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Autore: DazedAndConfused    09/10/2009    5 recensioni
In Only Seven Days, life could change. E questo ora John l'ha capito.
One shot dedicata a John Deacon, il cui fondamentale apporto nella band dei Queen è stato troppo spesso sminuito...
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In Only Seven Days

In Only Seven Days

"Monday the start of my holiday
Freedom for just one week
Feels good to get away"


Le parole di quella canzone risuonavano forti e sicure nella mente di John.

"Lunedì l'inizio della mia vacanza."

 

Lunedì. Era proprio un lunedì, il giorno in cui Freddie se n'era andato per sempre dalle loro vite.
Se n'era andato silenziosamente, quasi in punta di piedi, per paura di disturbare.
Lui, così abituato al clamore, alle urla euforiche dei fans, che erano soliti attendere impazientemente le sue  memorabili performance sul palco.

 

"Libertà per una sola settimana." 

 

John sospirò, di un lungo e profondo sospiro, che sembrava potesse contenere tutto il dispiacere e l'immensa rabbia del bassista.

 

"Sembra buona per andar via." 

 

Una lacrima gli scivolò veloce sul profilo spigoloso ma perennemente sereno. E un'altra, e un'altra ancora. 

Ma oggi no. Oggi non ce la faceva ad essere sereno. Come poteva? Freddie, uno dei suoi più cari amici, se n'era andato, e lo aveva fatto per sempre. 

Gli sembrava di vederlo ancora, la sigaretta in bocca, cazzeggiare allegramente con Roger, discutere animatamente con Brian o prenderlo affettuosamente per il culo, com'era solito fare.

Non poteva essere vero. Ora sarebbe entrato da quella maledetta porta e, con ampi gesti teatrali delle sue mani, avrebbe esclamato:

-Beauties, I've got a new idea!-

John alzò il capo e incrociò lo sguardo assente e vuoto di Brian, che stava guardando fuori dalla finestra, in cerca della forza di sopportare un dolore così grande.

Poi si voltò verso il divano, dov'era seduto Roger. Il batterista aveva il capo chino e si stropicciava i pantaloni con vigore, soffocando a fatica la sua sofferenza.

E fu in quel momento che John capì tutto: capì che era inutile andare avanti senza Freddie, d'altronde Lui era tutto per il loro gruppo.

Che razza di senso avrebbe avuto continuare a suonare senza il leader, l'indiscusso componente che aveva più importanza e notorietà?

Era ovvio che quando si faceva il nome della loro band, la si associava immediatamente a Freddie: aveva talento, carisma, grinta da vendere e quel briciolo di follia che non guastava.

E adesso? Adesso che sarebbe successo?

Non voleva più suonare. Gli ricordava l'amico scomparso troppo presto.

Troppo presto la vita gli era stata ripresa, non dandogli il tempo d'invecchiare in serenità, accanto alla persona amata.

Il Signore aveva distrutto le loro vite, e quelle di migliaia e migliaia di fans sparpagliati per tutto il mondo.

In quel preciso istante John si alzò bruscamente dalla sedia, facendola cadere violentemente a terra.

Brian sussultò, immerso com'era nei suoi pensieri, e Roger alzò il capo, con un'espressione decisamente perplessa.

Silenzio, per svariati minuti.

Poi finalmente il batterista si decise a interrompere quell'atmosfera colma di sofferenza.

-Che c'è, Deaks?- mormorò, guardandolo distrattamente.

Che c'è? Come che c'è? Roger, che cazzo ti succede? Il nostro migliore amico è morto e tu mi domandi che cazzo ho?

Brian si voltò e fece per dire qualcosa, ma poi lasciò perdere.

-Per quanto mi riguarda, continuare con i Queen non ha più senso.-

Ecco, l'ho detto. Lo sentivo da tempo, ma ora più che mai ne sono convinto: senza Freddie, non siamo un cazzo.

Roger lo fissò con i grandi occhi cerulei stralunati e le iridi verdi di Brian lasciarono intravedere la sua rassegnazione nel capire che prima o poi quel momento sarebbe dovuto arrivare.

John stava di spalle, ma poteva benissimo sentire gli sguardi increduli dei suoi amici posarsi su di lui.
Allora prese velocemente il suo cappotto dall'attaccapanni e s'incamminò verso l'uscita del loft.

-John, io...- disse Brian con la voce spezzata, non sapendo bene quali parole sarebbero riuscite ad uscire ancora dalle sue labbra.

Il bassista si bloccò, giusto in tempo per scorgere con la coda dell'occhio Roger, che posò una mano sulla spalla del chitarrista, facendogli cenno di lasciarlo andare.

John non se lo fece dire due volte e sbatté con forza la porta, uscendo a grandi falcate da quel maledetto monolocale.

-Vaffanculo.- mormorò a denti stretti, incapace di trovare un vero destinatario per quelle parole tanto colme di odio.

Gli sembrava doveroso nei confronti di Freddie, un ultimo gesto da poter dedicare al proprio amico.

L'ascensore era occupato, e allora decise di farsi a piedi tutto il palazzone, così almeno avrebbe scaricato un po' di tensione.

Ma ad ogni gradino che fece, sentì sempre di più il peso di un'eredità infinita: l'affetto e l'immenso talento di Freddie.

E fu lì che si ricordò una frase che disse in una sua intervista: 

-La cosa più importante è vivere una vita favolosa. Finché è favolosa, non m'importa quanto lunga sarà.-

Le lacrime ricominciarono a rigargli il volto, ed egli prese a correre forsennatamente giù per le scale.

Perché quello era il vero Freddie: quello sul palco era Freddie Mercury, ma quello che lui conosceva era il timido e gentile Farrock Hussein Bulsara.

Arrivato al piano terra, fece per uscirsene, ma non ce la fece: si accasciò al muro e si abbandonò ad un pianto sommesso.

 

 

"I'm so sad alone..."

   
 
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