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Autore: formerly_known_as_A    15/10/2009    4 recensioni
"Si dice che girando su se stessi con in mano una candela per tredici volte, di fronte ad uno specchio, si possa evocare due tipi di spiriti: uno maligno ed uno benigno. Quello maligno trascina chi lo evoca attraverso lo specchio. E quello benigno... esaudisce qualsiasi desiderio." Yuffentine.
Genere: Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Vincent Valentine, Yuffie Kisaragi
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Quando Yuffie si svegliò, quella mattina, fece fatica a respirare. Ondate di dolore la assalirono. Un ruggito risuonò nella propria testa, che sembrò esplodere. E il dolore era pulsante, in tutto il corpo e il petto... Leviathan, non riusciva a respirare dal dolore.

Gridò e il dolore si trasformò in agonia, mentre il suo corpo esplodeva e si ricomponeva mille volte al secondo, mentre i ricordi la assalivano. Voleva svenire. Non poteva sopportarlo. Doveva svenire. Perché non sveniva?

Gridò di nuovo, ma non riconobbe la propria voce. Era un ruggito. Come quello nella sua testa che urlava, urlava, urlava.


Quando Vincent si svegliò, quella mattina, sorridere fu un gesto automatico. Nessun dolore. Probabilmente era un sogno, stava ancora dormendo e quello era un bel sogno. Si stiracchiò, ma la sensazione di benessere non lo abbandonò, almeno finché non aprì gli occhi e si accorse delle proprie mani. Erano piccole e graziose. Mani da donna.

-Merda.-

La voce che pronunciò la parola non era la sua. Era una voce femminile, leggermente acuta. Si alzò di scatto e si accorse di essere piccolo. Ed avere un petto femminile, sotto il pigiama verde che indossava. -Merda.- No, non poteva pronunciare parole del genere con una voce così bella.

Scattò agilmente giù dal letto e corse in bagno. Aveva corti capelli neri e grandi occhi color platino, con lunghe ciglia scure. Yuffie. Era, per qualche motivo bizzarro ed incomprensibile, diventato Yuffie Kisaragi.

Si sentì svenire, ma disse che non era il caso. Dov'era finita la vera Yuffie Kisaragi, se lui aveva il suo corpo?

Qualcuno bussò alla porta e corse ad aprire. Aveva le gambe troppo corte ed era abituato al proprio passo veloce, non riusciva a fare a meno di correre.

Davanti a lui vi era Tifa, che, con un sorriso, entrò nella stanza e si sedette sul letto. In mano teneva un completo intimo di pizzo viola ed uno di pizzo rosso. Boccheggiò, sorpreso.

-Yuffie, aiutami. Ho deciso che stasera sarà la notte giusta, ma devo capire quale dei due indossare!- esclamò la mora, sbottonandosi la camicia del pigiama. La fermò, preso dal panico. -Quello viola è perfetto!-

-Dici? Per me quello rosso mi sta meglio... Aspetta che lo provo...-

-Nononono, Tifa! Il rosso è troppo aggressivo, il viola è raffinato!- la fermò nuovamente, tentando di non toccare più del dovuto

-Yuffie, posso dirti che oggi sei strana? E' successo qualcosa con Vincent?- chiese, preoccupata.

-Perché dovrebbe succedere qualcosa con Vincent?!- sbottò lui, con voce acuta. Ma come era finito in quella situazione?! Perché era tutto così assurdo?

-Uhm... Allora qualcosa è successo... Racconta, fortunella! Cos'avete fatto tu e il vampiro?! Voglio tutti i particolari! Bacia bene?- esclamò la donna, esaltata, con un largo sorriso.

Arrossì violentemente. Stava succedendo qualcosa di cui era all'oscuro tra quelle due. Cosa c'entrava lui? E di che bacio parlava?! Si toccò inconsciamente le labbra.

-Ma cosa vuoi che sia successo, Tifa?- chiese, confuso.

-Non dovevi confessargli il tuo amore, dopo anni di sofferenza?-

L'ex Turk fece un passo indietro, sotto shock. Cosa voleva dire con quella frase? Lo stava prendendo in giro? O meglio, stava prendendo in giro Yuffie? No, sembrava seria.

Un grido gli raggelò il sangue. Riconobbe la propria voce. Che Yuffie... Nononono! Non lei!

Scattò in piedi e corse fuori dalla stanza, cercando di ricordare quale fosse la propria. Il grido si trasformò in ruggito. Galian. Accelerò, ricordando finalmente quale stanza occupasse ed aprì la porta di scatto. E vide sé stesso, rannicchiato in un angolo della stanza, a terra, in lacrime.

Chiuse la porta dietro di sé, poco prima che Tifa lo raggiungesse e girò la chiave nella toppa.

-Fa male. Fa male. Troppo male.-

Si avvicinò e si inginocchiò accanto a sé, titubante. -Yuffie?-

Lei alzò lo sguardo e gridò di nuovo, spaventata. -Chi sei? Cosa mi sta succedendo?- Gemette a lungo e piantò l'artiglio nel pavimento per non urlare.

-Vincent. Credo che lo specchio ci abbia fatto qualcosa.- rispose, calmamente, interiormente in agonia per il suo stato. Le accarezzò i capelli. Non c'era modo per lenire il suo dolore, poiché questo era immune alla magia e ai medicinali. Doveva abituarsi, era l'unica soluzione.

-Quando finirà?-

Non rispose. Non poteva risponderle. Doveva tornare nel proprio corpo, immediatamente. Ritrovare lo specchio e far tornare tutto come prima. Doveva riappropriarsi del proprio dolore.

-Vincent?-

Tentò di sollevarla, ma era troppo pesante, per cui si accontentò di aiutarla a raggiungere il letto ed infilarla bene sotto le coperte. Si sedette accanto a lei e non smise di accarezzarle i capelli. Era un'esperienza singolare, quella, accarezzare i propri capelli ma non percepire nulla.

-Ti darò un sonnifero e quando ti risveglierai, farà meno male, te lo prometto.-

Si alzò per cercare i medicinali in bagno, ma lo trattenne. -Non lasciarmi sola, ti prego, non...- iniziò, interrotta da una fitta più forte delle altre.

Frugò nel cassetto, sempre trattenuto per una manica dalla ninja e trovò un flacone semi vuoto. Le fece ingoiare tre pastiglie e le si sdraiò accanto. Perché doveva essere lei a soffrire? Solo lui, il mostro, doveva soffrire. Meritava di soffrire. Ma lei non aveva colpa.

-Hai espresso un desiderio, davanti a quello specchio?- le chiese, turbato.

-Sì...- sussurrò, mentre il medicinale cominciava a fare effetto. Chiuse gli occhi. -Volevo capirti.-


Aprì la porta e, come si aspettava, Tifa era lì, ferma, ad aspettare notizie di “Vincent”. Sempre la solita, non sarebbe probabilmente mai cambiata.

