Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
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Autore: Yuri_e_Momoka    29/09/2009    13 recensioni
“Che accidenti stai insinuando?!” volle sapere Kurogane lasciando trasparire una nota di panico. “Non azzardarti a rinunciare, stupido mago!! Credi che potrei sopravvivere in quest’inferno da solo?”
Afferrò le spalle di Fay, il quale non dava segno di ripresa.
“Reagisci, dannazione! Possiamo ancora farcela!”

Riusciranno i nostri eroi a sopravvivere a una giornata all'ufficio postale? [lievemente OOC]
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Fay D. Flourite, Kurogane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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mail mess HTML [Ci sono solo tre cose che Yuri detesta profondamente: le formiche, le falene e gli stecchetti di legno dei ghiaccioli.]
 
Yuri osserva nuovamente il biglietto con il numero prelevato parecchio tempo prima.
A 140
Torna alla sua attesa.
“C 312!” è la scritta che si illumina sul tabellone. Non è ancora il suo turno.
“C 313”
Yuri guarda l’orologio.
“E 027”
“…”
“A 137”
Finalmente! Qualcosa si muove!
“…”
“…”
“C 314”
Una vena inizia a pulsare pericolosamente sulla fronte di Yuri.
“…”
“C 3…
“ORA BASTAAAAAAAAAAA!!!!!! CHI RYUJIN ENBU!!!!!!!”
*crack rumble*
 
[C’è solo una cosa che Yuri detesta più delle formiche, delle falene e degli stecchetti.
Le Poste.]
 
 
Come sempre:
Kuro x Momo
Fay x Yuri
Diritti x Clamp
 
*MaiL mEsS*
 
“E così eccoci qui, Kuro-sama!” annunciò Fay, sorridente come sempre, fiero di aver trovato subito il grande edificio.
“Allora entriamo?”
Kurogane rispose con un grugnito.
 
*Qualche giorno prima*
“AAAAAAAAAH!”
“Che succede, Shaoran-kun?!” chiese Sakura, preoccupatissima, correndo vicino al ragazzo che se ne stava seduto per terra, in soggiorno.
Mokona la raggiunse immediatamente, Kurogane e Fay si sporsero dalla porta della cucina in cui si trovavano.
“Mekkyo! Mekkyo!” strepitò Mokona appena atterrata sulla testa di Shaoran.
Sakura si era seduta accanto al ragazzo e tutti e tre fissavano per terra, davanti a loro, un qualcosa che i due in cucina non potevano scorgere.
“Che è successo?” domandò Fay serenamente e sporgendosi sopra di loro.
Appoggiato sul pavimento stava un giornale aperto su una pagina che sembrava esporre degli annunci. Fay non aveva idea di cosa ci fosse scritto, ma un’immagine in particolare gli fece subito comprendere la confusione di poco prima.
“È una piuma di Sakura-chan, quella?” chiese, non del tutto certo di poter credere a ciò che vedeva.
“S-sì!” balbettò Shaoran, visibilmente sorpreso.
Sakura si avvicinò al giornale per riuscire a vedere meglio. “Cosa c’è scritto?”
“Dice di spedire una lettera a questo indirizzo per ricevere a casa questo utilissimo ed efficace piumino elimina polvere.”
“Ma quella è una piuma di Sakura, Mokona ne è certissima!”
Shaoran annuì comprensivo. “In questo mondo devono averla scambiata per un oggetto che pulisce la casa.”
“Prendiamolo allora! Ci occorre proprio, c’è una tale polvere!” propose Fay giulivo.
“Non dire idiozie” lo rimbeccò l’uomo nero, sempre pronto a guastare la festa.
Il mago si rivolse a Kurogane con un sorrisino ambiguo. “Perché, tu cosa vorresti farci con il piumino, Kuro-pon?”
Il ninja sbraitò qualcosa di poco gentile, ma si vedeva lontano un miglio che era arrossito. Era troppo divertente vederlo ridotto in quelle condizioni!
“Allora… spediamo la lettera, Shaoran-kun?”
“Certamente, principessa. State tranquilla, recupererò tutte le vostre piume.”
 
