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Autore: Ceci Princessofbooks    09/10/2009    7 recensioni
Venite, stranieri, e sedete accanto al fuoco: lasciate che il menestrello vi canti del Marinaio, e del giorno in cui l'inquieto mare lo pretese come suo sposo.
Genere: Malinconico, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ed eccomi a voi, gentili vagabondi delle lande di EFP! Dopo lune di colpevole ozio, molle indolenza e penosa pigrizia, Ceci ritorna tra voi, con uno degli ultimi parti della sua mente allucinata: un tentativo di ballata elaborato al mare e vergato di getto nella sera toscana ( qualche lieve vezzo romantico me lo posso permettere...), ovvia progenie delle suggestioni gotiche in cui indulgo in quest'ultimo periodo.

Curiosamente, le prime idee e le prime parole di quest'empito poetico non mi hanno colta sotto il pallido bagliore della luna, come qualunque scrittore crepuscolare che si rispetti, ma in un pigro pomeriggio tra le sdraio dei miei genitori e i lieti schiamazzi di mio cugino: ebbene sì, anche sotto il gaio sole di Luglio io riesco a pensare a tramonti brumosi e lividi eroi. In ogni caso, parte dell'incanto della scrittura viene proprio, almeno a parer mio, da come possa raggiungerci con uno sfolgorio d'ispirazione in ogni tempo e in ogni luogo.

Tornando al testo, si tratta di una delle mie prime ballate, in cui mi cimento con un tema da poema medievale e con l'accompagnamento, seppur mentale, di una musica; per me è quindi un azzardo, una prova che ora sottopongo alla vostra attenzione: vediamo come mi riesce questo genere di scritti. Mentre sguazzavo nella piscina, io l'ho immaginata sulle note di una melodia dolente e cadenzata, ma questa è solo la mia visione: quindi leggete, divertitevi e trovate il ritmo che prediligete.

Sperando come sempre nel vostro accorto parere,

e gioendo del mio ritorno tra spiriti innamorati delle parole,

vi lascio con un Ciaociao da Ceci!



Canzone del Marinaio Perduto



O Marinaio, seduto sulla sabbia,

perché scruti le acque scure?

Il tuo fiero sguardo arde nel chiaro vespro;

Umido lucore scivola sul mare ombroso,

le membra bianche lievi i flutti cingono.


No Marinaio, non lasciarti accarezzare

son dita accorte ma aspre di sale

non seguire il canto nero degli abissi,

da mani crudeli non lasciarti trascinare

non cedere al suo freddo abbraccio

tra le sue braccia il sole svanirà.


Ahi, o Marinaio, nessun tepore ormai ti chiamerà

giaci, pallido re dei mari,

vergini perle son ora i tuoi occhi

le tue labbra tramutate in madreperle mute

di gelido marmo le tue mani armoniose

e sottile alabastro sotto le ciglia cupe


Oh, Marinaio, dove sei caduto?

Tra i flutti feroci il tuo sguardo si è perduto?”


   
 
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