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Autore: Goten    22/10/2009    14 recensioni
Sotto lo sguardo attendo di Caius, Alice si avvicinò a me, allungò la sua mano, ponendomela con il palmo rivolto verso l'alto. - Per favore, Jasper. Passa con me solo qualche giorno. Non ti chiedo altro. -
Non potei evitare ai miei occhi rossi di affogare nei suoi color oro. La sensazione di fiducia, pace e speranza, fluivano da quella minuta figura davanti a me. Bastava solo un piccolo gesto da parte mia, avrei semplicemente dovuto afferrare la sua mano e godere di quelle emozioni che sembravano irretirmi ogni secondo di più.
Fu un semplice secondo e tutto cambiò, la sua espressione divenne triste, le sue emozioni si spezzarono, diventando affrante. Si sentiva respinta.
Perché? Io ancora non avevo detto nulla... oppure... la risposta era chiara, aveva visto il mio futuro. Lei sapeva che avrei rifiutato la sua mano.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen, Jasper Hale
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Sai che non lo sò

Storia di: Goten

Beta: Giusy

Paring: Jasper - Alice

Capitoli: Bella domanda! XD Non ne ho idea ^.^


Dedicata a: chiunque ami il mondo di Twilight ^_^



Volterra era sempre la stessa e non sarebbe mai cambiata. Stavo finendo il mio giro di perlustrazione come tutte le notti. Essere uno dei più importanti membri della guardia aveva i suoi vantaggi, ma da qualche anno i miei pensieri si erano fatti più contorti e cupi.

Mancava qualcosa nella mia vita di perenne soldato, qualcosa a cui non sapevo dare un nome, e che forse mai avrei trovato.

I miei passi erano talmente leggeri da non essere per nulla rumorosi, con gli occhi rosso rubino osservavo minuziosamente tutto quello che mi accadeva attorno. Nonostante avessi già fatto un abbondante pasto, la sgradevole sensazione di voler saltare al collo di qualche sfortunato a volte mi tornava a perseguitare.

Avvolto dalla mantella nera mi infilai in una via stretta e buia.

C'era qualcosa di diverso quella notte, nell'aria sentivo delle emozioni positive, fortemente positive. Erano secoli che non le avvertivo potenti. Sembrava che si incentrassero solo in una unica persona.

Mi sarebbe sinceramente piaciuto sapere a chi appartenessero, ma era un rischio che avrei mai voluto correre.

Sospirai e affrettai il passo, avevo solo voglia di scappare via, chiudermi nella mia angusta camera sotto terra e non uscire mai più.

In quei giorni fremevano le preparazioni per la festa di San Marco. Quegli sciocchi esseri umani festeggiavano il loro patrono, non sapendo quale mostruosa realtà si nascondesse dietro...

Pensai a Maria che mi attendeva come sempre nelle segrete. Il mio desiderio nei suoi confronti si era spento ormai da tempo, in lei albergavano solo emozioni latenti e veramente poco confortanti.

Un altro sospiro scappò dalle mie labbra. Sarebbe mai cambiato tutto questo? No, non credevo proprio...

<< Chi sospira di solito non è felice. >>

Mi bloccai. Una vocetta femminile mi aveva colto di sorpresa. I miei sensi più che sviluppati si misero all'opera. Sentivo sopra di me una presenza. Sollevai lo sguardo, incrociando per la prima volta uno sguardo dorato. Non fu solo quello a lasciarmi interdetto per una manciata di secondi, ma quel sorriso rassicurante e quelle emozioni di tranquillità e felicità, talmente potenti da lasciarmi spiazzato.

<< Sono riuscita a sconvolgere il maggiore Whitlock, che onore! >> Sorrise di nuovo, mostrandomi oltre ai denti bianchissimi tipici della nostra specie, anche due piccole fossette ai lati della bocca.

<< Posso chiedere il suo nome signorina? >> Nonostante fossi stato educato alla galanteria della mia epoca, sapevo che con chiunque della nostra razza non dovevo mai abbassare la guardia.

Per tutta risposta, la ragazza si sbilanciò in avanti lasciandosi cadere dal muro sul quale era seduta. Non avrebbe potuto farsi male, ma l'istinto mi fece scattare, allungai le braccia e l'afferrai.

Quello che avvertii fu talmente intenso da lasciarmi senza parole. Avevo fra le braccia la fonte della felicità. Da questa creatura non c'era una singola emozione negativa, solo positive e gioiose.

