Niente di tutto quello che
segue è vero! [see, magari]
È tutto completamente
inventato dalla mia testolina malata!
Buona lettura!
Burning Down Every Last Memory
Aaron sbadigliò,
mettendosi sulla spalla la custodia del suo basso.
Avevano provato tutto il
giorno ed era stanchissimo. Ma dovevano tenere duro e continuare a lavorare, tra
poco sarebbero stati chiamati in sala di registrazione dalla casa discografica e
dovevano essere perfetti.
Il primo album dei Burn
Halo doveva essere perfetto, e lo sarebbe stato. Aaron ne era sicuro. Credeva
nelle potenzialità del gruppo, credeva in tutti i suoi
componenti.
Credeva in James.
James. James che era
ancora chiuso nella sua stanza a lavorare sui testi.
Non era sceso a pranzo.
Era anche andato personalmente a chiamarlo nella sua stanza, ma lui gli lo aveva
liquidato dicendo che non aveva fame.
Non aveva neanche aperto
la porta, avevano parlato attraverso di essa e questo a Aaron non era andato
giù.
Erano giorni che non
usciva dalla sua camera e il bassista aveva capito che c’erano problemi con i
testi.
Avrebbe voluto dargli una
mano, avrebbe voluto fargli compagnia ma il cantante aveva tenuto tutti
debitamente a distanza.
Stava andando verso la sua
camera dopo aver passato la serata nella camera di Timmy a suonare qualcosa e
cercare di togliersi da dosso la stanchezza della
giornata.
Aveva voglia di dormire,
ma decise di fermarsi a vedere come stava James.
Era preoccupato si,
dannatamente preoccupato.
Chissà da quant’è che non
mangiava.
Voleva semplicemente
sapere cosa stava succedendo! Perché si stava comportando in quel modo,
nient’altro!
Questo fu quello che gli
passò per la testa, come se volesse giustificare la voglia di vedere il suo
cantante.
Ma per lui era già passato
il tempo delle giustificazioni.
Si fermò davanti alla
porta della stanza di James e posò a terra il suo basso, bussando leggermente
alla porta subito dopo.
- James? – chiamò,
cercando però di non alzare troppo la voce per non rischiare di svegliare le
altre persone che avevano la propria stanza sul loro stesso
piano.
La risposta arrivò,
sommessamente, solo dopo qualche minuto.
- Chi è? – la voce
sembrava distante.
- Sono Aaron James, apri…-
rispose, poggiando la fronte alla porta.
- è aperto…- rispose James
e il bassista, subito dopo, si rese conto che in effetti non aveva dovuto far
altro che spingere un po’ la porta per farla aprire.
Entrò, prima affacciandosi
leggermente come per controllare la situazione.
James era seduto per
terra, con la schiena appoggiata al divano e una gamba tirata al petto, con gli
occhi bassi sul tavolino di legno davanti a lui, completamente occupato da una
miriade di fogli scarabocchiati, e una biro ad inchiostro nero in
mano.
- James? Ma che fai ancora
a lavoro a quest’ora? – chiese Aaron, a bassa voce, entrando in camera e
decidendo a chiudersi la porta alle spalle.
James alzò per un secondo
gli occhi su di lui, prima di tornare a guardare uno dei fogli che ora era sotto
la sua attenta concentrazione.
Poi, alla cieca, cercò la
tazza che era posata sul tavolino e l’allungò verso di
lui.
- Mi riempi la tazza di
caffè? È lì…- gli disse, senza neanche prestargli
attenzione.
Aaron si guardò intorno e
vide che c’era il carrello del servizio in camera con sopra soltanto quella che
doveva essere una caraffa di caffè.
- James, non mi dire che
sei andato avanti a caffè per tutto il giorno! – esclamò, sorpreso,
avvicinandosi al tavolino.
James non diede segno di
averlo sentito, anzi Aaron lo vide cancellare con forza una cosa che aveva
appena scritto.
James strinse una mano a
pugno e la portò a coprirsi la bocca, respirando poi profondamente, cercando di
calmarsi.
Era visibilmente
nervoso.
- James, mi ascolti? Devi
dormire! – disse ancora Aaron, cercando di attirare la sua
attenzione.
Solo allora James alzò di
scatto gli occhi su di lui.