*Qualche giorno dopo*
“Dai, Kuro-bau! Daaaaaai!”
“Se dico no è no, chiaro?!”
Ma Fay non si sarebbe arreso, non succedeva mai.
“Li ho preparati con le mie manine solo per te!”
Kurogane tentò disperatamente di allontanare i biscottini al cioccolato che il mago cercava in tutti i modi di costringerlo ad assaggiare.
“Lo so che ti piaceranno! Avanti… Kuro….riiiiin…” La lotta si stava facendo più complicata del previsto. Più Fay tentava di imboccarlo, più Kurogane teneva il mago a distanza con l’aiuto di braccia e gambe.
“Quante storie, sei proprio un bambino, Kuro-muu!”
“Puuuuh!”
Mokona saltò sul tavolo apparecchiato per la colazione reggendo un foglietto.
Appena Kurogane si lasciò sfuggire un laconico “Ah?”, Fay gli ficcò tutto il biscotto in bocca.
Soddisfatto della sua vittoria, vi voltò sospirando allegramente verso Mokona e prese il foglietto, mentre alle sue spalle il ninja scontroso soffocava.
Fay lesse attentamente, poi girò il pezzo di carta sottosopra esaminandolo pensieroso.
“Non ci capisco niente!” decretò infine, scoppiando a ridere. “Kuro-tan, va’ a chiamare Shaoran-kun!”
La risposta di Kurogane furono sbuffi e insulti incomprensibili, mentre cercava ancora di liberarsi dell’infido biscotto.
“È arrivata una risposta?” chiese Shaoran entrando in cucina. Si mise subito d’impegno per tradurla.
“Credo di aver capito… che si debba andare a ritirare la piuma all’ufficio postale.”
“Che posto è?” volle sapere Fay, che si allungò sul tavolo per spiare il foglietto.
“Ci si va per ritirare lettere, pacchi ed altre cose” tentò di spiegare Shaoran, anche se non pareva molto convinto. “Mi ci sono imbattuto durante qualche viaggio con papà, ma non ci sono mai stato di persona.”
Fay batté le mani con entusiasmo. “Bene! Mi sembra proprio un lavoretto da genitori. Su, Kuro-pin, preparati, si va a fare compere!”
“Uh?” fu l’unico verso che riuscì ad emettere Kurogane, che si era appena salvato dall’attentato del biscotto.
“Ma no, Fay-san…” disse timidamente Shaoran, “non mi sembra il caso... vado io, sono io che ho voluto fare l’ordine.”
“Assolutamente no, Shaoran-kun! È un compito da grandi, tu stai qui e aspetta che Sakura-chan si svegli. Fate una romantica colazioncina insieme e vi godete la vostra giornatina rilassante, mentre io e papà andiamo a fare spese per la famigliola!”
“Hai finito di blaterare, razza di idiota?!” brontolò Kurogane, afferrando Fay per il colletto della camicia. “Perché devi sempre decidere tu? Io non ci vengo all’ufficio portale!!”
Fay gli allungò un pizzicotto sulla guancia. “Po-sta-le, Kuro-sama! Non capisci mai niente!”
“Adesso basta, io ti…”
Un altro biscotto servì a tappargli la bocca.
“Sbrigati, paparino. Non ho intenzione di passare tutta la giornata alle poste.”
 
