Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |      
Autore: beat    02/10/2009    10 recensioni
Quasi invidio Karasu.
Invidio quell'ammaccato pezzo di legno.
Poche settimane e lui sarà praticamente nuovo di zecca.
Bello e funzionante come un tempo.
Prendo la sua testa e la avvicino al mio volto.
Ci guardiamo dritti negli occhi.
“Tu si che sei fortunato, caro mio. Magari ci fosse qualcuno che sistemi anche noi come io faccio con te!”

Prima classificata al contest "What about OOC?" indetto da Happy_Pumpkin
Genere: Drammatico, Suspence, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kankuro, Sabaku no Gaara , Temari
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa fiction non è stata scritta a scopo di lucro.

********************************************************************************

Autore: beat
Titolo: Nevermore – Mai più
Personaggi: Kankuro, Temari, Gaara
Genere: Introspettivo, Drammatico, Suspance
Rating: Arancione
Avvertimenti: One-shot, Non per stomaci delicati
Note Autore: 1- Ambientato non molto tempo dopo l'attacco di Deidara e Sasori al Villaggio della Sabbia.
2- “What if..?” per il fatto che, per esigenze di copione, Gaara qui non riesce più a manovrare la sabbia.
3- Forse non è palesemente palese nel manga, ma è mia convinzione che Kankuro sia davvero attaccato a Gaara, e gli voglia molto più bene di quanto non sia stato fatto vedere. O almeno, da questo punto della storia...
4- Seguendo le direttive della giudice, mi sono permessa di lanciarmi in un “finale aperto a cui nessuno – se non i posteri – potrà dare l'ardua sentenza.” Lettori, traete voi la conclusione che più vi aggrada!
Introduzione che acchiappa: (Nemmeno le mie acchiappano! ç_ç)
Quasi invidio Karasu.
Invidio quell'ammaccato pezzo di legno.
Poche settimane e lui sarà 
praticamente nuovo di zecca.
Bello e funzionante come un tempo.
Prendo la sua testa e la avvicino al mio volto.
Ci guardiamo dritti negli occhi.
“Tu si che sei fortunato, caro mio. Magari ci fosse qualcuno che sistemi anche noi come io faccio con te!”



 
***

È proprio vero che i marionettisti ragionano tutti allo stesso modo.

***



Image and video hosting by TinyPic




Nevermore - Mai più



“Ehi, sei sicuro di farcela..?”

“Ma la vuoi smettere di preoccuparti? Sto bene! In che lingua te lo devo dire?!”

“Scusa! Volevo solo esserne sicura!”

Sbuffo.
In sedici anni di vita non si era mai preoccupata così tanto della mia salute.
Ma non sono contrariato, anzi, mi diverte molto la sua preoccupazione.
Rido silenziosamente, senza farmi vedere.
Se mi scoprisse, scommetto che mi riempirebbe di botte.
Odia quando la prendo in giro!

“Ce la fai a...”

“Temari!” la interrompo prima che possa finire la frase “Apprezzo la tua premura, ma stai diventando troppo appiccicosa per i miei gusti!”

Aggrotta le sopracciglia, e una sottile ruga le attraversa la fronte.
Tipica espressione di quando si sta innervosendo.
Istintivamente faccio un mezzo passo indietro, per cercare di ripristinare una sorta di distanza di sicurezza tra i nostri due corpi. Le sue reazioni quando è nervosa sono al novanta percento delle volte pericolose per la mia salute fisica.
Infatti, non posso non notare come la sua mano destra sia corsa istintivamente all'impugnatura del ventaglio.
Non che voglia utilizzarlo seriamente, ma la mia amata sorella ha scoperto anni or sono che poteva benissimo utilizzare il suo gigantesco ventaglio come una clava, tirandomelo in testa ogni qual volta io non fossi stato d'accordo con lei, o in qualche modo l'avessi offesa.
Ho perso il conto di tutti i bernoccoli che quel maledetto arnese mi ha causato!

“Temari...” provo a rabbonirla “Perdonami sorellina...non volevo essere così brusco! Eh...eheh..!”

“Brutto screanzato!” mi urla contro, cercando al contempo di colpirmi con il ventaglio. “Io mi preoccupo della tua salute e tu mi tratti in questa maniera?!”

