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Autore: Akabara    30/09/2009    6 recensioni
Appena scesa dall’aereo che l’aveva riportata a Tokyo, Hilary respirò profondamente chiudendo gli occhi.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hilary, Kei Hiwatari
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Appena scesa dall’aereo che l’aveva riportata a Tokyo, Hilary respirò profondamente chiudendo gli occhi. Il profumo del Giappone le riportò alla mente tanti ricordi e soprattutto troppi rimorsi. Faticò per ricacciare indietro le lacrime, non poteva permettere che i suoi amici la vedessero piangere.

 

Quando Takao si ritrovò davanti la ragazza bruna rimase a bocca aperta. Non vedeva Hilary da tre anni, ma non si aspettava di trovarla così diversa: i capelli erano molto più lunghi rispetto a quando era partita e era diventata un po’ più alta, ma quello che aveva stupito Takao era il suo sguardo, non era più lo sguardo spensierato e solare della sua amica d’infanzia ma quello di qualcuno che aveva dovuto crescere in fretta. Hilary si guardava intorno, era evidente che li stesse cercando così il ragazzo allontanò quel pensiero e prese a gridare 

- Hila chan siamo qui !!! Siamo qui!!! Hila chan!!!-

Finalmente Hilary lo vide e sorrise facendo un segno di saluto con la mano e affrettandosi nella loro direzione.

Takao le corse incontro insieme a Max che le saltò al collo quasi soffocandola

- HIla chan da quanto tempo come stai?? Ci sei mancata tantissimo lo sai?- l’americano piangeva dalla gioia, Hilary lo abbracciò sorridendo a Takao che era rimasto dietro all’amico

- Mi siete mancati anche voi, ragazzi!-

Rei li aspettava vicino all’uscita quando i tre amici lo raggiunsero sorrise a Hilary con il suo solito modo di fare tranquillo poi sorprendendo tutti la abbracciò

-Bentornata Hilary!- le sussurrò.

 

A Hilary il viaggio dall’aereoporto a casa di Takao sembrò durare in eterno. L’inaspettato saluto di Rei aveva rischiato di farla crollare, aveva sentito le lacrime pungerle gli occhi, ma era riuscita a dissimulare dicendo che era così felice di rivederli che le veniva da piangere  e per fortuna i tre le  avevano creduto.

Una volta saliti in auto i tre ragazzi la interrogarono su quello che aveva fatto in quei tre anni.

Dopo il diploma Hilary si era trasferita a Londra per studiare, mentre in Giappone la BBA si era sciolta e i quattro blader della squadra avevano prese strade diverse: Takao aveva aperto una scuola per bladers, Max lavorava come ricercatore e stava progettando un nuovo prototipo i beyblade, Rei era tornato in Cina dove insegnava, Kei, invece, era partito e gli altri non avevano saputo più nulla di lui, lo sentivano solo in prossimità delle feste quando mandava qualche messaggio di auguri.

- Come si sta a Londra?- chiese Takao a Hilary strappandola ai suoi pensieri, era stranamente silenziosa, e pensare che un tempo dovevano pregarla di stare zitta!

La ragazza lo guardò come se solo in quel momento avesse realizzato di non essere sola

-Come scusa?- chiese.

Takao sorrise, il viaggio doveva averla stancata molto, pensò, poi le ripeté la domanda

-Si è una bella città…- rispose l’amica prima di tornare a chiudersi nel suo mutismo, Max la guardò un attimo sorridendo poi disse

- Cavoli Hila chan se non sapessi chi ho davanti potrei quasi scambiarti per Kei!!!- rise trascinando anche Takao, solo Rei notò la lacrima che solcò il viso di Hilary, ma vedendola voltarsi di colpo verso il finestrino non disse nulla.

Quando lui e Max si furono calmati, Takao si rivolse agli amici

-  A proposito ho chiamato Kei un paio di giorni fa e mi ha detto che sarebbe venuto il prima possibile!-

- Mi ha mandato un sms stamattina mentre aspettavamo Hilary all’aereoporto, dice che arriverà stasera e di non preoccuparci di andarlo a prendere.- rispose Rei

-Il solito lupo solitario!- esclamò Max.

 

Hilary aveva continuato a guardare fuori dal finestrino ignorando le chiacchiere dei suoi amici, tutto quello che desiderava era silenzio e un posto dove poter finalmente piangere senza il timore che gli altri la scoprissero.

In realtà non sapeva precisamente perché Takao le avesse chiesto di raggiungerlo in Giappone, le aveva solo detto che era una questione importante, ma Hilary aveva qualche sospetto di cui doveva assolutamente verificare la fondatezza.

 

Quando arrivarono a casa Komiya, Hilary non riuscì a credere ai suoi occhi: era tutto esattamente come lo aveva lasciato. Sembrava che il tempo non fosse mai passato e per un attimo, un folle attimo, le parve quasi di poter tornare ad essere la ragazzina spensierata che era stata ma subito i ricordi tornarono a tormentarla, no non sarebbe più stata quella ragazzina mai più erano successe troppe cose, cose che non poteva cambiare e soprattutto che non voleva cambiare. Aspettò che Takao, Max e Rei scendessero dall’auto poi entrò in casa insieme a loro.

- Beh eccoci arrivati!!! Che ne dici Hila chan? Ti è mancata un po’ questa casa mentre eri a Londra??- Takao le sorrise, ma Hilary non riuscì a rispondere a quel sorriso si limitò ad annuire e a dire che sarebbe andata a sistemare i bagagli.

Max la aiutò a portare la valigia in camera poi la lasciò tornando dai suoi amici.

