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Autore: Pudentilla Mc Moany    13/10/2009    11 recensioni
Tua madre lo sa che sei uscito? Ballare in un locale gay vestito solo di glitter e pantaloni di pelle può essere una pessima idea. Fanfiction sui Deathstars. Pairing: Candy.
Genere: Commedia, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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catwhip

Note introduttive, da leggere attentamente:
Whiplasher e Cat non sono miei, e non mi risulta che una cosa del genere sia mai accaduta. In fondo prego per la loro eterosessualità, perchè sono sicura che prima o poi finirò per impalmare il signor Bernadotte. In fondo, dico. Nascosto sotto strati di amore per lo slash c'è un cuore che pulsa, che credete.
Detto questo, già il fatto che passiate di qui mi sembra straordinario. Innanzitutto perchè i Deathstars non sono così famosi; secondo poi, perchè è un fandom assolutamente sfigato.
E non capisco proprio perchè. Insomma. Sono amabili, questi omini, davvero. Dovreste amarli.
Detto questo, probabilmente siete entrate solo per una curiosità autolesionista. Però se leggete fino in fondo vi sarei grata se commentaste: mi fareste davvero contenta se voleste dirmi qualcosa, la minima cosa, anche solo che conoscete li conoscete. Di solito non prego perchè si commentino le mie fanfiction, ma questa mi sta veramente a cuore perchè.. Beh, perchè come fai a non amarli? >__<
Per chi non fosse al corrente delle meravigliose fattezze dei due bellocc... ehm, svedesi, ecco qui le foto dei nostri eroi:  Andreas-Whiplasher / Eric-Cat






DOES YOUR MOTHER KNOW?






You’re so hot, teasing me
So you’re blue but I can’t take a chance on a chick like you
That’s something I couldn’t do


La sala da ballo si pavoneggiava nelle luci strobo, i lampi intermittenti come uno sfarfallare civettuolo di ciglia.
Sudore e sale a adrenalina si mischiavano alle esalazioni dei fumogeni, rese pungenti da un sentore più penetrante di tabacco ed erba, e l’alcol e la calca svolgevano al meglio la loro funzione di lubrificanti sociali. Ci si toccava, ci si baciava. Qualcuno non aveva indosso che i pantaloni, la camicia dimenticata da qualche parte sui sedili leopardati del bancone o nel box del bagno.
Andreas faceva parte della categoria sopra menzionata, e sfoggiava muscoli e tatuaggi e sudore e glitter e un cipiglio invidiabile, e con ogni probabilità metà della sala si stava chiedendo se fosse uscito dal sogno di uno stilista transessuale anni ’80. L’altra metà meno uno, per inciso, doveva aver deciso di sorvolare sul problema, e si limitava a gettargli di tanto un’occhiata fra l’adorante e il curioso, salvo poi tornare a farsi bellamente gli affari suoi.
L’unica persona il cui comportamento differisse in modo sensibile dal resto dei presenti ballava vicino a una colonna, a pochi passi dall’uomo. L’unica persona la cui curiosità andasse ben oltre un fischio ammirato, o un commento soffocato e lascivo, al momento ballava incastrato fra due ragazzi biondi, ed era un adolescente bello da mozzare il fiato, e aveva i capelli corvini e la matita pesante sotto gli occhi azzurri.
Ora, malgrado le apparenze, Andreas non era omosessuale. Trascinato al Barbie’s Angels da circostanze e amicizie di un’ironia crudele, era semplicemente arrivato a quel livello di ubriachezza che rende una cosa come il sesso dei possibili partner una questione di trascurabile entità –quello stesso livelo di ubriachezza che solleticava paurosamente il suo ego smisurato, facendogli raggiungere vette di esibizionismo inaudite.
Ciò nonostante, definirlo un omosessuale sarebbe stato limitante, e anche volendo lasciare da parte l’escatologia sessuale, bisogna ammettere che la sua ignoranza in fatto di queer culture fosse palese, anche malgrado un talento naturale. In breve, mancava del lessico gestuale adeguato per riconoscere un approccio, e fu questa la ragione dei cinque minuti buoni che gli ci vollero per rendersi conto che le occhiate lascive indirizzategli dal ragazzo in questione fossero piuttosto inequivocabili. A quel punto le palpate occasionali e fortuite ai suoi danni erano incrementate paurosamente, e liberatosi dei biondi il ragazzino gli aveva già cinto il collo con le braccia sottili, il piercing al labbro inferiore scintillante di una minaccia, le labbra gravide di una promessa. Canticchiava la stupida canzone su Amsterdam vomitata dagli altoparlanti del locale e lusingava con dita sottili il petto di Andreas, che per inciso quella canzone non la conosceva, e riusciva a pensare solo a un motivetto degli Abba, come un messaggio segreto del suo inconscio che gli ricordava il gap generazionale e le cause penali per pedofilia eccetera.
Se Andreas era ubriaco abbastanza da aver abbattuto le barriere fra i sessi, non era ancora così confuso da perdere di vista il fatto che il ragazzo lì era probabilmente minorenne.
E attizzante come pochi.