Erano stanchi i suoi
occhi. Occhiaie profonde a cerchiarli e venette rosse al loro
interno.
Ma lo sguardo che James
gli riservò fu freddo e duro.
- Aaron, non posso
dormire. Questi testi fanno schifo! Non mi viene niente di decente, maledizione.
Non sono più capace! – si vedeva che stava cercando faticosamente di tenere la
voce bassa.
Non voleva prendersela con
Aaron, lui non c’entrava nulla con il suo nervosismo e con la sua mancanza
d’ispirazione.
Aaron sospirò – Ma che
stai dicendo eh!? I testi che hai scritto fino ad ora sono perfetti. Quel’è il
problema? – chiese.
James scosse la testa. –
Solo perché con me c’era anche Zac. – parlava di Zac Malloy, il loro produttore
che lo aveva aiutato a scrivere gli altri testi.
Aaron scosse la testa, ma
non disse niente. Sapeva che James non aveva perso il suo
talento.
Forse stava esagerando
davvero, pensò James, in fondo aveva già le bozze per i due testi che mancavano
per completare tutte le canzoni.
Ma quel testo, quello su cui stava
lavorando, gli stava dando problemi. Troppi problemi.
Sospirò e prese il foglio
su cui stava scrivendo, accartocciandolo e poi buttandolo in mezzo alla stanza,
a pochi metri dai piedi di Aaron.
Si appoggiò completamente
contro il divano e lasciò andare indietro la testa,
sospirando.
- Mi fa schifo…-
sussurrò.
Aaron rimase a guardarlo
per qualche secondo.
I capelli disordinati, le
ciocche ribelli che sfuggivano dall’elastico che cercava di tenerli uniti. La
canotta nera che lasciava in bella mostra le braccia grandi e tatuate, il
pantalone della tuta di un nero scolorito, sui piedi
nudi.
Era bello James.
Dannatamente bello.
Scosse la testa con forza
e si chinò velocemente, prendendo il foglio che James aveva accartocciato e
buttato per terra.
Lo aprì e cercò di
spiegarlo, per riuscire a leggere quella scrittura veloce e
confusionaria.
My life should have been better
Its getting hard to keep it all
together
But I know days like this will pass
Maybe I should have been a
little different
Maybe you could have been more patient
Maybe we let it go
too fast
Lesse
quelle parole completamente rapito.
Non
si rese neanche conto che James aveva tirato su la testa e ora lo stava
guardando attentamente. Si mordeva il labbro inferiore e teneva gli occhi su di
lui, come se stesse aspettando un suo giudizio.
Ma
Aaron strinse le dita sui bordi di quel foglio già rovinato. Non ne capì il
motivo, James.
Non
era stato difficile per Aaron capire a cosa si riferissero quelle parole, o
meglio, a chi.
I'm burning down, down, down, down
I'm burning down, down, down,
down
I'm burning down, down
Every last memory
Aaron
contrasse la mascella, con rabbia.
Che
diavolo dici James? Non stai cercando di dimenticare, non stai cercando di
bruciare ogni ricordo.
Smettila,
smettila di scrivere di lui, maledizione!
You know baby you were my desire
But then you went and stepped
into the fire…
Si
bloccò a metà della strofa, non riuscendo ad andare
avanti.
Chiuse
gli occhi con forza e accartocciò nuovamente il
foglio.
James
aggrottò le sopracciglia, forse un po’ ferito da quel
gesto.
-
Fa schifo non è vero? Mi è venuta una merda…- sospirò, passandosi una mano tra i
capelli fino a scioglierli completamente e buttare il piccolo elastico sul
tavolino.
Aaron
lasciò cadere il foglio accartocciato a terra e strinse le mani a pugno lungo i
fianchi.
-
Quando la finirai eh? – chiese, con tono basso ma
velenoso.
James
lo guardò, dubbioso – Di fare cosa? – chiese, confuso.
Aaron
rise leggermente, senza un minimo di ironia.
-
Quando la finirai di scrivere di lui? Non sei stanco? Non hai un minimo di
orgoglio, maledizione?! – il tono della sua voce si era alzato ed aveva colpito
James, che si era ritirato quasi fosse stato colpito dalle onde
sonore.
