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Autore: ColdBlood     22/10/2009    1 recensioni
I'm burning down
Every last memory
Si, pensò James, forse era tempo di bruciare tutti i ricordi, e di farne di nuovi.
JamesXAaron [Burn Halo]
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Niente di tutto quello che segue è vero! [see, magari]

È tutto completamente inventato dalla mia testolina malata!

Buona lettura!

 

 

Burning Down Every Last Memory

 

 

Aaron sbadigliò, mettendosi sulla spalla la custodia del suo basso.

Avevano provato tutto il giorno ed era stanchissimo. Ma dovevano tenere duro e continuare a lavorare, tra poco sarebbero stati chiamati in sala di registrazione dalla casa discografica e dovevano essere perfetti.

Il primo album dei Burn Halo doveva essere perfetto, e lo sarebbe stato. Aaron ne era sicuro. Credeva nelle potenzialità del gruppo, credeva in tutti i suoi componenti.

Credeva in James.

James. James che era ancora chiuso nella sua stanza a lavorare sui testi.

Non era sceso a pranzo. Era anche andato personalmente a chiamarlo nella sua stanza, ma lui gli lo aveva liquidato dicendo che non aveva fame.

Non aveva neanche aperto la porta, avevano parlato attraverso di essa e questo a Aaron non era andato giù.

Erano giorni che non usciva dalla sua camera e il bassista aveva capito che c’erano problemi con i testi.

Avrebbe voluto dargli una mano, avrebbe voluto fargli compagnia ma il cantante aveva tenuto tutti debitamente a distanza.

Stava andando verso la sua camera dopo aver passato la serata nella camera di Timmy a suonare qualcosa e cercare di togliersi da dosso la stanchezza della giornata.

Aveva voglia di dormire, ma decise di fermarsi a vedere come stava James.

Era preoccupato si, dannatamente preoccupato.

Chissà da quant’è che non mangiava.

Voleva semplicemente sapere cosa stava succedendo! Perché si stava comportando in quel modo, nient’altro!

Questo fu quello che gli passò per la testa, come se volesse giustificare la voglia di vedere il suo cantante.

Ma per lui era già passato il tempo delle giustificazioni.

Si fermò davanti alla porta della stanza di James e posò a terra il suo basso, bussando leggermente alla porta subito dopo.

- James? – chiamò, cercando però di non alzare troppo la voce per non rischiare di svegliare le altre persone che avevano la propria stanza sul loro stesso piano.

La risposta arrivò, sommessamente, solo dopo qualche minuto.

- Chi è? – la voce sembrava distante.

- Sono Aaron James, apri…- rispose, poggiando la fronte alla porta.

- è aperto…- rispose James e il bassista, subito dopo, si rese conto che in effetti non aveva dovuto far altro che spingere un po’ la porta per farla aprire.

Entrò, prima affacciandosi leggermente come per controllare la situazione.

James era seduto per terra, con la schiena appoggiata al divano e una gamba tirata al petto, con gli occhi bassi sul tavolino di legno davanti a lui, completamente occupato da una miriade di fogli scarabocchiati, e una biro ad inchiostro nero in mano.

- James? Ma che fai ancora a lavoro a quest’ora? – chiese Aaron, a bassa voce, entrando in camera e decidendo a chiudersi la porta alle spalle.

James alzò per un secondo gli occhi su di lui, prima di tornare a guardare uno dei fogli che ora era sotto la sua attenta concentrazione.

Poi, alla cieca, cercò la tazza che era posata sul tavolino e l’allungò verso di lui.

- Mi riempi la tazza di caffè? È lì…- gli disse, senza neanche prestargli attenzione.

Aaron si guardò intorno e vide che c’era il carrello del servizio in camera con sopra soltanto quella che doveva essere una caraffa di caffè.

- James, non mi dire che sei andato avanti a caffè per tutto il giorno! – esclamò, sorpreso, avvicinandosi al tavolino.

James non diede segno di averlo sentito, anzi Aaron lo vide cancellare con forza una cosa che aveva appena scritto.

James strinse una mano a pugno e la portò a coprirsi la bocca, respirando poi profondamente, cercando di calmarsi.

