Anime & Manga > Detective Conan
Segui la storia  |       
Autore: 9Pepe4    03/10/2009    6 recensioni
[Versione riveduta e corretta causa insoddisfazione dell'autrice]
Assistendo ad un incontro dei sinistri Gin e Vodka, Conan si vede rivelata una realtà sconvolgente: lui non è Shinichi. Ma allora qual è la sua vera identità? E che fine ha fatto il detective liceale?
Aiutato da Ai - per la quale inizia a sentire qualcosa in più - Conan cercherà di venire a capo a tali misteri. Dalla sua parte non avrà indizi materiali, ma la trama nebulosa di alcuni ricordi che riaffiorano in lui.
Genere: Introspettivo, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Shiho Miyano/Ai Haibara
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 9 – Sasso in testa

Conan corse.
Corse sino a quando le gambe non iniziarono a dolergli, fino a quando i muscoli non iniziarono a protestare, fino a quando il cuore prese a battere tanto forte da sembrare sul punto di scoppiare.
Si sentiva tremendamente confuso. Avrebbe voluto non aver provato a raggiungere le labbra di Ai, eppure, quando le aveva viste così morbide, appena schiuse nel respiro sorpreso... Non aveva saputo trattenersi.
Forse l’aver finalmente scoperto la propria identità gli aveva dato alla testa, considerò, senza smettere di correre. Pensò alla reazione di Ai e rifletté che era stata più che giusta. Lui si era a dir poco comportato da cretino.
Si disse che doveva scusarsi con la ragazza, ma allo stesso tempo non sapeva se sarebbe mai tornato indietro.
Perché tutto ciò che in quell’istante gli sembrava importante era continuare a correre, a fuggire, in modo da mettere tra sé e la realtà il maggior spazio possibile, in maniera di allontanarsi dagli occhi pietrificati di Ai.
Le proteste delle gambe, originate dallo sforzo a cui le stava sottoponendo, si acuirono, ma lui le ignorò e non rallentò minimamente l’andatura.
Dopo qualche tempo, però, il respiro affannato e i muscoli indolenziti si allearono e lo fecero rallentare considerevolmente. Ansimò e cercò di riprendere un ritmo respiratorio decente, quindi si sforzò, allo stesso tempo, di non pensare ad Ai. Se solo la ragazzina gli saltava in mente, infatti, ogni suo sforzo di tranquillizzare il proprio cuore risultava vano.
A fatica, tentò di riflettere su qualcosa che non fosse l’espressione di Shiho dopo che lui aveva cercato di baciarla. Iniziò a camminare per evitare che i muscoli gli si irrigidissero troppo e si riempissero di acido lattico.
Per un poco seguì il marciapiede, poi entrò in un piccolo parco.
La ghiaia del vialetto scricchiolava sotto le sue scarpe, ma lui ne sentiva a malapena il rumore, così come a stento vedeva gli alberi, le altalene e i cespugli, così come avvertiva scarsamente il vento che gli arruffava un poco i capelli.
Giunse ad una panchina e, con un sospiro, vi si sedette. Era tra due abeti, e per un momento li osservò, assente. Non riusciva a rilassarsi, nonostante la sua posizione fosse ora più comoda.
Osservò con aria distratta un uccellino che si era posato sul vialetto e becchettava in terra, intento in quell’occupazione.
Si appoggiò pesantemente allo schienale della panca, tenendo gli occhi socchiusi rivolti verso il cielo. Gli parve di ricordare qualcosa, ma era poco più dell’ultimo anelito di profumo che rimane nell’aria prima che il vento lo trascini via interamente, spazzandolo lontano.
Forse il brusio leggero di qualche persona. No, molte persone che schiamazzavano, allegre e impazienti.
Nell’angolo, la figura – sbiadita nella sua mente – della donna che aveva visto nel suo ricordo precedente.
«Ehi, bambino! Bambino!»
Takeshi aprì gli occhi di colpo, riemergendo dal ricordo con un sussulto. Concentrato com’era sulle immagini che tentava di ripescare confusamente dalla propria memoria, non si era reso conto dell’avvicinarsi di un uomo. Lo fissò, scordando per un momento il proprio aspetto da bambino delle elementari.
Se ne rammendò quando lo sconosciuto sorrise come a volerlo rassicurare. Aveva il mento ruvido di una corta barba scura, i capelli del medesimo colore erano corti e arruffati, mentre gli occhi scuri lo guardavano amichevolmente. «Ti sei perso?» chiese con gentilezza.
Conan scosse la testa lentamente, poi riguadagnò abbastanza animo da esclamare: «No, signore! Abito nella casa là davanti, vede?» proseguì entusiasta, indicando con decisione una delle abitazioni vicine al parco.
L’uomo sorrise davanti alla sua euforia. «Bene, mi sembri un giovanotto che sa il fatto suo» affermò.
Conan sorrise, cercando di apparire sia convincente che fiero del complimento.
L’uomo alzò lo sguardo al cielo che iniziava a scurirsi, forse preannunciando un temporale. «Ora, però, sarà meglio che torni a casa, prima di bagnarti. Sembra che ci sia una tempesta in arrivo».
Takeshi annuì frenetico. «Sì, signore! Grazie, signore!» aggiunse allegramente, per consolidare la propria apparenza di bambino. Conan era così, pensò, mentre balzava dalla panchina. Bisognava chiedersi cosa avrebbe fatto un bimbo allegro e spensierato come lui, ed adattarsi alla parte. Era un po’ come inventare il personaggio di un film.