Rimase
in silenzio, cercando di arrivarci da solo a quello che il suo bassista stava
dicendo, senza dover chiedere “Di che cazzo stai parlando?” come un
cretino.
Quando
la finirai di scrivere di lui?
Non
hai un minimo di orgoglio?
La
sua fronte si distese, quando finalmente arrivò alla
conclusione.
Si
alzò in piedi. Le gambe si erano quasi addormentate e gli
dolevano.
-
Fatti i cazzi tuoi Aaron. Cosa ti importa di cosa scrivo io? L’importante per te
deve essere che abbiamo qualcosa da cantare in quel fottuto album! – esclamò,
innervosito e preso nell’orgoglio.
Come
diavolo si permetteva quel moccioso di parlargli in quel
modo?
Aaron
fece un’espressione sarcastica e incrociò le braccia al
petto.
-
Sei patetico. Continui a star male per lui e a scrivergli stupide canzoni
d’amore! – fece, prendendolo in giro.
-
Ma renditi conto che a lui non frega più un cazzo di te James! Ti ha mollato! Ha
mandato a farsi fottere il vostro gruppo! –
Quella
era cattiveria gratuita, che colpì James proprio al petto, ma Aaron non sembrò
accorgersene.
Perché
era arrabbiato, era furioso! Perché tutte le volte che James lo aveva chiamato
per fargli leggere l’ultimo testo completato trovava lui in ogni parola.
Trovava
lui in ogni intonazione che usciva dalla bocca del cantante, ogni volta che
cercava di fargli capire come voleva che venisse la
canzone.
Ne
aveva le palle piene di lui.
Vattene
Mick, lasciaci in pace! Lascialo in pace! Lascialo a
me!
James
sentì un’ondata di rabbia cieca invaderlo.
-
Vaffanculo Aaron! Che cazzo ti prende eh? Se hai problemi, risolviteli da solo e
non venire a sfogarti su di me! Ho già i miei cazzi per la testa!! – urlò,
gesticolando.
-
No! Tu hai solo un cazzo per la testa! Quello di Morris, non è vero?! – rispose,
con un ghigno cattivo ed arrabbiato sul volto.
Il
cantante spalancò gli occhi. Sentì anche un calore in
viso.
Non
era pronto a sentir nominare il suo nome, forse.
Ma
no, non ci stava pensando. Sentiva solo le mani prudergli, la voglia di prendere
il suo fottuto bassista per il colletto della t-shirt degli Iron Maiden che
indossava e prenderlo a pugni.
Ma
si costrinse all’autocontrollo. Cercò di ispirare lentamente, chiudendo gli
occhi, e poi di far uscire l’aria dalla bocca. Ma sembrò più il respiro di un
toro davanti ad un telo rosso, che non quello di una persona che cercava di
calmarsi.
-
E qual è il tuo problema eh Aaron? A te cosa diavolo frega su chi scrivo io i
miei testi o quale cazzo ho nella testa? – chiese,
sprezzante.
Aaron
aprì la bocca, ma la richiuse un secondo dopo.
Era
rimasto senza parole. Senza una risposta.
Cosa
avrebbe potuto e dovuto dire?
Mi
frega invece. Perché non scrivi di me nei tuoi testi? Io penso a te, mentre
suono. Perché tu non puoi fare lo stesso?
-
Vattene Aaron. Prima che mi incazzi davvero e ti spacchi la faccia.- James gli
voltò le spalle.
Aaron
si ritrovò ad aprire nuovamente la bocca e chiuderla ancora un secondo
dopo.
-
Mi dispiace Jam…scusa…-
-
Aaron, vattene. Hai esagerato stasera, e ho avuto una giornata di merda. Ne
parleremo un’altra volta…- la voce grave di James lo raggiunse e lui abbassò lo
sguardo.
-
Va bene. Scusa ancora e…buonanotte. – girò i tacchi e posò una mano sulla
maniglia, abbassandola subito dopo e uscendo velocemente dalla
stanza.
Aveva
esagerato, cazzo. Era vero. Ma che diavolo gli era
preso?
Perché
non pensava mai prima di parlare? Perché era sempre così dannatamente istintivo?
Quando
James sentì la porta chiudersi alle spalle del suo bassista finalmente si
rilassò, sospirando pesantemente e sgonfiando il
petto.