There’s that look in your eyes
I can read in your face that your feelings are driving you wild
Ah, but girl you’re only a child



- Com’è che ti chiami?
Gli si era premuto addosso spingendolo contro la colonna, e aveva un sorriso diabolico e felino, e una cintura con la cinghia a forma di stella; Andreas era del tutto impreparato all’impatto di quegli occhi taglienti e scintillanti sui suoi, e dimenticò di dire una bugia, o di scappare al bagno.
- Andreas.
Miagolìo di piacere dell’altro, che aggiustò l’avambraccio sui mattoncini dorati, il ginocchio che si insinuava fra le gambe dell’uomo più vecchio. –Io sono Eric.
- Anni, splendore?
- Diciassette.  E lo splendore glielo sussurrò sul collo in un fiato di aria tiepida al Negroni, come se fosse una cosa erotica. – E tu?
- Troppi.  Andreas gli concesse una pacca paterna sulla testa prima di scostarlo e dirigersi alla volta del bancone, i lineamenti frustrati da una moralità ferrea e poco credibile.
Ebbe appena il tempo di ordinare un Jack Daniel’s prima che Eric gli artigliasse il braccio, trascinandolo sulla pista da ballo. Poi fu semplicemente troppo occupato a lasciare che il ragazzo gli insinuasse le dita nel passante della cintura attirandolo più stretto, e si sorprese di non rimpiangere in alcun modo il liquore abbandonato sul bancone.
E inoltre, pensò con tutta l’autoindulgenza di cui era capace, ballare non era mica illegale.



Well I can dance with you honey
If you think it's funny
Does your mother know that you're out?
And I can chat with you baby
Flirt a little maybe
Does your mother know that you're out?



- Tua mamma lo sa che sei uscito?
- Nh?  Il ragazzino riemerse dall’incavo fra il collo e la spalla di Andreas, che il giorno dopo sarebbe stata marchiata in maniera pressocchè indelebile da un enorme succhiotto adolescenziale.
- Non farci caso… Gli concesse l’uomo, scuotendo la testa. Dio, se rimorchiare minori lo faceva sentire vecchio e un po’ patetico, citare gli Abba in una discoteca gay a Stoccolma lo trascinava inesorabilmnte al livello dei relitti fosforescenti di botox seduti in fondo alla sala.
- Dio, erano davvero gli ABBA?
Lo scuotere incredulo della bella testolina vuota di Eric lo tirò momentaneamente su dai suoi vaneggiamenti, che almomento lo vedevano seduto in carrozzella a cantare cover dei Kiss all’ospizio.
- Beh?
- Devi essere proprio vecchio, bello.
Momentaneamente.


Take it easy
Better slow down girl



- Solo patriottico, zucchero. Credevo che a tutti gli svedesi piacessero gli Abba.
L’occhiata di Eric, corredata da un gesto eloquente di indice e medio ficcati in gola, bastò a spegnere ogni obiezione in merito. Povera Anafrida. Povero lui. Giovani d’oggi.
- Mi piaci tu.
Beata gioventù!



That's no way to go
Does your mother know?



Il tragitto verso i bagni era costellato di pericoli, o almeno così credeva un Andreas sempre più infoiato, trasportato in bagno da un Eric sempre più docile e felino.
Si sentiva osservato, osservato e giudicato. E per inciso, non credeva che fosse per i suoi magnifici pettorali, o per la quantità di glitter rosa che gli ricopriva il corpo perfetto, o per il suo bel didietro incorniciato in pantaloni di pelle.
Era tutta colpa del moccioso, che, ci avrebbe messo la mano sul fuoco, portava solo guai.


Take it easy
Try to cool it girl
Take it nice and slow
Does your mother know?