“E così eccoci qui, Kuro-sama! Allora entriamo?”
Kurogane rispose con un grugnito.
Quando le porte automatiche si aprirono i due si trovarono davanti uno spettacolo alquanto sconfortante: tre piani pieni di uffici, uniti tra loro da strane scale labirintiche. Davanti a loro si apriva una vasta sala la cui parete in fondo era quasi totalmente oscurata da banconi e scaffali. Sugli altri quattro lati stavano poltroncine colorate e macchinette contenenti cibo in esposizione.
La gente correva da tutte le parti, brontolando e prendendosela con quello che sembrava essere il loro nemico comune: un tabellone luminoso che dominava su tutto il palazzo, pieno di numeri rossi che cambiavano continuamente con un fastidioso rumore.
“Ahhh Kuro-wanwan, sono persino peggio di te, continuano a borbottare!”
“Piantala di parlare e passiamo ai fatti!” tagliò corto il ninja, prendendo il mago per il polso e trascinandolo verso uno di quei banconi dove la gente sembrava concentrarsi maggiormente.
“Ehi, tu! Vogliamo questo pacco!” ordinò, brandendo il foglietto.
“Mi scusi signore... prima deve fare la fila!” rispose scocciata l’impiegata, senza nemmeno alzare lo sguardo verso di loro. I due a quella frase si girarono e scorsero ciò che li aspettava, ovvero una fila interminabile di persone che li guardavano con aria minacciosa.
“Ci vogliono attaccare!” gridò Kurogane estraendo la katana.
“Ma no Kuro-pon! Vogliono solo che non li superiamo! Dai vieni con me, cagnolone!” E raggiunsero l’inizio della fila incredibilmente veloci, con il ninja che lo rincorreva infuriato.
Finalmente convinti di essere nel posto giusto, si misero ad aspettare pazientemente, mentre Fay accompagnava l’attesa col suo indisponente fischio. Ma proprio quando il suono sembrava finalmente avvicinarsi a qualcosa di decente, un’anziana si girò e rivolse loro la parola: “Scusate giovanotti.. anche voi qui ad aspettare la pensione? Sono sempre in ritardo, doveva arrivare già tre giorni fa! Ma insomma, non hanno risp…”
“Pensione?!” tagliò corto Kurogane, interrompendo quell’anziana petulante e ricevendo in risposta una gomitata nel fianco da parte del mago.
“No, noi dobbiamo ritirare un pacco!”
“Ah, ma allora dovete andare al primo piano! Questa è la fila sbagliata! E ricordatevi di ritirare il bigliettino col numero per fare la coda! Una volta tutta questa tecnologia non c’era, bei tempi quelli! Sapete che voi due mi ricordate tanto me e il mio povero marito…”
A quelle parole Fay, che continuava ad ascoltarla paziente, venne trascinato via per l’ennesima volta dal ninja.
“Ma insomma Kuro-tan sono capace di fare da solo!”
“E allora datti una mossa idiota!”
I cartelli, presenti in tutto il piano, li conducevano inevitabilmente a quelle strane scale che si muovevano, spinte da chissà che strana magia. Non c’erano altri modi per evitarle, le avevano provate tutte, anche ad arrampicarsi sul corrimano (una brillante idea di Kurogane) ma non servì a niente.
“Eddai, forza Kuro-rin! Saliamo!”
“No, salici tu su questi affari! Le tue idee sono stupide quasi quanto te!”
“Uhhhh, mi sa che l’uomo nero ha paura delle scale! Hyuuuu! Aspetta che lo dica a Moko-chan!”
Prima che Kurogane potesse ribattere, Fay l’aveva preso per la mano e trascinato sullo scalino.
Kurogane fece davvero del suo meglio per non lasciar trasparire il benché minimo segno di disagio, ma il sorrisetto canzonatorio dell’altro gli fece capire di avere miseramente fallito.
Quelle scale erano un’invenzione diabolica! Che razza di senso avevano? Le scale erano fatte per essere scalate!
Tutto quel rimescolarsi di pensieri lo distrasse a sufficienza finché non furono giunti al primo piano.
 “Idiota!” esclamò infine il moro una volta sceso dalle scale, rosso di vergogna.
“Rimarrà il nostro piccolo segreto! Promesso Kuro-chan!”
Anche lì lo spettacolo non differiva molto dal piano terra, solo che l’età media dei presenti sembrava essersi abbassata di molto. Infatti, quelli che sembravano studenti, si lanciavano in corse spericolate da un lato all’altro degli uffici, brandendo carte e maledicendo la burocrazia.
