Anime & Manga > Dragon Ball
Ricorda la storia  |      
Autore: 9Pepe4    29/09/2009    6 recensioni
Una notte silenziosa.
Un Principe e un bambino.
«Che fai in piedi a quest’ora?» domanda, secco, a bassa voce.
Attenzione a non svegliare i suoni che – ancora, ancora – tacciono.
Il bambino quasi si ritrae a quel rimprovero mormorato. «Ho fatto un brutto sogno» afferma, con voce che si vergogna delle parole. Struscia il piede per terra, cercando di eludere l’imbarazzo.
Sciocco moccioso. Il Principe quasi riesce a sentire il calore delle sue guance avvampate.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Trunks, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ombra e suono

Avanza piano.
Silenzioso.
Le ombre della notte scivolano sul suo corpo, non riescono a catturarlo, mentre vaga avanti e indietro per la casa, senza pace.
I suoi occhi di pece s’alzano al soffitto. Si chiede se tornare a letto. Immagina la sagoma di lei, addormentata e calda, il respiro profondo e regolare, i capelli turchini sparsi sul cuscino candido. Scuote la testa tra sé e sé, aumenta di poco il passo.
Non ci sono suoni, nella notte.
Sono scomparsi. Tanto quelli che vivevano tra le mura domestiche quanto quelli che regnavano nel fuori. Auto, animali, motorini.
Tutto tace.
Ogni suono è assorbito dall’ora tarda, scolorito dalle pennellate perlacee della luce lunare.
Solo il Principe veglia. Cammina, ancora e ancora, contando i giorni sui propri passi, ricordando ogni volta che ha lasciato una scia di sangue dietro sé.
Macchie vermiglie sulla sua ombra.
Nega con un ghigno malriuscito i propri timori. Gli spettri del passato che cercano di tornare a fargli visita non sanno come penetrare il suo cuore sbarrato. Bussano e chiedono permesso. Attendono risposta e, non ottenendola, tornano ad accanirsi su una porta che non s’apre.
Scorre lungo il corridoio. Passa un dito sulle sopracciglia, come a volerle ridisegnare.
E poi corruga per un secondo la fronte, in un rumore udito. Percepisce dopo la luce di un’aura, in contrasto di quanto accade in natura, quando il fulmine precede il tuono.
Si volta.
Osserva senza parole una sagoma vicina. Sente il respiro e riesce a vedere il profilo incerto. Sono occhi esitanti quelli che lo scrutano a distanza.
«Papà...?»
Un sussurro timido. Fa breccia nei suoi pensieri, lo spinge ad avanzare di un mezzo passo – e il piede vorrebbe ritrarsi, come scottato da quella candida innocenza. Da quell’ingenua fiducia. Da quella genuina adorazione che, seppur insonnolita, nasce e cresce nello sguardo cobalto.
«Che fai in piedi a quest’ora?» domanda, secco, a bassa voce.
Attenzione a non svegliare i suoni che – ancora, ancora – tacciono.
Il bambino quasi si ritrae a quel rimprovero mormorato. «Ho fatto un brutto sogno» afferma, con voce che si vergogna delle parole. Struscia il piede per terra, cercando di eludere l’imbarazzo.
Sciocco moccioso. Il Principe quasi riesce a sentire il calore delle sue guance avvampate.
Un’auto passa nella strada. I fari illuminano per un momento il corridoio, passando sul pigiama a strisce del ragazzino, sui suoi occhi cerulei – che subito si strizzano. Ma la sagoma del Principe sembra fuggire anche da quella luce.
«Mi riaccompagni a letto?»
È un’audacia sorpresa del proprio coraggio, quella che s’insinua nella sua voce puerile. Sono occhi infantili, quelli che indagano il Principe, ansiosi. Nutriti di fiabe della buonanotte, affetto e felicità.
E l’uomo nell’ombra abbassa per un momento le palpebre sulle iridi sfamate di ben altre ricette.
Non è lontana, la stanza del moccioso. La sola cosa a sciuparsi, in caso di accordo, di resa al suo desiderio, sarebbe l’orgoglio. E l’orgoglio importa.
«Come si dice...» borbotta, riflettendo ad alta voce su un modo per rifiutare.
Ma il bambino fraintende e la gioia illumina i suoi occhi limpidi. «Per favore!» esclama, quasi trionfante, ricordando la formula magica che spesso gli dà quel che occorre.
Gli occhi di pece serpeggiano intorno, forse in cerca di un muro abbastanza solido sul quale sbattere il capo e maledire il mondo che l’ha condotto a farsi incastrare da tanta ingenuità.
Perché ora, come può dire di no davanti a tanto entusiasmo?
Bizzarramente, non ha la minima voglia di uccidere quell’infantile euforia, non desidera sentirla spirare come un soffio di vento. Colpa dell’aria tossica di quel dannato pianeta, che si è impossessata dei suoi polmoni e ha eliminato quella della sua vita precedente.
Ora il bimbo tace. Tiene gli occhi sgranati fissi sul padre, il volto arrossato per l’incredula gioia. Sebbene il rossore non si scorga nel buio.
Il suo cuore emozionato è un lieve sfarfallio nel silenzio che ancora regna, divoratore di suoni e rumori, amalgama di pause che reggono del dubbio dei viventi.
«Papà?» sussurra.
Il Principe lo guarda. I suoi occhi lo esaminano con precisione, sondando le sue paure, i suoi dubbi e i suoi doni.
«Andiamo» sbuffa dopo qualche istante. Prima di muovere un passo in avanti si blocca, come per un ripensamento.