Si allontanò in fretta. Finse di dirigersi verso una delle case indicate in precedenza ma, quando fu sicuro che l’uomo non lo potesse più vedere, svoltò in un’altra via.
Non andò a casa del professor Agasa. Nonostante si disprezzasse per quello, non aveva abbastanza fegato per tornare da Ai e tentare di capire cosa avesse provato la ragazza quando si era resa conto che lui aveva cercato di baciarla.
Andò invece da Mori.
Ran gli si precipitò addosso non appena lo sentì entrare. «Conan!» esclamò. «Avresti potuto dire che dopo aver giocato con Ayumi saresti andato dal professore e per di più avresti pranzato là! Ti rendi conto quanto mi hai fatto preoccupare?!»
«Pranzato dal professore?» ripeté Takeshi. Un momento dopo si morse la lingua.
Per sua fortuna, la ragazza non notò la sua sorpresa. «Ho chiamato a casa di Ayumi e mi hanno detto che te n’eri andato, poi ho telefonato al professore, che mi ha detto che eri là e che ti saresti fermato a mangiare» spiegò severamente, le mani sui fianchi.
Conan annuì. Ai doveva aver raccontato tutto al professore, e questi era giunto alla conclusione che lui aveva bisogno di un po’ di tempo per sfogarsi e ragionare. Quindi aveva detto a Ran che si sarebbe fermato a mangiare da lui, in modo da dargli un po’ di tempo.
Nonostante avesse saltato il pranzo, non aveva fame.
Il pomeriggio piovve. Le gocce batterono con insistenza sulle finestre serrate, poi, pian piano, si fecero meno insistenti e frequenti, finché il temporale non si fece meno convinto. All’ora di cena non pioveva più, ma l’asfalto bagnato e ingombro di pozzanghere ricordava ai passanti la pioggia appena caduta.
Conan mangiò malvolentieri, sforzandosi in modo tremendo per poter fingere di essere il bambino entusiasta che aveva recitato per tutto il tempo.
Andò a letto presto, troppo presto, ma non riusciva a chiudere occhio. Fissava assorto il soffitto, ascoltando le voci provenienti dalla televisione che Kogoro guardava. Poi, un altro suono si unì a quel vociare. Si alzò, in ascolto. Era secco, insistente.
Che avesse riniziato a piovere? No. Era diverso.
Quando capì di cosa si trattava, saltò giù dal letto e corse a spalancare la finestra. Sporse subito fuori il viso, e l’ennesimo sassolino destinato ai vetri gli colpì la nuca.
«Haibara?!» esclamò, incredulo, quando riconobbe la ragazzina. Si massaggiò distrattamente la testa, basito. Ai che tirava sassi alla sua finestra?! Era assurdo. «Sei... sei proprio tu?!» domandò, sbigottito.
Lei sospirò, chiaramente seccata dalla domanda. «Immagino sia un quesito più che legittimo, dal momento che hai appena scoperto di essere il fratello gemello di colui che credevi di essere, ma penso anche che sia una perdita di tempo. Trova una scusa per farmi entrare, così possiamo discutere in pace». Meditò un istante. «Sempre che tu non voglia sentirti urlare ciò che ho da dirti...»
Bene, ora la riconosceva un po’ meglio. Stessa ironia, se non altro. Stesso senso pratico.
Ritirò la testa ed indossò in tutta fretta una felpa e dei pantaloni, quindi uscì dalla propria stanza, con foga. «Ran!» esclamò. «Ai è venuta a portarmi un gioco che avevo scordato dal professore. Può salire, vero?»
La ragazza annuì, dopo aver scoccato un’occhiataccia nella direzione in cui suo padre faceva gli occhi languidi ad un’attrice sullo schermo. «Se vuoi può restare un po’» aggiunse, prima di dirigersi verso Kogoro con un’espressione che prometteva guai.
Conan schizzò via, pensando distrattamente “Povero vecchio”.
Andò ad aprire ad Ai, quindi loro due entrarono nella stanza dove dormiva Conan. Il ragazzino si sentiva a disagio, ma quando lei alzò gli occhi capì con sollievo che non intendeva parlare del bacio.
«Sei sconvolto?»
Takeshi trattenne a malapena un sorriso, nonostante la situazione. Schietta la ragazza.
Abbassò lo sguardo e lo rialzò, pensando alla domanda. «Non so» rispose infine, scrollando le spalle. Gli tornarono in mente le parole su quel documento, quelle parole che decretavano la sua morte, nere e definitive sul foglio bianco. Deglutì. «Forse un po’...» ammise. «Non riesco a capire come io possa essere qua. Se sono Takeshi Kudo... E io sento di esserlo, dovrei essere morto...»
Ai scosse la testa. «Veramente è elementare» obbiettò, guardandolo. Lui ricambiò lo sguardo, stupito e, allo stesso tempo, speranzoso. «Non è detto che Takeshi Kudo sia morto» continuò la ragazzina, sottolineando il nome e il cognome. «Quel che sappiamo è che i dottori pensano che sia morto. Per me è così. Cosa credevi, di essere una specie di cadavere riesumato?» concluse, azzardando una battuta per alleggerire l’atmosfera.
Takeshi rise, sollevato. Non aveva pensato direttamente quel che Ai aveva espresso come una frase ironica, ma c’era andato pericolosamente vicino. Si rese conto che una parte di lui, più che concentrarsi e chiedersi se temeva di essere qualcosa di innaturale, si era domandato se Ai l’avrebbe visto in quel modo.
Ma, finalmente, sapeva che non era così, e non poté evitare di tirare un sospiro di sollievo.