“Ma chi sarà mai questa burrograzia!” si chiese il mago, mentre l’altro lo ignorava, preso com’era dal capirci qualcosa.
Kurogane individuò la strana macchinetta rossa che, secondo le istruzioni della vecchina, avrebbe dovuto permettere loro di fare la fila – cosa che il ninja proprio non capiva, dato che bastava semplicemente scavalcare tutti, ma il mago ci teneva a fare bella figura! Smidollato…
Ma, a quanto pareva, tutto doveva per forza essere il più complicato possibile in quel maledetto posto. Sulla macchinetta spiccavano una decina di pulsantini diversi accompagnati da scritte illeggibili. Fortunatamente il marchingegno era stato dotato anche di un sistema di lettura per gli stupidi: di fianco alle descrizioni intraducibili c’erano anche dei disegni.
Kurogane, il cui istinto gli aveva caldamente suggerito che rimanere troppo a lungo in quel luogo di folli lo avrebbe reso pazzo, premette con convinzione il pulsante accanto al disegno di una scatola.
Non accadde niente.
Sentendo la rabbia montare, il ninja non perdette tempo e prese a martoriare la macchinetta, tentando di convincere il pulsante a funzionare.
Per tutta risposta, a causa dell’irruenza di Kurogane questa si ruppe lasciando loro in mano una striscia lunghissima di numeri e ben poche informazioni sul dove andare con questi in mano.
Si sedettero su due poltroncine libere e si misero nuovamente ad aspettare.
“Nel frattempo potrei farti un bel fiocchetto con tutta questa carta, Kuro-myu!”
Il ninja stavolta non si trattenne e, sguainando la katana, si mise a rincorrerlo.
“Ti devi rilassare, Kurocchi, altrimenti non arriverai vivo alla fine della giornata! A quanto pare sarà più complicato del previsto.” A dispetto delle parole, Fay non sembrava per nulla preoccupato o irritato. Si comportava semplicemente come un bambino curioso che capitava per la prima volta in qualche luogo. “Ho paura che questa burrograzia ci metterà alla prova.”
Il mago analizzò la sfilza di biglietti che avevano faticosamente conquistato, poi gettò un’occhiata al tabellone luminoso.
“Quale sarà il nostro numero, Kuro-pippi? Qui ne abbiamo almeno una ventina!”
Kurogane se ne stava seduto imbronciato e a braccia incrociate, come se desiderasse sparire nell’imbottitura della poltrona. “Significa che abbiamo più possibilità di arrivare primi, no?”
Quel ragionamento non convinse Fay, il quale temeva sempre più che tutte quelle persone, che condividevano la loro stessa sorte, non concordassero per niente con la teoria di Kurogane.
“A 243”
Quello che il tabellone luminoso mostrava in bella vista era uno dei loro numeri. Senza attendere oltre, Kurogane si precipitò allo sportello. Era quasi giunto al bancone, aveva allungato la mano! Ma un ragazzo con gli occhiali e l’espressione irritata quasi quanto quella nel ninja gli si mise davanti.
“Mi scusi, sa? Ma questo è il mio numero!”
“Cosa diamine stai dicendo?” sbraitò Kurogane, brandendo il biglietto. “Ci siamo noi, ecco, vedi qui?”
Era andato fuori di testa…
Intervenne l’impiegata, rivolgendosi a Kurogane: “Signore, ha ragione lui. È qui da più tempo di voi. La prego, si vada a sedere e attenda il suo turno.”
“Ma è questo il mio turno!!”
Fay si affrettò a mettersi tra Kurogane e l’impiegata, sfoggiando uno dei suoi più convincenti sorrisi.
“Lo perdoni, signorina. È un tipo un po’ scorbutico, oggi ha avuto una brutta giornata. Sa, i figli a casa, una mogliettina gelosa, l’animaletto domestico… è dura la vita di un papà.”
Prima che Kurogane potesse ribattere qualcosa, gli tirò un bel calcio sul ginocchio.
“La macchinetta si è rotta e ci sono usciti un sacco di questi simpatici bigliettini!”
L’impiegata li guardò entrambi con occhio critico. “Va bene, va bene. Ma ora tornare a sedervi per cortesia.”
Con qualche difficoltà, Fay riuscì a sedare Kurogane e a riportarlo sulle poltroncine.
Intuendo che il ninja avrebbe seriamente potuto lasciarci le penne, decise di concedergli un po’ di tregua.