Non ho cuore di farle notare che il suo comportamento sta mettendo, di nuovo, a serio rischio la mia già cagionevole salute.
Scatto di lato, abbassandomi, e riesco miracolosamente ad evitare il primo, devastante colpo.
Purtroppo la mia testarda sorellona non è una che si arrende facilmente, e così mi trovo imbrigliato in questa assurda lotta – o per meglio dire, la nostra solita situazione per cui lei cerca di colpirmi e io tento malamente di scappare – che come sempre è nata da una sciocchezza.

Non oso nemmeno immaginare che accadrebbe se dovessimo litigare sul serio!

L'inseguimento, perché questo diventa ogni sacrosanta volta, purtroppo per me non dura molto.
Benché pochi minuti prima io sia stato così spavaldo, il mio corpo non si è ancora ripreso del tutto. Per cui mi trovo malamente ad inciampare, sopraffatto da un improvviso crampo alla gamba.

Soffoco a malapena un gemito e senza capire bene come, mi ritrovo faccia a terra, ansimante e con la vista annebbiata.
Un'improvvisa fitta mi scarica stilettate di dolore lungo tutto il braccio sinistro.
Prima che io riesca anche solo a pensare di girarmi, sento che Temari mi ha preso per le spalle e con un gesto veloce mi volta. Sento le sue braccia forti che mi stringono, protettiva.
Devo aver combinato un altro pasticcio se si sta preoccupando in questa maniera.

“Kankuro! Oh, maledizione...stai bene?”

Cerco di risponderle di si, ma la voce mi si ferma in gola.
Ne esce solo un suono spezzato, dannatamente simile ad un gemito, trattenuto a stento.
Il dolore al braccio è peggiore di quello che mi era sembrato sulle prime.
Cerco di alzarlo per vedere in che situazione è, ma il solo tentativo mi fa digrignare i denti dal dolore.

“No, sta fermo...” mormora mia sorella.

Alzò gli occhi sul suo volto.
È dannatamente preoccupata.
Sento che sta premendo le sue mani sulla ferita, e questo mi fa di nuovo gemere dal dolore.
Non urlo solo perché non mi è ancora tornata la voce.
Vedo gli occhi colmi di preoccupazione di mia sorella saettare velocemente dal mio volto alla ferita. Non devo avere una bella cera.
Con quanto fiato ha in gola, la sento urlare. Cerca di richiamare l'attenzione di chiunque in questo momento sia a palazzo.
Chiede aiuto.
Cavolo, devo essere davvero messo male!

“Te...Temari...”

“Shh, zitto. Non ti preoccupare. Andrà tutto bene... Non è niente..!”



***


Giuro, appena posso uscire dall'isolamento forzato in cui mi ha costretto quella mia troppo assillante sorella, prendo quel maledetto mobile contro cui sono andato a sbattere e lo riduco a legna da ardere.
Dannato comodino!
Un taglio di quasi venti centimetri sul braccio!
Nemmeno Sasori era riuscito a farmi una ferita del genere!

Sospiro.
Tremo al ricordo di tanto dolore.

Fortunatamente la ferita non era poi così grave come sembrava.
Temari si è presa un dannatissimo spavento a vedermi così, riverso in terra e con uno squarcio lungo tutto il braccio.
Povera sorella.
Si è presa un sacco di brutti colpi ultimamente.

Ha quasi rischiato di perdere entrambi i fratelli nel giro di pochi giorni.

Le coperte mi soffocano.
Il dottore ha detto di starmene buono buono a riposo, per evitare altre ricadute.
Già il fatto di essermi messo a giocare con Temari all'acchiapparella non è stata un'idea troppo brillante.

Ma si sa, non sono io quello furbo in famiglia.

Con un gesto impacciato scosto le coperte.
Accolgo con piacere la sensazione di fresco che accarezza la mia povere membra stanche.
...
Ok, forse sto diventando un po' melodrammatico.
Sta di fatto che non ne posso più di starmene a letto senza poter fare nulla.
Beh, anche volendo non potrei fare poi molto senza l'uso di un braccio, ma non ne posso davvero più di stare a letto!

Se solo Temari mi permettesse di uscire a prendere una boccata d'aria!
Non chiedo poi molto: anche i carcerati hanno la loro mezz'ora d'aria!
Io invece me ne devo stare qui, segregato nella mia stanza.

