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Autore: Viviane Danglars    08/10/2009    1 recensioni
[Candace Robb; la serie di Owen Archer]
Siccome devo sempre distinguermi, mi concentro su un personaggio che non riscuote mai simpatie. Thoresby, il fiume, la nebbia, e qualcun altro.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Guardate, non chiedetemi cos'è questa cosa. Praticamente sarebbe una PWP se non fosse che non è neanche abbastanza secsi da essere una PWP. XD
Nasce come una specie di sfida con un'amica, Slytherin Nikla, come me fan dell'arcivescovo John Thoresby (come viene rappresentato nella serie della Robb). Ebbene sì, svelo gli altarini e la mia passione per i (vecchi?) ecclesiastici con le pulsioni incontrollate. Mai sentito parlare di Frollo?
Queste sono le mie fantasticherie da povea fangirl. L'OC qui è raramente pleonastico, ed è una Mary Sue. XD Enjoy! XD

(Quasi dimenticavo; il titolo è un brano della colonna sonora del Mistero di Sleepy Hollow, di Danny Elfman; e chi riconosce la citazione "What vexes all men"? XD)





into the woods
the witch




Il bambino si chiamava John.
- E’ un nome inflazionato, - disse Thoresby.
- Non ditelo a me, è stato Gerard a sceglierlo. –
Si trovavano su una sponda dell’Ouse, dove l’argine dava vita a un piccolo prato che discendeva dolcemente nell’acqua. Sarebbe stato un simpatico quadretto campestre, se non avesse fatto così freddo, se il cielo non fosse stato cariche di nubi grigie, e gli alberi autunnali al limitare del bosco così scheletrici.
Uno strano posto per la gita di una nobildonna col figlioletto, ma l’arcivescovo sapeva che Magda Digby, la donna del fiume, era tanto vicina da essere in grado di udire le loro voci, foss’anche in lontananza, dalla sua casa appena oltre l’ansa del fiume.
- John, cogli quelli, - stava dicendo Anne de l’Envers, indicando al figlio dei fiori ai bordi della radura. – Prendine più che puoi. – Aveva un vestito da viaggio nero, ben foderato. Il soggolo candido le stringeva il collo, rendendo ancora più affilato il suo viso; Thoresby, come ogni volta, ripensava a quando quel mento sottile l’aveva tenuto tra le dita.
Ora gli occhi di madonna de l’Envers seguivano il cammino del figlio, che stava tornando con il suo mazzo di erbe.
L’arcivescovo non commentò.
Abituato alla sua presenza – e dotato di una dolce calma che non poteva non colpire, alla sua età – il bambino non era disturbato da quell’estraneo; porse i fiori alla madre e rimase ad ascoltare mentre lei si chinava, prendendogli la mano con la propria: - Questi possono curare molte cose. Uno, due, tre, è un amico; il quarto porta il lungo sonno. – Le labbra di madonna de l’Envers sussurrarono morbidamente tra i riccioli del figlio, e John annuì, memorizzando la filastrocca con fanciullesca serietà. – Questo libera le donne dal loro più grande affanno. – Le dita di Anne sfogliavano le erbe, mostrandole al figlio e rigirandole tra i lunghi polpastrelli per consentirgli di vederle in ogni parte: - Questo aiuta a sanare i vecchi dolori. Vai, prendine ancora. –
Il bimbo si allontanò e la donna tornò a raddrizzarsi, riprendendo la sua passeggiata con l’arcivescovo.
- Vi sembra saggio insegnargli queste cose? –
- Perchè no? Saperle mi è stato utile. –
- E quanto credete che capisca, di ciò che gli dite? – chiese Thoresby, con impazienza.
Lei lo guardò divertita, le mani congiunte sulle stomaco, l’espressione irriverente ombreggiata dall’acconciatura. – Non ha importanza che capisca ora. Anzi: ricorderà meglio tutto ciò che non capisce, e che lo affascina. Quando lo porteranno a studiare da uomini come voi, John, allora la noia ucciderà la sua curiosità. –