 

La porta si era appena chiusa alle spalle di Max che Hilary vi si appoggiò scivolando fino a terra, strinse il medaglione dorato che portava al collo e lo aprì rivelando una fotografia e guardandola finalmente diede sfogo alle lacrime.

 

 

Il taxi  percorreva l’autostrada a velocità piuttosto elevata. Aveva iniziato a piovere, il ragazzo dagli occhi ametista seduto sul sedile posteriore dell’auto guardava il paesaggio senza vederlo: la sua testa era da tutta un’altra parte.

Mancava dal Giappone da tre anni, mentalmente ripensò a tutto quello che gli era successo da quando era partito, troppo eppure non avrebbe voluto cambiare nulla tranne quel piccolo dettaglio che gli faceva tanto male, sapeva di non essere l’unico a soffrire e questo lo faceva stare ancora peggio: avrebbe preferito essere morto piuttosto che sapere che le persone che più amava provavano lo stesso dolore, invece, era in gabbia, non poteva fare assolutamente nulla e questo lo faceva sentire terribilmente impotente, inutile.

Distrattamente guardò Dranzer, il suo bey, un tempo avrebbe dato tutto perché il mondo lo conoscesse come Kei Hiwatari il più grande blader di tutti i tempi, che sciocco era stato, strinse il bey finché non sentì l’acciaio entrargli nella carne. Le colpe dei padri ricadono sempre sui figli, niente gli era mai sembrato più vero e al tempo stesso più spaventoso…

 

-Hila chan ha qualcosa di strano non vi sembra?- chiese Max seduto a terra nel grande salone di casa Komiya

-Può darsi, ma d’altro canto tre anni sono lunghi, siamo cresciuti un po’ tutti…- rispose Takao addentando una ciambella

-Ma il tuo appetito non è cambiato di una virgola!!!- ribattè l’americano ridendo.

Rei,che fino a quel momento era rimasto in silenzio limitandosi a guardare fuori dalla finestra, d’un tratto corse fuori verso il cancello, gli altri due si avvicinarono alla porta cercando di capire cosa lo avesse spinto a uscire con tutta quella pioggia, diedero appena uno sguardo fuori prima di seguire l’amico.

Immobile davanti alla casa stava un ragazzo con i capelli color argento bagnati dalla pioggia, lo avrebbero riconosciuto tra mille: Kei Hiwatari.

 

Rei aveva sempre considerato Kei il suo migliore amico fin da quando, insieme con Takao e Max, avevano messo su la BBA, in quei tre anni, malgrado non lo desse a vedere, era stato costantemente in pensiero per lui. Quando dalla finestra aveva visto qualcuno scendere da un taxi e varacare il cancello di casa Komiya aveva aguzzato la vista e non appena aveva riconosciuto la sagoma di Kei gli era corso in contro sorridendo, ma il sorriso gli si era gelato sulle labbra nel momento in cui aveva incontrato gli occhi viola dell’amico e una domanda gli si era affacciata alla mente: che cosa era successo a Kei?

Non sarebbe riuscito a spiegarlo,ma nello sguardo del russo aveva visto qualcosa di diverso, qualcosa che fino a tre anni prima non c’era, qualcosa di molto simile alla disperazione.

All’improvviso sentì la voce di Takao alle sue spalle:

-Ehilà Kei è da tanto che non ci vediamo!!!-

-Già- in questo non era cambiato, tipico di Kei rispondere a monosillabi pensò Rei prima di dire:

-Ci conviene entrare se non vogliamo prenderci un malanno- sorrise a Kei prendendo la valigia, ma il russo non rispose.

 

In cucina Hilary, appoggiata con le spalle al muro teneva in mano una mela e fissava il vuoto, era immersa nei suoi pensieri, ma sentendo rumore di passi si voltò di scatto. Incontrò un paio di occhi dalle sfumature ametista e il suo cuore mancò un battito prima di cominciare una corsa sfrenata. Poi lesse il dolore nello sguardo di Kei e sentì il sangue farsi di ghiaccio quando lui scrollò impercettibilmente il capo: quell’incubo non era ancora finito!

 

Kei sapeva che l’avrebbe trovata lì, eppure non riuscì a impedire che il suo cuore accelerasse i battiti non appena incontrò il suo sguardo. Ma fu solo un attimo, subito vide la speranza illuminarle gli occhi castani e gli si spezzò il cuore. Scosse il capo cercando di non darlo a vedere.

 

-Ehi Hila chan guarda chi è tornato!!- la voce allegra di Takao riportò Hilary e Kei alla realtà, la ragazza alzò una mano e parlò con una voce completamente atona:

-Ciao Kei come stai?- Takao la guardò con gli occhi spalancati per la meraviglia.

-Bene tu?-  ok, va bene, questa risposta si poteva accettare da uno come Kei, pensò Takao, ma Hilary, una volta gli sarebbe corsa in contro facendogli domande su domande, di nuovo il giapponese si ritrovò a pensare che in quei tre anni doveva essere successo qualcosa di molto grave alla sua amica.

 

Non accennava a smettere di piovere, come se non bastasse soffiava anche un vento gelido eppure Kei era fuori, nel cortile, con lo sguardo perso nel nulla.

Aveva bisogno di sapere cosa aveva spinto Takao a richiamarli tutti, aveva bisogno di sapere se i suoi sospetti erano fondati solo così avrebbe potuto trovare una soluzione a tutto.

