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Autore: Doomsday_    10/10/2009    6 recensioni
Melanie, una ragazza di soli 15 anni, scappa di casa con le sue tre migliori amiche perchè rimasta incinta. Si rifugiano a Los Angeles, città di infinite oppurtunità e successi. Cinque anni dopo Melanie viene ingaggiata come costumista nel film di New Moon. Nascerà da subito un rapporto di "amicizia" fra lei e Robert Pattinson, ma questo sarà intercettato dal sexy Kellan Lutz
Genere: Comico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kellan Lutz, Nuovo personaggio, Robert Pattinson
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Vorrei tornare bambina,
perchè le ginocchia
sbucciate fanno meno
male di un cuore infranto
Jim Morrison

< Dai Melanie, un po' di coraggio... >, mi sussurrò all'orecchio Susan.
< Non ce la faccio... mi vergogno troppo... >, sussurrai in risposta.
< Dai, faccio io >, disse Anne spazientita.
Entrò nella farmacia, decisa. Si guardò in torno e poi tornò fuori accanto a noi, rossa come un pomodoro.
< Non ce la posso fare >, disse imbarazzata.
< Oddio regà, ho capito... >, disse Amy entrando a sua volta nella farmacia.
Si bloccò davanti ad uno scaffale, fece un respiro profondo, prese un test di gravidanza e lo portò alla cassa.
Adoravo Amy in questi momenti.
La cassiera la squadrò dall'alto in basso, prima di prendere il test e vedere il prezzo.
Amy, irritata al massimo pagò e uscì senza dire niente.
Mi porse la bustina. < Ecco a te, cara >.
< Grazie! >, le dissi veramente grata.
Ci avviammo in fretta ai bagni del centro commerciale e io mi chiusi subito nella prima cabina libera, mentre le altre mi aspettarono fuori, davanti ai lavandini.
Come avevo fatto a cadere così in basso?! Rimanere incinta a 15 anni, ero forse impazzita?
I miei mi avrebbero scannato viva...
Mi abbassai i pantaloni.
Per lo meno, ancora non era del tutto sicuro... anche se avevo un ritardo di quasi due mesi, poteva non significare nulla... se due mesi fa non avevo fatto sesso con Lucas.
Tirai fuori dalla scatolina bianca il bastoncino Clearblue, che ti dice non solo che sei incinta, ma anche di quanto! Il prossimo test di gravidanza scommetto che servirà anche il caffè mentre aspetti.
Mi rinfilai i pantaloni e uscii.
< Allora? >, dissero tutte e tre in coro.
Sorrisi debolmente e posai il test sul lavandino.
< La scatola dice che dobbiamo aspettare dieci minuti... >, dissi osservandola.
Aspettammo in silenzio, lanciandoci occhiate preoccupate fra di noi.
Quando la sveglia del cellulare che aveva impostato Anne suonò, ci pietrificammo di colpo.
< Io non lo guardo >, annunciai, allontanandomi automaticamente dal lavandino.
Amy allungò il collo verso il test per vedere il risultato.
Mi guardò con aria neutra. < È negativo >, mi disse.
Mi brillarono gli occhi.
< Davvero? >, dissi con le lacrime agli occhi.
< No... Genio, sei incinta... >, disse.
Mi rannicchiai contro la parete.
< Non è possibile... >, sussurrai.
Anne e Amy mi affiancarono, mentre Susan mi si mise davanti, prendendomi le mani.
< Dai, non è detto che i tuoi genitori la prendano male... potrebbe andare anche bene... >, disse Susan per rassicurarmi.
< In quale universo abiti, per dirmi che andrà tutto bene? >, chiesi disperata.
Abbassò la testa afflitta.
< C'è sempre l'opzione dell'aborto... >, disse Amy poggiando la testa sulla mia spalla. Sbuffai.
Anche se era una delle migliori possibilità per ora, non mi piaceva per niente.
< Ammettilo che è l'unica alternativa sensata. I tuoi non sapranno niente e la tua vita non sarà rovinata >, si giustificò.
