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Autore: uchiha_girl e bloodnyar    15/10/2009    3 recensioni
Matt non chiedeva molto dalla vita: sigarette, un computer pronto ad aprirsi di fronte a lui come un fottuto Mar Rosso e, quando proprio andava di lusso, un divano. Un paio di birre il venerdì sera e sul divano ci avrebbe ballato.
Raccolta senza protagonisti fissi.
[Prompt: Picche (050), Interiorità (004), Esteriorità (005), Estranei (025), Figli (028), Troppo poco (034), Pioggia (066), Intermezzo(002).
BDT di Fanfic100_ita - Serie generale]
Genere: Sovrannaturale, Suspence, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Yuri | Personaggi: Altri personaggi
Note: What if?, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Raccolta a pairing misto – o almeno credo sarà così XD.
Non prenoto prompt perché davvero non ho idea di che fine farà questo insieme privo di senso di oneshot(s).

Mi dilungherò poco, sono piuttosto confusa io stessa riguardo il destino di... di questa «cosa».
Buona lettura.


Prompt: Picche [050].
Pairing: Matt!Mello.
Citazione:William Shakespeare.
Capitolo dedicato a Red S i n n e r; semplicemente perché l’ha stupidamente richiesta e finalmente ottenuta.





Paranoid android,
«Sii solo e non sarai nessuno».


Uno, due, tre.
Pacchetto chiuso, pacchetto aperto, sigaretta fra le labbra.
Un programma di comportamento ormai facente parte di una routine che, oh no!, non ti appartiene di certo.

Uno, due, tre.
Accendino stretto in pugno, accendino coccolato oltre i guanti, pollice ai posti di combattimento.
Non ricordi la prima sigaretta – d’altronde, lui lo ha sempre detto che hai una memoria di merda.

Giocavi con lo Zippo del classico «conoscente per caso», chiaramente; più che altro fissavi nel vuoto chiedendoti se quella situazione, fino ad allora ‘sì meravigliosamente assurda, avresti potuto anche solo ricordarla, immaginarla, magari, nel giro di qualche mese.
Osservavi la fiamma bruciare ossigeno, brillare della propria origine artificiale; proprio non riuscivi ad immaginare quel pericoloso passatempo baciare la stessa pelle che, fino a qualche ora prima, avevi osservato con preoccupazione e un poco, una briciola di ribrezzo.

Il tuo silenzioso compagno ti aveva poi rivolto la solita disinteressata domanda, quasi una routine: «Sicuro di non voler fare un tiro?»
Un po’ ci rimase male quando gli rubasti di mano il tabacco.

Uno, due, tre.
Scintilla, accensione, sospiro soddisfatto.
Ormai ti sei ridotto a fumare una marca veramente infima, una cosa orribile. Se fossi più orgoglioso, ti faresti schifo.

Eppure, lo sguardo che ti ha rivolto la prima volta lui è il miele che allontana l’amaro e che ha addolcito la gola irritata dai primi scarsi tentativi.

«Tu cosa
Un sibilo quasi in falsetto, gli occhi ridotti a due fessure gelide e irate.

«A volte capita», la risposta sorridente.

A volte capita – devo parlarti di api e di fiori?
La seconda parte non l’hai detta, però sarebbe stata una cosa stupenda per la tua autostima.

A volte capita.
«Un giorno ci si sveglia e ci si regala un cancro». Mello aveva annuito, parlando con l’aria, rifiutando di guardare un’altra volta il ghigno sul tuo volto arrossato.
A volte capita.

Come a volte capita che si prenoti un orrendo posto s’un last minute per una cazzo di città, paesello, montagna in culo ai lupi in Giappone, tutto pur di arrivare il prima possibile, e non si trovi nessuna macchina   [nessun vecchio amico]   nel parcheggio.

«Scusa», il sussurro nella cornetta, «ora sto attaccato a un qualcuno che potrebbe rivelarsi utile: prendi un taxi fino a casa e non sentire la mia mancanza».

Sì che sentirai la sua mancanza – la mancanza del suo zigomo sotto al tuo pugno!

Come stessi facendo un dispetto all’uomo   [al bambino invecchiato]   che ti ha lasciato a piedi, ricominci a giocare con l’accendino: fuoco, non fuoco, uno stupido hobby che innervosisce Mihael e aiuta te a recuperare il minimo di salute mentale che vanti.

Ricominci a giocare con la fiamma   [con il fuoco]   , attendi un divano sul quale fingere di lavorare e un paio di schermi da tener d’occhio per duecento ore senza pause.

Uno, due, tre.
Almeno sai contare.

  
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