-Ehy youll catch a cold!- si voltò e vide Hilary avvicinarsi con un ombrello, le sorrise

-I’m fine!-

-You’re lying, we’re not fine… neither of us!- la ragazza gli si era avvicinata e ora gli stava di fronte, Kei vide i suoi occhi farsi lucidi e l’abbracciò lasciando che Hilary si sfogasse, piangendo tra le sue braccia.

Solo il Cielo sapeva quanto fosse dura per loro, ma per ora non c’era nient’ altro che potessero fare.

 

Rei era uscito per chiamare Kei, Takao si era finalmente deciso a vuotare il sacco, ma appena fuori dalla porta d’ingrsso aveva visto Hilary insieme all’amico, sembrava stessero parlando, poi li aveva visti abbracciarsi. Non sapeva cosa fare, era ormai certo che quei due nascondessero qualcosa, e aveva la netta sensazione che non si trattasse di un segreto romantico, non solo almeno.

Fortunatamente la voce di Takao che gridava dal soggiorno riportò tutti alla realtà e Hilary e Kei separandosi non diedero segno di aver visto Rei.

 

Il salone di casa Kinomiya era enorme. Takao era seduto a terra al centro della stanza con Max, mentre Rei stava in piedi in un angolo. Non riusciva togliersi dalla mente la scena cui aveva assistito in giardino e continuava a guardare di sottecchi Kei e Hilary: lui era in piedi con le spalle poggiate al muro e le braccia incrociate sul petto e gli occhi chiusi, lei invece era seduta a terra e guardava verso Takao in attesa che parlasse, Rei scosse il capo, perché fingevano di non conoscersi neppure? Non aveva alcun senso.

-Ragazzi è successa una cosa molto grave!- ancora una volta fu la voce di Takao a riportare il cinese alla realtà.

Tutti si voltarono a guardare Takao che sembrava davvero preoccupato

-Dragoon è scomparso!!!-

-COSA?- urlò Max –No way it can’t be!!! Non è possibile!!! Anche Draciel… anche Draciel è scomparso!!!-

-E Driger!- aggiunse Rei con un filo di voce.

Kei aprì gli occhi e si voltò verso Hilary, lesse negli occhi della ragazza la stessa disperazione e la stessa rabbia che lei doveva aver letto nei suoi: non poteva passarla liscia non questa volta.

-Kei…. E Dranzer?- Max  si era voltato verso Kei che prese il bey dalla tasca e lo gettò verso il centro della stanza, poi uscì.

Lo guardarono allontanarsi, increduli.

-Non è da lui gettare Dranzer così!- disse Max in un sussurro, Rei annuì, quella faccenda era sempre meno chiara.

-Hilary tu cosa ne pensi?- chiese Takao voltandosi verso il punto dove avrebbe dovuto esserci la ragazza, ma non la vide: se ne era andata anche lei.

-INSOMMA COSA GLI PRENDE A QUEI DUE???-  Il giapponese fremeva di rabbia, odiava non capire cosa succedesse intorno soprattutto se questo riguardava due dei suoi migliori amici.

Max scosse la testa rassegnato, non riusciva a vederci chiaro, forse in quei tre anni Kei e Hilary erano cambiati in fin dei conti, come aveva detto Takao, tre anni non erano pochi.

Rei si alzò senza una parola.

 

Il cinese era sul portico e scrutava il giardino: come si aspettava non c’era traccia di Kei né di Hilary. Sospirò, cosa poteva fare?

Intanto le voci all’interno della sala si erano fatte più alte

-Non puoi obbligarli a parlare, lo capisci??? Non vedi Hilary da tre anni chi ti dice che ci sia qualcosa che non va, forse è solo cresciuta è cambiata, le persone cambiano Takao è normale!!!- Max stava tentando di far ragionare Takao, impresa impossibile pensò Rei, e poi nemmeno lui era d’accordo con l’americano Hilary e Kei stavano nascondendo loro qualcosa, qualcosa che,ne era sicuro, una volta svelata avrebbe cambiato le loro vite per sempre.

 

Quella notte Takao stentava a prendere sonno, Max era già crollato da tempo e il suo respiro regolare non faceva che irritare sempre di più il giapponese: come poteva essere così tranquillo?

Si voltò alla sua sinistra: Kei non era ancora tornato e dovevano essere almeno le tre, di Hilary non aveva notizie, sperava solo che almeno fosse con Kei. Era preoccupato per quei due, ma volendo essere onesto con se stesso doveva ammettere che in fondo lo infastidiva che avessero dei segreti con lui, sapeva perfettamente che Kei ne aveva sempre avuti, sapeva anche che l’unica persona con cui si apriva un po’ di più era Rei, Kei considerava Rei il suo migliore amico e questo non era un problema per Takao, ma Hila chan era sempre stata la sua migliore amica erano cresciuti insieme, detti tutto e scoprire che gli nascondeva qualcosa lo faceva infuriare. Non riusciva a stare lì inerme senza far nulla, si alzò e guardò con un misto di rabbia e disapprovazione Max e Rei che dormivano tranquilli, poi uscì dalla stanza diretto in cucina.

Svoltò l’angolo e si fermò di botto: la porta del salotto era accostata, le luci accese e da dentro provenivano delle voci, almeno due una femminile l’altra maschile. Si avvicinò cercando di vedere cosa stava succedendo all’interno della stanza, non capivano cosa stessero dicendo le persone all’interno, parlavano a voce troppo bassa e le poche parole che il giapponese riusciva a sentire erano in una lingua a lui sconosciuta, poi vide Hilary, stava in piedi con la schiena poggiata al muro e doveva essere molto scossa perché tremava e piangeva, Takao stava per fiondarsi dentro e chiederle cosa era successo e chi fosse stato a ridurla in quello stato, ma si fermò subito appena vide Kei andarle in contro e abbracciarla con una dolcezza di cui il giapponese non lo avrebbe mai ritenuto capace.