-Allora? Che cos'è successo?- domandò, preoccupata e mezza congelata, battendo i denti. La fece entrare, preoccupato per lo stato della mora e sussurrò: -Le... Voglio dire... Gli ho dato dei sonniferi, ma sta soffrendo molto. Sarà sveglio per mezzogiorno.-

-Sì, ma quel grido... Mi ha messo i brividi. Non era mai successo prima.- ribatté, sedendosi sul letto. -Sembrava in agonia.-

Soffriva in modo indicibile, avrebbe voluto morire, lì e subito, ma il suo corpo non aveva neppure il riflesso di svenire. Galian non aveva fatto altro che peggiorare la situazione. Ricordava perfettamente la sensazione straziante di essere strappato in mille pezzi.

-Credo che resterò con lui.-

-Prendetevi tutto il tempo di cui avete bisogno...- sussurrò Tifa, con un sorriso, alzandosi ed uscendo. Sulla porta, si voltò verso di lui e il sorriso si allargò:-Sai, sono felice che lui abbia te, sei la persona giusta.-


Yuffie aprì gli occhi ed avvertì di nuovo le ondate di dolore, questa volta sopportabili. Incredibile come ci si potesse adattare a qualsiasi cosa. A parte forse la visione di sé stessa rannicchiata sul bordo della finestra del Ghost Hotel intenta a mangiare biscotti e bere caffè.

-Donna, io odio il caffè.- sibilò, in tono falsamente minaccioso. Vincent fece cadere il biscotto nel caffè dallo stupore e corse verso di lei. -Stai meglio?-

-Una merda. Oh Leviathan, Yuffie, che voce sexy!- si complimentò con sé stessa, con un ghigno. -Wow, mi metto i brividi da sola! Potrei andare in giro per il Gold Saucer a sedurre affascinanti donzelle!-

Una fitta più forte delle altre la interruppe e gemette. Ma come faceva lui, a sopportare tutto questo?

-Non scherzare, Yuffie.- la rimproverò, con un espressione adorabile. -Sono... Esausto.-

-Quanti biscotti hai mangiato, di preciso?- chiese, preoccupata, avanzando fino alla finestra e notando con orrore la presenza di un barattolo vuoto di marmellata. Lo afferrò per la manica, in preda al panico. Non si sarebbe mai aspettata di “esplodere” un'altra volta. Né tanto meno di essere così rapidamente furiosa. Si calmò e crollò a terra, accanto a sé stessa, evidentemente terrorizzata.

-Vinnie, non è per la linea o altre stronzate, è importante. Quanto hai mangiato?-

Sembrò riflettere ed arrossì, scuotendo la testa. -Non tanto...-

-Vincent. Io sono diabetica.- sussurrò, cercando di calmarsi. -Quindi credo sia il caso che torni in camera mia e prenda una busta di tela blu dal mio zaino, prima di rovinare il mio corpo.-

Lui scattò in piedi e corse fuori dalla stanza, di corsa. Ne approfittò per gettare nella spazzatura il barattolo vuoto, contandone altre due, oltre ad un quarto di crema alla nocciola. Ed un pacco di biscotti formato famiglia al cioccolato.

Lo odiò profondamente. Ma come faceva ad essere così magro, se mangiava così tanto? Si guardò allo specchio. Era bello come al solito, con i suoi occhi rossi, il profilo regolare e le labbra... Le sfiorò, inconsciamente. Non era mai stata abbastanza vicina a lui da fare una cosa del genere e in quel momento, invece...

Ed era alto. Lei sembrava così minuscola, in confronto a lui...

-Eccola! E' questa?!- chiese Vincent, entrando di corsa nel bagno e fracassandosi contro la porta aperta. Alzò gli occhi al cielo, sperando non le riempisse il corpo di lividi. -Ahi!-

Aprì la busta e lo spinse fino al letto, cercando di fare un calcolo dei carboidrati ingeriti. Troppi. Gli alzò la maglietta del pigiama, cercando di non ascoltare le sue proteste.

Caricò la penna al massimo, sperando di non uccidersi e gliela piantò nella pancia, sperando di fargli molto male. Lui strinse i denti e gemette. -Se solo mi spunta un minuscolo livido, Vincent, giuro che ti stacco un braccio e te lo attacco in testa.- sibilò, riponendo la siringa nell'astuccio.

-Brucia...- si lamentò l'ex Turk, massaggiandosi la puntura. Lo colpì alla mano, esasperata. -Non fare così! Argh! Rovinerai il mio bel...- s'interruppe e cacciò un grido, reggendosi la testa. Alcune rapide immagini le passarono davanti agli occhi, in un'esplosione di dolore.

-Cazzo, cazzo, cazzo! Giuro che se Hojo prova a resuscitare di nuovo gli faccio cambiare sesso a mani nude!- gridò, sentendo che qualcosa s'insinuava tra le sue mani. Strinse, senza pensare ad altro che al dolore.

Quando tutto terminò, quando tornò a quel tempo, si accorse di aver stretto la propria mano tra le sue. Vincent stava tentando di rimanere impassibile, ma doveva avergli fatto piuttosto male.

-Perdonami.-

Lui scosse la testa e si mise a frugare nel cassetto, riemergendone con un quello che sembrava un cioccolatino. Lo accettò, sorpresa e aprì l'involucro dorato. Era una sfera di cioccolato al latte, con delle scaglie di cioccolato bianco sopra, della grandezza di una palla da tennis.

-A volte aiuta. Per il dolore.-

Afferrò la busta blu, automaticamente, ma si ricordò che non ne aveva bisogno e quindi diede un morso alla sfera, sorpresa nel constatare che, no, non faceva nulla per il dolore, ma era eccezionale per il suo morale. Lo terminò in qualche boccone e si sentì un po' meglio, anche se in colpa per l'ex Turk, che l'aveva osservata con sofferenza.

-Stai bene? Non tremi? Non ti gira la testa?-

Lui scosse la testa. Non si stava uccidendo. Bene.

-Vinnie, che ore sono?-

-Le undici e mezza.-

-Perché sei ancora in pigiama?-

Lui arrossì e guardò altrove. -Aspettavo ti svegliassi. Sei una donna.-

Scoppiò a ridere, ignorando le fitte che questo provocava. Era terribilmente imbarazzato e, per una volta, il suo viso rifletteva una serie di emozioni che non aveva mai visto. Bé, tecnicamente non era proprio il suo, ma lui era dentro quel corpo. Ed era vulnerabile, per una volta.

-Vuoi dire forse che dovrei spogliarti, lavarti e rivestirti?- chiese, avvicinandosi pericolosamente al proprio viso. -Con queste mani?- aggiunse, sfiorandogli il mento con l'indice. -Non sarebbe molto, molto, molto... Interessante?-

-Yuffie, ti prego, è il mio corpo, quello. E' già abbastanza imbarazzante essere una donna, se poi anche mi trasformi in...- sussurrò lui, stringendo i pugni.

-Ok, allora ti autorizzo a vedermi nuda.- annunciò, con un'alzata di spalle. Dando un'occhiata alla borsa che Vincent aveva trasportato dalla sua stanza a lì. Lui si alzò ed andò a frugare, probabilmente alla ricerca di vestiti, ancora stupito per la risposta. Lo osservò dirigersi in bagno inciampando, rosso in viso e far sbattere la porta dietro di lui. Era una donna alquanto adorabile.