Spazio Autrice:
Aaaaaaaah! Sono terrorizzata. Da adesso in poi non ho più capitoli da restaurare. Dovrò mettermi a scrivere con un impegno mooolto serio. Da ora ci saranno solo capitoli assolutamente inediti, spero non deludano.
Mi scuso per il ritardo, ma a scuola sono già iniziate le interrogazioni. Oltretutto ho un orario definitivo a dir poco schifoso. Latino è sempre alle ultime ore. Come si fa ad avere latino alla quinta e alla sesta ora senza morirne?! E poi storia e scienze sono sempre insieme. E, ovviamente, si è interrogati, su quelle due materie.
Va be’.

Kessi: Sono felice che tu abbia apprezzato questa mia idea pazza. Come vedi, la faccenda della morte dopo il parto si spiega – almeno in parte. Parto... parte... Be’, il gioco di parole non è stato intenzionale xD Mi hai dato una bella soddisfazione scrivendo di aver apprezzato la parte finale con quei due^^ Grazie mille.

Sherry: Ciao, sono felice che ti piaccia questa storia. Dato che per scrivere il finale dello scorso capitolo avevo un po’ tentennato – a suo tempo – sono contenta che ti sia piaciuta la reazione di Ai. Penso non sarebbe stato da lei, nonostante Conan le piaccia, accettare quel bacio, soprattutto considerato che aveva scoperto da poco che in realtà il ragazzino era una persona del tutto diversa. Spero di non essere peggiorata con questo capitolo – e mi scuso per il ritardo.

TITTIVALECHAN91: Per continuare ho continuato... In quanto al presto, purtroppo non ci metterei la mano sul fuoco. Spero nel frattempo di non averti messo troppa voglia di mangiarti le mani o di venire a prendermi a calci.

Licia Troisi: Be’, sono felice che apprezzi il nome Takeshi... Credo mi sia balenato in mente mentre leggevo un qualcosa su un certo doppiatore originale di non ricordo quale anime... (sono stata chiarissima, vero? xD). Però, ovviamente hai ragione, il nome Conan non può assolutamente essere battuto... Che questo sia un bene o un male, direi che è difficile da capire...

Charliotta: Grazie per il complimento^^ In quanto ad Ai, per come la vedo io è ancora un po’ confusa, perché – come sappiamo – le piace Conan, ma la notizia che lui è tutta un’altra persona la spiazza un po’, nonostante di certo non lo ammetterebbe mai (...o sì?). Ma non ti preoccupare, il rapporto tra lei e Conan/Takeshi avrà modo di essere esplorato a fondo.

Roe: Non preoccuparti. La storia, per continuare, continuerà, anche se forse a volte a rilento (ma perché, dico io, devo andare a scuola?! Perché?! Scusa, sto impazzendo). Ti ringrazio per i complimenti. Non preoccuparti se non sempre riesci a commentare, io sono la prima che a problemi nel recensire in modo costante. Ci si sente.

Kuchiki_girl: Hai ragione, scusa. Non ti ho certo lasciata nel momento migliore >_> Io, per evitare che accadano di nuovo queste cose, proporrei di vietare la scuola, ma non so quanti mi darebbero retta (nessuno). Okay, dopo questa frase probabilmente indice della mia pazzia, cercherò di rispondere meglio alla tua recensione. Dunque: wow. Devo ammettere che non avevo mai considerato “geniale” la mia mente. Di solito la definisco “malata” “matta” “pazza”, o con aggettivi simili. Però, wow, mi ha fatto piacere che tu la consideri tale ^///^ xD Prometto che cercherò di aggiornare in meno tempo la prossima volta. Baci^^
  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Detective Conan / Vai alla pagina dell'autore: 9Pepe4