Vide Hilary ricambiare l’abbraccio del russo e poi sentì la sua voce dire, questa volta in giapponese, - Non lasciarmi da sola stanotte- per Takao fu come sbattere contro un muro di cemento armato, Hilary, la sua migliore amica stava chiedendo a Kei Hiwatari, il ragazzo più freddo e indifferente che si potesse conoscere, di passare la notte con lei e, cosa ancora più assurda, Kei aveva annuito e l’aveva guidata verso il divano.

Mille pensieri si affollavano nella mente del giapponese sicuramente il più sensato era che avrebbe dovuto andarsene e lasciare quei due da soli, ma le gambe non rispondevano al suo richiamo si voltò e vide Hilary seduta in braccio a Kei, teneva la testa poggiata sulla spalla di lui e gli accarezzava il viso mentre il ragazzo la teneva stretta e un pensiero attraversò la mente di Takao, quei due dovevano amarsi,e amarsi così tanto che niente e nessuno sarebbe mai riuscito a separarli.

Quest’idea lo calmò a tal punto che tornò nella sua stanza senza nemmeno chiedersi perché Hilary stesse piangendo né perché lei e Kei fossero alzati a quell’ora insieme e stessero parlando in russo, non provava nemmeno rabbia perché Hilary non gli aveva confessato di essere innamorata di Kei, era solo felice per loro, ancora non sapeva quanto si sbagliava.

 

Erano appena le sei del mattino quando Rei si svegliò, non che avesse dormito molto, più che altro era rimasto sveglio a pensare, fingendo di dormire, doveva esserci un nesso tra lo strano comportamento di Kei e Hilary e la scomparsa di Dragoon, Draciel e Driger, e  il fatto che Kei avesse ancora Dranzer non faceva che avvalorare questa tesi.

Si vestì facendo attenzione a non svegliare Takao e Max, Kei non era lì, forse quella notte non era tornato, il cinese sospirò, era tipico di Kei farlo preoccupare.

La porta del salotto era socchiusa, strano pensò Rei, di solito lasciavano tutte le porte aperte, forse era stato un colpo di vento durante la notte.

La aprì senza pensarci troppo ma voltandosi vide qualcosa che in un primo momento lo lasciò completamente attonito: Kei era lì e dormiva sdraiato sul divano tenendo Hilary tra le braccia mentre lei aveva la testa poggiata sul petto del ragazzo. Rei sorrise, per Kei doveva essere davvero molto preziosa bastava guardarlo in quel momento, mentre la teneva vicino a sé come se stesse cercando di proteggerla da tutto il male del mondo. Chissà quando era stato che Kei aveva deciso di lasciar parlare il suo cuore, invece di metterlo a tacere come al solito.

E di nuovo  si chiese cosa fosse successo ai due amici durante quei tre anni, e questo gli riportò alla mente il mistero della scomparsa dei bey, uscì dalla stanza chiudendo la porta cercando di non far rumore.

 

Kei aprì gli occhi ametista, c’era qualcuno in quella stanza, qualcuno che non avrebbe dovuto esserci, allarmato alzò un po’ la testa, ma quello che vide fu Rei che usciva chiudendosi la porta alle spalle. Sulle labbra gli comparve un sorriso amaro, Rei era il suo migliore amico e il dovergli nascondere qualcosa di così importante gli pesava sul cuore come un macigno, chissà cosa aveva pensato vedendolo lì con Hilary, chissà cosa aveva pensato la sera prima quando l’aveva visto gettare Dranzer a terra come se fosse un oggetto completamente senza valore e chissà cosa avevano pensato Max e Takao

Non era riuscito a controllarsi, la sparizione dei bey dei suoi amici non faceva che confermare i sospetti suoi e di Hilary e distruggere ogni loro speranza.

Guardò fuori dalla finestra, il cielo era coperto da nuvole nere e gonfie di pioggia minacciava di scatenarsi un bel temporale, meglio così adorava i temporali, forse i lampi e i tuoni gli avrebbero portato consiglio.

Hilary accanto a lui si mosse e il ragazzo la guardò, perché la vita stava giocando loro questo tiro mancino? Perché non se l’era presa con lui e basta? Perché stava facendo soffrire anche Hilary? Perché se l’era presa con le due persone più pure e innocenti che Kei conoscesse?

Non aveva risposte per queste domande, si sentiva stretto in un vicolo cieco, ma la cosa peggiore era che non era da solo, con lui c’erano le persone più importanti della sua vita e lui l’avrebbe volentieri data per proteggere le loro.

Baciò Hilary delicatamente sui capelli, quanto gli era mancata!

 

La ragazza a quel contatto si svegliò e alzò il viso verso quello di Kei, guardandolo negli occhi. Si sentiva in colpa, glielo leggeva nello sguardo e questo la faceva sentire ancora peggio, che cosa avevano fatto di male per meritarsi tutto quello che stava succedendo loro? Era forse un crimine amarsi? Non poteva sopportare di veder quell’espressione sul viso del suo uomo, stava di nuovo pensando che sarebbe stato meglio non essere mai nato, stava di nuovo precipitando nel baratro oscuro in cui aveva vissuto da bambino e lei non poteva permetterlo. Cercò le sue labbra e lo baciò con tutto l’amore di cui fu capace, quando si separarono gli sussurrò

-Andrà tutto bene finché rimaniamo insieme!-

Kei la strinse di più a sé

-Ti amo!- fu tutto quello che riuscì a dire, ma per lei aveva un valore immenso, per troppo tempo erano stati divisi ora era tempo di combattere, insieme.