Sentì bussare ed andò prontamente ad aprire la porta, cercando di assumere un'aria truce. Tifa gli volò in braccio, tempestandola di domande più o meno sensate, a cui non ebbe il tempo di rispondere. Aspettò che si calmasse e poi la fece scendere dal suo collo. Era sorprendentemente leggera.

-Dov'è Yuffie?-

-In bagno, sta facendo una doccia.- rispose, cercando di sembrare più normale possibile, ma, vedendo Tifa sorridere, non riuscì a non aggiungere: -Tifa, levati quell'immagine oscena dalla testa.-

Lei sobbalzò, spaventata: -Leggi nel pensiero?!-

-No, era piuttosto evidente.-

-Uhm... Quindi sai che... Insomma... Sai che Yuffie prova qualcosa per...-

-Non sono fatti miei.- la interruppe, sperando che non avesse accennato a Vincent quello che avrebbe dovuto fare la sera precedente.

-Ma sono fatti tuoi! Ascolta, Vincy, lo so che magari il passato è difficile da dimenticare, ma... Insomma, Yuffie sta facendo un sacco per te e tu, magari... Potresti... Chessò... Invitarla a cena?-

Desiderò intensamente scavarsi una fossa. Ma perché non c'era Vincent al posto suo? No, aveva sbagliato frase. Perché Vincent non era al proprio posto?! Ah, dannazione!!

-Ma quello non è Cloud?- disse, approfittando della distrazione della donna per spingerla fuori e chiudersi di nuovo dentro. Giusto in tempo per sentire un rumore di vetri infranti. Corse verso il bagno, trovando sé stessa a terra, dolorante, accanto allo specchio rotto. -Vincent! Sono sette anni di sfiga! Che cos'hai combinato, di nuovo?!-

Respirò intensamente, per evitare di trasformarsi e tentare di mantenere la calma. S'inginocchiò accanto a lui, ma constatò che non sembrava ferito. In mano reggeva un asciugamano.

-Volevo coprire lo specchio.- spiegò, in un pigolio.

-Ora l'hai rotto, quindi non c'è bisogno di coprirlo!- sbottò, spogliandolo e cacciandolo sotto la doccia. Si chinò nuovamente a raccogliere i frammenti di specchio e buttarli nel cestino, sbuffando. E lei che pensava che lui fosse una persona matura e ragionevole! Ma dove?! Non sapeva neppure gestire una situazione come quella!

Alzò lo sguardo e vide che era immobile sotto l'acqua scrosciante, con gli occhi serrati. Si accontentava di regolare ogni tanto la temperatura, ma era irrigidito sul posto.

-Vincent, immagino tu abbia visto donne più femminili di me nude, quindi, non vedo perché farti tutti questi problemi. Soprattutto perché è il tuo corpo, al momento, non è che puoi farci chissà cosa. E pensa, saresti pure consenziente!- esclamò, con naturalezza. Poi sbuffò, terminò di raccogliere i frammenti e gli si avvicinò, afferrando una spugna e il sapone. -E' più imbarazzante questo, Vincent. Ti giuro, non dirò mai più che sei l'uomo più maturo che abbia mai conosciuto, non dirò che sei il più interessante e non dirò assolutamente mai più che sei affascinante. E non darò mai più ascolto a Tifa. E la prossima volta vedrò di desiderare di capire Cait Sith, così almeno non ci saranno di questi problemi!-

Chiuse l'acqua e lo avvolse in un grosso asciugamano. Lui non accennò ad aprire gli occhi o a lamentarsi per ciò che aveva appena detto sul suo conto. Solo quando finalmente terminò di vestirlo spalancò gli occhi e fece un mezzo sorriso. -Grazie, Yuffie.-

-Come ti pare.- borbottò, fissandolo basita mentre usciva dalla stanza in un fruscio. Aveva scelto di indossare l'unico abito che si era portata dietro, nero con i bordi bianchi, leggermente svasato. Che uomo bizzarro.


Vincent si fissò nello specchio del corridoio ed una Yuffie sorridente gli rispose. Era la prima volta che la vedeva indossare un abito e la trovava incantevole.

-Yuffie?-

Si voltò e vide Tifa e Cloud, esterrefatti, che lo fissavano. Arrossì leggermente. Era una sensazione a cui si stava abituando a poco a poco. Era strano come tutti i sentimenti che provava si riflettessero sul suo viso. Non era abituato, non più. Un tempo era stato qualcuno di timido. Ed essere nei panni di una donna era abbastanza imbarazzante.

Tifa fece un largo sorriso e la trascinò fin dietro ad una statua, con aria esaltata. -Fa parte della strategia o è già successo?- chiese, con voce acuta, ridacchiando.

-Che cosa?-

-Il fatto, Yuffie. No, è troppo presto, non uscite neppure insieme e Vincent non è il tipo d'uomo da saltare addosso così alle donne! E' troppo casto! Quindi fa parte della strategia! Vedrai che quando ti vedrà cadrà ai tuoi piedi! A proposito di piedi, quegli stivali non stanno bene con l'abito! Vieni, ti offro lo shopping, manca ancora mezz'ora prima di andare a pranzo! Vedrai che cadrà ai tuoi piedi!- esclamò la donna, in rapida successione, elettrizzata, trascinandolo fino all'area commerciale del Gold Saucer.

Non aveva mai fatto shopping. Primo, era un uomo. Secondo, non era mai uscito con malate di shopping, ma s'immaginava questo passatempo tutto femminile come un divertimento, non come il terribile tour de force che la mora gli fece subire in mezz'ora. Esplorarono quindici negozi di scarpe prima di trovare quelle che lei riteneva migliori. Lui non le ritenne migliori, soprattutto quando si sfracellò giù dalle scale perché il tacco era troppo alto e sottile. Per qualche motivo bizzarro, con quel corpo non aveva molto equilibrio.

Poi insistette per truccarlo e anche lì fu una tortura e credette di sciogliersi sotto la forte luce che usava il truccatore. Ma alla fine Tifa lo ritenne pronto a conquistare... sé stesso.

Si guardò allo specchio per l'ennesima volta, stupito di quanto il trucco potesse far sembrare diversa una donna. Non che Yuffie non fosse bella naturalmente, soprattutto con quel viso tipicamente di Wutai, da i tratti delicati, ma era diversa, truccata. Sembrava una donna e non più una ragazzina.

A proposito di Yuffie, era in ritardo. Erano seduti al tavolo del ristorante da un quarto d'ora ed ancora non si era fatta vedere. E gli sguardi degli uomini di Avalanche non si erano ancora spostati da lui. Sembravano increduli. Shera si spazientì e diede una gomitata nelle costole al marito, che aveva la bocca aperta dal famoso quarto d'ora.

-Basta fissarla, la stai mettendo in imbarazzo.- sbottò, venendogli in soccorso.