Mi sento prendere da un insolito fermento.
Balzo giù dal letto...o meglio, scendo dal letto con un'agilità degna di una vecchia tartaruga. Sono una testa calda, è vero, ma pure io vorrei evitare i capogiri che poi fanno stramazzare a terra.
Dovesse capitare di nuovo ed è la volta buona che Temari mi lega al letto.

Faccio preoccupare troppo la mia povera sorella ultimamente.

Con attenzione mi stiracchio.
Sento le vertebre della schiena schioccare in sequenza.
Con cautela muovo qualche passo sul pavimento.
Ottimo, tre passi e non sono ancora svenuto!
Mi aggiro ciondolando per la stanza. Per essere piccola è davvero sovraffollata.
In effetti Temari non ha tutti i torti quando mi dice che ho troppa roba in giro.
Ma che ci vuole fare?! Sono una persona molto impegnata, io, e non ho mica il tempo di mettere sempre a posto ogni cosa.
E poi, parliamone, buona parte delle cose che sono in giro, sono in giro per un motivo preciso, o non sarebbero in giro.

Trattengo tra i denti un'imprecazione quando il mio piede va a sbattere contro qualche cosa che è per terra.

Cercando di limitare i danni, mi dirigo verso la finestra.
Le tende scure sono tirate e praticamente non filtra luce.
In effetti è pericoloso aggirarsi per la mia camera senza vedere dove si mettono i piedi.
Se non sbaglio ho anche lasciato in giro una scatola di chiodi...

Non senza fatica arrivo alle tende. Con la mano libera le scosto.
Finalmente un po' di luce entra in questa mia povera stanza polverosa.
Provo ad aprire i vetri per cambiare un po' l'aria, ma l'imposta è bloccata.
Maledizione a me e al fatto che non la riparo mai: con un braccio solo non riesco a metterci abbastanza forza da sbloccarla!
Guardo in malo modo la finestra, come se il mio minacciarla con lo sguardo potesse in qualche modo convincerla a sbloccarsi.

Gaara si aggira nel cortile.

Con la coda dell'occhio vedo una macchia rossa muoversi dabbasso.
Mi avvicino più che posso al vetro per vedere meglio.
Gaara passeggia nel cortile verso cui è affacciata la mia stanza.
Da qui non lo riesco a vederlo bene, ma capisco da come si muove che c'è qualche cosa che non va.

Gaara non si aggira mai in quel modo.

Se proprio deve, passeggia con alterigia.
Invece quello che vedo ora è il mio povero fratellino che cammina quasi a scatti.

Cammina, si ferma, sembra voler tornare indietro, cammina, non conclude il passo. E si ferma di nuovo.

Posso solo immaginare come si debba sentire.
Quei maledetti figli di puttana gli hanno strappato via Shukaku.
Non che la cosa non mi faccia piacere...quel mostro stava distruggendo Gaara...
Ma gli hanno comunque portato via una parte di se stesso.
Per quanto quella parte potesse essere terribile e nefasta, era pur sempre una parte di Gaara.
Quei maledetti lo hanno fatto a pezzi.

E me lo stavano portando via per sempre.

Sono passate quasi due settimane da quando abbiamo combattuto contro i membri di quell'organizzazione, l'Akatsuki.
Eppure Gaara non sta per niente meglio.
Certo, fisicamente si è ripreso in fretta.
Molto più in fretta di me se è per questo, visto che io sono ancora in convalescenza obbligatoria.
Nonostante sia stato fatto addirittura resuscitare, sta quasi meglio di prima.
Però lo vedo, lo sento, che non sta bene.
Troppo spesso si aggira, da solo, in quel cortile.

Da quello che so, da quando la delegazione di Konoha è tornata a casa, non ha ancora voluto vedere nessuno, a parte me e Temari e un dottore che stranamente è entrato nelle sue grazie.
Passa il suo tempo da solo nella sua stanza, o ad aggirarsi inquieto nel cortile.
So quello che sta facendo.

Sta cercando di ritrovare se stesso.

Anche se non gli ho ancora parlato, so per certo che è spaventato per quello che gli hanno fatto.
Gli hanno tolto Shukaku, e ora non può più manovrare la sabbia.
Non come prima almeno.
Riesce a muovere solo la sua sabbia.
E anche con quella ha serie difficoltà da quanto ho potuto vedere.