 

Diluviava e tuoni fragorosi seguivano i lampi. Takao stava facendo colazione. Aveva visto Kei solo per un attimo quella mattina, poi il russo era uscito in giardino facendo chiaramente capire che voleva stare solo.

Nel cuore di Takao si agitavano sentimenti contrastanti, ciò che aveva visto quella notte lo aveva colpito profondamente, certo sapere che Kei aveva finalmente aperto il suo cuore e che Hilary lo amava non poteva che renderlo felice, era evidente che si amassero eppure non riusciva a liberarsi della fastidiosa sensazione che quello non fosse il loro unico segreto, il mutismo della ragazza e l’indifferenza del blader dovevano avere a che fare con qualcos’altro, qualcosa di molto più oscuro e drammatico.

Lo squillo del telefono lo riportò alla realtà

-Pronto qui casa Kinomiya-

Dall’altro capo gli rispose una voce di donna, parlava inglese e Takao non capì esattamente cosa volesse distinse solo un nome tra le parole dell’interlocutrice: Hiwatari. In un modo o nell’altro riuscì dirle di aspettare un attimo poi si avviò verso l’ingresso, ma Kei era già dentro casa.

- Al telefono è per te, qualcuno che parla inglese!- il giapponese vide l’amico sbiancare all’improvviso e spalancare gli occhi ametista come se avesse appena ricevuto un pugno nello stomaco. Lo guardò allontanarsi a passo rapido e recarsi nell’ingresso, poi si voltò e sulla soglia vide una figura immobile: Hilary, stava tremando, poi senza dire una parola corse fuori dalla stanza raggiungendo Kei.

Nel frattempo anche Max e Rei erano entrati in casa e guardavano con aria interrogativa verso la porta.

Sentirono Kei rispondere in inglese al telefono, la voce gli tremava. D’un tratto ci fu un colpo secco e Hilary gridò.

I tre si precipitarono fuori dal salotto dove erano rimasti e immediatamente capirono che era successo qualcosa di terribile.

Hilary stava piangendo, il viso nascosto sul petto di Kei e il corpo scosso da violenti singhiozzi, il ragazzo la teneva stretta a sé nel tentativo di calmarla ma i suoi occhi viola fissavano un punto indistinto di fronte a lui e le lacrime gli rigavano il viso, pallido come quello di un cadavere.

-Cosa è successo?- chiese subito Takao, ma non ottenne alcuna risposta, sembrava non avessero neppure sentito la sua voce.

Rei si avvicinò a Kei e gli poggiò una mano sulla spalla, il russo si voltò lentamente verso di lui e bisbigliò qualcosa che fece rabbrividire il cinese più delle lacrime che aveva visto bagnargli il viso

-Ora è davvero finito tutto…-

Non aveva mai sentito Kei Hiwatari dire una cosa del genere, era sempre stato pronto a combattere anche quando sembrava non ci fosse più alcuna speranza, perché ora si stava arrendendo?

 

Hilary sollevò leggermente il viso, ma non si staccò da Kei, parlò rivolgendosi a Rei,Takao e Max ma senza guardarli in faccia

-Vi diremo ogni cosa, poi ci lascerete andare…-

-…a riprenderci ciò che ci hanno tolto!- continuò il russo sempre senza degnarli di uno sguardo

Le loro voci erano ferme stavolta, ma il loro tono freddo come una lama di ghiaccio, Rei tremò, il significato delle parole che Kei aveva pronunciato poco prima gli fu d’un tratto chiaro in tutto il loro terribile orrore: i suoi due amici non si stavano affatto arrendendo, anzi avrebbero combattuto fino alla fine, fino alla morte se fosse stato necessario … non avevano più niente da perdere.

 

- Tutto è cominciato più o meno tre anni fa quando mi sono trasferita a Londra - cominciò Hilary, erano tutti nel salone, lei e Kei erano in piedi, vicino al muro e si tenevano per mano, sembrava che solo quel contatto impedisse loro di crollare

- avevo deciso che sarei diventata un’importante interprete, ma la vita non è mai come ti aspetti.- una nota amara le spezzò la voce, ma le bastò sentire la mano di Kei stringersi intorno alla sua per trovare la forza di continuare.

-Vivevo lì da poco meno di due mesi quando, un sera, passeggiando nei pressi del fiume incontrai Kei, mi disse che anche lui si era trasferito lì e che si era iscritto all’università, studiava economia.  Dopo quella ci vedemmo moltissime altre volte…-

Si fermò, il nodo alla gola le impedì di continuare, il russo al suo fiancò le cinse le spalle con un braccio permettendole di poggiargli la testa nell’incavo della spalla, e fu lui a proseguire il racconto

-Per farvela breve ci rendemmo conto di esserci innamorati e cominciammo a fare progetti per il futuro, un futuro che volevamo vivere insieme, ma sui miei documenti c’era ancora scritto Hiwatari, è una maledizione che non mi abbandona e che non potevo permettere pesasse sulle spalle di qualcun altro, ecco perché io e Hilary non ci sposammo ma decidemmo di andare a vivere

insieme. –

Takao e Max non riuscirono a  trattenersi

-CHE COSA???????- gridarono nello stesso momento, Kei e Hila chan erano stati a un passo dallo sposarsi, anzi in effetti lo avevano fatto solo avevano evitato che il mondo lo sapesse, in realtà quei due erano marito e moglie, era tutto così assurdo che stentavano a crederci. Kei chiuse gli occhi, era evidente che parlare di quegli argomenti gli costava uno sforzo enorme, ma proseguì ugualmente

-Per un po’ di tempo tutto andò bene, poi andò addirittura meglio, ma c’è sempre il rovescio della medaglia da considerare. Evitare che Hilary Tachibana diventasse ufficialmente Hilary Hiwatari non era stato difficile, ma per Nadja non fu altrimenti…-

-Nadja?- fece Takao in tono interrogativo – Chi è?-

Fu Hilary a rispondere, sollevando appena la testa dalla spalla di Kei

-NadjaNadja è nostra figlia!-

Takao e Max aprirono la bocca ma, stavolta, non ne uscì alcun suono, Rei spalancò i grandi occhi color dell’ambra, cosa era successo a quella bambina?

