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Autore: ele_lele    03/10/2009    4 recensioni
Londra. L'inizio di una leggenda che per anni verrà raccontata nelle famiglie dei maghi. La nascita di un mito: Harry Potter.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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il paradiso nell'inferno

Il cielo era coperto di una spessa coltre scura di nubi, che prometteva pioggia.

Il sole non riusciva a fare capolino e tutto era avvolto da un silenzio innaturale quel mattino.

Neppure gli uccelli cantavano. Anzi, a dire il vero neppure volavano nel cielo.

La classica quiete prima della tempesta.

Poi iniziò.

Come, esattamente, nessuno fu in grado di dirlo.

Il vento si levò d’improvviso, soffiando con un impeto mai visto.

I tre clown che si stavano esibendo a Piccadilly Circus furono costretti ad interrompere il loro spettacolo per strada, rassegnati a un altro pranzo fatto a base di latte ormai scaduto da diversi giorni e gallette di riso.

Un bambino di circa cinque anni scoppiò a piangere quando il suo orsetto di pezza, che teneva in mano, evidentemente non con una presa abbastanza salda, venne portato via dalla potente raffica di tramontana.

L’aria gelida colse alla sprovvista  anche i camerieri di Covent Garden, che videro volare via i conti dai loro vassoi, e si trovarono a correre dietro le banconote da dieci e venti sterline che turbinavano in aria, mentre lasciavano cadere sonoramente i vassoi a terra e monete da 50 pence e 1 sterlina si sparpagliavano a terra.

Le ladies che uscivano dai grandi magazzini di Regent Street videro sconsolate volare via i loro acquisti e rientravano di fretta nei negozi con carte di credito alle mani sperando di trovare ancora una taglia adatta, incuranti dei soldi appena spesi in compere che volavano ormai nel cielo grigio e nero.

Un gruppo di turisti a Trafalgar Square , usciti dalla National Gallery, si era riunita sotto l’obelisco di Horatio Nelson, e pregava l’eroe nazionale di proteggerli da quell’assurdo vento.

E la statua di Nelson continuava a guardare imperterrita avanti a se, tenendo la mano destra sul petto e stringendo nella sinistra la sua spada, incurante della tempesta che si stava abbattendo sulla sua patria, come voler ricordare a tutti che lui ne aveva viste di peggio in vita sua.

Incurante del forte vento che non lo smuoveva e non gli rubava il cappello come faceva con i malcapitati che avevano avuto la pessima idea di uscire dai luoghi chiusi e di stare allo scoperto con quel tempo da lupi,  così come non si era curato delle dicerie che erano nate dopo che lui aveva pronunciato le sue ultime parole, appena prima di spirare, rivolte al suo capitano di bandiera Thomas Masterman Hardy (alcuni storici interpretano tali parole come: «Kismet, Hardy» "È il destino, Hardy", oppure «Kiss me Hardy» "Baciami Hardy").

I metereologi impazzivano nel chiedersi come potevano aver sbagliato.

Di nuovo.

Per quel 31 luglio era previsto sole.

Non una tempesta.

Eppure la nebbiolina che da mesi copriva tutto e tutti sembrava destinata a sparire, e tutti lo speravano  con tutto il cuore.

Nonostante tutti credessero che gli abitanti della Gran Bretagna fossero avvezzi alla nebbia, all’umidità, alle nubi basse portatrici di pioggia e al vento, non sapevano che questi erano sprofondati in una morsa di gelo e tristezza, a causa di quelli che altre persone, simili a loro ma al contempo diversissime, chiamavano “Dementors”.

Persone come James e Lily Potter.

A Oxford Street un uomo ebbe la brutta idea di uscire dal bar nel quale aveva appena gustato una cioccolata calda al peperoncino ed se non ci fosse stato un altro uomo a prenderlo al volo, sarebbe sicuramente andato a sbattere contro l’albero che si trovava davanti all’ingresso del locale.

-sarebbe decisamente più sicuro per un babbano come lei stare al sicuro in un luogo chiuso e accogliente-

Disse l’uomo che aveva appena salvato l’altro da una sicura e spiacevole visita all’ospedale, spingendolo nuovamente verso la porta chiusa.

Questo l’aprì ed entrò e quando si girò per  ringraziare, nonostante fosse ancora sotto shock, notò che era scomparso.

-avrà avuto fretta- disse tra sé e sé. –“babbano”- ripetè poi pensieroso –chissà che vuol dire. Di sicuro non è un’offesa. Se avesse voluto offendermi non si sarebbe neppure preso la briga e il disturbo di salvarmi. Forse è un modo di dire “idiota” o “sciocco”. O forse “sconsiderato”- e si rivolse a un ragazzo che stava per uscire dalla porta rischiando di andare, come sarebbe successo sicuramente a lui se quell’uomo dal linguaggio tanto strambo quanto i suoi vestiti non l’avesse preso all’improvviso e salvato, conto l’albero –hei tu, non fare il bebbamo, e rientra immediatamente!-

E l’altro obbedì sorridendo sotto i baffi –“bebbamo”, questa è bella…questi babbani ci vogliono imitare proprio a tutti i costi! Appena vedo Arthur gliela racconto! “bebbamo”…- e continuò a ridacchiare.

Lontano, mentre ancora il vento sferzava gli alberi e scoperchiava i tetti, la pioggia colpiva i vetri di una modesta villetta a Godric’s Hollow, ma non riusciva a sovrastare il pianto di un bambino appena nato, con occhi verde smeraldo, capelli nerissimi e una voce da far paura.

Harry Potter.

Lily e James sorrisero felici.

Era nato loro figlio. Harry.

E mentre fuori si scatenava l’inferno loro si sorrisero e si abbracciarono, mentre il piccolo si abbandonava a un sonno ristoratore, sfinito, dopo aver gridato tanto.

Un uomo canuto sia di barba che di capelli uscì dalla villetta, certo che i due innamorati non avrebbero sentito la sua mancanza, indaffarati come sarebbero stati di lì a poco con quel bambino.

Il Prescelto.

E fuori, nel bel mezzo dell’inferno, Albus Silente si guardò indietro, nella villetta dei Potter, e sorrise.

Fuori c’era l’inferno, ma loro tre erano nel loro paradiso.

Insieme.

   
 
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