Si sente inutile.
Penso di capirlo.
Lui che era il Kazekage, il più forte di Suna, ora è al livello di qualunque altro shinobi.
Vulnerabile come chiunque altro.

Mi allontano dalla finestra.
Odio pensare queste cosa di Gaara, ma non posso fare a meno di preoccuparmi di lui.
Ora che gli hanno tolto quello che era, ho paura che non sarà facile per lui riprendersi.
Ha sempre voluto essere come tutti gli altri...ma adesso?

Riuscirà a diventare normale come gli altri o rimarrà schiacciato da tutto questo?

Chiudo le tende con un gesto improvviso.
Mi sento nervoso e la cosa non mi piace.
Sono preoccupato.
Per Gaara, per me, per nostra sorella.

Troppe preoccupazioni.

Non so che cosa succederà.
Provo a pensarci, ma le varie eventualità mi opprimono il cranio.
Sono troppe e troppe di queste non mi piacciono.

Mi aggiro nervosamente per la stanza.
Se mi muovo riesco a non pensare troppo.

Con la coda dell'occhio scorgo Karasu.
O meglio, quello che ne resta.
Baki è stato così gentile da farne raccogliere tutti i pezzi, nella speranza che fossero riparabili.
Anche se non so ancora quanto il suo gesto sia stato utile.
La mie povere marionette sono davvero ridotte male.
Non ho ancora avuto cuore di mettermi a controllarle.
Volevo aspettare di essermi completamente ristabilito prima di mettermi al lavoro, ma pur di pensare ad altro, mi metto a esaminare la mie marionette.

Comincio a separare i vari frammenti, a seconda di quale marionetta appartengono.
Sono davvero ridotte male.
Ci saranno almeno centinaia di pezzi diversi.
La testa di Karasu mi fissa con i suoi occhi vuoti dalla cima di un mucchio indistinto di pezzi di legno.
Sento un sorriso mesto tirarmi le labbra.
Tristemente la guardo.

La mia marionetta preferita.

A costo di ricostruirla da zero, ce la posso fare a rimetterla in sesto.
Perché la conosco come il palmo delle mie mani, e posso ricostruirne ogni singolo meccanismo.
Una lieve nota di sollievo mi risolleva il morale.

Perché la marionette possono anche finire completamente a pezzi.
Ma basta un po' di lavoro e possono tornare come nuove.
Basta sostituire i pezzi danneggiati, buttare via quelli inservibili.

Quasi invidio Karasu.
Lui tornerà bello e funzionante come un tempo.
Basterà lavorarci su un po' e sarà anche meglio di prima.
Quasi lo invidio.

A lui basta davvero poco.
Davvero poco.
È solo un pezzo di legno.
Un pezzo di legno che si può sostituire se si rovina.
Un pezzo di legno a cui non serve altro che un po' di cura di tanto in tanto.
Lui non ha bisogno d'altro.
Lui sarà sempre a posto.

Invidio quell'ammaccato pezzo di legno.
Poche settimane e lui sarà praticamente nuovo di zecca.
Bello e funzionante come un tempo.
Prendo la sua testa e la avvicino al mio volto.
Ci guardiamo dritti negli occhi.
“Tu si che sei fortunato, caro mio. Magari ci fosse qualcuno che sistemi anche noi come io faccio con te!”
Sorrido alla testa.

Sto per rimetterla sul tavolo quando mi sfugge dalle dita.

Istintivamente allungo entrambe le braccia per prenderla.
Una nuova, terribilmente potente scarica di dolore si spande su tutto il braccio ferito.
Mastico un'imprecazione tra i denti e chiudo gli occhi per cercare di contenere il dolore ed evitare di bestemmiare a tutto spiano.
Stringo con la mano sana l'arto ferito, cercando invano di far cessare il dolore.
Ma quello non sembra andarsene.
Se ne sta lì, fluttua attorno la ferita pulsante.
Mi mordo un labbro a sangue da tanto fa male.
Stramaledetta ferita!
Ci vogliono diversi minuti prima che smetta di farmi tremare dal dolore.
Odio stare così male.
Odio essere ferito.
Odio questo maledettissimo dolore che mi sta attanagliando le carni.
Come vorrei che smettesse!

Alzo gli occhi e il mio sguardo incrocia quello vuoto di Karasu.
Dall'alto della sua indifferenza mi fissa come per deridermi.
Lui non proverà mai dolore.
È stato fatto a pezzi eppure eccolo lì, ancora sorridente e spavaldo.
Perché lui tornerà a posto.
Tornerà a posto e per questo non ha problemi di sorta.