Kei ricominciò a parlare

-Un paio di settimane prima di ricevere la tua telefonata, Takao, ricevetti un messaggio da Yuri, che, come saprete, lavora nei servizi segreti sovietici. Il messaggio mi informava che mio nonno e Borgov erano stati rimpatriati e questo poteva voler dire solo una cosa: molto presto sarebbero stati di nuovo liberi. Non avevo dubbi che per prima cosa avrebbero cercato di farmela pagare molto cara, in fondo anche io avevo collaborato a farli finire nel carcere in cui hanno marcito in questi tre anni, per questo bisognava che non venissero mai a sapere nulla né di Hilary, né di Nadja.

Lasciammo la bambina in un collegio gestito da delle suore cattoliche a Londra, iscrivendola sotto falso nome e pregando la superiora di non rivelare mai a nessuno chi fossero i suoi genitori, incredibile quante cose permette il denaro- un sorriso amaro gli apparve sul volto prima di proseguire - Poi io partii per Parigi, più lontano stavo da Hilary e da nostra figlia più possibilità avevo di proteggerle! Sono sicuro che dietro la sparizione dei vostri bey c’è lo zampino di Borgov e di Hito, inoltre la telefonata che abbiamo ricevuto stamattina veniva da Londra, dal collegio dove avevamo lasciato Nadja… la superiora… ci…ci ha informati che nostra figlia è… scomparsa… e dietro a tutto questo non può che esserci Borgov!-

Gli occhi di Kei ardevano di rabbia, era tornato il vecchio Kei, la disperazione aveva lasciato posto all’ira

-Partirò subito per San Pietroburgo e mi metterò in contatto con Yuri!- concluse asciutto.

-Io andrò a Londra forse sono ancora lì!- Max, Takao e Rei si voltarono di scatto, era stata Hilary a parlare, non avevano mai sentito quella nota nella sua voce, era odio puro, lo stesso odio che esprimeva la voce di Kei ogni volta che era costretto a parlare di suo nonno o di Borgov, e fu in quel momento che Takao capì che la ragazza ingenua e spensierata che aveva conosciuto fin da bambino non esisteva più e provò un moto di rancore verso Kei, era il russo il responsabile di quel cambiamento solo lui se solo Hilary non l’avesse rincontrato a Londra, poi come un flash nella sua mente si fece largo la scena cui aveva assistito quella notte, la dolcezza con cui Kei la teneva tra le braccia e l’amore negli occhi ametista e lo sguardo smarrito di lei quando lo aveva pregato di non lasciarla sola… era vero che il cambiamento di Hilary era dipeso anche da Kei,  ma tutti cresciamo e come aveva detto Max “ le persone cambiano” e non necessariamente in peggio. Hilary non era più una ragazzina era una donna, una madre a cui avevano sottratto la figlia chi poteva darle torto se odiava quei due?

-Assolutamente no, sarebbe troppo rischioso!- disse il giapponese scuotendo il capo

Il russo posò uno sguardo feroce sull’amico, ma Takao continuò

-Mi hai insegnato tu che bisogna riflettere prima di agire o si possono commettere errori terribili!-

-Scusa se non riusciamo a essere lucidi mentre nostra figlia che non ha neppure due anni rischia la vita o peggio di finire nelle mani di Borgov!- replicò Kei con gelido sarcasmo senza neppure alzare la voce, segno che la rabbia in lui stava per esplodere

-Ma…- tentò di ribattere il giapponese, ma l’altro lo interruppe

- Tu non puoi capire!- non c’era disprezzo nella sua voce, la sua era una semplice costatazione, ma Takao si sentì ferito ugualmente, perché tentava di escluderlo?

-Kei ha perfettamente ragione!- la voce di Rei giunse all’improvviso – noi non possiamo capire cosa voi stiate provando in questo momento, ma proprio per questo possiamo aiutarvi, saremo noi le vostre menti.- I ragazzi lo guardarono interrogativi e il cinese continuò

- Io verrò a San Pietroburgo con te, Kei, mentre Takao e Max accompagneranno Hilary a Londra!-

- Giusto!-gridarono insieme l’americano e il giapponese, mentre Kei e Hilary abbassando il capo sussurrarono

-Grazie!-

 

 Takao e Max si erano dati subito da fare per prendere qualcosa da portare con loro, mentre Kei e Hilary avevano prenotato i voli. Rei era di sopra e guardava il cielo dalla finestra. Il racconto che aveva appena ascoltato aveva dell’incredibile, Kei innamorato? Non se lo sarebbe mai immaginato, non di Hilary comunque quei due erano così diversi che non si sarebbe mai aspettato riuscissero a conciliare i loro caratteri eppure stando a quello che aveva appena ascoltato c’erano riusciti così bene da aver avuto una figlia, sembrava impossibile, nonostante avesse visto con i suoi occhi quanto quei due si amassero, si voltò incamminandosi verso la cucina ma passando davanti alla camera di Hilary si fermò: vicino alla porta a terra c’era un piccolo libretto con la copertina nera su cui in caratteri d’argento era scritta la parola Memories.