< Hai ragione >, dissi.
Mi alzai all'improvviso.
< Dove vai? >, chiese Anne.
< Devo parlare con Lucas... >, dissi infastidita. Non mi piaceva molto quell'idea.
< Veniamo con te? >, chiese Susan.
< No, tranquille. Posso cavarmela >, sospirai.
< Noi ti aspettiamo nel bar al piano terra >, mi avvertì Amy.
< Ok >, dissi uscendo dal bagno e salutandole con la mano.
Composi il numero di Lucas, sperando di non doverlo raggiungere dall'altra parte dell'Oregon.
< Pronto? >, disse una voce nell'apparecchio.
< Ciao. Sono io >, dissi imbarazzata.
Era da molto che non ci sentivamo.
< Ah, ciao baby >.
E ti pareva che non mi doveva subito far saltare i nervi con questi stupidi soprannomi!
< Senti, ti devo parlare... dove sei? >, dissi andando dritta al punto.
< Si, proprio parlare, eh? Vieni in camera mia... Sai quanto parliamo bene! >, scoppiò a ridere della sua stessa battuta.
Riuscii a reprimere l'impulso di mandarlo a quel paese e riattaccare.
< Lucas... è una cosa seria... ti prego! >, dissi disperata.
< Ehm... sono al parchetto, davanti al centro commerciale >, disse.
Per fortuna aveva capito che ero seria.
< Perfetto >, dissi uscendo dall'edificio e riattaccando.
Sapevo dove lo avrei trovato. Mi diressi direttamente sotto il grande albero di ciliegio che si trovava quasi al centro esatto del parchetto. È lì che io e Lucas ci scambiammo il nostro primo bacio.
Lo trovai rannicchiato ai piedi del ciliegio, circondato da due grandi radici che uscivano dal terreno.
Teneva i capelli neri e lisci, lunghi fino le spalle, raccolti in un codino.
< Ciao >, dissi con un filo di voce, avvicinandomi a lui.
Sollevò la testa e i suoi occhi marroni, di una dolcezza unica, mi colpirono come ogni volta. Mi diceva sempre che quello sguardo era solo mio, perchè non guardava nessuno, come guardava me.
< 'Giorno, Baby >, mi salutò con un sorriso malizioso.
Perchè, per un momento, mi era sembrato lo stesso ragazzo dolce di due mesi fa?
< Dai, non fare quella faccia da “ora-gli-tiro-un-pugno-in-faccia”. È molto da Amy >, disse ridacchiando.
< Eheh, scusa. Si nota tanto? >, scherzai.
Mi sedetti su una radice, accanto a lui.
La sua espressione divertita lasciò posto a quella più seria e matura.
< Di che mi volevi parlare? Sembrava importante... >, disse mentre giocarellava con dei fili d'erba.
< Sono incinta... >, sussurrai.
Lasciò cadere i sassolini che intanto aveva preso in mano e rimase a bocca aperta per la sorpresa e lo shock.
< C-cosa? >, balbettò afferrandomi una spalla.
< Hai capito benissimo >.
Anche se ormai l'avevo capito da alcune settimane, avevo sperato fino all'ultimo secondo che il test risultasse negativo. Ma comunque sia, bene o male, mi ero quasi abituata all'idea, per quanto folle che fosse.
Dopo alcuni minuti di silenzio, Lucas, iniziò a riprendersi.
< Ehm... e, cosa vorresti fare? >, chiese.
Lo guardai negli occhi per pochi attimi, poi abbassai lo sguardo.
< Veramente... speravo fossi tu a dirmi cosa fare... >, risposi, scoppiando a piangere.
Istintivamente mi strinse fra le sue braccia, facendomi scivolare dalla radice e atterrare sulle sue gambe.
Posò le labbra sulla mia testa e mi cullò per alcuni minuti.
Mi ritornarono in mente tutti i ricordi condivisi con Lucas.
I pomeriggi passati sotto questo albero, proprio come in quel momento.
