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Autore: 9Pepe4    17/10/2009    11 recensioni
«Mi par di capire» intervenne esitante Phineas Nigellus dal ritratto a sinistra di Harry, «che il mio propronipote, l’ultimo dei Black, è morto».
«Sì, Phineas» rispose Silente.
«Non ci credo» sbottò Phineas.
{Harry Potter e l’Ordine della Fenice}
[Phineas Nigellus Black]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Sentimentalismi

«Mi par di capire» intervenne esitante Phineas Nigellus dal ritratto a sinistra di Harry, «che il mio propronipote, l’ultimo dei Black, è morto».
«Sì, Phineas» rispose Silente.
«Non ci credo» sbottò Phineas.
{Harry Potter e l’Ordine della Fenice}

Silente doveva essere impazzito. Phineas Nigellus non aveva dubbi. Era più che evidente che la compagnia di Mezzosangue e Babbani e tutte le assurde idee sull’uguaglianza di ogni essere umano avevano finito per farlo uscire di senno.
Mentre passava al ritratto logoro di Grimmauld Place, l’antico Preside di Hogwarts era più che certo che quanto detto da Silente fosse assolutamente errato. Ah, ma glielo avrebbe fatto vedere lui, che di certo il suo indegno propronipote era ancora intento a faccende degradanti come preparare la colazione per quei mocciosi traditori del loro sangue. E allora avrebbe anche illustrato la propria teoria su quanto fosse insano frequentare gentaglia plebea. Annebbiava la mente.
Sporgendosi dalla cornice, il mago non poté fare a meno di notare che la casa era buia e polverosa come non mai.
Si mosse di quadro in quadro, da una tela consumata all’altra, ma non riuscì a scorgere affatto il proprio propronipote.
«Sirius!» chiamò allora.
Non l’aveva mai richiesto per nome, prima di quel momento. Si era sempre limitato ad interpellarlo con aria di sufficienza – o con l’appellativo di indegno pronipote.
Ma ora era disperato.
La Nobile e Antichissima Casata dei Black... possibile che il suo ultimo membro fosse morto?
«Sirius!»
La voce del mago riecheggiò in modo spettrale per tutta la dimora, ma non riportò altri rumori in risposta.
«Sirius!» urlò ancora Phineas, picchiando il piede destro sul fondo della cornice. «Sirius!» reiterò, cercando di dare alla propria voce il tono più severo del suo repertorio. «Sirius! Sirius! Sirius
Non aveva mai considerato quell’uomo un degno rampollo, specialmente per i suoi discutibili gusti in fatto di compagnia; per la scelta di mettersi a far comunella con babbanofili, mezzosangue e obbrobri simili.
Non poteva negare, però, che qualche qualità – forse – ce l’aveva.
Certo mancava della scaltra astuzia caratteristica di ogni Serpeverde; il fatto che fosse stato Smistato a Grifondoro non poteva che provarlo. Ma in fondo era apprezzabile – con qualche sforzo – la sua lealtà.
“Fedele come un cane” aveva commentato una volta Phineas, in tono malizioso. Purtroppo era stato completamente ignorato: come affermazione ironica non era stata niente male.
Già... Leale verso gli altri e verso se stesso. Fedele e altruista come amico; perseverante e ostinato nelle proprie scelte, pronto a combattere sino alla fine per ciò in cui credeva.
Peccato solo che avesse creduto nelle cose sbagliate.
Nella Casa di Grifondoro, nell’uguaglianza assoluta di tutta l’umanità...
«Sirius!»
Iniziava a spazientirsi. Benedetto ragazzo, cosa aspettava, che gli cascassero le ossa? Anche se tecnicamente lui le ossa non le aveva... Suo fratello minore si sarebbe fatto desiderare di meno! «Sirius!»
Per amor di Salazar, ma Walburga non aveva mai insegnato al suo primogenito di rispondere quando veniva interpellato, specie se da un antenato importante e fondamentale come lui?
«Sirius!»
Com’erano tetri, i lugubri corridoi deserti della casa di Grimmauld Place. Fu la prima volta che Phineas lo notò. E, detto tra noi, ne avrebbe anche fatto a meno.
«Sirius!»
Anche se non l’avrebbe ammesso per nulla al mondo – salvo forse per qualche tonnellata d’oro e il poter liberare il mondo da quegli indecenti Babbani, non si poteva mai sapere – stava iniziando ad allarmarsi.