Afferrò la prima lama che mi capita a tiro.
Un seghetto. Ottimo.
Strappo le bende, di nuovo zuppe di sangue, che mi fasciano la ferita al braccio.
Le prendo con un gesto rabbioso e le lego poco sopra il gomito, strette più che posso.

E per un attimo mi blocco.

Solo un attimo.
Un misero attimo.
Non serve più a nulla.
Bandita ogni indecisione.

Affondo il seghetto nella ferita.

Un lampo di dolore, accecante, mi toglie per un secondo la vista e mi lascia boccheggiante.
Stringo i denti talmente forte che li sento scricchiolare. E spingo più a fondo la lama. La carne dilaniata è rossa più che mai sotto il mio sguardo. Spingo di nuovo.
La parte seghettata sfrega contro l'osso e un rumore sinistro si spande nella stanza, silenziosa se non per i miei ansiti.

Affondo di nuovo, ancora e ancora.

Zampilli furiosi di sangue macchiano di rosso tutt'attorno.
Continuo il mio lavoro, il dolore non lo sento più.

Rido, rido felice per il sollievo.

Presto non avrò più di che preoccuparmi.
Presto avrò un corpo nuovo.
Un nuovo corpo che non sentirà più il dolore.
Un corpo funzionale che non avrà più problemi.
Sostituibile al cento percento.
Rido di nuovo, esaltato.
Che idiota a non averci pensato prima!

Un rumore nel corridoio distrae la mia attenzione.
Sento al voce di Temari che mi chiama.

Dolce fortunata sorella.

Presto non dovrai più preoccuparti per me.
Io starò bene.
Non sarò mai stato così bene!

Non capisco il perché di quello sguardo.
Ha gli occhi sbarrati, la mia cara sorella.
Fissa sconvolta il mio braccio.

“Kankuro...” è solo un soffio, ma riesco a sentire tutta la sua angoscia.

“Non preoccuparti, sorellina! Vedrai che presto sarò come nuovo! So che adesso non ha ancora un bell'aspetto, ma presto sarà fantastico! Non mi romperò più!”

Temari arretra.
Senza badare al sangue che imbratta tutto, mi alzo dalla mia posizione per raggiungerla.
Voglio che sia partecipe anche lei della mia gioia.
La mia idea perfetta per sistemare una volta per tutte questo inutile corpo difettoso.

“Ci sto ancora lavorando!” le spiego, comprensivo: non è mai stata molto portata per le marionette “Ma vedrai che in pochi giorni sarò come nuovo! Meglio di prima senza dubbio!”

Mi fissa confusa e spaventata.
Allungo la mano ancora da sistemare, mi avvicino per cercare di confortarla dalla sua ormai vana preoccupazione.

“Non avrai più nulla di cui preoccuparti!” annuncio sicuro e deciso.

Temari fa un gesto improvviso e mi toglie il seghetto dalle mani.
Lo getto via, lontano nel corridoio.
Tenta di afferrarmi, ma mi divincolo.

“Che stai facendo?” le chiedo, infuriato.

Come osa cercare di interrompere il mio lavoro.
Lo sto facendo per lei, perché non debba più preoccuparsi di nulla.
Non voglio che Temari debba continuamente preoccuparsi per i suoi fratelli.

“Che stai facendo?” chiedo di nuovo, quando vedo che invece di darmi una risposta lei è rimasta ferma, quasi boccheggiante.

“Te lo dovrei chiedere io, che stai facendo?!” mi urla lei di rimando.

E prima di darmi il tempo di spiegarle con calma il mio progetto, mi si avventa contro.
Il gesto è così inaspettato che perdo l'equilibrio. Finisco a terra e sento Temari sopra di me, che mi blocca i movimenti.

“Temari...levati...pesi...!”

“Sta zitto!” e senza dire altro si strappa l'orlo della gonna.

Usa la striscia di stoffa per legarmi il braccio che stavo sistemando.
La guardo scioccato, e visto che a nulla servono le mie proteste, cerco di togliermela di dosso.

“Smettila Temari! Devo finire il lavoro!”

Per un attimo lei mi fissa negli occhi.
È arrabbiata, ma ha gli occhi lucidi.