Mi ricordai di quel primo bacio, così caldo e dolce.
Delle sue mani sui miei fianchi, sulle mie cosce...
Come se stessimo pensando alla stessa scena, le sue mani si mossero automaticamente lungo la mia schiena, scatenando brividi di nostalgia.
Si muoveva con sicurezza, guidato dall'istinto.
Con un dito mi sollevò il mento e posò le labbra sulle mie.
Quel piccolo gesto, per noi così familiare, mi scatenò nella testa una serie di immagini per me incancellabili.
Rividi Lucas che, mentre mi baciava sul collo, mi spingeva dolcemente sul letto.
Rividi le sue mani che mi sbottonavano la camicia.
Rividi i suoi occhi dolci, sempre a trasmettermi sicurezza, sorridermi.
Risentii tutto l'amore che provavo per lui.
Poi mi ritornò alla mente, come un coltello che mi perforava la carne, le ultime parole che ci eravamo scambiati prima che abbandonassimo la nostra verginità.
"Luke, non dovremmo usare un preservativo?”
“Dai, Mel, non penserai davvero che già alla prima volta potremmo correre rischi”
La sua risatina mi risuonò nella testa, facendomi fischiare le orecchie.
E poi per ultimo rividi Lucas, nello stesso letto, nel nostro stesso letto, con una ragazza che non ero io.
Con un gemito mi staccai dalle sue labbra.
Chissà se con quella puttanella aveva usato il preservativo...
< Scusa >, mi disse.
Mi districai dalla sua presa e mi rimisi in piedi, asciugandomi le lacrime.
< Allora? >, chiesi, cercando di ricompormi.
< Allora, che? Non so cosa dirti... Io, non c'entro nulla. Devi decidere tu... >, disse prendendosi la testa fra le mani.
Rimasi a bocca aperta.
< Non c'entri nulla?! Mi sembra che c'eri pure tu in quel letto, non penso di essermi messa incinta da sola >, sibilai.
Si alzò di scatto e mi abbracciò forte a se.
Affondai la faccia nel suo petto.
Non doveva finire così... noi dovevamo stare insieme.
Strinsi i pugni e inizia a colpirlo sul petto.
< Bastardo! >, singhiozzai.
< Lo so, lo so. Perdonami è tutta colpa mia... >, disse per rassicurarmi, ignorando i miei pugni, troppo deboli per fargli veramente male.
< Hai rovinato tutto! Ti odio! Lasciami! Ti odio! >, mi divincolai ma lui mi tenne stretta.
Caddi sulle ginocchia, ma lui continuò a tenermi stretta, senza dire niente. Voleva farmi sfogare.
Sapeva che era la cosa giusta da fare in quel momento. Mi conosceva.
Quando, dopo un'ora e mezza, entrai dentro il bar al piano terra del centro commerciale, e mi sedetti nel tavolo in cui mi aspettavano pazientemente le mie amiche, avevo tutti gli occhi rossi, la faccia un po' gonfia e il cuore in mille pezzi masticati e poi sputati.
Mi sentivo come se un camion mi avesse ripetutamente investito fregandosene del dolore che provavo.
Mi lasciai cadere sulla sedia fra Susan e Anne e chiesi a una cameriera di portarmi una coca cola.
< Com'è andata? >, chiese Amy.
< Di merda... Come avrebbe potuto andare? >, chiesi retorica.
< Bè è la prima volta che vi riparlate, dopo... >, disse Susan, lasciando la frase in sospeso.
< Già... >.
Di nuovo mi tornò in mente quella scena che non la smetteva mai di torturarmi l'anima.
Perchè mi aveva tradito? Stavamo così bene insieme...
Un'altra piccola lacrima solitaria mi dovette rigare la guancia, visto che Anne mi strinse forte la mano.
Le sorrisi debolmente.
< Che avete deciso di fare? >, chiese Susan.
< Aborto... >, dissi con un filo di voce.
Avevo paura, ma non c'erano altre soluzioni.