Lo sguardo del bambino guizza su di lui, improvvisamente timoroso. Come se intuisse una qualche negazione di quel regalo che, stenta a crederlo, è riuscito ad ottenere dalle labbra paterne. Lo chiama di nuovo, ansioso. Domanda se c’è qualcosa che non va e sembra trepidare per la risposta anche mentre si vergogna della propria paura.
«Andiamo» ripete il Principe, appena spazientito. La sua voce bassa pare aver assunto il tono del fruscio delle foglie secche dell’autunno. Quando si agitano precarie sui rami, trepidando nell’attesa del colpo di vento che le farà cadere. «Sia chiaro, però, che non ho intenzione di tenerti per mano» aggiunge, nello stesso tono severo.
Il bambino si affretta ad annuire. Muove di nuovo il capo, con decisione. Sussurra il suo accordo, frenetico, nella fretta di non indurre il padre a cambiare idea.
Aspetta che sia il Principe a muovere il primo passo. Si affianca a lui, una tiepida e neonata sicurezza nello sguardo, una sfida alle ombre che non gli fanno più paura; la fierezza di esser accompagnato dall’uomo che più adora.
Le ombre paiono non scivolare più sul corpo del Principe. Al contrario, sembrano incagliarsi in esso, sembra che le sue membra le facciano prigioniere onde a loro impedire di riversarsi sul figlio piccolo.
Il tragitto non è infinito. Passo dopo passo, respiro dopo respiro, orecchie tese ad ascoltare gli sbuffi e i borbottii di papà, al bambino appare sin troppo breve. E sospira affranto prima di varcare la soglia della propria stanza.
Struscia i piedi avvicinandosi al letto. Appare riluttante quando si lascia avvolgere dalle coltri candide, ancora calde del suo sonno recente. Posa le mani sul cuscino e lo sprimaccia, quasi volesse assicurarsi che non sia rimasta traccia dell’incubo che lo ha portato ad alzarsi. Fruga la mente in cerca di ragnatele di pensieri cattivi che possano agguantarlo e trascinarlo di nuovo in un sonno denso di spavento. Non ne trova.
E per tutto il tempo i suoi occhi controllano che il padre sia ancora fermo sulla soglia. E gioiscono – perché, sì, è ancora lì.
Si rannicchia, infine, tristemente consapevole di come la preparazione del giaciglio non possa durare in eterno. Sbadiglia, mentre il suo corpo si rilassa contro il materasso, mentre i piedi infreddoliti per il precedente contatto con il pavimento trovano rifugio sotto le lenzuola.
«Buonanotte, papà».
Non attende risposta. Si sente già felice così. Gli basta e forse potrebbe bastargli per tutta la vita, se solo l’assaggio della gioia non portasse a rendere affamati d’altra ancora.
Il Principe esce di nuovo nelle ombre del corridoio, silenzioso.
Sospira e di colpo la notte torna a vivere.
Il vento fa frusciare le chiome degli alberi. Passa qualche auto. Raramente, ma passa. Qualche animale si sposta, insonnolito, all’interno della casa – quei vecchi potrebbero aprire un vero e proprio zoo.
Il bambino dorme. Ma si muove nel sonno, districandosi nelle coperte come si districa nei sogni, a volte lasciandone uno per inseguirne un altro. La sua aura pulsa ai limiti della mente del Principe.
Il Principe che, improvvisamente, non sente più il bisogno della solitudine e di quel freddo secco che non trova riposo sulla sua pelle.
A passi lenti, misurati – perché mai potrebbe dire d’essere impaziente di tornare da quella donna, mai! – si dirige verso la stanza da letto che ormai sente come propria.
Si infila sotto le coperte. Si avvicina alla donna addormentata guidato dal suo squisito calore corporeo, un conforto autentico dopo la permanenza lungo i corridoi.
Lei mugola qualcosa nel sonno. Corruga la fronte e arriccia le labbra. Si sposta, andando ad abbracciare in una mossa dormiente il collo del Principe. Lui sbuffa seccato. Tra quella donna e quel moccioso, ha sempre qualcuno da accudire.
Maledizione.
Con un borbottio di fastidio si districa dalla presa insonnolita.
Sente il cuore di lei battere con calma nel sogno. Qualcosa increspa le sue labbra – ma non è del tutto certo, anzi, è molto improbabile, che sia un sorriso.
Tutti i suoni sono tornati al loro posto.




Un angolino per me:
Questo testo, probabilmente si vede, è stato scritto di sera. Ero abbastanza insonnolita e questa potrebbe essere una spiegazione sul perché lo stile che ho usato non è esattamente uguale al mio solito. Infatti devo dire che non ero molto propensa a pubblicarlo. Di solito evito di fare uso di parole con dietro un po’ anche una riflessione. Di parole che non siano le prime a saltare in mente, ecco. Di conseguenza, ho una paura tremenda che appaiano troppo pesanti, troppo presuntuose. Che non abbiano il tono che avrei voluto dargli. L'intenzione sarebbe stata di far sentire, in qualche modo, il punto di vista della notte (non so in che altro modo spiegare), invece che quello di Vegeta e di Trunks. Spero di non essere sprofondata nel ridicolo.
Non so. Ditemi voi.
(Per chi segue le mie storie su questa categoria, avverto che non so quando aggiornerò. Causa scuola, principalmente. Ho già scritto il nuovo capitolo di “You will be in my heart”, ma devo riguardarlo per timore delle ripetizioni. Il nuovo capitolo di “La chiave di un sogno” è ancora appena abbozzato, ma spero di non impiegare troppo tempo a svilupparlo).
  
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: 9Pepe4