Perché? Come poteva essere che qualcuno della nostra specie provasse simili emozioni così umane e così fortemente positive? Come?!

Cercai di riguadagnare un po’ di autocontrollo, anche se era maledettamente difficile. << Chiedo scusa, non ho ancora sentito il vostro nome... >>

Ed eccole di nuovo quelle fossette. << Alice, sono Alice Whitlock, tua moglie. >>

Anche se non ne avevo bisogno, sbattei almeno un paio di volte le palpebre. << Sono certo di non aver mai contratto matrimonio con voi, signorina Alice. >> Lasciai che finalmente le sue gambe toccassero per terra. << Più che certo. >> Affermai nuovamente, arretrando un passo e cominciando a mettere distanza fra me e quella strana vampira.

Per un breve attimo vidi il suo sorriso tremolare e anche le sue emozioni, non erano più potenti come prima, ma fu solo questione di un secondo, massimo due. << Oh, lo so che non siamo ancora sposati, ma fidati. Io e te siamo destinati Jasper. >> Mosse un passo verso di me.

Alzai le mani ponendole fra di noi. << Alice, sono costretto a dirle addio. >> Le imposi il mio saluto militare e senza lasciare che potesse rispondere me ne andai. Non era educato, lo sapevo, ma i suoi discorsi erano troppo, anche per me.

Non corsi, ma semplicemente camminai veloce, i suoi passi e le sue emozioni erano ormai distanti, eppure mi dispiaceva. Non capivo perché, ma provavo un vago senso di dispiacere nell'averla lasciata lì, da sola.

Incrociai la scia di Felix, a breve il mio turno sarebbe finito, e io avrei finalmente potuto rinchiudermi nella mia buia e tetra stanza.

<< Whitlock, Caius ti sta cercando. >> La voce bassa, quasi strusciante di Felix mi raggiunse e quello che udii non mi piacque per niente. Perché Caius mi cercava? Che cosa voleva da me? Aveva qualche lamentela da espormi? Impossibile. Ero fra i migliori e nessuno poteva anche solamente osare una piccola lamentela nel mio sistema di sicurezza.

Annuii con un cenno del capo e mi recai da lui. La mia stanza avrebbe aspettato ancora per qualche ora...

La maestosità della sala delle udienze metteva sempre a disagio chiunque, me compreso. Quante volte avevo visto Aro, Caius e Marcus emettere sentenze di morte lì dentro? Tante, e adesso stavo cercando di capire il perché della mia convocazione...

Le due guardie aprirono l'enorme portone, rivelando al suo interno la figura solitaria di Caius. Mi fermai inchinandomi al suo cospetto.

<< Jasper, vieni avanti. >> La sua voce con la classica nota di indolenza mi fece rialzare e proseguii fino ad arrivare di fronte a lui.

<< Mi cercavate? >> Domandai senza indugio. Se ero nella guardia come membro più alto lo dovevo a lui. Il mio protettore.

<< Si. Le nostre sentinelle ci hanno avvisato che da qualche giorno, si aggirano dei vampiri stranieri. Ovviamente Aro ne era informato, si tratta del clan di Carlisle. Una nostra vecchia conoscenza... >>

Carlisle Cullen? Uno dei pochi vampiri ad avere intrapreso uno stile di vita completamente diverso dal nostro.

Rimasi fermo, attendendo che finisse di spiegare.

<< … un membro del clan, è venuto questo pomeriggio, facendoci una stranissima proposta. Che riguardava te. >> I suoi occhi rossi mi fissavano seri.

<< Non capisco, che proposta? >> Chi diavolo poteva essere così sfrontato dal venire a proporre qualcosa ai Volturi, sopratutto se riguardava me?!

Caius si voltò verso la porta che sapevo portava in un'altra ala del palazzo. << Vieni con me. >> Mi precedette, non lasciandomi la possibilità di rifiutare.

L'andatura lenta di Caius e le sue emozioni sempre così pacate e tranquille, erano le sole cose che apprezzavo di quel luogo.

Le uniche volte in cui avevo sentito dei cambiamenti in Caius, era stato terrificante, la sua rabbia era incontenibile. Da quel giorno, mi ero mentalmente appuntato di non farlo mai arrabbiare, e lui, avevo notato, apprezzava questa mia sottomissione.

Quando entrai nella stanza dopo di lui, rimasi pietrificato da due fatti importanti. Primo, lei era lì e mi guardava sorridente, secondo, le sue emozioni erano qualcosa di assolutamente unico.