Quattro giorni dopo, Lucas si presentò davanti casa mia.
< Tesoro, c'è Lucas alla porta... >, mi avvisò mia madre, < Avete fatto pace? >, chiese curiosa.
Le sorrisi, < Più o meno >, risposi.
Presi la borsa ed uscii.
Mia madre chiacchierava allegramente con lui. Adorava Lucas e se si presentava alla nostra porta, non potevano esserci che buone notizie.
Naturalmente lei era all'oscuro del motivo per cui ci eravamo lasciati all'inizio.
< Vuoi un pezzo di torta, Lucas? L'ho sfornata proprio ora >, disse mia madre con un sorriso a trentadue denti.
< No, grazie signora Gabrielle, ho già mangiato >, rispose, come sempre gentile.
Mamma salutò e rientrò in casa.
< Andiamo? >, mi chiese.
Feci di si con la testa.

< Piccola, è pronto >, mi disse mio padre, bussando alla porta.
< Gabrielle, ma cos'ha oggi Melanie? >, lo sentii dire, rivolto a mia madre.
< Carlos, lasciala stare... sai come sono gli adolescenti di oggi >, gli rispose lei, sospirando.
Avevo trascorso il resto del pomeriggio in camera.
All'ultimo ero corsa via dalla clinica, spaventata. Non ero riuscita ad abortire.
Uscii dalla mia piccola tana sicura e andai in sala da pranzo, con le ginocchia che mi tremavano.
< Tesoro, stai bene? >, mi chiese subito mia madre spaventata.
< Vi devo dire una cosa >, cercai di dire.
Mio padre mi sorrise incoraggiante e mia madre si sedette accanto a lui, in posizione di ascolto.
Forse, mi avrebbero capito. Non era detto che mi avrebbero odiato; sicuramente si sarebbero arrabbiati, ma mi avrebbero capito.
Cercai di convincermi di queste idee.
< I-io... >, balbettai. Non riuscivo a trovare le parole.
< Melanie, sai che puoi dirci tutto >, mi disse incoraggiante mia madre.
< Si, piccola, cosa c'è che ti fa sentire triste? >, chiese mio padre premuroso, come sempre.
Non esisteva modo migliore di ferirli e deluderli. Si sarebbero sotterrati per la vergogna. Con quale diritto avevo condannato ad un'umiliazione del genere i miei adorati genitori?
< Papà... >, singhiozzai.
Lui si sporse per abbracciarmi ma io mi allontanai.
< Papà, mamma perdonatemi! Io non volevo. Mi dispiace!! >, vaneggiai.
< Melanie... >, sussurrò mia madre al limite della preoccupazione.
Vidi il dolore che le stavo procurando attraverso il suo sguardo e mi sentii ancora peggio. Io non li meritavo.
< Sono incinta >, urlai, rannicchiandomi a terra, scossa dai singhiozzi.
Non sentii nessuna reazione e alzai il volto.
In quel preciso istante la mano di mio padre mi colpì la faccia.
Vidi la delusione e il dolore che i suoi occhi mi gridavano. Quello sguardo mi fece più male della sberla.
Guardai mia madre, che era rimasta in una posizione sconcertata.
I suoi occhi erano vuoti.
Corsi in camera mia, ma mio padre mi fermò afferrandomi per un braccio.
< Vattene da casa mia! Mi fai schifo >, mi urlò in faccia.
Poi uscì di casa sbattendo la porta.
Sentii delle fitte acute al ventre.
Iniziai a tremare dalla testa ai piedi, ma riuscii a raggiungere la mia camera.
Presi la borsa che di solito usavo per i viaggi, che si trovava sotto il letto, e iniziai a riempirla di vestiti.
Presi tutti i soldi che avevo messo da parte e uscii dalla stanza.
Mia madre era ancora seduta a fissare il nulla.
< Mamma... >, biascicai.
Nessuna reazione.
< Ti voglio bene >.
Niente.
Uscii di casa.
Non potevo andare a casa delle mie amiche a rifugiarmi.