“Sei un idiota! Un pazzo stupido! Che cazzo stavi pensando di fare, eh?!”

Mi arrabbio anche io.

“Lasciami! Devo finire il lavoro!”

Con un colpo di reni riesco a liberarmi dalla presa di Temari.
Mi rimetto in piedi e in un attimo sto correndo via.
Se non vuole lasciarmi finire in pace, non mi resta che andarmene in un posto tranquillo. Da solo lavorerò meglio.

Corro lungo i corridoi del palazzo, dirigendomi verso il seminterrato.
Là, il mio laboratorio ha tutti gli strumenti che mi occorrono. E se non ricordo male devo avere anche una bella scorta di legno di prima qualità.
È da un po' che avevo in mente di costruirci una nuova marionetta, e finalmente posso farlo.
Costruirò la migliore marionetta di sempre!

In lontananza sento Temari che urla qualche cosa, ma ora come ora non mi interessano i suoi schiamazzi. Nel mio laboratorio starò tranquillo.
Sono quasi arrivato, ma proprio all'ultimo angolo mi imbatto in Gaara.
Dapprima mi guarda con una certa nota di rimprovero negli occhi: immagino che sia perché stavo correndo come un matto in casa.
Gaara non sopporta la gente che fa trambusto.

“Kankuro...”

Gli rivolgo un sorriso di scuse per il mio comportamento inadeguato.
Ma lui, stranamente, non dice nulla.
Di solito mi rimprovera – in una maniera tutta sua, fatta di sguardi penetranti e silenzi carichi di sottintesi.
Adesso invece è come se fosse...sorpreso. Il che è strano per Gaara.

“Kankuro...” mi richiama per la seconda volta, ma adesso la sua voce ha una nota di...preoccupazione. Non credo di avergliela mai sentita, e non trovo definizione migliore per quello che ho sentito nella sua voce.

“Si, Gaara? Che c'è?!”

Lui indica il mio braccio.
Quello che sta fastidiosamente gocciolando per terra.

“Ah, si! Temari mi ha interrotto mentre lo stavo sistemando. Stavo giusto scendendo nel mi laboratorio per finire il lavoro!”

Non credo che Gaara mi abbia capito.
Continua a fissare ora il braccio ora il seghetto che tengo nell'altra mano.
Poi finalmente alza gli occhi verso di me.

“Cosa stavi facendo?”

“Stavo sistemando il braccio! Questo non funziona più a dovere! Lo voglio sostituire con uno nuovo!”

“Perché?”

La domanda mi spiazza.
Come sarebbe a dire “perché”?!
Non era forse chiaro?
Devo riparare i danni!

Gaara sembra proprio non voler capire.
Fissa con gli occhi dilatati il mio braccio.
Proprio non capisco che cosa gli stia succedendo.
Perché sia così perplesso e sconvolto.
Povero fratellino mio.
Come non sopporto il suo stare male.
Mi si spezza il cuore quando lo vedo così sofferente.
Non dovrebbe soffrire.
Non voglio che soffra ancora.
Ho giurato che lo avrei protetto.

Stringo più saldamente il seghetto tra le mani e mi lancio contro Gaara.
L'ho sorpreso.
Cavolo, non credevo che un giorno sarei riuscito a prenderlo di sorpresa!
Senza la sua sabbia a proteggerlo, ormai qualunque cosa lo può colpire.

La lama affonda nel suo corpo senza incontrare resistenza.
Gaara urla per il dolore causato dalla lama.
Lui più di chiunque altro non è abituato al dolore delle ferite fisiche.

Sorrido tristemente.

Povero il mio caro fratellino.
Farò in modo che questo non accada più.
Cerca di allontanarmi, ma la mia stazza non glielo permette.

“Non preoccuparti, fratellino” cerco di tranquillizzarlo “Presto anche tu sarai nuovo di zecca. Ti sistemerò io. Farò in modo che tu non debba mai più soffrire!”

Si, quello è il mio compito.
Aiutare Gaara in tutti i modi possibili. E fare in modo che non soffra mai più.
Gli regalerò un corpo tutto nuovo.
Un corpo con cui non sentirà più dolore.
Starà di nuovo bene.
Tornerà ad essere il Gaara di prima.
E dopo di lui sistemerò anche il mio di corpo.
Prima Gaara però: è lui che sta soffrendo di più al momento.
E quando avrò finito, non avremo più nulla di cui preoccuparci.
Temari non dovrà più preoccuparsi dei suoi fratelli.
Non correremo più il rischio di rimanere feriti.
Non la faremo mai più preoccupare.
Staremo sempre bene.
Per sempre.