<< Signorina Cullen, come promesso le ho portato il nostro capitano della guardia. >> Le sorrise Caius, avvicinandosi alla piccola vampira, baciandole il dorso della mano.

<< E' stato veramente gentile. Mi ricorderò di dirlo a Carlisle. >> Gli sorrise affabile, lanciandomi ogni tanto degli sguardi felici.

Sentii il dovere di intervenire. << Posso chiedere per quale motivo sono stato convocato? >> avanzai sicuro qualche passo. Le emozioni che scaturivano da quella vampira chiamata Alice, avevano come una immensa forza attrattiva.

Lo sguardo rosso di Caius si puntò sulla mia figura. << La signorina Alice Cullen, viene dall'America. Carlisle, il suo creatore, è un nostro caro amico. >> Calcò la parola caro, segno evidente che avevano un grandissimo rispetto per quel vampiro. Era assai raro entrare nelle grazie dei Volturi.

Non potei comunque evitare di assottigliare lo sguardo, mentre Caius aveva ripreso a parlare con la sua voce calma e pacata. << La signorina Cullen, ha chiesto esplicitamente di te, Jasper. Per tutto il tempo che lei riterrà opportuno, sarai al suo fianco. >> Lo vidi sorriderle compiaciuto, mentre nella mia mente una sola risposta si stava delineando chiara e netta; assolutamente no!

Mi avvicinai ancora verso le loro figure. Sentivo dentro di me una sensazione di sdegno. Odiavo chi decideva della mia immortalità, avevo chinato la testa ai Volturi, ma lei, Alice Cullen, non era niente per me.

Stavo per aprire bocca, ma la sua voce tal timbro leggero mi lasciò spiazzato. << Sei il migliore, Jasper, so che con te posso stare tranquilla. >> E di nuovo mi sorrise.

Leggeva nella mente? Aveva anche lei un dono? Stavo nuovamente per porgerle la domanda, ma ancora una volta mi sorprese. << No, non leggo nella mente. >> Ridacchiò allegra. << Ma vedo nel futuro. >> Il suo sorriso mutò in qualcosa di più simile ad un piccolo ghigno. << Io conosco il tuo futuro Jasper. >>

Sotto lo sguardo attendo di Caius, Alice si avvicinò a me, allungò la sua mano, ponendomela con il palmo rivolto verso l'alto. << Per favore, Jasper. Passa con me solo qualche giorno. Non ti chiedo altro. >>

Non potei evitare ai miei occhi rossi di affogare nei suoi color oro. La sensazione di fiducia, pace e speranza, fluivano da quella minuta figura davanti a me. Bastava solo un piccolo gesto da parte mia, avrei semplicemente dovuto afferrare la sua mano e godere di quelle emozioni che sembravano irretirmi ogni secondo di più.

Fu un semplice secondo e tutto cambiò, la sua espressione divenne triste, le sue emozioni si spezzarono, diventando affrante. Si sentiva respinta.

Perché? Io ancora non avevo detto nulla... oppure... la risposta era chiara, aveva visto il mio futuro. Lei sapeva che avrei rifiutato la sua mano.

Ero io dunque la causa di quel cambiamento? Si... e non mi piaceva per niente.

La sua mano si abbassò, così come il suo sguardo, per poi stupirsi e perdersi di nuovo nei miei occhi rubino, quando la mia mano, in un momento fulmineo era scattata afferrando la sua, stringendola delicatamente.

<< Grazie... >> Mormorò con la speranza nel cuore, mentre un sorriso delicato si formava nuovamente sul suo viso.

<< Bene, direi che è tutto a posto. >> Sentenziò Caius, rompendo quella bolla in cui pareva ci fossimo solo io e Alice.

Sciolsi la mia presa su di lei. << Vado a cambiarmi, ci vediamo fra un ora all'ingresso del palazzo. >> Le dissi, ma sapevo che anche lei aveva capito. Mi serviva del tempo per me stesso. Dovevo capire perché nonostante tutto, una parte di me fosse felice della scelta malsana che avevo appena fatto.

<< Si, ti aspetterò. >>

E potei giurare che quelle parole non erano solo riferite al fatto di aspettarmi dove avevo detto io. No, quelle parole, sembravano quasi un giuramento. Lei mi avrebbe aspettato, probabilmente anche per sempre.

   
 
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