Andò
verso il divano e si sedette pesantemente su di esso, chinandosi poi in avanti e
prendersi la testa tra le mani.
Cattiveria
gratuita, fottuta cattiveria gratuita!
Cosa
gli era preso ad Aaron? Perché gli aveva parlato con tanta
rabbia?
Perché
gli aveva detto quelle cose?
Erano
cazzate! Tutte cazzate!
Non
è vero?
Contrasse
la mascella e sospirò ancora, prima di alzarsi e andare a raccogliere da terra
quel foglio accartocciato.
Lo
dispiegò e torno a leggere le parole che aveva scritto lui
stesso.
I'm burning down, down
Every last
memory
Lo
aveva fatto. Lo aveva già fatto, maledizione!
Non
parlava di Mick quella canzone! Non pensava a Mick da molto
tempo!
Sentì
un’ondata di rabbia tornare ad investirlo. Chiuse il foglio stropicciato in un
pugno.
No,
non era affatto vero.
Aaron
aveva ragione.
C’era
Mick in ogni più piccola parola.
-
Fanculo! – gettò a terra il foglio, con uno scatto di
rabbia.
Andò
verso il letto e ci si lasciò cadere, iniziando a fissare il
soffitto.
Doveva
cercare di dormire, ma sapeva già che non sarebbe stato facile.
Aaron
aveva ragione, forse. Ma non aveva lo stramaledetto diritto di dirgli quelle
parole, di parlargli in quel modo.
Perché
si era arrabbiato in quel modo?
Oh,
ma perché ci stava ancora pensando?
Scosse
la testa.
Doveva
distogliere la mente.
Chiuse
gli occhi e cercò di tornare ai pensieri che avevano tenuto occupata la sua
testa nelle ultime 24 ore: i suoi testi.
Doveva
finire quei due testi che mancavano. Doveva far in modo che l’album venisse
perfettamente.
Ci
aveva creduto troppo nel progetto Burn Halo per lasciarsi distrarre da cose di
questo genere.
A
fanculo Mick, a fanculo Aaron, a fanculo i ricordi.
°°°
La
mattina dopo, quando Aaron scese nella hall vuota dell’albergo per andare a fare
colazione, si guardò intorno con attenzione, cercando i suoi compagni di band,
cercando James.
Ma
già sapeva che sarebbe stata una ricerca inutile.
James
si sarebbe fatto portare la colazione in camera, o ancora più probabilmente non
l’avrebbe neanche fatta, colazione.
Sentiva
un peso sul petto che non vedeva l’ora di togliersi.
Sapeva
che non sarebbe stato facile.
Aveva
toccato un pulsante di James che tutti stavano attenti ad evitare come la
peste.
Il
discorso Eighteen Visions-Mick Morris non veniva mai toccato
volontariamente.
Parlando
schiettamente anche gli ex Eighteen Visions che ogni tanto James incontrava,
cercavano, la maggior parte delle volte invano, di tenere il discorso lontano
dal passato.
Invece
lui era stato così pazzo e masochista e…insensibile, da andare a premere proprio
quel pulsante che scatenava James come aveva avuto la possibilità di vedere la
sera prima.
Era
stato un’idiota. Senza dubbio, un’idiota.
-
Ehi Baylor, che ci fai li in
mezzo in piedi come un’idiota? – ecco, appunto. Non era l’unico a pensarlo
almeno.
Si
voltò giusto per dare un volto alla voce di Timmy, il suo batterista adorato e
pieno di tatto e delicatezza come un elefante incinta.
-
Buongiorno anche a te Tim…- rispose, con una faccia da funerale che non gli era
possibile modificare.
Tim
gli posò una mano sulla spalla e con l’altra gli porse un
foglio
Aaron
gli guardò un secondo – Cos’è? – fece, prendendolo in
mano.
-
Uno degli ultimi due testi che James voleva modificare. Su l’altro ci sta ancora
lavorando. – Tim rise leggermente.
-
È venuto a bussare alla mia porta stamattina alle quattro e mezzo per darmi
questo! Penso che ci stiamo giocando il cantante! – fece poi,
divertito.
Aaron
spalancò gli occhi e dispiegò immediatamente i fogli.