Nessuno di noi dovrà più soffrire.
Io non lo posso permettere.
Non...non voglio.
Nessuno soffrirà più.
Mai più.


Mai più.



Affonda la lama.

Affonda nella carne.
La taglia, la separa dalle ossa.

Affonda la lama.


Per togliere tutta la sofferenza.

Per stare di nuovo bene.

Affonda la lama.


Si delizia del sangue che mai più dovrà scorrere.

Per portare finalmente la serenità.
Affonda la lama.

Affonda la lama.



Affonda la lama.



Affonda la lama.




Affonda la lama.









********************************************************************************

Angolo dell'Autrice:

Il primo commento che lascio è il seguente: O numi santissimi! *-*
Perché, ebbene sì, questa storia che avete appena letto si è classificata prima al contest 
"What about OOC?" indetto da Happy_Pumpkin.
Prima...
Ancora non ci credo! *_*
Sono strafelice, perché questa è una storia a cui tengo tantissimo.
Kankuro è il mo personaggio preferito, e io personalmente adoro scrivere codeste cose un pò malate, molto angst e con parecchio sangue. Il mix perfetto, per me! v__v Perché anche io sono pazza! XD
No, scherzi a parte, sono davvero soddisfatta.
Quindi, un grazie infinito alla giudice per la valutazione precisa e dettagliata, e per avermi dato l'occasione di scrivere questa storia!



Riporto qui sotto il suo giudizio:

Stile e grammatica: 9/10
Personaggi IC: 10/10
Personaggi OOC: 9,5/10
Trama: 8,5/10
Giudizio personale: 5/5
Totale: 42/45

Questa è una fanfiction dalle tinte cupe, nonostante all'inizio la narrazione di Kankuro abbia una punta di esilarante ironia che lo caratterizza in pieno.
Ammetto che seguire la psicologia del marionettista di Suna mi ha coinvolto, in quanto è stato un vero e proprio viaggio in una mentalità che sente, pensa, che è terribilmente vicina ai suoi fratelli e a quanto accade loro.
Condivido anch'io ciò che pensi riguardo a Kankuro: è attaccato a Gaara, molto più di quanto non sia mostrato nel manga, e per lui sarebbe disposto davvero a tutto, persino a sacrificare se stesso. Vedere un Gaara provato dall'estrazione del demone lo fa riflettere su tante cose, tanti significati di quella che è la vita per l'essere umano; a questo proposito ho trovato perfettamente calzante il paragone del corpo umano con quello della marionetta: quest'ultima se si rompe può aggiustarsi e ritornare esattamente come prima, il corpo umano no.
La graduale pazzia di Kankuro, lucida e quasi spaventosamente razionale negli obiettivi che il ragazzo si prefigge, è descritta in maniera vivida, così come le motivazioni che portano il ninja a mutare; splendidi caratterialmente sono anche gli altri personaggi: Temari, preoccupata, che un po' bruscamente e in modo ossessivo cerca di proteggere i propri fratelli; Gaara, inquieto, intento ad aggirarsi nella notte sentendosi svuotato: quando affronta il fratello e lo sente diverso, folle, è semplicemente lui. Gli occhi appena sgranati, i silenzi, l'immobilità nell'assistere alla scena.
Lo stile è molto buono e soprattutto splendidamente adatto per delineare i pensieri di Kankuro, essendo la narrazione in prima persona: ogni discorso da lui fatto è verosimile e perfettamente attinente alla sua personalità. Anche la grammatica è a un ottimo livello, eccetto per alcuni errori, ma nulla di compromettente per la gradevolezza della lettura complessiva.
Un'interessante e coinvolgente storia incentrata sui ragazzi di Suna, con protagonisti davvero ben caratterizzanti e un cambiamento psicologico di Kankuro con motivazioni analizzate e conseguenze che, anche se un po' scontate, catturano il lettore. Complimenti.




Fatemi sapere i vostri commenti, pareri o critiche!

Grazie a chi vorrà lasciare una recensione e a quanti leggeranno e basta.

Beat



   
 
Leggi le 10 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: beat