-Bé, ora sappiamo che Vincent fa miracoli.- sussurrò Cait, subito interrotto da un colpo di megafono in testa da parte del suo creatore. Shelke lo stava fissando con un sorriso bizzarro, divertita.

Arrossì. Perché tutti sapevano che Yuffie era... bé, insomma, perché tutti se n'erano accorti tranne lui?! Strinse i pugni.

-Oh Ifrit.- fu il commento che lo riportò alla realtà, proferito da Cloud. La seconda cosa che lo riportò alla realtà fu una rosa, che sembrò comparire magicamente davanti a sé. Sussultò e seguì la mano e il braccio che la reggevano, cacciando un grido quando si vide.

La prima reazione fu di alzarsi e prendere Yuffie a calci. Ma non riusciva a muoversi. Yuffie non era arrivata con un quarto d'ora di ritardo solo perché era una ritardataria cronica. Era andata a fare shopping, apparentemente. Indossava un completo elegante nero ed una camicia bianca con uno jabot. Dove l'aveva trovato?! Non indossava il guanto metallico, ma guanti bianchi. Ma ciò che lo sorprese maggiormente furono i capelli. Li aveva sempre avuti così lunghi? E lisci? E... In ordine?

Afferrò la rosa nera e si concentrò su di essa non appena le vide. Ogni singola donna presente nel ristorante si era voltata per guardare il suo corpo. E non lo stavano indicando come mostro. Al contrario, dal modo in cui si erano impercettibilmente avvicinate a Yuffie, comprese che erano molto interessate all'uomo dai lunghi capelli neri.

-Scusate il ritardo.- sussurrò, afferrandogli una mano e sollevandolo come se non pesasse nulla. -La principessa ha dimenticato le medicine. Principessa, seguimi.-

Giusto, l'insulina. La seguì fino al bagno, dove lei scoppiò a ridere rumorosamente.

-Mi stai mettendo in imbarazzo, Yuffie...- mormorò, arrossendo ed aprendo l'astuccio con la penna tanto per fare qualcosa.

-Vincent...- iniziò, afferrandolo per la vita e mettendolo a sedere sul piano di marmo nel quale era incastrato il rubinetto. -Il balsamo fa miracoli.-

-Grazie, ma non c'entra! Hai idea di come mi sia sentito quando ti ho vista vestita in questo modo ridicolo?! E questa stupida rosa...- protestò, stringendo i pugni ed osservandola fargli la puntura sul braccio. -Mi rendi ridicolo.-

-Non ti rendo ridicolo, Vincent, non dire stronzate! Ti rendo normale e questo ti spaventa!- sbottò lei, improvvisamente. -Vincent... Sei un uomo affascinante, lo vuoi capire sì o no? Ti basterebbe poco per essere una persona qualsiasi e non un mostro! Di cos'hai paura?-

Di cos'aveva paura, di preciso? Degli scatti d'ira che il dolore gli provocava? Di ferire qualcuno? Di ferire di nuovo sé stesso? Non lo sapeva. No, non l'aveva reso ridicolo, era stato fiero del proprio aspetto. Sembrava normale.

-Perché sei innamorata di me?-

Lei arretrò, stupita, poi scosse la testa e lo fece scendere dal ripiano, con un'espressione seria sul volto. Poi lasciò la stanza. Afferrò la rosa e la seguì, ancora imbarazzato dalla domanda che aveva posto. Si sedette accanto a lei e mangiucchiò la prima portata, che intanto era stata servita. Quello era il quarto anniversario della prima sconfitta di Sephiroth. Tutti sembravano felici, tranne lui. Yuffie stava mangiando ordinatamente, assaporando ogni boccone e mangiando molto pane.

Perché una rosa nera? Se Yuffie era la Rosa Bianca di Wutai, perché offrirgli quella rosa nera? Sfiorò i petali con le dita, sovrappensiero.

-Yuffie, hai trovato lo specchio?- chiese Shelke, che ancora non aveva smesso di sorridere in quel modo inquietante.

Annuì e tornò al cibo. Gli cominciava a girare la testa. Yuffie si chinò su di lui e sussurrò al suo orecchio: -Se non mangi perderai i sensi. Smettila di essere così Vincent.-

-Quale specchio?- chiese Tifa, stupita. Possibile che la ninja non gliene avesse parlato? -Una vecchia leggenda dice che nei sotterranei del Ghost Hotel vi sia uno specchio che esaudisce i desideri...- rispose la rossa poggiando il mento sulle dita intrecciate. -Si racconta che quella costruzione esistesse prima del Gold Saucer e che sia stata teatro di un massacro. I coniugi Smithson avevano acquistato questo specchio che sembrava realizzare i desideri, ma un giorno uno dei loro figli lo ruppe inavvertitamente e Robert Smithson si armò una notte di ascia e massacrò la famiglia. Quando raccontò tutto alla polizia, gli agenti controllarono lo specchio e videro che era intatto.-

Marlene e Denzel erano ormai in piedi sul divanetto su sui erano seduti ed applaudirono alla fine del racconto, estasiati. -Zia Shelke, conosci molte storie così?-

-Oh, certo...- rispose lei con aria macabra. -E sono tutte vere. Mi ricordo di quella donna che guidava di notte in una strada deserta...-

Si concentrò sulla seconda portata e ritrovò l'appetito. Yuffie stava fissando Shelke, apparentemente interessata da ciò che stava raccontando.

-Con una manovra disperata, la donna sterzò e seminò finalmente l'inseguitore. Ma in realtà il conducente non voleva fare nulla a parte avvertirla della donna con l'ascia seduta dietro di lei. E sapete perché conosco questa storia?- sussurrò la rossa, che ormai aveva catturato l'attenzione dell'intero locale. Possibile che nessuno conoscesse la fine di quella leggenda metropolitana? Yuffie gli afferrò la mano, in attesa. -Perché la donna con l'ascia sono io!-

Marlene gridò e si rifugiò in braccio a Barret, seguita da Denzel e Cait Sith. Il resto di Avalanche fissò attonita l'ex Zviet, che si era lanciata nell'interpretazione della risata più malvagia che potesse fingere. Ed era abbastanza credibile.

Yuffie era rimasta immobile, con la mano stretta intorno alla sua. Sapeva che non era il tipo di storia da raccontare alla ninja, che era abbastanza impressionabile da quel punto di vista. Poteva combattere mostri terribili ed avventurarsi in luoghi spaventosi; poteva affrontare Sephiroth, Hojo o lo psicopatico dell'anno; poteva guardare il film più spaventoso del mondo e ridere; ma non riusciva a sopportare le leggende metropolitane.

Si alzò di scatto, scusandosi ed uscì di corsa dal ristorante, offrendo quindi alla ninja una possibilità di fuga, che prese al volo, perché lo seguì rapidamente. E lo abbracciò. -Ci stanno guardando, se te la stai chiedendo...- sussurrò, con un sorriso. -Uhm... Sono morbida. Sto abbracciando me stessa, che cosa immensamente figa.-

-Mi stai rendendo...-

-Ridicolo?-

-No... Semplicemente troppo diverso da quello che sono, si accorgeranno di qualcosa.- rispose, rigido sul posto. Si sentì immensamente piccolo e fragile. Non era una sensazione a cui era abituato. Era sempre stato più alto degli altri. E più forte. E più solo. Gli tremarono le gambe. Si sentiva bene, in quell'abbraccio. Al sicuro. Ma non erano i suoi sentimenti, quelli. Erano i sentimenti di Yuffie, quella parte di lei che era rimasta in quel corpo. Yuffie aveva voluto quell'abbraccio.