Sul
primo vide che James aveva cercato di ricopiarlo in bella e in alto al foglio
c’era scritto, in stampatello maiuscolo: “ANEJO”
Percorse
velocemente l’intero foglio con lo sguardo.
Non
aveva mai letto quella canzone, possibile che James avesse fatto tutto in una
notte?
-
Ehi ragazzi, avete visto James? – chiese improvvisamente una voce alle loro
spalle.
Aaron
si girò immediatamente quando sentì quel nome.
Era
Joey, seguito da Brandon, che li guardava un po’
preoccupato.
-
James? No, perché? Non è in camera? – ribatté Tim, avendo più riflessi di
lui.
Brandon
scosse la testa – Ci siamo appena passati, ma non sembra esserci nessuno.-
rispose.
Tim
fece spallucce – Forse sta solo dormendo. Vi ho detto che mi ha svegliato alle
quattro e mezza di mattina per darmi un fottutissimo testo?! – fece,
sbuffando.
Essere
svegliato a quell’ora per lui doveva essere stato
traumatizzante.
Il
cuore di Aaron iniziò a battere più velocemente. Sperò con tutto il cuore che
James fosse davvero addormentato nella sua stanza e che non avesse sentito i
suoi amici bussare alla porta.
Cercò
di rimanere calmo, anche se involontariamente strinse un po’ le dita intorno al
foglio che ancora teneva in mano.
-
Andate a fare colazione ragazzi, io ho già fatto. – mentì – Vado io a cercarlo.
–
Non
aspettò neanche che i suoi compagni di band rispondessero in qualche modo e si
voltò verso le scale, iniziando a salirle a due a due, fino a quando non arrivò
al loro piano.
Arrivato
davanti alla porta della camera di James iniziò a batterci sopra il pugno, con
forza.
Sinceramente
non gli importava più delle persone che magari stavano dormendo nella stanza li
accanto.
-
James! James! Apri per favore! – sapeva, sapeva che James si trovava nella sua
camera. O almeno ci sperava.
-
So che sei li dentro. Vorrei parlare con te di ieri sera. Mi dispiace amico,
apri per favore. –
Ancora
silenzio dall’altra parte.
Aaron
si sentì come se stesse parlando al vento, e forse era anche
vero.
-
James!! – esclamò allora, alzando ancora di più la voce e sbattendo nuovamente
sulla porta.
Solo
allora, dopo pochi secondi, la porta si aprì mostrando un James assonnato e
nervoso.
-
Ma che diavolo fai? Sveglierai tutto l’albergo! – lo rimproverò, aprendo la
porta solo di pochissimo e mettendosi tra Aaron e la sua
stanza.
Gli
aveva aperto solo per farlo smettere di rompere, non perché voleva invitarlo ad
entrare.
Non
aveva fatto entrare Joey e Brandon, perché avrebbe dovuto far entrare
lui?
-
Stai bene? Ci hai fatto preoccupare…- rispose immediatamente Aaron, senza poter
far nulla per evitare un sospiro di sollievo.
James
fece un sorriso ironico – Bene, visto che ora hai potuto appurare con i tuoi
occhi che non mi sono ancora suicidato a causa delle mie pene d’amore o dei
cazzi che ho nella mente, puoi anche andare no? – fece, con sarcasmo
pungente.
Aaron
sospirò, abbassando un attimo lo sguardo.
-
Avanti James, mi dispiace. Non volevo essere stronzo ieri. – cercò di difendersi
in qualche modo.
-
Ah no? E cosa volevi esattamente ieri sera? Quella era cattiveria gratuita,
Aaron! – nel nervosismo James aprì un po’ la porta e Aaron ne approfittò per
mettergli una mano sul petto e spingerlo dentro, prima di chiuderla alle loro
spalle.
Non
gli andava di continuare a discutere in mezzo al
corridoio.
James
cercò di tornare a respirare regolarmente. Poi abbassò la
testa.
-
Ho riletto quel testo, quando sei andato via. E forse hai ragione. Forse avevi
ragione a dire che Mick è in ogni parola. Può anche essere vero che forse ci sto
ancora male, ma tu non avevi il diritto di parlarmi in quel modo. Né di dire
quello che hai detto. – il suo tono era alto e sicuro, anche se non sapete
quanto gli era costato ammettere quelle cose.