“Ora stai buono qui, penso a tutto io!” lo tranquillizzò, accarezzandogli la testa. Kurogane smise di sbuffare come un toro imbestialito. “Lo vuoi un caffè bello nero? Eh?”
Il ninja incrociò le braccia e sprofondò nella giacca. “Sì…”
Fay andò pazientemente alla macchinetta dispensatrice di bevande e prese un caffè per la crisi di nervi del povero paparino.
Ora che si era accollato tutte le responsabilità, il mago diede inizio ad una corsa contro il tempo.
Ogni volta che chiamavano uno dei loro numeri, si guardava attorno circospetto e, quando vedeva che non si alzava nessuno, si fiondava letteralmente verso l’impiegata che ormai lo attendeva con aria rassegnata.
Purtroppo ogni volta che sembrava sulla via di conquistare il tanto ambito bancone, ecco che sbucava fuori qualche personaggio irritato che lo sgridava, accusando la moderna gioventù senza rispetto.
Per la sesta volta, Fay se ne tornò al proprio posto, scorgendo Kurogane che rideva sotto i baffi per la sua misera figura.
Il mago non voleva dargliela vinta, e ogni volta si risiedeva con aria fresca e serafica, uscendosene con un saggio: “Sarà per la prossima volta!”
Eppure, sotto sotto, anche lui iniziava ad avvertire un certo… leggerissimo… nervosismo.
Il tabellone cambiò ancora una volta numero, segnalando l’ultimo della serie che avevano in mano.
Stringendo con foga il bigliettino che segnava il loro turno, Fay arrivò dalla donna continuando a guardarsi le spalle e voltandosi di scatto per sorprendere eventuali “nemici”. Infine appoggiandosi esausto sul bancone, esclamò:
“Ah, ce l’ho fatta! Sembra proprio che ora sia il mio tur…”
“Ho bisogno di spedire questa raccomandata!” disse una voce stridula accanto a lui. Era una donna sulla trentina che spingeva nervosa una carrozzina da cui provenivano pianti e urla disperati.
“C’ero prima io signora…” tentò mestamente, ma fu ignorato. Era la sua ultima possibilità, non poteva perdere ancora. Con gentilezza le avrebbe spiegato la situazione e lei l’avrebbe fatto passare, ne era certo.
“Non mi interessa! Ora ci sono io e faccio io!”
Lo sguardo dell’impiegata si spostava freneticamente dapprima su Fay e poi sulla donna, convinta che il biondo avrebbe ceduto il posto educatamente come aveva già fatto molte volte. Ma non successe.
Inspiegabilmente le mani del mago andarono a posarsi fermamente sulle spalle della donna. Non era più disposto ad andare avanti in quel modo. Se avesse atteso ancora a lungo in quel posto, Kuro-bun sarebbe definitivamente morto e lui avrebbe inevitabilmente mostrato il peggio di sé. E questo non doveva succedere di fronte al ninja.
“Signora…” iniziò e lo sforzo che dovette utilizzare per sorridere fu davvero mostruoso.
Ma la donna non accettò di buon grado quell’inaspettato contatto.
“Che cosa crede di fare?! Sono una donna sposata, levi subito quelle mani!”
Fay, per esperienza personale, sapeva bene quanto potessero diventare violente le mamme quando volevano ottenere qualcosa, ma fu comunque colto alla sprovvista da quella reazione violenta. In un attimo, si ritrovò a terra, colpito da uno scossone violento e nervoso.
Dei passi alle sue spalle gli fecero capire che anche qualcun altro aveva assistito alla scena e si preparò ad accogliere il commento con il migliore dei suoi sorrisi.
“Ah kuro-chin, non ti preoccupare... è stata solo una discussione tra mammine!”
“Tieni!” gli rispose l’altro, porgendogli un bicchiere pieno di the caldo. “Ora lascia che ci pensi io.” Fay rimase senza parole a quel gesto e alzandosi, si tranquillizzò già bevendo il primo sorso.
“Cosa succede qui?! Mi sembrava che fosse arrivato il nostro turno…” si limitò a dire Kurogane osservando l’impiegata.
“No, c’ero prima io!”
Lo sguardo che il ninja rivolse alla donna non fu certo dei più amichevoli e quegli occhi rossi chiusi in una fessura, la bocca piegata in un ghigno sadico e la vena pulsante sulla fronte sembrarono convincere la casalinga disperata ad attendere il proprio numero.
“Allora, dicevamo…”