Inaspettatamente, l’arcivescovo sorrise. Era probabile che lei avesse ragione.
- Il bambino parla con suo padre? –
- Spesso. Ma Gerard non parla mai con lui. –
Thoresby abbozzò un sorriso. – Meglio così. –
E Anne rise. – Se qualcuno vi sentisse parlare, penserebbe che siete voi ad averlo sposato, e non io… -
- Perchè vostro marito dà noia a me quasi quanta ne dà a voi, - disse l’uomo, non del tutto divertito.
Di nuovo, Anne accennò una risata. – Ne dubito. –
Per chissà quale motivo, lui trovò irritante quella calma condiscendenza. A volte, lo aveva gratificato; ma più spesso, e dato il suo carattere non c’era da stupirsi, finiva con l’esserne infastidito. Cosa autorizzava Anne de l’Envers a comportarsi come se lo conoscesse tanto bene, come se sapesse più e meglio di lui? Forse i fiori che teneva in mano, le conoscenze che proprio di fronte a lui stava tramandando a suo figlio?
Thoresby si accigliò. A Londra, quand’era ragazza, lei non aveva attratto la sua attenzione. Viveva allora giocando sul filo della propria reputazione e contando molto sul proprio fascino – ma senza la saggezza di una favorita, né di una vera cortigiana. Era inevitabile che le trovassero un posto altrove, dove poter calmare i suoi ardenti spiriti: la gelida York con il suo cielo coperto e buio, e come carceriere un marito severo e noioso.
Eppure, tra gli alberi, nelle brughiere umide e nebbiose, la ragazzina era cambiata, tanto che le prime volte l’arcivescovo aveva faticato a riconoscerla. Era divenuta una donna nella cui mente non era più certo di saper guardare, come aveva fatto un tempo, quando la ragazzina aveva tentato di ingraziarsi i suoi favori perché le venisse risparmiato quel temuto esilio. Ora, non riusciva a togliersi la sensazione che fosse lei a spiare i suoi pensieri, e per quanto l’intenzione potesse essere buona, Thoresby era troppo scostante e orgoglioso per tollerarlo di buon grado.
- Senza nulla togliere alla vostra posizione, madonna de l’Envers, vi assicuro che se vostro marito non mi desse tanto da pensare non sarei qui a York… - … a gelarmi i piedi, completò tra sé.
- E sperate di ottenere qualcosa da me? – La donna distolse lo sguardo. Aveva occhi verdi e ambrati, dal taglio deciso. – Non posso compromettere la mia famiglia. C’è mio figlio, ora, - gli spiegò, quasi a scusarsi. L’arcivescovo intuì che, sotto quell’apparente mitezza, c’era un netto rifiuto, un’opposizione forte come acciaio, che avrebbe dovuto interpretare come un avvertimento. E non insisté. Al contrario seguì lo sguardo di lei e domandò: - Dov’è? –
Erano soli nella radura.
- Dev’essere tornato da Magda, - rispose Anne, per nulla preoccupata. Chinò la testa per infilare i fiori nella saccoccia di cuoio che teneva alla cintura, e aggiunse, quasi casualmente: - Eppure non penso che soggiorniate qui così a lungo solo per le preoccupazioni che vi dà Gerard. Né che sia lui a farvi perdere il sonno la notte. –
Alice Perrers. Thoresby incrociò lo sguardo di Anne e vi parve di vedervi riflessi, per un attimo, gli occhi da gatta dell’amante del re.
- No, avete ragione. –
Anne sorrise. – Cosa tortura tutti gli uomini?... – mormorò tra sé, come una cantilena. Le sue mani giocavano con la stoffa dell’abito. Thoresby distolse lo sguardo, infastidito dal parallelo che si era fatto strada nella sua mente.
- Siamo stati a Windsor, quest’inverno, per presentare John, - raccontava Anne, con dolcezza sibillina. – L’ho vista. Non è molto bella. Oso dire che lo sono di più io. Marguerite, anche, lo era di più. –
- Vi siete data tutta questa pena per me? – chiese l’arcivescovo. Cominciava a detestare il modo in cui i nomi di Alice e di Marguerite erano continuamente intrecciati, persino nei suoi pensieri.
