Roma.
la capitale della nostra bellissima
Italia. era la meta del mio viaggio,il primo viaggio da maggiorenne.
avevamo
pianificato quel viaggio nei minimi particolari,da mesi. le nostre
valigie
erano pronte,le carte di credito attive,le nostre menti già
in viaggio verso la
capitale mentre noi eravamo bloccate alla stazione di Salerno. Maledetto
meridione, pensai. Ovviamente il treno era in ritardo ed io e
le mie amiche
in gran fermento. Mariangela,Rosaria,Francesca,Lucia e Maria,pronte per
una
nuova avventura. Avevamo iniziato a frequentarci al liceo. Stessa
classe,IVH.
Lucia era la mia compagna di banco,Rosaria l'amica di sempre,Mariangela
la
compagna di shopping,Francesca la mia confidente,Maria semplicemente la
gemella
di Francesca. Per noi stare insieme era come routine,un abitudine. Una
mattina
del mese di gennaio,abbracciate al termosifone della
classe,programmammo il
viaggio. "Roma" rispondemmo in coro io e Mariangela alla
domanda
di Ro,"via Condotti" fu la risposta immediata di Maria al
"Perchè" curioso di Lucia. Perciò le
carte di credito non
potevano mancare. Ovviamente erano limitate,avremmo prosciugato in
conti in
banca dei nostri genitori.
Erano le 11:41. il treno tardava già di 9 minuti,classico.
Dovemmo attendere
altri 12minuti affinché fosse annunciata la sua partenza. Un
abbraccio
veloce,un immediato "Certo, Mamma" sussurrato da tutte
simultaneamente e un impresa per portare i bagagli sul vagone. Come
sempre
avevamo esagerato. Otto le valigie in totale. un trolley per ognuno e
due
borsoni comuni. In questi ultimi vi erano scarpe,in uno, e cibo
nell’altro. Era
un rito avere la valigia del cibo. Anche per la gita in Grecia fu
preparata e
non ce ne pentimmo. Il vagone era capiente,ma non abbastanza per noi.
ci
sistemammo in modo tale da stare comode e da far entrare nel vagone
tutte le
valigie. Queste erano posizione tra i sedili mentre le noi eravamo
sedute come
degli indiani. Gambe incrociate. Trovate le posizioni giuste e comode
ci
dedicammo ai nostri hobby. Io presi il mio libro,New Moon,e mi dedicai
alla
lettura. Lo avevo letto migliaia di volte,ma non mi stancavo mai. Ro
alla vista
del libro alzò gli occhi al cielo per poi posare gli occhi
sul suo libro
triller. Mariangela accese l’i-pod e le gemelle e Lucia si
dedicarono al
pettegolezzo. Solito di Lucia,aveva conquistato un figo da paura ma ora
era
insicura. Passava troppo tempo con me e Francesca. Era il nostro solito
modo di
fare. Conquistare per poi perderci nell’insicurezza. Io
perdevo la testa,lo
frequentavo e poi capivo che non era come lui. Ma Francesca non aveva
ancora
capito che il suo cuore era ancora nelle mani del suo ex. Io invece lo
avevo
affidato a qualcuno che non sapeva neanche che esistessi.
Il nostro treno,un diretto per Roma,fu annunciato alla stazione
Termini.
Scendemmo soddisfatte guardandoci intorno. Saremmo rimaste
lì per una
settimana,sole. Senza adulti a proibirci nulla,conoscendo nessuno e con
un
programma giornaliero alla mano. La mattina dedicata alla scoperta di
Roma,che
personalmente conoscevo come la mia città. Ogni anno i miei
genitori mi
portavano lì alla scoperta di monumenti storici. I pomeriggi
erano all’insegna
dello shopping mentre le sere da trascorrere nei pub più
“in”.
“Ragazze ho fame”
“Io voglio un bagno”
“Io voglio quel bonazzo lì fuori..”
“Io..”
“BASTA!” urlai disperata. Tacquero tutte. Mai farmi
arrabbiare. Questo il loro
divieto.
“andremo prima al bagno,ne abbiamo tutte bisogno suppongo.
Poi andremo ad un
fast food per prendere qualcosa da mangiare.. per il bonazzo,Mari,non
posso
farci nulla. Dopo andremo in albergo. Ci sistemeremo e vedremo il da
farsi.”
Avevo appena salvato me stessa da una crisi di nervi. Stavamo sempre
insieme,ma
era difficile organizzarci e se non ci fossi io sarebbe difficile
organizzare
il tutto. Almeno per questo mi erano riconoscenti. Dopo essere uscite
dalla
stazione ci dirigemmo al Mc Donald’s. le valigie creavano
seri problemi così
decidemmo di pranzare,con il cibo del fast food,in albergo.
“Ehm ehm ehm..” schiarì la voce Ro.