Arrivati in bagno, gli effluvi delle latrine chimiche dovevano avergli corroso un paio di sinapsi.
Si trovò a baciare avidamente il ragazzo, che dal canto suo, appollaiato sul lavandino, gli stringeva le gambe lunghe al torso, le unghie piantate nelle sue guance, e oh, erano laccate di nero.
Lasciò che la mano gli scorresse sulla coscia di Eric sfregando sul tessuto ruvido dei jeans aderenti, cercandogli il fianco per aprirsi una via fra la stoffa della camicia, pelle morbida e calda sulle dita sapienti.
Un gemito del ragazzo gli colpì la testa con un afflusso violento di sangue: smise di pensare con la testa, e più prosaicamente si dette all’ascolto di un bisogno animalesco. Gli afferrò la nuca saldamente, piegando il volto di lato, spingendoselo addosso.


I can see what you want
But you seem pretty young to be searching for that kind of fun
So maybe I'm not the one



Tornò bruscamente sulla terra un attimo dopo, quando Eric prese ad armeggiare con la zip dei suoi pantaloni.
Ora, baciarsi andava bene, e anche-e anche andare un po’ oltre.
Ma fare sesso con un minorenne maschio nell’ingresso di un bagno pubblico, e come tale aperto a tutti, era tutt’altra cosa. E sì, era la parte del minorenne che lo inquietava. Col meraviglioso progetto di una meravigliosa band che stava quasi andando in porto, ci mancava solo una denuncia.
- Andreaaas…
Dannato moccioso. Lo mandavano I paparazzi, sicuro. Adesso che era semifamoso volevano incastrarlo.
Oh, sarebbe stato condannato al carcere a vita. E avrebbe fatto sesso solo con un galeotto calvo alto due metri dal seducente nome Augustus. A vita.
Ugh.
- Andreas, so che lo vuoi quanto me.
Si ritrasse come se quel ragazzino fosse stato olio bollente, cozzando contro la porta di un box del bagno. Che si aprì.
Gli ci volle tutta la sua presenza d’animo per aggrapparsi alla cornice, e comunque non fu un bel momento per la sua autostima.
- Andreas?
La sua autostima si risollevò ulteriormente, e così fece qualcos’altro un po’ più in basso, quando il più giovane gli sorrise di un ghigno feroce, da predatore, sculettando verso di lui.


Now you're so cute, I like your style
And I know what you mean when you give me a flash of that smile
But girl you're only a child



La porta si chiuse alle loro spalle con il più soave dei rumori. Pigiato contro il muro della squallida toilette Eric era bello d’avorio e di ebano, la schiena piegata all’indietro, il bacino appena in avanti, premuto su quello di Andreas.
Baciava ad occhi chiusi come una ragazzina felice, innocenza apparente che cozzava inevitabilmente con l’avidità dei suoi assalti ai pantaloni del più vecchio, ripetuti e subdoli e respinti sempre.
- Potrebbero sentirci.
- Non dirmi che la cosa non ti eccita.
- Cristo, sei minorenne!
- Beh. Hai qualche altra attività da proporre?
Era interessante il modo in cui lo diceva, con lo sguardo languido e le labbra rosse e le mai nei pantaloni dell’uomo. A cui, per inciso, gli Abba consigliavano diverse attività alternative, tutte molto caste e vagamente squallide, se solo paragonate all’opzione dei baci di Eric che gli scendevano piano lungo il petto e poi sul bacino.



Well I can dance with you honey
If you think it's funny
Does your mother know that you're out?
And I can chat with you baby
Flirt a little maybe
Does your mother know that you're out?



Insomma, in fondo il ragazzo era consenziente. Poteva beccarsi le attenuanti.
E poi.. E poi aveva un tocco speciale, per certe cose.
Signori della giuria, l’avete visto quant’è bello? E che labbra, Cristo? Con quelle labbra potrebbe mettere in ginocchio…
- ..Dio.
Le dita impigliate fra i capelli di Eric, si reggeva in piedi a malapena, instabile sulla parede umida e sulle ginocchia tremanti e su un filo di razionalità che gli ricordava che quello che stavano facendo era illegale in diversi stati.
Anche volendo tralasciare la parte della pedofilia.


Take it easy
Better slow down girl
That's no way to go
Does your mother know?
Take it easy
Try to cool it girl
Take it nice and slow
Does your mother know?



- A questo punto dovresti invitarmi a casa, Andreas.
Il ragazzo gli arpionò i fianchi sollevandosi dal pavimento lurido su cui era inginocchiato, sfregandosi il dorso della mano sulle labbra, che avevano preso una curva morbida, sorridente e perfida e innocente tutto insieme.
Dio, ti succhiava anche l’anima, ma con la stessa espressione innocente di una bambina attaccata al suo chupa-chups.
- Tua madre lo sa che fai queste cose?



Well I can dance with you honey
If you think it's funny
Does your mother know that you're out?
And I can chat with you baby
Flirt a little maybe
Does your mother know that you're out?


  
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