Era visibilmente nervoso.

- James, mi ascolti? Devi dormire! – disse ancora Aaron, cercando di attirare la sua attenzione.

Solo allora James alzò di scatto gli occhi su di lui.

Erano stanchi i suoi occhi. Occhiaie profonde a cerchiarli e venette rosse al loro interno.

Ma lo sguardo che James gli riservò fu freddo e duro.

- Aaron, non posso dormire. Questi testi fanno schifo! Non mi viene niente di decente, maledizione. Non sono più capace! – si vedeva che stava cercando faticosamente di tenere la voce bassa.

Non voleva prendersela con Aaron, lui non c’entrava nulla con il suo nervosismo e con la sua mancanza d’ispirazione.

Aaron sospirò – Ma che stai dicendo eh!? I testi che hai scritto fino ad ora sono perfetti. Quel’è il problema? – chiese.

James scosse la testa. – Solo perché con me c’era anche Zac. – parlava di Zac Malloy, il loro produttore che lo aveva aiutato a scrivere gli altri testi.

Aaron scosse la testa, ma non disse niente. Sapeva che James non aveva perso il suo talento.

Forse stava esagerando davvero, pensò James, in fondo aveva già le bozze per i due testi che mancavano per completare tutte le canzoni.

Ma quel testo, quello su cui stava lavorando, gli stava dando problemi. Troppi problemi.

Sospirò e prese il foglio su cui stava scrivendo, accartocciandolo e poi buttandolo in mezzo alla stanza, a pochi metri dai piedi di Aaron.

Si appoggiò completamente contro il divano e lasciò andare indietro la testa, sospirando.

- Mi fa schifo…- sussurrò.

Aaron rimase a guardarlo per qualche secondo.

I capelli disordinati, le ciocche ribelli che sfuggivano dall’elastico che cercava di tenerli uniti. La canotta nera che lasciava in bella mostra le braccia grandi e tatuate, il pantalone della tuta di un nero scolorito, sui piedi nudi.

Era bello James. Dannatamente bello.

Scosse la testa con forza e si chinò velocemente, prendendo il foglio che James aveva accartocciato e buttato per terra.

Lo aprì e cercò di spiegarlo, per riuscire a leggere quella scrittura veloce e confusionaria.

 

My life should have been better
Its getting hard to keep it all together
But I know days like this will pass
Maybe I should have been a little different
Maybe you could have been more patient
Maybe we let it go too fast

 

Lesse quelle parole completamente rapito.

Non si rese neanche conto che James aveva tirato su la testa e ora lo stava guardando attentamente. Si mordeva il labbro inferiore e teneva gli occhi su di lui, come se stesse aspettando un suo giudizio.

Ma Aaron strinse le dita sui bordi di quel foglio già rovinato. Non ne capì il motivo, James.

Non era stato difficile per Aaron capire a cosa si riferissero quelle parole, o meglio, a chi.

 

I'm burning down, down, down, down
I'm burning down, down, down, down
I'm burning down, down
Every last memory

 

Aaron contrasse la mascella, con rabbia.

Che diavolo dici James? Non stai cercando di dimenticare, non stai cercando di bruciare ogni ricordo.

Smettila, smettila di scrivere di lui, maledizione!

 

You know baby you were my desire
But then you went and stepped into the fire…

 

Si bloccò a metà della strofa, non riuscendo ad andare avanti.

Chiuse gli occhi con forza e accartocciò nuovamente il foglio.

James aggrottò le sopracciglia, forse un po’ ferito da quel gesto.

- Fa schifo non è vero? Mi è venuta una merda…- sospirò, passandosi una mano tra i capelli fino a scioglierli completamente e buttare il piccolo elastico sul tavolino.

Aaron lasciò cadere il foglio accartocciato a terra e strinse le mani a pugno lungo i fianchi.

- Quando la finirai eh? – chiese, con tono basso ma velenoso.

James lo guardò, dubbioso – Di fare cosa? – chiese, confuso.

Aaron rise leggermente, senza un minimo di ironia.