Nonostante tentasse di rimanere fermo nella sua convinzione che da un momento all’altro il suo propronipote sarebbe saltato fuori con un ritardo incredibile ed uno sguardo ribelle e irrispettoso, stava iniziando a vacillare. Doveva ammettere che, per quanto sovversivo, Sirius non lo avrebbe mai fatto aspettare così tanto.
Non perché avesse messo la testa a posto crescendo, certo che no. Ma perché sapeva che lui aveva la possibilità di portargli delle comunicazioni da parte di Silente.
Ebbe un gesto di stizza per quell’attimo di incertezza. «Sirius!» gridò. Ma più che un ordine – doveva riconoscerlo – ora il suo urlo somigliava ad un’invocazione piuttosto patetica.
Chiaramente il mondo stava crollando a pezzi come i vecchi lampadari di Walburga. Lui, Phineas Nigellus Black, che pregava un suo discendente, rinnegato per di più, di farsi vivo!
Aveva mai desiderato tanto vedere quell’indegno erede del suo sangue? No, si rispose.
Solo in quel momento fremeva d’impazienza – avrebbe detto d’ansia, se non avesse conosciuto tanto bene la sua affascinante persona – di adocchiare il nipote. Vederlo avvicinare mentre si scostava qualche ciuffo nero dagli occhi grigi, rivelando le caratteristiche somatiche dei Black, quello sì che sarebbe stato un sollievo!
«Sirius!»
La sua voce sembrava essersi affievolita.
Phineas Nigellus si appoggiò alla cornice del quadro. E così, la Casata dei Black, quella nobile ed antica famiglia Purosangue, era estinta? La linea bruscamente interrotta, il cognome disperso?
Per la prima volta nella sua vita, il mago intravide la grande pecca che avevano commesso tutti loro, credendo di poter preservare il sangue puro per infinite generazioni. Già ora i Purosangue erano tutti imparentati tra loro... Come sarebbe andata a finire? Si sarebbero sposati tra fratelli e sorelle?
Il sangue non può essere puro tanto a lungo... o con lo scorrere del tempo la sua purezza finisce per diventare la sua condanna, e ne decreta l’estinzione.
Phineas Nigellus Black si batté la mano sulla fronte, irritato. Ecco a quali pensieri conducevano le stolte compagnie! Più tardi avrebbe dovuto chiedere a Silente... No, avrebbe dovuto esigere di venir esumato da quel compito indegno. Portare notizie di qui, notizie di là... Mica era un piccione viaggiatore.
«Sirius!» stridette.
Ancora una volta, gli rispose solo un lugubre silenzio, che pareva più rumoroso di qualsiasi altro suono.
Improvvisamente, Phineas si arrese all’evidenza. Silente aveva detto la verità. Sirius era morto.
Non gli era mai stato particolarmente simpatico, quel suo propronipote. Quando era piccolo, lo aveva spesso sentito fare scenate inaudite ai genitori... E molte volte lui, Phineas Nigellus, era intervenuto dal proprio quadro a dare manforte a Orion e Walburga.
Una volta cresciuto, Sirius si era fatto sempre più impertinente, aveva avuto compagnie sempre più sconsigliabili.
Eppure, in quel momento, Phineas Nigellus avvertì una specie di vuoto che non era dovuto solo alla consapevolezza dell’estinzione della famiglia Black.
In qualche modo, gli mancava Sirius. E gli dispiaceva.
«Bah» borbottò schifato, allontanandosi in tutta fretta da quella casa disgustosamente spoglia e vuota. «Sentimentalismi».





Spazio Autrice:
Ed ecco il mio adorato Phineas alla riscossa ♥
Battute a parte, specie se cretine come quella che precede, io amo molto il buon vecchio Phineas, come personaggio. Mi mette sempre di buonumore. E mi aveva sempre colpito la sua reazione di fronte alla notizia della morte di Sirius.
Quello che avete letto – e che probabilmente vi ha schifato e/o nauseato e/o portato a fuggire il più lontano possibile – è la riscrittura di un testo che avevo scritto parecchi mesi fa. In febbraio, penso. Oggi mi è venuto voglia di ritirarlo fuori, l’ho letto e ho deciso di sistemarlo e di estenderlo almeno un poco.
Questo è quel che ne consegue.
Che dite, avrei dovuto lasciar stare? Vostro il giudizio, che altro aggiungere?!
Ah, grazie per l’attenzione.
Pepe
  
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