volta la flashfic -molto flash- è stata ispirata da due cose: la prima è la puntata 6 della prima serie, quella in cui Spencer non passa l'abilitazione al porto d'armi e Gideon sostiene che non è necessaria un'arma per uccidere. La frase con cui inizia la fic è quella con cui si conclude la puntata, forse qui non si capisce bene il senso che volevo darle... ma va bene lo stesso.

Mi piace molto il rapporto che Gideon ha/aveva con Reid, probabilmente è per questo che su due fic, due volte ho infilato una specie di "lode" al suo pg (la frase che pronuncia Reid è, ovviamente, dedicata a lui) e in questa mi sono limitata a citare soltanto il nome di Rossi, che ne ha preso il posto XD.

La seconda cosa è... Morgan. Perché trovo che sia straordinario il modo in cui, alla fine di alcune puntate, lui riesca a ficcare del sano ottimismo con le sue "Oggi è una vittoria" e cose del genere. La fic si doveva incentrare su di lui, ma alla fine Reid ha preso nuovamente il sopravvento v_v.

Disclaimers: I personaggi di CM appartengono agli aventi diritto.


.A good day.

“Non sapere cosa si prova, non è lo stesso che non sentire nulla.”

Jason Gideon

Era uno di quei giorni rari nella vita di un Profiler.

Uno di quei giorni in cui il sole sorgeva anche per la Squadra di Analisi Comportamentale di Quantico.

Uno di quei giorni in cui Hotch si rendeva conto di quanto fosse importante -genuinamente bello- che gli fosse rimasto almeno un figlio da continuare ad amare, anche attraverso una fotografia o grazie alla sua voce al telefono.

Uno di quei giorni in cui Dereck camminava lento sino a raggiungere il fianco di Reid, sollevava la mano destra e la poggiava all’esile spalla del più giovane con un «Sorridi ragazzino, questa volta hanno vinto i buoni.» stanco, ma che sapeva anche di soddisfazione. Non quella sfacciata o irritante di chi sa più di ciò che deve sapere. Ma l'umile soddisfazione che ogni uomo merita di provare.

Era uno di quei giorni in cui Emily si lasciava cullare dall’incostante dondolio dell’aereo, ascoltando in silenzio il ronzio dei motori ed era certa che, se avesse chiuso gli occhi, non avrebbe visto il cadavere delle ultime vittime di quella settimana, ma le lacrime di gioia della donna che avevano salvato.

Era uno di quei giorni in cui JJ, con la schiena poggiata al sedile beige della poltrona, carezzava il proprio ventre gonfio e si diceva che non sarebbe stato così male portare una nuova creatura in quel mondo. Perché, in fondo, qualcosa di buono c’era.


Spencer spostò lo sguardo dall’Agente Rossi, seduto di fronte a lui, al vetro dell’aereo, ritrovando la propria immagine. Osservò il volto di quel ragazzino scarno dalla pelle alle volte troppo pallida e con occhi troppo intelligenti, i capelli castano chiaro che si sbizzarrivano nel farlo apparire costantemente come un pulcino fuori dal nido, gli zigomi poco marcati ed il naso piccolo –perfino il suo naso si rifiutava di mostrarsi virile-. Scorse più in basso, riconoscendo con malcelato stupore la curva che piegava le labbra. Un sorriso.

Imbarazzato.

Discreto.

E allora capì, annuendo al proprio riflesso.

«Spero che questo sia un giorno buono anche per te.»


.THE END.

   
 
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