- Quando la finirai di scrivere di lui? Non sei stanco? Non hai un minimo di orgoglio, maledizione?! – il tono della sua voce si era alzato ed aveva colpito James, che si era ritirato quasi fosse stato colpito dalle onde sonore.

Rimase in silenzio, cercando di arrivarci da solo a quello che il suo bassista stava dicendo, senza dover chiedere “Di che cazzo stai parlando?” come un cretino.

Quando la finirai di scrivere di lui?

Non hai un minimo di orgoglio?

La sua fronte si distese, quando finalmente arrivò alla conclusione.

Si alzò in piedi. Le gambe si erano quasi addormentate e gli dolevano.

- Fatti i cazzi tuoi Aaron. Cosa ti importa di cosa scrivo io? L’importante per te deve essere che abbiamo qualcosa da cantare in quel fottuto album! – esclamò, innervosito e preso nell’orgoglio.

Come diavolo si permetteva quel moccioso di parlargli in quel modo?

Aaron fece un’espressione sarcastica e incrociò le braccia al petto.

- Sei patetico. Continui a star male per lui e a scrivergli stupide canzoni d’amore! – fece, prendendolo in giro.

- Ma renditi conto che a lui non frega più un cazzo di te James! Ti ha mollato! Ha mandato a farsi fottere il vostro gruppo! –

Quella era cattiveria gratuita, che colpì James proprio al petto, ma Aaron non sembrò accorgersene.

Perché era arrabbiato, era furioso! Perché tutte le volte che James lo aveva chiamato per fargli leggere l’ultimo testo completato trovava lui in ogni parola.

Trovava lui in ogni intonazione che usciva dalla bocca del cantante, ogni volta che cercava di fargli capire come voleva che venisse la canzone.

Ne aveva le palle piene di lui.

Vattene Mick, lasciaci in pace! Lascialo in pace! Lascialo a me!

James sentì un’ondata di rabbia cieca invaderlo.

- Vaffanculo Aaron! Che cazzo ti prende eh? Se hai problemi, risolviteli da solo e non venire a sfogarti su di me! Ho già i miei cazzi per la testa!! – urlò, gesticolando.

- No! Tu hai solo un cazzo per la testa! Quello di Morris, non è vero?! – rispose, con un ghigno cattivo ed arrabbiato sul volto.

Il cantante spalancò gli occhi. Sentì anche un calore in viso.

Non era pronto a sentir nominare il suo nome, forse.

Ma no, non ci stava pensando. Sentiva solo le mani prudergli, la voglia di prendere il suo fottuto bassista per il colletto della t-shirt degli Iron Maiden che indossava e prenderlo a pugni.

Ma si costrinse all’autocontrollo. Cercò di ispirare lentamente, chiudendo gli occhi, e poi di far uscire l’aria dalla bocca. Ma sembrò più il respiro di un toro davanti ad un telo rosso, che non quello di una persona che cercava di calmarsi.

- E qual è il tuo problema eh Aaron? A te cosa diavolo frega su chi scrivo io i miei testi o quale cazzo ho nella testa? – chiese, sprezzante.

Aaron aprì la bocca, ma la richiuse un secondo dopo.

Era rimasto senza parole. Senza una risposta.

Cosa avrebbe potuto e dovuto dire?

Mi frega invece. Perché non scrivi di me nei tuoi testi? Io penso a te, mentre suono. Perché tu non puoi fare lo stesso?

- Vattene Aaron. Prima che mi incazzi davvero e ti spacchi la faccia.- James gli voltò le spalle.

Aaron si ritrovò ad aprire nuovamente la bocca e chiuderla ancora un secondo dopo.

- Mi dispiace Jam…scusa…-

- Aaron, vattene. Hai esagerato stasera, e ho avuto una giornata di merda. Ne parleremo un’altra volta…- la voce grave di James lo raggiunse e lui abbassò lo sguardo.

- Va bene. Scusa ancora e…buonanotte. – girò i tacchi e posò una mano sulla maniglia, abbassandola subito dopo e uscendo velocemente dalla stanza.

Aveva esagerato, cazzo. Era vero. Ma che diavolo gli era preso?

Perché non pensava mai prima di parlare? Perché era sempre così dannatamente istintivo?