Sicuramente, quando lo shock sarà passato, le loro case sarebbero stati i primi posti in cui i miei genitori andranno a cercarmi e io non avevo nessuna intenzioni di rivedere le loro espressioni.
Mandai un messaggio a tutte e tre per farmi raggiungere in strada.
Dieci minuti dopo eravamo tutte insieme sedute sul marciapiede.
< Non l'hanno presa molto bene, eh? >, disse Amy, sfiorandomi la guancia rossa e gonfia.
Sorrisi debolmente, mentre Susan mi asciugava le lacrime che continuavano a scendere e Anne mi abbracciava forte.
< Me ne vado... mio padre ha detto che me ne devo andare >, sussurrai.
< Ma... Dove vuoi andare? >, chiese Anne sconcertata.
< Bè la California mi ha sempre incuriosito e Los Angeles può aprirti molte porte >, spiegai.
< E quando vuoi partire? >, chiese Susan.
< Ora >.
< Ma... ma...! >, Amy, non sapeva che dire. Come d'altronde anche le altre che rimasero zitte.
< Vengo con te >, disse Susan fissandosi le mani.
Mi girai verso di lei.
< Stai scherzando? >, dissi con un sorriso divertito.
< Ehm... no >.
< Si, giusto! Non te la caverai mai da sola. Hai bisogno di noi >, disse Anne.
< Grazie per la fiducia >, dissi rivolgendole un'occhiataccia, < Comunque è vero che ho bisogno di voi, e anche tanto, ma non potete venire con me >.
In verità lo desideravo con tutto il cuore che venissero. Non ce l'avrei mai fatta da sola.
< Si, invece che possiamo! >, disse Amy, < Non ti permetterò mai di andartene via da sola! O tutti o niente >, aveva uno sguardo così deciso che non osai replicare.
Quando si metteva in testa una cosa era fin troppo difficile farle cambiare idea.
Sbuffai.
< E come farete con la scuola? Tutti i vostri sogni? E non ci pensate ai vostri genitori? >, dissi disperata. Non potevano rinunciare a tutto per aiutarmi.
< Mel, siamo a settembre, la scuola è appena iniziata. Possiamo benissimo segnarci a un'altra scuola >, mi ricordò Anne.
< E abbiamo più probabilità di diventare giornaliste a Los Angeles che qui >, continuò Amy.
< E poi i nostri genitori capiranno... Cercheremo di tenerci in contatto e un giorno se ne faranno una ragione >, concluse Susan ridacchiando.
Amy e Anne fecero un cenno con la testa in segno di approvazione.
Ma non mi avevano ancora convinto. Un giorno se ne sarebbero pentite.
Sbuffai.
< Non potete... >, ripetei senza sapere cosa aggiungere.
< Mel, non puoi dirci cosa fare. È una nostra scelta >, disse Anne sicura.
< Ok... >, cedetti alla fine, sospirando.
Mi abbracciarono tutte e tre.

E da qui iniziò la nostra piccola avventura...

Angolo Autrice:

Salve a tutte!! Eccomi qui con una nuova storia u.u Per chi ha già letto Corsa contro il tempo, e quindi mi consce, sa che sono un tantino "sadica", con i miei personaggi. E infatti, iniziamo bene!! xDD So che il capitolo è molto lungo per essere il primo, ma credetemi, l'originale è molto più lungo, infatti l'ho tagliato parecchio xD Ma tranquilla nel prossimo capitolo già si vedrà il nostro amato Robert ;)
Cercherò di essere sempre puntuale negli aggiornamenti, che dovrebbero effettuarsi ogni domenica.
Nell'immagine all'inizio potete riconoscere subito Robert e Kellan; mentre la ragazza al centro (Rachel Bilson), è Melanie.
Questi sono i suoi genitori:

Lo so, lo so, non ho molta fantasia in fatto di nomi u.u
Comunque spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto! Un bacio a tutte! <3

Una piccola recensione per farmi sapere le vostre opinioni?^^
   
 
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