Lo prese in mano e lo osservò per alcuni attimi, doveva essere un album di foto, non avrebbe dovuto aprirlo, ma per una qualche incognita ragione il buon senso lo abbandonò.

La prima fotografia ritraeva Hilary, sorrideva felice era in piedi alle sue spalle si intravedeva un laghetto, doveva fare piuttosto freddo perché indossava un pesante cappotto color crema che le arrivava al ginocchio lasciava scoperto il bordo degli stivali di cuoio marrone, inoltre aveva una sciarpa intorno al collo e basco nero sui capelli. Teneva una mano poggiata al tronco di una albero e con l’altra faceva segno di vittoria, a Rei fu sufficiente leggere la frase scritta a bordo pagina per capire il motivo di quel gesto: “Ho passato l’esame di russo! Grazie amore mio!!

Quella foto doveva avergliela scattata Kei, pensò il cinese, non sapeva che fosse così bravo. Le pagine seguenti ritraevano sempre Hilary nei momenti più disparati, alcune erano in bianco e nero, ma tutte mostravano il mondo come lo vedeva Kei, sembrava che fosse lei la fonte di luce in ogni occasione, e Rei ancora una volta comprese quanto fossero forti e profondi i sentimenti del russo.

Furono le ultime due foto, però a colpirlo particolarmente, in realtà non erano niente di speciale, erano a colori piuttosto semplici se paragonate alle altre, ma in queste Hilary non era sola.

Nella prima Kei la abbracciava da dietro tenendo le mani poggiate sul ventre di lei che a sua volta teneva le sue su quelle del ragazzo e sorrideva, gli occhi le brillavano di una gioia incontenibile, Kei la guardava con dolcezza e anche lui sorrideva. Rei non ebbe bisogno di leggere la didascalia a bordo pagina questa volta, era chiaro che quella foto fosse stata scattata il giorno in cui avevano scoperto che avrebbero avuto un bambino.

L’ultima fotografia, invece, ritraeva Hilary seduta con in braccio una bambina, mentre Kei stava in piedi dietro di loro, ma forse l’autoscatto era partito troppo presto perché Hilary era voltata verso di lui e stava ridendo mentre il ragazzo le posava un bacio sulla fronte accarezzando con la mano la testolina della piccola.

Rei sorrise osservandola, ma subito il sorriso gli morì sulle labbra, ora sapeva come doveva essere stata la vita dei suoi amici in quel periodo sentì il cuore gonfiarsi di rabbia, erano una famiglia, erano felici e quei mostri assetati di potere avevano distrutto tutto.

-Era il primo compleanno di Nadja.- la voce di Hialry lo fece sussultare, si voltò arrossendo

-Perdonami Hil, non avrei dovuto…- la ragazza gli fece cenno che non aveva importanza

-Ho un solo rimpianto, aver lasciato la mia bambina da sola a km di distanza da me, ma sapevo che non c’era altra soluzione… ti prego Rei aiuta il mio Kei, sta odiando se stesso per non essere stato in grado di proteggere Nadja e so che pensa di non essere un buon padre né un buon compagno, ma non è così ha sacrificato tutto per proteggerci e continuerà a farlo anche se significasse dare la sua vita… ti prego Rei riportamelo sano e salvo, ti scongiuro!- nel dire queste parole aveva preso le mani del cinese e lo guardava negli occhi con uno sguardo disperato, Rei non potè far altro che annuire. Subito dopo ci fu un trillo di campanello e i due si precipitarono di sotto.

 

Takao aprì la porta consapevole della presenza di Max e Kei dietro di lui, trasalì quando vide una figura avvolta in un pesante cappotto e il cui viso era celato dal cappuccio, non poteva essere la Borg era troppo presto, no non doveva essere la Borg, pensò il giapponese, ma il nuovo arrivato gettò il cappuccio all’indietro rivelando una chioma rosso fuoco e occhi chiari come il ghiaccio

-Yuri cosa ci fai qui?- gli chiese non nascondendo il sollievo

-Sono venuto a riportarvi qualcosa- disse il russo osservando Kei che teneva le mani strette in pugni. Yuri fece due passi entrando in casa poi lasciò cadere il cappotto che portava come un mantello rivelando così una bambina di non più di due anni che dormiva placidamente tra le sue braccia

-Nadješna…- sussurrò Kei andando in contro all’amico

- E’ proprio figlia tua Hiwatari- disse il russo mettendo la piccola tra le braccia di suo padre e sorridendo – per convincerla a seguirmi e che non le avrei fatto del male ho dovuto mostrarle una vecchia foto di me e te insieme!-

Gli occhi di Kei brillarono di gratitudine

-Grazie!-  disse a mezza voce.

Yuri si limitò  a continuare a sorridere.

-Yu cos’è successo?- tutti si voltarono di scatto e videro Hilary trafelata arrivare con Rei, il russo dai capelli colore del fuoco le fece cenno di stare calma. Kei le andò in contro e Hilary vedendo la piccola in braccio a lui non riuscì a trattenersi e cominciò a piangere nervosamente, il ragazzo gliela passò e lei prendendola si strinse a lui che la cinse con le braccia accarezzandole la schiena perché smettesse di singhiozzare.