–
Non capisco poi perché tu abbia detto quelle cose con tale rabbia! Perché ti sei
innervosito in quel modo? Ti ho fatto forse un torto e volevi vendicarti in
qualche modo? Ci ho pensato su tutta la notte! – esclamò aprendo le braccia per
poi lasciarle cadere lungo i fianchi.
Aaron
abbassò la testa e lanciò un’occhiata al foglio che teneva ancora stretto in
mano.
Non
sapeva cosa rispondere, non sapeva cosa avrebbe dovuto
dire.
-
Se pensi che ti farò lasciare questa stanza senza prima aver ottenuto una
risposta, sei un illuso. – con quelle parole di James anche la remota
possibilità di una fuga era crollata.
Sbuffò
innervosito, quando si sentì messo alle strette.
-
Qual è la domanda James? Non penso di essere riuscito ad afferrarla…- disse,
senza però riuscire a guardare il suo cantante negli
occhi.
James
si avvicinò un po’.
Aaron
vide bene i suoi piedi nudi fare qualche passo verso di
lui.
-
Perché hai reagito in quel modo quando hai letto il testo di Gasoline? – chiese,
e quella domanda non poteva essere più chiara. Non che Aaron non l’avesse
afferrata subito, aveva solo cercato di guadagnare
tempo.
Chiuse
forte gli occhi, mentre il suo viso veniva nascosto dalle ciocche scure dei suoi
capelli lunghi e lisci sulla fronte.
-
Non lo so James. – mentì spudoratamente.
Lo
so invece James! Lo so, ma non posso dirtelo!
Aveva
convissuto per così tanto tempo con l’idea che mai quel suo sentimento sarebbe
venuto alla luce del sole che, anche ora che aveva la possibilità di parlarne
con James, si ribellava con forza, continuando a rimandare ancora ed
ancora.
Il
cantante sbuffò sonoramente – Come puoi non saperlo Aaron? Allora devo davvero
pensare che lo hai fatto solo per ferirmi?! – esclamò e il bassista spalancò gli
occhi a quelle parole, alzando finalmente il viso.
-
No! Non è vero! Non ti ferirei mai volontariamente James! – esclamò.
Era
vero. Non avrebbe mai voluto farlo soffrire. Mai.
Non
lo avrebbe mai fatto soffrire come invece aveva fatto Mick.
-
È allora parla chiaro Aaron…- fu la risposta secca di James, come se si
aspettasse quella reazione e avesse già pronta la risposta da
dare.
Aaron
si passò una mano tra i capelli, tirando indietro la frangetta, e poi continuò a
coprirsi gli occhi per un secondo.
In
quell’attimo sentì una vocina dentro di se. Una vocina che diceva
chiaramente:
“Ora o mai più”
E
capì che forse il momento era arrivato. Il momento di liberarsi il petto da quel
peso che si portava dietro costantemente. Il momento di liberarsi il cuore e
mettersi in gioco, anche se era un gioco dal quale aveva paura di uscirne da
perdente.
Ma
certe volte, nella vita, non si può far altro che entrare in campo e giocare,
invece di rimanere in panchina a guardare la partita
svolgersi.
Fece
un profondo respiro ed annuì.
-
Io…io mi sono arrabbiato in quel modo perché…- sentì il cuore iniziare a battere
furiosamente nel petto, come se volesse creare un foro nella sua cassa toracica
e ottenere la libertà.
-
Perché sono geloso James. Sono dannatamente geloso di Mick. – riuscì a dire, con
fatica.
James
aggrottò immediatamente le sopracciglia, quasi dovesse concentrarsi per capire
le parole appena pronunciate dal ragazzo.
-
Tu sei…geloso di Mick? Cos…ma perché? Non capisco. Che significa? – chiese,
completamente nel pallone.
Aaron
sbuffò e si scompigliò i capelli, troppo frustrato per stare fermo sul suo
posto.
-
Non è difficile James. Sono innamorato di te. Voglio che Mick scompaia dalla tua
vita. Voglio prendere il suo posto. – ecco quello che voleva.
Era
questo quello che lui voleva. Prendere il suo posto.
James
allora distese la fronte e rilassò la mascella, poi abbassò la
testa.
-
Oh…capisco. Ma…perché non me lo hai detto prima? Insomma Aaron…- si passò una
mano tra i capelli, confondendo la riga centrale.