Crollò in ginocchio, con una mano sulla fronte, incapace di respirare.

-Yuffie! Yuffie, calmati, ti prego, calmati. Non puoi trasformarti in mezzo alla strada.- esclamò, preso dal panico. No, doveva calmarsi anche lui. Doveva riuscire a pensare. Aprì la borsa e ne tirò fuori un cioccolatino. Lei lo accettò con una smorfia e lo mangiò senza troppa convinzione.

-Yuffie? Di nuovo?- chiese Tifa, chinandosi accanto a loro. Lui annuì e tentò di farla rialzare. Yuffie fece un paio di profondi respiri e si alzò. Barcollò fino ad una panchina e si sedette, stringendo la mascella per non gridare.

-Credo sia il caso di riaccompagnarlo all'Hotel.- intervenne Cloud. Guardandosi intorno, si accorse che tutta Avalanche era presente. Non voleva che lo vedessero così debole, dannazione! -Barret, ti spiacerebbe...?-

L'energumeno annuì, serio. Sembravano tutti molto preoccupati. -Ce la posso fare.- sussurrò Yuffie, alzandosi e cadendo in avanti. Fu automatico. Le corse incontro e, dimentico del fatto che quello non era il proprio corpo potenziato ma solo quello di una ragazzina e che ancora non sapeva come camminare, inciampò e le cadde tra le braccia, sbilanciandola all'indietro e facendola quindi cadere seduta sulla panchina.

Lei gli sorrise leggermente e gli accarezzò una guancia: -Grazie, principessa.-

Non riuscì a prevedere il bacio. No, non se lo sarebbe mai aspettato. Non davanti a tutta Avalanche. -Resta qui. Non è il caso di preoccuparsi.-

Rimase immobile, senza fiato, seduto a terra, fissandola incamminarsi verso l'Hotel, accompagnata da un Barret altrettanto basito. Calò immediatamente un silenzio pesante. Perché baciarlo mentre era nel suo corpo? Perché non prima? E perché davanti a tutti? Si posò i palmi sulle guance, scoprendole bollenti.

-Cloud, quando sarò grande voglio sposare un uomo come Vincent.- sussurrò Marlene. -L'ha chiamata principessa, hai sentito?-

Cid gli si avvicinò e la sollevò da terra di peso: -Bé, hai il tuo cazzo di vampiro, ora. Non fare quella faccia!-

Annuì e tornò nel ristorante. Ovviamente il resto del pranzo si svolse in un clima falsamente allegro. Avevano tutti una domanda da porgli, ovviamente, ma si stavano trattenendo.

Yuffie. Doveva tornare all'Hotel e starle accanto. Non poteva fare finta di niente.

-Smettila di saltellare sulla sedia come un fottuto verme, ragazzina! Mi sta venendo da vomitare!- sbottò Cid, afferrandolo per le spalle per tenerlo fermo. -Siamo tutti preoccupati. Lui però ti ha detto di stare qui, di non preoccuparti e tu fai il cazzo che dice, ok?!-

Shera aprì la bocca per protestare, poi sospirò: -Cid ha ragione.-

Il marito si voltò verso di lei, incredulo. E Tifa s'intromise nella discussione: -Però forse è il caso di chiamare. E' passata quasi un'ora, io sono preoccupata.-

-E' Vincent. Se lo chiami si sentirà in colpa perché ci sta facendo preoccupare e probabilmente si sentirà debole. Lo sapete com'è fatto. Vuole sempre cavarsela con le proprie forze.- sussurrò Cloud, giocherellando con il bicchiere di vino.

-Mi dispiace per lui. E' sempre solo.- mormorò Marlene, che non aveva più toccato cibo.

-Yuffie, che hai?- chiese Reeve, stupito.

Sapeva quello che stava facendo, ma non voleva ammettere che aveva le guance umide di lacrime. Non piangeva da anni. Ma loro erano preoccupati per lui. -Credo...- singhiozzò, con un sorriso -Credo che sarebbe immensamente felice di sapere che vi preoccupate per lui.-


Aveva l'impressione di avere migliaia di Kyaktus sottopelle e che questi stessero ballando energicamente, lanciando di tanto in tanto la loro tecnica speciale, per puro sadismo. Affondò la testa nel cuscino per non gridare. Sapeva che Barret la stava fissando e non voleva che vedesse Vincent in quel modo. Lui sopportava tutto quello da anni, senza mai crollare in mezzo ad una strada affollata, senza mai mostrare il proprio dolore.

-Vincent, spero che tu stia esagerando.-

Non era la voce di Barret. Alzò leggermente la testa ed incontrò lo sguardo serio di Reeve. -Ah, ciao George Michael.- sibilò, obbligata a mordere il cuscino per non gridare.

-Barret, per favore, lasciaci soli.-

-Scordatelo! Non ce lo lascio mica Vincent in questo stato! E poi, sentiamo, che c'hai da dire che non posso sentire?!-

Reeve sospirò. -Ok, tanto prima o poi lo dovranno sapere tutti... Le sue cellule non sono stabili e questo gli provoca dolori indescrivibili. Fin'ora è riuscito a nasconderlo, ma credo che stia peggiorando. E di questo passo, il suo cuore non reggerà.-

Lo shock fu così forte che dimenticò che stava soffrendo come un cane. E si voltò verso di Reeve. Vincent stava... No. Lui non poteva morire.

Cacciò un grido che soffocò nel cuscino, quando il dolore raggiunse il petto.

-Stai scherzando, vero?! Cioè, Vincent morto?-

-Esiste una cura sperimentale, ma insiste nel non volerla utilizzare. Lo stress per il cuore, anche per un cuore come quello di Vincent, alla lunga potrebbe portarlo all'infarto. Soprattutto perché Vincent non può perdere i sensi, in caso di forte dolore. E quindi il suo cuore...-

-Non ci credo! Non lui! Ma sei una testa di cazzo! Perché non provi?!- sbottò Barret, sollevandola di peso. -E Yuffie?! Non ci pensi a Yuffie?! La baci e muori?! Che cosa c'hai nel cervello, eh? Guano di Chocobo?-

Faceva fatica a respirare, ma non per il dolore. Non per il dolore fisico. Vincent stava morendo. Semplice e terribile. Si divincolò e corse fuori dalla stanza. Doveva trovarlo. Anche se fosse morta per strada. Doveva trovarlo e prendere a calci.

-Vincent!-

Eccolo. Ora l'avrebbe sentita. Avrebbe distrutto la sua reputazione di uomo calmo e posato.