 

 

 

Quando James sentì la porta chiudersi alle spalle del suo bassista finalmente si rilassò, sospirando pesantemente e sgonfiando il petto.

Andò verso il divano e si sedette pesantemente su di esso, chinandosi poi in avanti e prendersi la testa tra le mani.

Cattiveria gratuita, fottuta cattiveria gratuita!

Cosa gli era preso ad Aaron? Perché gli aveva parlato con tanta rabbia?

Perché gli aveva detto quelle cose?

Erano cazzate! Tutte cazzate!

Non è vero?

Contrasse la mascella e sospirò ancora, prima di alzarsi e andare a raccogliere da terra quel foglio accartocciato.

Lo dispiegò e torno a leggere le parole che aveva scritto lui stesso.

 

I'm burning down, down
Every last memory

 

Lo aveva fatto. Lo aveva già fatto, maledizione!

Non parlava di Mick quella canzone! Non pensava a Mick da molto tempo!

Sentì un’ondata di rabbia tornare ad investirlo. Chiuse il foglio stropicciato in un pugno.

No, non era affatto vero.

Aaron aveva ragione.

C’era Mick in ogni più piccola parola.

- Fanculo! – gettò a terra il foglio, con uno scatto di rabbia.

Andò verso il letto e ci si lasciò cadere, iniziando a fissare il soffitto.

Doveva cercare di dormire, ma sapeva già che non sarebbe stato facile.

Aaron aveva ragione, forse. Ma non aveva lo stramaledetto diritto di dirgli quelle parole, di parlargli in quel modo.

Perché si era arrabbiato in quel modo?

Oh, ma perché ci stava ancora pensando?

Scosse la testa.

Doveva distogliere la mente.

Chiuse gli occhi e cercò di tornare ai pensieri che avevano tenuto occupata la sua testa nelle ultime 24 ore: i suoi testi.

Doveva finire quei due testi che mancavano. Doveva far in modo che l’album venisse perfettamente.

Ci aveva creduto troppo nel progetto Burn Halo per lasciarsi distrarre da cose di questo genere.

A fanculo Mick, a fanculo Aaron, a fanculo i ricordi.

 

 

°°°

 

La mattina dopo, quando Aaron scese nella hall vuota dell’albergo per andare a fare colazione, si guardò intorno con attenzione, cercando i suoi compagni di band, cercando James.

Ma già sapeva che sarebbe stata una ricerca inutile.

James si sarebbe fatto portare la colazione in camera, o ancora più probabilmente non l’avrebbe neanche fatta, colazione.

Sentiva un peso sul petto che non vedeva l’ora di togliersi.

Sapeva che non sarebbe stato facile.

Aveva toccato un pulsante di James che tutti stavano attenti ad evitare come la peste.

Il discorso Eighteen Visions-Mick Morris non veniva mai toccato volontariamente.

Parlando schiettamente anche gli ex Eighteen Visions che ogni tanto James incontrava, cercavano, la maggior parte delle volte invano, di tenere il discorso lontano dal passato.

Invece lui era stato così pazzo e masochista e…insensibile, da andare a premere proprio quel pulsante che scatenava James come aveva avuto la possibilità di vedere la sera prima.

Era stato un’idiota. Senza dubbio, un’idiota.

- Ehi Baylor, che ci fai li in mezzo in piedi come un’idiota? – ecco, appunto. Non era l’unico a pensarlo almeno.

Si voltò giusto per dare un volto alla voce di Timmy, il suo batterista adorato e pieno di tatto e delicatezza come un elefante incinta.

- Buongiorno anche a te Tim…- rispose, con una faccia da funerale che non gli era possibile modificare.

Tim gli posò una mano sulla spalla e con l’altra gli porse un foglio

Aaron gli guardò un secondo – Cos’è? – fece, prendendolo in mano.

- Uno degli ultimi due testi che James voleva modificare. Su l’altro ci sta ancora lavorando. – Tim rise leggermente.

- È venuto a bussare alla mia porta stamattina alle quattro e mezzo per darmi questo! Penso che ci stiamo giocando il cantante! – fece poi, divertito.

Aaron spalancò gli occhi e dispiegò immediatamente i fogli.