Il
cuore di Aaron ora batteva talmente forte da fargli quasi
male.
-
Non pensi…non pensi che io, magari col tempo, riuscirei a prendere il suo posto?
Non pensi che possa aiutarti a, beh, smettere di scrivere di lui? – fece, con
voce talmente bassa ed insicura che James pensò quasi di essersela
immaginata.
Sospirò
– Non è così facile Aaron. Io non voglio usarti per dimenticare Mick. Se tra me
e te potrebbe mai esserci qualcosa, vorrei che fosse qualcosa di più di un
metodo per dimenticare il mio ex-ragazzo che mi ha mollato mandano a puttane il
lavoro di una vita, oltre che a farmi soffrire come un cane. – disse, cercando
di spiegarsi in modo che Aaron non fraintendesse il
tutto.
Il
bassista annuì lentamente, però non era intenzionato ad
arrendersi.
Stava
giocando giusto? Quindi voleva usare tutte le armi che possedeva prima di
lasciar perdere.
Allora
si avvicinò velocemente a James e passò leggermente la mano dietro la sua nuca,
quasi come se avesse paura di toccarlo realmente, sentendo i suoi capelli
morbidi intrufolarsi tra le sue dita, e si sporse verso di lui, premendo poi le
labbra sulle sue.
James
portò immediatamente una mano sul suo avambraccio, essendo stato preso alla
sprovvista dal suo gesto, ma non fece nulla per spingerlo lontano da
se.
Aaron
prese questo silenzio come un assenso e spinse ancora di più le sue labbra su
quelle di James, tirandosi un po’ su sulle punte per eguagliare l’altezza del
suo cantante.
Ma
James non gli permise di approfondire il bacio come Aaron avrebbe tanto voluto,
infatti gli posò una mano sul petto e lo allontanò di
poco.
-
Fermo Aaron…-
-
No Jam, non mi fermo. Avanti, dammi una possibilità! – fece, con enfasi,
spostando la mano dalla nuca al suo volto, accarezzandolo
leggermente.
James
sospirò, ma non rispose.
-
Finiamo di scrive insieme quel testo, che ne dici? Cerchiamo di bruciare davvero
quei ricordi, e facciamocene di nuovi. Ricordi che non dovrai dimenticare. –
Il
cantante alzò gli occhi su di lui. – Mi aiuteresti davvero a finire quel testo?
– chiese, con un filo di voce.
Aaron
sorrise – Sono qui per questo Jam…- rispose, annuendo.
Poi,
non potendone fare a meno, si sporse e lo baciò
nuovamente.
Quella
volta James ricambiò attivamente il bacio che stordì Aaron con
violenza.
Baciare
James era molto meglio di quanto si fosse limitato ad
immaginare.
Si
allontanò, dovendo però fare appello a tutta la sua forza di volontà, e lo prese
per mano, conducendolo poi davanti al tavolino ancora piedi di una miriade di
fogli scarabocchiati.
Riconobbe
il testo della sera prima perché era ancora li sopra,
accartocciato.
Si
inginocchiò davanti al tavolino e fece fare lo stesso a James, che si mise
accanto a lui.
Aaron
prese il foglio e lo aprì, mettendolo poi sul ripiano per stenderlo in modo
migliore.
Porse
a James la biro e gli sorrise.
James
prese la penna e cercò di abbozzare anche lui un
sorriso.
You checked out from the moment
Didn't think it was over
I gave
you the best of me
Got my collection of photos
And an old box of
letters
Gonna soak 'em up in gasoline…
Si,
pensò James, forse era tempo di bruciare tutti i ricordi, e di farne di
nuovi.
Eccomi qui. Avevo
detto, un po’ di tempo fa, che avrei scritto qualcosa sul mio pairing preferito
nei Burn Halo, e così ho fatto. Anche se alla fine non ho potuto far altro che
cedere alla tentazione di metterci un po’ di Eighteen Visions! Sono sempre nel
mio cuore!
Mi è venuta
chilometrica questa shot! Spero che non sia anche noiosa!
Se vi è piaciuta
almeno un po’, se siete riusciti ad arrivare fino alla fine, o se vi ha proprio
fatto schifo, lasciatemi un commentino okay?
Baci
Vale