Non si aspettava a che la abbracciasse con tanta foga. La rabbia scivolò via. E il dolore tornò, più intenso di prima. Si aggrappò a lui e serrò la mascella. -Yuffie, devo parlarti.-

-No, io devo parl...- s'interruppe, senza fiato. -Uccidimi, tipregotipregotiprego.-

La trascinò in camera e la fece sedere sul letto, togliendole giacca e camicia e gettandole in un angolo della stanza, poi prese a massaggiarle le spalle e il dolore si attenuò. E finalmente respirò. -Per favore, non chiedermi più una cosa del genere, Yuffie.-

-No, principessa, non te lo chiederò più.- sussurrò, sdraiandosi sulla pancia sul materasso duro.

-Non chiamarmi principessa, sono un uomo.-

-Sei un bel transessuale, Vinnie.-

-Smettila.-

Sospirò. I Turk erano una continua scoperta. Assassini, spie, buffoni, massaggiatori... Era la prima volta che le massaggiavano la schiena. Non aveva idea del perché non sentisse più alcun dolore, ma non le dispiaceva quella sensazione.

-So che stai morendo.- sussurrò. Lui non smise e lei gliene fu grata. Ma sospirò e rallentò.

-Lo immaginavo quando ho visto Reeve uscire dalla camera. Non ti preoccupare di questo, prima dobbiamo trovare un modo per invertire lo scambio d'anime. Poi penseremo al mio cuore.- mormorò, spostandole i capelli di lato.

-In tutti i sensi?-

Lui non rispose. Le accarezzò i capelli, che arrivavano fino alla fine della schiena. -Forse è il caso di tagliarli.-

-Giù le zampe, donna e massaggia, mi stanno tornando delle fitte.- Com'era finita in quella situazione assurda? Era nel corpo di un uomo che stava letteralmente morendo di dolore. E il suo vero corpo, quello di una ragazza affascinante che aveva amato quel corpo, il primo di cui aveva parlato, era a cavalcioni su di lei, che era nel corpo dell'uomo e la stava massaggiando.

Lui sbuffò ed eseguì. -Io non sono così.-

-Io sì.-

Lui riprese ad accarezzarle i capelli e lei ricominciò a provare quella sensazione bizzarra. Poi comprese ed arrossì. Era imbarazzante. Terribilmente imbarazzante.

-Vincent, sono un uomo.-

-E' la giornata delle rivelazioni. Posso farmi la doccia da solo, quindi?-

Si voltò sulla schiena e lui impallidì, comprendendo finalmente la frase. -Oh Shiva.-

-Non chiedermi come sia possibile, non sono mai stata un uomo prima.- sussurrò, imbarazzata. Lui non si spostò. Aveva gli occhi sbarrati e probabilmente stava progettando di gettarsi dalla funivia appena gli fosse stato possibile. Ma che situazione era, quella?! Era l'inizio dei sette anni di sfiga dello specchio rotto?

-Che cosa faresti al mio posto?- le chiese, in un pigolio.

-Credo di non essere la persona più obiettiva da consultare. Chiedi a Tifa.-

-Yuffie! Credi che riuscirei a spiegarle che... insomma!- sbottò, arrossendo violentemente e coprendosi il volto con le mani. -Perché sei così emotiva? Non la smetto di arrossire da quando sono nel tuo corpo.-

-Non sono emotiva! Sei tu che sei emotivo ed ora che hai disposizione un corpo non modificato puoi esprimere il tuo imbarazzo.- scoppiò a ridere e lo abbracciò. -La mia principessa...-

-Forse è il caso di andare a cercare lo specchio, che dici, Yuffie?-

-Non subito. Prima ho una domanda personale da farti, Vinnie.-

-So già che sarà imbarazzante.-

-Prima di tutto di do la risposta di Tifa. Poi ti farò la domanda.-

-Temo il peggio.-

-Tifa direbbe...- iniziò, allontanandolo leggermente. -Bé, me lo chiedi?! Gli salterei addosso seduta stante! Sei ancora qui?!-

Lui si allontanò, inquieto. -Sono così spaventoso quando grido? E la domanda?-

-E' molto molto imbarazzante, meno che quello che sto sperimentando in questo momento a causa di Chaos, lì sotto, ma sempre imbarazzante.-

-Chaos?!-

-Smettila di strillare, non ti sto violentando.- protestò, con un sorriso. -Non ancora.-

Per tutta risposta, strillò ancora di più. Ma non era colpa sua, se aveva una voce acuta. Sarebbe anche sembrato normale, se non avesse saputo chi si nascondesse dietro quelle fattezze. Ma pensare che Vincent stava morendo d'imbarazzo era piuttosto divertente.

-Non gridare.- sibilò, sentendo tornare una fitta alla testa. -Oca.-

-Io?!-

-Sì, tu, Vincent Valentine.-

Lui protestò sottovoce e saltellò leggermente perché aveva le gambe addormentate. Per tutta risposta, Yuffie rovesciò la posizione. -Saltella un'altra volta, Vincent e ti ammazzo.-

-Scusami.-

-Dunque, Valentine... Che cosa faresti al mio posto?-


Aprì gli occhi, accorgendosi di essersi addormentato. Guardò l'orologio. Le sei del pomeriggio. Nessuno sembrava averli cercati, perché lei non si era svegliata. La fissò e sorrise. Non sembrava provare alcun dolore. Si divincolò dal suo abbraccio con tutta la delicatezza possibile e cadde dal letto, portando con sé il lenzuolo con il quale si coprì.

La vide osservarlo dal letto, divertita. -Hai ragione a coprirti, non mi sono mai vista nuda. Potrei voler il quarto giro.-

Arrossì. Oh Shiva, da quando era diventata così machiavellica? Cos'era quel sorriso e perché era nel corpo di una ragazza piena di ormoni ululanti?! Avrebbe dovuto cambiare risposta! Nono, era una situazione assurda.

-Non lo faccio per te!-

-Lo so, tesoro... Grazie.-

La fissò, incredulo e salì di nuovo sul letto. Lo stava ringraziando?

Nascose la testa sotto il lenzuolo e si chiese che cosa avesse fatto. E perché? Perché?! Era sempre stato un uomo posato, che sapeva trattenere i propri istinti. Perché buttare una reputazione come uomo freddo ed irremovibile proprio quando era nel corpo di una donna?

Lei lo abbracciò e sorrise, seguendolo sotto il lenzuolo. -Spero di non averti, come dire... Fatto male.-

-Smettila.-

-Sono seria, Vinnie, so quanto può essere forte questo corpo. Ho tentato di...-

-Ti amo.-

Si nascose dietro le proprie mani. Era la verità, la amava. Se n'era accorto nell'oscurità di Nero, quando credeva di averla persa. Ma non voleva che si legasse a lui, perché lui stava morendo.

-Il cuore?- chiese, emergendo da dietro i palmi. Lei sorrise. -Probabilmente tra qualche ora tornerà il dolore, ma per ora mi godo la mia principessa.-

-Yuffie!-

Si rannicchiò in posizione fetale. Cercando una spiegazione plausibile al loro comportamento. Ma non ce n'era. Non era attratto dal proprio corpo, eppure...