Stavolta l’impiegata non ebbe il coraggio di dire nulla se non: “Sì, per quel pacco…”
Il mago assistette a quella scena allibito dal comportamento di Kurogane e gli si avvicinò, tutto contento.
“Ma che bravo paparino che sei, Kuro-rin!”
Il grugnito di risposta, questa volta, trasudava soddisfazione.
La signorina lesse il foglietto e Fay sembrò scorgere, nei suoi occhi, una sfumatura di terrore.
“Ah…ecco” iniziò titubante. “Dev’esserci stato un equivoco col postino.”
Fay stritolò il bicchiere di carta – fortunatamente vuoto – ma mantenne stoicamente il suo sorriso, attendendo il resto della spiegazione.
“Il vostro pacco non è ancora arrivato.”
Il mago avvertì distintamente il rumore di una lama che stava per venire sfoderata.
“Ripeti se hai il corag…!!!”
“Kuro-bau” iniziò Fay con la voce incrinata. Sfoderò il suo miglior sorriso da Stregatto ma non riuscì a nascondere il fremito delle sopracciglia. “Non essere maleducato, Kuro-bau. La signorina sta soltanto… facendo… il suo…lavoro!”
Strinse al ninja la mano che impugnava la katana e questi si lasciò sfuggire un gemito di dolore.
“La prego, signorina” riprese Fay, tornando a rivolgersi all’impiegata con quel sorriso inquietante, “secondo lei può esserci una soluzione?”
La donna indietreggiò impercettibilmente. “Dato che avete aspettato a lungo, forse vi conviene attendere il corriere di oggi pomeriggio… forse avrà il vostro pacco.” Kurogane le si avvicinò minacciosamente. “Sevoletedisoprac’èunbar!!!”
“Graaaaazie!” fece Fay, mantenendo la sua stretta di ferro sulla mano del ninja e trascinandolo lontano dallo sportello.
Ormai nemmeno le scale volanti li preoccupavano, perché sapevano bene che erano solo una piccola parte dell’immenso caos in cui si erano cacciati.
Giunsero al terzo piano senza dire una sola parola e si accomodarono al bar. La teca di cristallo esponeva un grande assortimento di panini, insalate e patatine, ma l’unica cosa che i due se la sentirono di ordinare furono cinque bicchieri di liquore – a testa.
Il tempo passava mentre il mago e lo spadaccino sedevano al loro tavolino con lo sguardo perso a osservare i loro bicchieri che velocemente si svuotavano.
Fay non era del tutto pronto ad accettare quei nuovi sentimenti che si stavano facendo strada in lui, ma l’alcool sembrò facilitare il loro accesso.
“Kuro-sama…” mormorò con disperazione, “io… non credo di farcela.”
“Che accidenti stai insinuando?!” volle sapere Kurogane lasciando trasparire una nota di panico. “Non azzardarti a rinunciare, stupido mago!! Credi che potrei sopravvivere in quest’inferno da solo?” Afferrò le spalle di Fay, il quale non dava segno di ripresa.
“Reagisci, dannazione! Possiamo ancora farcela!”
“Ma come puoi dire così? Non lo avverti? Io la sento benissimo, la malvagità che questo luogo sprigiona è senza paragoni!” Si strinse le spalle tremanti. “Fuggiamo finché siamo in tempo, Kuro-chuu… altrimenti non ne usciremo vivi.”
Kurogane afferrò violentemente uno dei bicchieri ancora pieni e costrinse Fay a prosciugarlo, poi lo guardò dritto negli occhi.
“Ascoltami bene, fattucchiere da strapazzo. Non abbiamo mai rinunciato a una missione, siamo sempre riusciti a portarle a compimento, e non sarà certo una maledetta burrograzia  a sconfiggerci! Ora aspettiamo il maledetto coppiere e ci facciamo dare il pacco. Se dovessero esserci altri problemi, li farò fuori tutti con la katana. Mi sono stancato di questo posto maledetto!”
Fay lo guardò sgomento e improvvisamente si sentì in dovere di essere riconoscente nei confronti del ninja per averlo tratto in salvo dall’abisso di disperazione in cui quel luogo lo aveva fatto precipitare.
“Hai ragione, Kuro-wanko!” rispose con decisione. “Questo è il peggior nemico che abbiamo affrontato finora, ma otterremo quella piuma!”
Kurogane strinse i pugni. “È diventata una questione personale.” E detto ciò si alzò di scatto dalla sedia, facendola cadere e circondandosi di risate, tra cui quella del mago.
L’orologio oramai segnava le tre quando si diressero a lunghi passi pesanti dalla solita impiegata, trovando al suo posto una collega.