Sul primo vide che James aveva cercato di ricopiarlo in bella e in alto al foglio c’era scritto, in stampatello maiuscolo: “ANEJO”

Percorse velocemente l’intero foglio con lo sguardo.

Non aveva mai letto quella canzone, possibile che James avesse fatto tutto in una notte?

- Ehi ragazzi, avete visto James? – chiese improvvisamente una voce alle loro spalle.

Aaron si girò immediatamente quando sentì quel nome.

Era Joey, seguito da Brandon, che li guardava un po’ preoccupato.

- James? No, perché? Non è in camera? – ribatté Tim, avendo più riflessi di lui.

Brandon scosse la testa – Ci siamo appena passati, ma non sembra esserci nessuno.- rispose.

Tim fece spallucce – Forse sta solo dormendo. Vi ho detto che mi ha svegliato alle quattro e mezza di mattina per darmi un fottutissimo testo?! – fece, sbuffando.

Essere svegliato a quell’ora per lui doveva essere stato traumatizzante.

Il cuore di Aaron iniziò a battere più velocemente. Sperò con tutto il cuore che James fosse davvero addormentato nella sua stanza e che non avesse sentito i suoi amici bussare alla porta.

Cercò di rimanere calmo, anche se involontariamente strinse un po’ le dita intorno al foglio che ancora teneva in mano.

- Andate a fare colazione ragazzi, io ho già fatto. – mentì – Vado io a cercarlo. –

Non aspettò neanche che i suoi compagni di band rispondessero in qualche modo e si voltò verso le scale, iniziando a salirle a due a due, fino a quando non arrivò al loro piano.

Arrivato davanti alla porta della camera di James iniziò a batterci sopra il pugno, con forza.

Sinceramente non gli importava più delle persone che magari stavano dormendo nella stanza li accanto.

- James! James! Apri per favore! – sapeva, sapeva che James si trovava nella sua camera. O almeno ci sperava.

- So che sei li dentro. Vorrei parlare con te di ieri sera. Mi dispiace amico, apri per favore. –

Ancora silenzio dall’altra parte.

Aaron si sentì come se stesse parlando al vento, e forse era anche vero.

- James!! – esclamò allora, alzando ancora di più la voce e sbattendo nuovamente sulla porta.

Solo allora, dopo pochi secondi, la porta si aprì mostrando un James assonnato e nervoso.

- Ma che diavolo fai? Sveglierai tutto l’albergo! – lo rimproverò, aprendo la porta solo di pochissimo e mettendosi tra Aaron e la sua stanza.

Gli aveva aperto solo per farlo smettere di rompere, non perché voleva invitarlo ad entrare.

Non aveva fatto entrare Joey e Brandon, perché avrebbe dovuto far entrare lui?

- Stai bene? Ci hai fatto preoccupare…- rispose immediatamente Aaron, senza poter far nulla per evitare un sospiro di sollievo.

James fece un sorriso ironico – Bene, visto che ora hai potuto appurare con i tuoi occhi che non mi sono ancora suicidato a causa delle mie pene d’amore o dei cazzi che ho nella mente, puoi anche andare no? – fece, con sarcasmo pungente.

Aaron sospirò, abbassando un attimo lo sguardo.

- Avanti James, mi dispiace. Non volevo essere stronzo ieri. – cercò di difendersi in qualche modo.

- Ah no? E cosa volevi esattamente ieri sera? Quella era cattiveria gratuita, Aaron! – nel nervosismo James aprì un po’ la porta e Aaron ne approfittò per mettergli una mano sul petto e spingerlo dentro, prima di chiuderla alle loro spalle.

Non gli andava di continuare a discutere in mezzo al corridoio.

James cercò di tornare a respirare regolarmente. Poi abbassò la testa.

- Ho riletto quel testo, quando sei andato via. E forse hai ragione. Forse avevi ragione a dire che Mick è in ogni parola. Può anche essere vero che forse ci sto ancora male, ma tu non avevi il diritto di parlarmi in quel modo. Né di dire quello che hai detto. – il suo tono era alto e sicuro, anche se non sapete quanto gli era costato ammettere quelle cose.