-Ci dev'essere una patologia psichiatrica che definisce quello che abbiamo appena fatto.- sussurrò.

-Non pensare troppo, mi vengono le rughe...-

-Yuffie...-

-Rettifico: Probabilmente tra qualche ora tornerà il dolore, ma per ora mi godo la mia principessa. Che evita di porsi problemi per una volta e pensa solo a quanto è felice.- sussurrò lei, accarezzandogli i capelli. Aveva ragione, non era il caso di pensarci. Non aveva senso. -Vinnie, ora che ci penso... Era la tua prima volta!-

Arrossì e tentò di arretrare, cadendo di nuovo dal letto. -Sei un mostro, Yuffie! Se tu fossi un uomo, saresti terribile! Non m'innamorerei mai di te!-

-Per fortuna che sono una donna, allora...- rispose, con un largo sorriso. -Torna qui, tra mezz'ora andiamo a cercare quello specchio.-

-Ok, ma tu... Non tentare strane manovre, ok? Tenterò di essere una donna per bene.- mormorò, risalendo sul letto. Lei l'attirò a sé, apparentemente molto divertita. -E' proprio un peccato che tu sia un uomo...-

Oh Shiva.


-Yuffie! Come sta Vinnie?- chiese Tifa la stalker, non appena varcò la soglia della stanza che era stata sua. Tentò di non arrossire e si concentrò su un fantasma senza testa che passava di lì. -Bene.-

-Oh Ramuh! Oh Ramuh!- iniziò a gridare, in preda all'isteria, ridacchiando ed attirando l'attenzione dell'intero Hotel. -L'avete fatto!-

-Tifa, calmati, non gridare e non saltellare che ho nausea.- elencò lui, osservando il fantasma fissarlo con gli occhi sbarrati. -E tu vattene, se non vuoi che chiami un esorcista!-

-Hai nausea?! Sei incinta?!-

-Chi è incinta?!- sbottò Cloud, spuntando da dietro una statua. -Yuffie?-

-Ma no, è solo Tifa che...-

-Tifa, sei incinta?!- esclamò Barret, spuntando da dietro un'armatura. Stavano origliando o cosa?

-Ma no, è Vincent che...-

-Vincent è incinta?!- proruppe Cid, sotto shock. -Hojo ha provveduto anche a questo?-

Desiderò avere sotto mano una mitragliatrice. Soprattutto per il commento di Cid. -BASTA!- gridò, esasperato. -Nessuno è incinta qui! Né io, né Tifa, né tanto meno Vincent! Ma che vi salta in mente?!-

-Le vie di Hojo sono infinite.- dichiararono in coro i tre uomini, annuendo per sottolineare l'affermazione.

-Perché state parlando di Hojo?- chiese una voce truce alle proprie spalle. Ma era davvero così poco amabile? O era solo Yuffie che forzava la mano? In ogni caso, i tre ammutolirono e lui deglutì. Come si era conciata questa volta? Fece dietro-front e vide che aveva indossato i soliti abiti, insieme al mantello ed il guanto metallico. Perché?

-Parlavamo in generale delle vie di Hojo. Che sono infinite.- rispose Cloud, inquieto.

Yuffie si nascose dietro il collo del mantello per ridere e gli afferrò una mano. -Andiamo?-

Si lasciò trascinare fino ai sotterranei della casa, oltrepassando i divieti come se niente fosse. Nessuno li vide e furono in poco tempo di fronte allo specchio. Yuffie, che era la più alta, tolse il telo che lo copriva. Ed imprecò. Mancavano dei pezzi, dalla superficie riflettente e su di essa era attaccato un biglietto.

Si sentì morire. Le strappò il foglio dalle mani e lesse.

Credevate fosse semplice?

Lo spirito dello specchio vi vede e sa che non avete ancora portato a termine la missione.

Io sono in ogni specchio, in ogni pozza, su ogni superficie riflettente e vi osservo.

Se porterete avanti la vostra missione vi restituirò tutti e cinque i frammenti.

Altrimenti rimarrete così per sempre.


-Il Karaoke!- esclamò Marlene, estasiata. -Aah, Cloud? Papi? Tifa?- chiese, con occhioni da cerbiatto depresso, sbattendo le palpebre. Yuffie vide Vincent scuotere la testa, preso dal panico.

-Ok.- si arresero i tre. Vincent chiuse gli occhi e pensò probabilmente che fosse il caso di fuggire, perché si voltò furtivamente e s'incamminò verso l'uscita.

-Zia Yuffie, dove vai?!- protestò Marlene, andando a recuperare l'ex Turk e trascinandolo nella stanza. Poi fissò la ninja, dubbiosa. -Non vieni?-

Le stava tornando il mal di testa, per quanto meno devastante del solito e forse non era il caso di ascoltare musica ad alto volume. Ma le piaceva il karaoke e voleva trascorrere un po' di tempo con i suoi amici, mal di testa o meno. Voleva tentare di dimenticare che era condannata nel corpo di Vincent perché uno spirito pazzo era anche sadico.

Non aveva parlato per tutta la serata e lo capiva. Gli si sedette accanto e gli strinse una mano. Non c'era alcun indizio sulla missione che lo spirito voleva portassero a termine.

-Yuffie?- Alzarono entrambi la testa verso Marlene, che gli stava porgendo il microfono. -Inizi tu? L'ultima volta sei stata bravissima!-

-Scusami Marlene, ma non sono... dell'umore giusto.-

-Allora canta una canzone triste, così tornerai a sorridere.- sussurrò la bambina, con un sorriso, fiduciosa. Che razza di ragionamento era? Gli occhi della piccola si riempirono di lacrime e Barret osservò con aria omicida Vincent, che non seppe resistere agli occhi della marmocchia.

-Non conosco nessuna canzone moderna...- mormorò, preoccupato.

-Canta una vecchia canzone... Non credo che nessuno ti ucciderà per questo.- gli rispose, con un debole sorriso. Le mani cominciavano a farle male, per cui tentò di muoverle il meno possibile.

Vincent prese il microfono tra le mani e fece un respiro profondo. In fondo, era condannato ad essere Yuffie ancora un po' ed era obbligato a comportarsi come lei. Sperò soltanto non avesse scelto una canzone metal, perché non credeva di poterla reggere. Invece riconobbe la canzone immediatamente.

-Here I lie, in a lost and lonely part of town...- iniziò lui, con voce insicura, irrigidito sul posto. -Held in time, in a world of tears I slowly drown...-

Accorgendosi che nessuno avrebbe mai osato prendersi gioco di lui, perché era Yuffie Kisaragi e, dannazione, lei era il tipo da andare al karaoke ogni volta che poteva, la voce cambiò radicalmente e cominciò a tenere il ritmo schioccando le dita. -Goin' home, I just can't take it all alone. I really should be holding you, holding you, loving you, loving you.-

Tifa lo fissò, sorpresa. Non era da Yuffie non fare l'idiota mentre cantava. E Yuffie era stonata. Terribilmente stonata. -Tragedy, when the feeling's gone and you can't go on, it's tragedy, when the morning cries and you don't know why it's hard to bear. With no one to love you, you're going nowhere. Tragedy, when you lose control and you got no soul it's tragedy, when the morning cries and you don't know why it's hard to bear. With no one besides you, you're going nowhere.-

Aveva una bella voce. Perché quando la usava lei faceva così schifo? Era ingiusto! Osservò Avalanche guardare Vincent come se fosse un alieno del pianeta Papalla. Se avessero saputo chi stava cantando realmente in quel momento, probabilmente... Gli effetti sarebbero stati devastanti.