“Ah si, mi ha parlato di voi! Per il pacco giusto?!” In risposta loro annuirono speranzosi.
“Il coppiere è arrivato?” chiese il ninja.
La donna sorvolò sull’errore del nome ma le sfuggì una risata che arrivò alle orecchie dei due, facendoli infuriare ancora di più. Soprattutto il moro la squadrò, pensando che in quel posto si stavano prendendo gioco del guerriero più forte di tutto il Giappone e che se solo avesse potuto estrarre la spada ed affrontarla come meritava, lei non si sarebbe presa gioco di loro.
“Sì, è arrivato ma…” e sentì che stava cercando di dire quel “ma” nel modo più delicato possibile, dopo l’ultima occhiata, “dovete andarlo a ritirare in altro ufficio, quello al piano terra vicino all’ingresso.”
Kurogane inspirò profondamente, pensando che in fondo se l’aspettava una cosa del genere e che neanche per un istante si era illuso che quell’enorme peripezia potesse terminare facilmente. Ma ciò che temeva di più era la reazione del mago e il suo sguardo andò velocemente a controllare che fosse tutto a posto
In realtà il biondo affrontò la situazione molto meglio di quanto credesse:
“Va bene, l’importante è che sia qui! Andiamo papi!”
Ovviamente l’ufficio vicino all’entrata era il primo in cui erano stati e dove avevano trovato l’anziana vecchina che, guarda caso, era ancora lì pronta ad attaccare bottone con loro.
“Aaah, ma che bel giovanotto che sei! Come sei muscoloso! Me lo dai un bacino?!” esclamò, abbracciando Kurogane e tentando un approccio con lui.
“Ehi tu, stupido mago, aiutami! Liberamiiiii!” ma Fay non lo ascoltava, con la scusa di fare il suo dovere di mamma mentre il papà si divertiva con altre donne.
“E poi siete una così bella coppia!” concluse, trattenendo a stento le risa.
 “Sono così sola, non lo dico alla tua fidanzata promesso!” si giustificava la signora intanto, palpeggiandolo.
Finalmente dopo vari tentativi il ninja riuscì a liberarsi dalla presa così incredibilmente forte dell’anziana e raggiunse il mago in fila, maledicendo lui e quel luogo dannato. L’attesa fu più lunga del previsto, un po’ a causa della paura di Kurogane di ritrovarsi addosso la vecchina, un po’ perché le persone davanti a loro sembravano non finire più con le loro domande assurde e le richieste lunghissime. Fissando con sguardo esasperato il signore davanti a loro che sembrava lamentarsi di tutto con tutti, a Kurogane sorse spontanea una domanda:
“Cos’abbiamo fatto di male perché l’Hitsuzen ci facesse capitare in questo posto maledetto?!”
E mentre ancora cercava una risposta a questo quesito fondamentale, arrivò il loro turno. Appoggiarono speranzosi il tanto odiato foglietto sul bancone.
“Un attimo, vi vado a prendere il pacco” disse il signore dietro al bancone.
Non riuscivano a credere alle loro orecchie! Ce l’avevano fatta! Ormai niente poteva andare storto, erano determinati e sicuri che questa volta avrebbero ottenuto quel pacco ad ogni costo.
Appunto.
“Cos’è quello?” domandò Fay al cassiere quando sullo schermetto luminoso apparve un numero a tre cifre.
“È ciò che dovete pagare per il pacco.”
Seguirono alcuni istanti di silenzio. La vena sulla fronte di Kurogane riprese lentamente a pulsare. Udì appena quello che il mago disse all’impiegato, con un leggero tremito nella voce.
“Ma, mi scusi, sull’annuncio non c’era questo prezzo…”
“Probabilmente, quello che avete visto era il prezzo dell’articolo. Dovete aggiungerci la tassa per l’esportazione, la tariffa aerea aggiuntiva, i costi per la degenza, quelli per il corriere…”
Non poteva essere. No, non poteva esistere un luogo più malvagio di quello. Kurogane ne era certo. Nemmeno l’inferno stesso l’avrebbe più spaventato. Ma non poteva perdere la calma, aveva già risollevato per un soffio il mago dalla crisi.
“Ahah…” La risata del mago fu leggera ed educata e Kurogane non concepiva come fosse in grado di restarsene così calmo, con quel sorriso di sollievo sulla faccia.
Fay sollevò una mano e la porse al ninja.
“Kuro-sama, passami la katana.”
 