– Non capisco poi perché tu abbia detto quelle cose con tale rabbia! Perché ti sei innervosito in quel modo? Ti ho fatto forse un torto e volevi vendicarti in qualche modo? Ci ho pensato su tutta la notte! – esclamò aprendo le braccia per poi lasciarle cadere lungo i fianchi.

Aaron abbassò la testa e lanciò un’occhiata al foglio che teneva ancora stretto in mano.

Non sapeva cosa rispondere, non sapeva cosa avrebbe dovuto dire.

- Se pensi che ti farò lasciare questa stanza senza prima aver ottenuto una risposta, sei un illuso. – con quelle parole di James anche la remota possibilità di una fuga era crollata.

Sbuffò innervosito, quando si sentì messo alle strette.

- Qual è la domanda James? Non penso di essere riuscito ad afferrarla…- disse, senza però riuscire a guardare il suo cantante negli occhi.

James si avvicinò un po’.

Aaron vide bene i suoi piedi nudi fare qualche passo verso di lui.

- Perché hai reagito in quel modo quando hai letto il testo di Gasoline? – chiese, e quella domanda non poteva essere più chiara. Non che Aaron non l’avesse afferrata subito, aveva solo cercato di guadagnare tempo.

Chiuse forte gli occhi, mentre il suo viso veniva nascosto dalle ciocche scure dei suoi capelli lunghi e lisci sulla fronte.

- Non lo so James. – mentì spudoratamente.

Lo so invece James! Lo so, ma non posso dirtelo!

Aveva convissuto per così tanto tempo con l’idea che mai quel suo sentimento sarebbe venuto alla luce del sole che, anche ora che aveva la possibilità di parlarne con James, si ribellava con forza, continuando a rimandare ancora ed ancora.

Il cantante sbuffò sonoramente – Come puoi non saperlo Aaron? Allora devo davvero pensare che lo hai fatto solo per ferirmi?! – esclamò e il bassista spalancò gli occhi a quelle parole, alzando finalmente il viso.

- No! Non è vero! Non ti ferirei mai volontariamente James! – esclamò.

Era vero. Non avrebbe mai voluto farlo soffrire. Mai.

Non lo avrebbe mai fatto soffrire come invece aveva fatto Mick.

- È allora parla chiaro Aaron…- fu la risposta secca di James, come se si aspettasse quella reazione e avesse già pronta la risposta da dare.

Aaron si passò una mano tra i capelli, tirando indietro la frangetta, e poi continuò a coprirsi gli occhi per un secondo.

In quell’attimo sentì una vocina dentro di se. Una vocina che diceva chiaramente:

Ora o mai più”

E capì che forse il momento era arrivato. Il momento di liberarsi il petto da quel peso che si portava dietro costantemente. Il momento di liberarsi il cuore e mettersi in gioco, anche se era un gioco dal quale aveva paura di uscirne da perdente.

Ma certe volte, nella vita, non si può far altro che entrare in campo e giocare, invece di rimanere in panchina a guardare la partita svolgersi.

Fece un profondo respiro ed annuì.

- Io…io mi sono arrabbiato in quel modo perché…- sentì il cuore iniziare a battere furiosamente nel petto, come se volesse creare un foro nella sua cassa toracica e ottenere la libertà.

- Perché sono geloso James. Sono dannatamente geloso di Mick. – riuscì a dire, con fatica.

James aggrottò immediatamente le sopracciglia, quasi dovesse concentrarsi per capire le parole appena pronunciate dal ragazzo.

- Tu sei…geloso di Mick? Cos…ma perché? Non capisco. Che significa? – chiese, completamente nel pallone.

Aaron sbuffò e si scompigliò i capelli, troppo frustrato per stare fermo sul suo posto.

- Non è difficile James. Sono innamorato di te. Voglio che Mick scompaia dalla tua vita. Voglio prendere il suo posto. – ecco quello che voleva.

Era questo quello che lui voleva. Prendere il suo posto.

James allora distese la fronte e rilassò la mascella, poi abbassò la testa.

- Oh…capisco. Ma…perché non me lo hai detto prima? Insomma Aaron…- si passò una mano tra i capelli, confondendo la riga centrale.