- No; nel mio interesse. L’amante del re è sempre potente. Soprattutto lei, - e Anne sorrise, - E’ una donna mirabile. Posso capirvi. –
– Dovevo immaginare che avrebbe riscosso le vostre simpatie. –
Anne si fermò. – Cercate di insultarmi? – chiese, per nulla offesa. Gli prese un braccio con la piccola mano gelida. – Posso fare qualcosa? – domandò ancora, più lentamente.
- No, - disse Thoresby, ma le aveva già preso la vita. Entrambe le cose erano vere. Anne de l’Envers non poteva fare nulla per strappargli dal petto l’odiosa lussuria per Alice Perrers, così come nulla poteva il ricordo amato di Marguerite. Poteva, però, fare qualcosa.
Da quel momento, la donna non parlò più. Si appoggiò a un tronco con la schiena, singolarmente docile. Thoresby si chiese persino se non avesse allontanato il bambino apposta, arrivò a sospettare che Magda Digby sapesse ciò che stavano facendo, ripensò al seno di Alice Perrers. Nessuno di quei pensieri fu in grado di calmarlo. Al contrario, morse le labbra di Anne quasi con rabbia, infastidito dalla sensazione insistente d’essere stato preso in trappola. Non c’era dubbio che Anne de l’Envers fosse una strega. Toccarla non gli diede alcun sollievo. Al contrario ebbe l’impressione che fosse lei a trarre da lui quel poco di energie che gli rimanevano, lasciandolo stordito ed esausto, disteso nell’erba umida e ghiacciata, le mani sulle cosce di lei e lo sguardo sul suo collo esposto, la testa rovesciata all’indietro.
Anne si era liberata di soggolo e velo, aveva slacciato il corpetto ad esclusivo beneficio dell’arcivescovo, esponendo il seno candido, incurante del freddo. Il petto si alzava e abbassava in modo evidente, la carne che premeva contro la stoffa, mentre la donna riprendeva fiato dopo l’amplesso. Riportò lo sguardo su di lui come se si ricordasse solo allora della sua presenza. E sorrise.
Si chinò per baciarlo sulla bocca, lasciandogli un sentore metallico sulla lingua. In qualche momento di quell’incontro frettoloso, le aveva rotto un labbro. Lei non sembrava neppure accorgersene. Gli prese il viso tra le lunghe dita e lo carezzò; lui fu stupito di quanto il suo corpo fosse, all’improvviso, caldo, tanto da dargli sollievo con la vicinanza delle sue mani e della sua gola nuda. I capelli sciolti gli accarezzano il viso.
Allora lei disse: - Dovresti dormire, John. – E aveva ragione.
- Non qui, - ribatté lui, riscuotendosi.
Anne rise: - No, meglio di no. – Gli baciò una palpebra e scivolò via, rialzandosi con la maggior grazia possibile, rivestendosi con gesti abili.
Thoresby fece lo stesso, coprendosi con l’ampio mantello foderato di pelliccia. Eppure, aveva freddo. La osservò quasi distrattamente mentre raccoglieva i capelli sotto il velo e le disse: - Il labbro. –
- Come? –
Allungò una mano per toccarle il labbro inferiore. Lei se lo inumidì con la lingua, sfiorandogli il dito. – Solo un po’ di sangue. Dirò che mi sono graffiata con un ramo. –
- Ti crederà? –
Anne lo guardò con una strana espressione; forse di sfida. – Sei preoccupato? –
- No; solo curioso. –
- Gerard sa che non deve curiosare nei miei affari. E’ un patto di vecchia data. Non penso che si prenda più la pena di chiedersi se ciò che gli dico è vero o no. –
Thoresby scosse il capo. Non invidiava Gerard de l’Envers. Ma non invidiava neppure se stesso. Gli occhi di Alice Perrers lo scrutavano, lucenti, tra le pieghe della mente impigrita dall’orgasmo.
Anne gli prese il braccio, come se nulla fosse. – Venite. Devo andare a prendere John. -




   
 
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