-Night and day, there's a burning down inside of me. Burning love, with a yearning that won't let me be. Down I go and I just can't take it all alone. I really should be holding you, holding you, loving you, loving you.- E da dove spuntava tutta quell'estensione vocale? Non è che in realtà era stato donna prima di essere modificato da Hojo? Non è che era lui Lucrecia?

Si accorse che non erano i soli occupanti della saletta. Alcuni curiosi si erano seduti nei pochi posti vuoti ed osservavano la “ragazza”, che ondeggiava a ritmo, quindi era un po' impedita, ma non sbagliava una nota. -Tragedy, when the feeling's gone and you can't go on, it's tragedy, when the morning cries and you don't know why it's hard to bear. With no one to love you, you're going nowhere. Tragedy, when you lose control and you got no soul it's tragedy, when the morning cries and you don't know why it's hard to bear. With no one besides you, you're going nowhere.-

Sprofondò nel divano, indecisa se essere stupita per la bravura dell'uomo o vergognarsi degli sguardi che gli uomini che erano entrati stavano lanciando a quello che era stato il proprio corpo. Vincent non smise un attimo di sorridere, durante il resto della canzone, concentrato sul testo che scorreva sullo schermo, senza accorgersi degli sguardi stupiti di Avalanche, del fatto che fosse riuscita ad arrossire nonostante fosse nel suo corpo modificato e di quegli uomini.

Quando terminò, si accorse di tutto questo. E corse a sedersi, imbarazzato, accanto a lei. Ma c'era silenzio e sentì qualche commento spiacevole degli uomini che lasciarono la stanza alla fine della sua esibizione.

-Yuffie, hai fatto dei corsi?- chiese titubante Tifa.

-L'ultima volta sembravi una cazzo di balena agonizzante!- sbottò Cid, ricevendo la solita e meritatissima gomitata della moglie, solo che in una parte diversa dalle costole. -Bravo amore, canta anche tu i BeeGees.- sibilò Shera, ascoltando i suoi rantoli.

Vincent la fissò, in preda al panico. Non l'aveva mai sentita cantare, era normale che, avendo dato ascolto alle parole di Marlene, si fosse convinto che fosse una specie di cantante senza pari. Era senza dubbio senza pari. Nel senso che nessuno, neppure la sopracitata balena agonizzante, cantava peggio.

-E' solo che... Eheheh... La mamma di Vinnie era una cantante e lui mi ha dato una mano!- sbottò, arrossendo. -Qualcuno vuole da bere?-

Si alzò per accompagnarlo ma lui scosse la testa. Lo guardò uscire dalla stanza, tenendo all'erta i propri sensi di chissà cosa, forse Ragno, forse altro. Non si fidava di quegli uomini.

-La tua ragazza è fantastica, Vincent.- sussurrò Denzel, sotto shock.

Annuì, con un mezzo sorriso. Lo sapeva. -Bé, Vince, che ne dici di cantare la prossima canzone? Ovviamente se torna Yuffie...- sussurrò preoccupato Cloud.

Sentì Shelke scivolare accanto a lei e sussurrare: -Vai, veloce.-

Si alzò di scatto ed uscì dalla saletta, in tempo per sentirla gridare: -Signore e Signori, sono Shelke e vi canterò “Il Triangolo”, dedicandolo a Tifa e Cloud!-

Chiuse gli occhi e riuscì a rintracciarlo in fretta. In un corridoio adiacente. Si avventò sull'uomo che lo teneva fermo e lo afferrò per il collo, sbattendolo contro il muro e serrando l'artiglio tra le sue gambe. -Stai bene?-

Lui annuì, sotto shock e l'aggressore pigolò un “no”. -Taci! Sto cercando di non trasformarmi in una bestia leggendaria e sbranarti, stronzo! Ti divertiva la sua espressione, eh?! Ti piace dominare?! Perché non provi ora, con qualcuno alla tua altezza?!-

-Yuffie... Lascialo.-

-Lei è mia, capito, sacco di merda? Dillo ai tuoi amichetti e provaci solo un'altra volta.- sibilò, lasciandolo andare. Si scoprì ansante e tremante di rabbia. Tornò a guardare Vincent, che stava tentando di alzarsi.

-Vinnie...- sussurrò, inginocchiandoglisi accanto. -Sono piccolo e fragile e vulnerabile. Per quanto lo sarò ancora? Come puoi sopportarlo?- mormorò lui, portandosi le ginocchia al petto.

Gli accarezzò la testa e l'aiutò ad alzarsi. -Io so difendermi contro di loro.- gli spiegò, con un mezzo sorriso. -E non sei poi così piccolo. Vulnerabile, forse, ma non fragile. Non rispetto al resto del genere umano.-

-Che razza di uomo sono?-

-Sei una donna.- gli rispose, scoppiando a ridere ed abbracciandolo. -Io sono abbastanza uomo?-

-Sei inquietante... “Lei è mia” è una frase che non mi sarei mai aspettato da te.-

-Ho plagiato il Conte Dracula.-

-Il triangolo no! Non l'avevo considerato! D'accordo ci proverò, la geometria non è un reato! Garantisci per lui, per questo amore un po' articolato! Mentre io rischierei, ma il triangolo io lo rifarei!- stava cantando Shelke, quando tornarono nella saletta. Cloud aveva le lacrime agli occhi, Tifa aveva tirato fuori i guanti per picchiare la rossa e Reeve, fidanzato ufficiale della cantante, stava cercando di non sprofondare nel divano. Il resto di Avalanche, a parte i due bambini che non capivano ed odiavano la matematica, rideva di gusto, alternando lo sguardo tra i quattro.

Si sedette sul divano, divertita e si aspettava che l'ex Turk prendesse posto accanto a lei, ma la sorprese e le si sedette in braccio. Lo circondò con le braccia e sorrise. Certo, la situazione era assurda. Aveva espresso un desiderio stupido, neppure ventiquattr'ore prima, davanti ad uno specchio ed era andata a dormire ancora donna. Si era risvegliata nella pelle dell'uomo che amava, aveva scoperto che quel sentimento era ricambiato e... E poi avevano scoperto di essere condannati a rimanere in quello stato finché uno spirito maligno non avesse deciso che meritavano di tornare alla normalità. Ma si stava abituando, lentamente, a quell'assurdità. Ed era felice.

Il dolore raggiunse il petto, che sembrò esplodere, ricordandogli che nulla era perfetto. E che quel corpo sarebbe presto morto.

   
 
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