- Sarà meglio che vada, prima che qualcuno decida di scoprire che fine ho fatto!- disse Yuri, Kei si voltò verso di lui

-Sposibo!- esclamò con decisione stavolta e Yuri rispose in russo, gli altri blader videro ancora una volta il volto di Kei sbiancare ma si sentirono rassicurati quando annuì.

Il rosso salutò tutti e uscì diretto alla’aereo porto.

 

Hilary nel frattempo si era un po’ calmata, la bimba dormiva ancora.

Si spostarono tutti nel salone. Come ai vecchi tempi si sedettero in cerchio a terra mentre Kei restò in piedi un po’ più distante con la schiena poggiata al muro.

-Che ne è dei nostri bey?- esordì Takao

-In Russia?- chiese Max poco convinto –ma perché cosa sperano di farci?-

-Fondere i bit power e creare un altro mostro come Black Dranzer!- come al solito la voce di Kei giunse improvvisa facendoli sobbalzare

-Yuri mi ha detto che al monastero fervono i lavori, ma che nessuno sa a cosa stiano lavorando!- il ragazzo rispose alla muta domanda degli amici.

Intanto dentro di lui si faceva largo una domanda la cui ovvia risposta gli metteva i brividi: se quei due erano liberi sicuramente lo stavano cercando e non ci sarebbe voluto molto a trovarlo sarebbe bastato controllare le prenotazioni aeree dell’ultimo mese, perché, invece ancora non aveva loro notizie? Che cosa aveva detto Yuri? Di non lasciare sole Hilary e Nadja, e se …

Trasalì, quei due non erano altro che mostri, demoni, no non l’avrebbero mai avuta!

-Mamma- la vocina della bimba strappò tutti ai cupi pensieri in cui erano immersi. Hilary la guardò dolcemente

-Ehi piccolina sei sveglia finalmente!- le disse, la piccola si voltò verso Takao, Max e Rei, mostrando loro un paio di meravigliosi occhi ametista identici a quelli di suo padre, poi osservò l’ambiente e scoppiò a piangere. Tra i singhiozzi i tre blader riuscirono a distinguere solo tre parole

-Papà… papà mio… casa …!- Kei si avvicinò e prese sua figlia in braccio sorridendole

-Moj angeloček, sono qui non piangere, siamo tutti e tre insieme!- la bambina gli poggiò la testa sulla spalla mentre con le piccole manine gli stringeva la maglia. Rei vide una tristezza immensa negli occhi del suo migliore amico e si chiese il perché, aveva appena riabbracciato sua figlia scoprendo che era sana e salva avrebbe dovuto essere felice…

A poco a poco i singhiozzi di Nadja si fecero più radi e la piccola si calmò, ma non volle allontanarsi da suo padre né da sua madre.

 

Max era al telefono con sua madre mentre gli altri erano in cucina, Hilary stava dando il biberon a Nadja che doveva avere una gran fame, quando Kei uscì. Takao lo seguì

-E’ andato tutto bene visto?- disse all’amico con il suo solito buon umore, ma l’altro non sorrise si limitò a scuotere il capo

-Mi spieghi cosa ti prende ora? Tua figlia è viva, è salva ed è qui con te e con Hilary cos’altro c’è?- fu un attimo Kei si voltò verso di lui, aveva un’ espressione che il giapponese non gli aveva mai visto, come se stesse provando un dolore fortissimo, un dolore fisico e la sua voce tremava per la rabbia

-C’è che ho visto la paura nei suoi occhi, quante volte avrà pianto e noi non eravamo con lei per consolarla? Quante volte mi avrà chiamato nel sonno e io non ero lì per abbracciarla? Quante volte avrà chiamato sua madre? Avevo giurato a me stesso che mai avrei visto mia figlia temere di perdere i suoi genitori e non ci sono riuscito, avrebbe meritato un padre migliore e anche Hilary merita di essere felice non merita di sprecare la sua vita con uno stupido come me!-

Takao non riuscì a rispondere, non aveva mai sentito Kei dire cose del genere, non aveva mai pensato che il grande blader russo potesse essere fragile, invece, invece lo era forse più di chiunque altro.

-Tu sei un ottimo padre! Sei il miglior marito che si possa immaginare e soprattutto io e Nadja ti amiamo!- Hilary li aveva raggiunti sul portico con la bambina in braccio, la piccola quasi volesse confermare le parole della madre allungò le braccine verso Kei ridendo e chiamandolo

-Papà pendi me- Kei sorrise e la prese in braccio, ma i suoi occhi continuavano a d essere tristi.

Takao pensò che non si sarebbe mai abituato a quella situazione, dovette ammettere che non aveva mai pensato che Kei si sarebbe fatto una famiglia, tanto meno che sarebbe stato il primo a farsela.

Fu in quel momento che una macchina nera si fermò davanti al cancello, ne scesero due uomini vestiti di nero i cui visi erano nascosti sotto un cappuccio.

Kei sbiancò, odiava avere sempre ragione.

Mise sua figlia in braccio a Hilary e disse in un sussurro

-Portala via di qui!-

La ragazza stava per ribattere, ma gli occhi di lui le dicevano di andare e subito, velocemente Kei prese Dranzer che teneva in tasca e lo diede alla piccola sussurrando

-Io sarò sempre con voi qualunque cosa accada non vi lascerò mai!-

Hilary corse in casa, mentre Kei faceva segno a Takao di andare con lei:

-Fa che non gli accada niente di male!- bisbigliò il russo, il giapponese non capì cosa stesse accadendo,ma i nuovi arrivati di certo non avevano intenzioni amichevoli così annuì e corse dentro anche lui.

  
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