In Only Seven Days
"Monday the start of my holiday
Freedom for just one week
Feels good to get away"
Le parole di quella canzone
risuonavano forti e sicure nella mente di John.
"Lunedì l'inizio della mia
vacanza."
Lunedì. Era proprio un lunedì, il
giorno in cui Freddie se n'era andato per sempre
dalle loro vite.
Se n'era andato silenziosamente, quasi in punta di piedi, per paura di
disturbare.
Lui, così abituato al clamore, alle urla euforiche dei fans,
che erano soliti attendere impazientemente le sue memorabili performance
sul palco.
"Libertà
per una sola settimana."
John
sospirò, di un lungo e profondo sospiro, che sembrava potesse contenere tutto
il dispiacere e l'immensa rabbia del bassista.
"Sembra
buona per andar via."
Una
lacrima gli scivolò veloce sul profilo spigoloso ma perennemente sereno. E
un'altra, e un'altra ancora.
Ma
oggi no. Oggi non ce la faceva ad essere sereno. Come poteva? Freddie, uno dei suoi più cari amici, se n'era andato, e lo
aveva fatto per sempre.
Gli
sembrava di vederlo ancora, la sigaretta in bocca, cazzeggiare allegramente con
Roger, discutere animatamente con Brian o prenderlo affettuosamente per il
culo, com'era solito fare.
Non
poteva essere vero. Ora sarebbe entrato da quella maledetta porta e, con ampi gesti
teatrali delle sue mani, avrebbe esclamato:
-Beauties, I've got a new idea!-
John
alzò il capo e incrociò lo sguardo assente e vuoto di Brian, che stava
guardando fuori dalla finestra, in cerca della forza di sopportare un dolore
così grande.
Poi
si voltò verso il divano, dov'era seduto Roger. Il batterista aveva il capo
chino e si stropicciava i pantaloni con vigore, soffocando a fatica la sua
sofferenza.
E
fu in quel momento che John capì tutto: capì che era inutile andare avanti
senza Freddie, d'altronde Lui era tutto per il loro
gruppo.
Che
razza di senso avrebbe avuto continuare a suonare senza il leader, l'indiscusso
componente che aveva più importanza e notorietà?
Era
ovvio che quando si faceva il nome della loro band, la si associava immediatamente
a Freddie: aveva talento, carisma, grinta da vendere
e quel briciolo di follia che non guastava.
E
adesso? Adesso che sarebbe successo?
Non
voleva più suonare. Gli ricordava l'amico scomparso troppo presto.
Troppo
presto la vita gli era stata ripresa, non dandogli il tempo d'invecchiare in
serenità, accanto alla persona amata.
Il
Signore aveva distrutto le loro vite, e quelle di migliaia e migliaia di fans sparpagliati per tutto il mondo.
In
quel preciso istante John si alzò bruscamente dalla sedia, facendola cadere
violentemente a terra.
Brian
sussultò, immerso com'era nei suoi pensieri, e Roger alzò il capo, con
un'espressione decisamente perplessa.
Silenzio,
per svariati minuti.
Poi
finalmente il batterista si decise a interrompere quell'atmosfera colma di
sofferenza.
-Che
c'è, Deaks?- mormorò, guardandolo distrattamente.
Che
c'è? Come che c'è? Roger, che cazzo ti succede? Il nostro migliore amico è
morto e tu mi domandi che cazzo ho?
Brian
si voltò e fece per dire qualcosa, ma poi lasciò perdere.
-Per
quanto mi riguarda, continuare con i Queen non ha più senso.-
Ecco,
l'ho detto. Lo sentivo da tempo, ma ora più che mai ne sono convinto: senza Freddie, non siamo un cazzo.
Roger
lo fissò con i grandi occhi cerulei stralunati e le iridi verdi di Brian
lasciarono intravedere la sua rassegnazione nel capire che prima o poi quel
momento sarebbe dovuto arrivare.
John
stava di spalle, ma poteva benissimo sentire gli sguardi increduli dei suoi
amici posarsi su di lui.
Allora prese velocemente il suo cappotto dall'attaccapanni e s'incamminò verso
l'uscita del loft.
-John, io...- disse Brian con la voce spezzata,
non sapendo bene quali parole sarebbero riuscite ad uscire ancora dalle sue
labbra.
Il
bassista si bloccò, giusto in tempo per scorgere con la coda dell'occhio Roger,
che posò una mano sulla spalla del chitarrista, facendogli cenno di lasciarlo
andare.
John
non se lo fece dire due volte e sbatté con forza la porta, uscendo a grandi
falcate da quel maledetto monolocale.
-Vaffanculo.- mormorò a denti stretti, incapace di
trovare un vero destinatario per quelle parole tanto colme di odio.
Gli
sembrava doveroso nei confronti di Freddie, un ultimo
gesto da poter dedicare al proprio amico.
L'ascensore
era occupato, e allora decise di farsi a piedi tutto il palazzone, così almeno
avrebbe scaricato un po' di tensione.
Ma
ad ogni gradino che fece, sentì sempre di più il peso di un'eredità infinita:
l'affetto e l'immenso talento di Freddie.
E
fu lì che si ricordò una frase che disse in una sua intervista:
-La
cosa più importante è vivere una vita favolosa. Finché è favolosa, non
m'importa quanto lunga sarà.-
Le
lacrime ricominciarono a rigargli il volto, ed egli prese a correre
forsennatamente giù per le scale.
Perché
quello era il vero Freddie: quello sul palco era Freddie Mercury, ma quello che
lui conosceva era il timido e gentile Farrock Hussein
Bulsara.
Arrivato
al piano terra, fece per uscirsene, ma non ce la
fece: si accasciò al muro e si abbandonò ad un pianto sommesso.
"I'm
so sad alone..."