La principessa adorava il telegiornale, forse perché, non ricordando il suo passato, voleva almeno conoscere il più possibile il presente.
Perciò, ogni volta che capitavano in un mondo con la televisione, Sakura-hime cercava di vederne più edizioni possibili.
Shaoran e Sakura stavano appunto aspettando l’edizione del tardo pomeriggio comodamente seduti sul divano, con Mokona accanto che si rimpinzava di patatine.
Partì la sigla e subito dopo apparve la giornalista.
“Notizia dell’ultima ora: una coppia di malviventi stranieri ha rapinato il più importante ufficio postale del paese. Dopo aver creato scompiglio all’interno dell’edificio, i due si sono impossessati con la forza di un pacco, minacciando gli impiegati con una spada e terrorizzando i clienti. Durante la fuga, si solo lasciati alle spalle due feriti lievi: una madre trentenne e uno studente, e causato danni vandalici alle scale mobili e alle macchinette per la distribuzione dei biglietti. Ci è stata fornita una descrizione dei criminali da un’anziana che ha assistito alla rapina.”
Venne mandato il servizio e, mentre Shaoran tentava di sopprimere un preoccupante e inspiegabile senso di disagio, apparve una vecchina dall’aria sorpresa.
“Non avrei mai creduto che potessero fare una cosa del genere. Sembravano una coppietta così carina! Uno di loro era altissimo, vestito di nero e un po’ scorbutico, l’altro era grazioso e dall’aria cortese, con i capelli biondi e gli occhi azzurrissimi. Erano lì solo per ritirare la pensione. Davvero, non mi sarei mai aspettata… Erano così can-” Si interruppe per sistemarsi la dentiera, “-carini!”
Si udì il rumore di una chiave nella serratura e passi pesanti nell’atrio.
Non senza un po’ di timore, Shaoran si sporse dal divano.
“Kurogane-san? Fay-san?”
Sakura era ancora tutta presa dalla notizia.
Il mago e lo spadaccino entrarono nella stanza con aria stravolta, gettando brutalmente per terra un pacchetto deformato.
“Ehm… tutto bene?” domandò Shaoran tentando di apparire il più sereno possibile.
Fay emerse dalla sua frangia con un sorriso. “Caaaaaro Shaoran-kun! Che ne dici di dare la piuma a Sakura-chan e andarcene da questo simpatico paese?”
“Beh… veramente…”
Lo sguardo di entrambi lo trafisse procurandogli un terrore che mai avrebbe creduto di provare.
“S-subito!” fu tutto ciò che riuscì a dire.
 
 
 
*End*

 
 
 
C’è solo una cosa che Momoka odia più delle alghe, delle cavallette e dei pipistrelli.. le banche!
[ovviamente non vi propinerò una ff sulle banche! XD]
 
Yuri e Momoka qualche anno fa, un caldo pomeriggio primaverile, dopo una pesante giornata sui banchi di scuola:
Y:-Oh no, oggi devo andare alle poste.. mi ci accompagni?!
M: Ma che ci troverai di così spaventoso nelle poste?! Sono normalissime! Vedrai che ci penso io a farti passare questa stupida paura!
 
 **DOPO DUE ORE**
 
M:-Oh mio dio è il luogo del diavoloooo! Non metterò mai più piede in una posta se non sotto minaccia! Maledetteeeeee! *ansimante e sconvolta, esce arrancando facendosi largo nella calca alla ricerca di ossigeno*
 
[C’è solo una cosa che Momoka odia più delle alghe, delle cavallette, dei pipistrelli e delle banche.. le poste. Ma questo ovviamente Yuri non lo deve sapere!]
 
Ancora tanti ringraziamenti a coloro che ci leggono, ci recensiscono e ci fanno i complimenti!!! *inchin* / *inchin*
 
   
 
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