Il cuore di Aaron ora batteva talmente forte da fargli quasi male.

- Non pensi…non pensi che io, magari col tempo, riuscirei a prendere il suo posto? Non pensi che possa aiutarti a, beh, smettere di scrivere di lui? – fece, con voce talmente bassa ed insicura che James pensò quasi di essersela immaginata.

Sospirò – Non è così facile Aaron. Io non voglio usarti per dimenticare Mick. Se tra me e te potrebbe mai esserci qualcosa, vorrei che fosse qualcosa di più di un metodo per dimenticare il mio ex-ragazzo che mi ha mollato mandano a puttane il lavoro di una vita, oltre che a farmi soffrire come un cane. – disse, cercando di spiegarsi in modo che Aaron non fraintendesse il tutto.

Il bassista annuì lentamente, però non era intenzionato ad arrendersi.

Stava giocando giusto? Quindi voleva usare tutte le armi che possedeva prima di lasciar perdere.

Allora si avvicinò velocemente a James e passò leggermente la mano dietro la sua nuca, quasi come se avesse paura di toccarlo realmente, sentendo i suoi capelli morbidi intrufolarsi tra le sue dita, e si sporse verso di lui, premendo poi le labbra sulle sue.

James portò immediatamente una mano sul suo avambraccio, essendo stato preso alla sprovvista dal suo gesto, ma non fece nulla per spingerlo lontano da se.

Aaron prese questo silenzio come un assenso e spinse ancora di più le sue labbra su quelle di James, tirandosi un po’ su sulle punte per eguagliare l’altezza del suo cantante.

Ma James non gli permise di approfondire il bacio come Aaron avrebbe tanto voluto, infatti gli posò una mano sul petto e lo allontanò di poco.

- Fermo Aaron…-

- No Jam, non mi fermo. Avanti, dammi una possibilità! – fece, con enfasi, spostando la mano dalla nuca al suo volto, accarezzandolo leggermente.

James sospirò, ma non rispose.

- Finiamo di scrive insieme quel testo, che ne dici? Cerchiamo di bruciare davvero quei ricordi, e facciamocene di nuovi. Ricordi che non dovrai dimenticare. –

Il cantante alzò gli occhi su di lui. – Mi aiuteresti davvero a finire quel testo? – chiese, con un filo di voce.

Aaron sorrise – Sono qui per questo Jam…- rispose, annuendo.

Poi, non potendone fare a meno, si sporse e lo baciò nuovamente.

Quella volta James ricambiò attivamente il bacio che stordì Aaron con violenza.

Baciare James era molto meglio di quanto si fosse limitato ad immaginare.

Si allontanò, dovendo però fare appello a tutta la sua forza di volontà, e lo prese per mano, conducendolo poi davanti al tavolino ancora piedi di una miriade di fogli scarabocchiati.

Riconobbe il testo della sera prima perché era ancora li sopra, accartocciato.

Si inginocchiò davanti al tavolino e fece fare lo stesso a James, che si mise accanto a lui.

Aaron prese il foglio e lo aprì, mettendolo poi sul ripiano per stenderlo in modo migliore.

Porse a James la biro e gli sorrise.

James prese la penna e cercò di abbozzare anche lui un sorriso.

 

 

You checked out from the moment
Didn't think it was over
I gave you the best of me
Got my collection of photos
And an old box of letters
Gonna soak 'em up in gasoline…

 

 

Si, pensò James, forse era tempo di bruciare tutti i ricordi, e di farne di nuovi.

 

 

 

 

Eccomi qui. Avevo detto, un po’ di tempo fa, che avrei scritto qualcosa sul mio pairing preferito nei Burn Halo, e così ho fatto. Anche se alla fine non ho potuto far altro che cedere alla tentazione di metterci un po’ di Eighteen Visions! Sono sempre nel mio cuore!

Mi è venuta chilometrica questa shot! Spero che non sia anche noiosa!

Se vi è piaciuta almeno un po’, se siete riusciti ad arrivare fino alla fine, o se vi ha proprio fatto schifo, lasciatemi un commentino okay?

 

Baci

 

Vale





 

 

  
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