“Che succede?” disse Mariangela e si
voltò dove lo sguardo di Ro era fermo.
Tutte guardammo il giovane ragazzo alla hall.
“Ma non sono le hostess ad accogliere gli ospiti alla
hall?” pensai scocciata
tra me sapendo giò cosa stava per succedere.
“A chi tocca?” disse ridendo Franci.
“Ad Ada,ovvio” A me? Perché a me? Ah
ovvio,l’avevo scampata fino a quel momento
ed ero rimasta l’unica a non aver..
“Prego” rise Maria della mia faccia.
“ok ok,vado”
Mi voltai per guardare il mio riflesso nelle porte
dell’hotel. Guardabile.
Sbottonai la camicetta di un bottone e mi recai spavalda alla hall. Il
mio
compito? Semplicemente sedurre il povero belloccio di turno,farmi
invitare a
cena e rifiutare. Malefiche.
“salve” dissi togliendo gli occhiali Tom Ford e
sorridendo timidamente. Era
irresistibile in mio sorriso timido. Diventavo sexy e sensuale quando
mi
mostravo timida e semplice. Lui mi sorrise maliziosamente e mi chiese
il
cognome usato per la prenotazione. Gli mostrai il documento e
sorridendo,ancora
malizioso,disse “maggiorenne da otto giorni,buono a
sapersi” lui avrà avuto
minimo 24o 25anni. Sorrisi maliziosa al quel commento. Lo avevo
conquistato.
Calcolai la cifra in più che avrei avuto da spendere.
“50euro per ognuna.. bè
250euro in più per me.. bene bene”. Mi diede le
chiavi delle nostre stanze e
lanciandogli un occhiolino mi avviai verso l’ascensore con
alle spalle,ne ero
sicura,cinque amiche sicure di aver perso 50euro. Le camere erano
vicine,
207,208,209. ci sistemammo e mangiammo il pranzo nella mia camera.
Facemmo una
doccia veloce e ci avviammo verso il centro di Roma.
Sulle scale di piazza di Spagna sfilammo come modelle,ridendo come
matte e
sculettando appositamente. I ragazzi che passavano ci guardavano
maliziosi,sorridendoci. Sapevamo di essere carine e facendo attenzione
al
nostro look sapevamo accentuare la bellezza e la sensualità.
Fontana di Trevi
era splendida. Sin da quando ero piccola mi lasciva senza fiato. La
maestosità
e la bellezza mi emozionavano. Ma l’idea della monetina e del
desiderio non mi
eccitava. Scattai una foto,mentre una ad una, esprimendo il desiderio,
gettavano la monetina nella fontana.
Camminavamo tranquillamente quando una libreria attirò la
mia attenzione. Avevo
dimenticato che mancassero alla mia collezione due romanzi della Austen.
“Ro,coprimi. Devo andare in quella libreria” mi
serviva una mano per evitare le
lamentele della ragazze. Sapevano che libreria per me significasse
perdere
minimo trenta minuti tra gli scaffali alla ricerca di un classico
ancora non
letto.
“Ada,10minuti,non di più.” Mi
sussurrò. Poi urlando si rivolse alle altre
“Ragazze un baaaaaaaaaar,prendiamoci un
caffè.”
“Grazie” le mimai con le labbra mentre mi
allontanavo da loro senza essere
notata.
La libreria era immensa. Ogni genere aveva una propria sala.
Triller,gialli,classici stranieri.. ecco cosa cercavo. Era immenso.
Quattro
pareti e tanti scaffali colmi di libri. Tutti i classici mondiali. Mi
persi
leggendo i titoli sussurrando ripetutamente “Mansfield
Park..” una mano
calda,dalle lunga dita da pianista,mi porsero una copia.
“Grazie” sussurrai. Ma
poi quando mi accorsi che era vecchia,non nuova come mi aspettavo, mi
voltai
per avere spiegazioni. Sorridendo mi guardò e
sussurrò di rimando “Prego”. Mi
immobilizzai. Non per il suo accento inglese o per quella voce
familiare,ma per
quel sorriso che illuminava il suo volto. La sua voce era
roca,bassa,sensuale,dolce,ammaliatrice. Avevo davanti a me lui.
L’uomo che
riempiva i miei sogni,l’uomo di cui avevo mille poster nella
mia camera,l’uomo
che mi proibiva di perdermi per qualcuno perché per me
c’era solo lui,a lui
avevo dato il mio cuore. A quella persona che fino a qualche ora prima
pensavo
che non fosse a conoscenza neanche della mia esistenza,ma che ora era
davanti a
me e mi parlava.
“La mia copia è vecchia,ma italiana. Ne cercavo
una nuova,ma questo romanzo non
lo hanno in questa libreria.” continuava a sorridermi
dolce,lui. Robert Thomas
Pattinson.