Serie TV > Gossip Girl
Ricorda la storia  |      
Autore: Melanyholland    25/10/2009    13 recensioni
Giacché sua madre era una delle stiliste più celebri di New York, Blair Waldorf era cresciuta apprendendo i segreti dell’alta moda fra fotografie di modelle, scampoli di seta, tulle e taffettà e abiti sontuosi appesi alle loro grucce in camera di Eleonor. Era inoltre ben consapevole di ciò che restava nascosto, lontano dalle luci della passerella e dall’atmosfera patinata, celato sotto il fragore degli applausi e la musica di accompagnamento. Molti possono immaginarlo, ma lei sapeva. E se ad uno sguardo superficiale poteva sembrare che non ci fosse differenza, c’era eccome, ed era profonda e dolorosa, come guardarsi allo specchio e scoprire di essere inadeguata, ancora una volta.  
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
New Page 1

 

Autrice: Melanyholland

Rating: giallo

Timeline: orientativamente dopo l’episodio 2x15, “Gone with the Will” (Via col Testamento). Niente spoiler, ho inventato tutto da lì in poi.

Pairing: Blair/Chuck, cenni Dan/Serena.

My Notes: è la mia prima fanfic su Gossip Girl, ho voluto cimentarmi con Blair Waldorf, un personaggio che adoro.

Feedback: qualsiasi cosa vogliate dirmi, nel bene e nel male, sarà graditissima. ^^

Disclaimer: Gossip Girl non mi appartiene, non uso i suoi personaggi a scopo di lucro ma solo per divertimento.

 

 

Le Rouge et Blair

 

 

 

Giacché sua madre era una delle stiliste più celebri di New York, Blair Waldorf era cresciuta apprendendo i segreti dell’alta moda fra fotografie di modelle, scampoli di seta, tulle e taffettà e abiti sontuosi appesi alle loro grucce in camera di Eleonor. Era inoltre ben consapevole di ciò che restava nascosto, lontano dalle luci della passerella e dall’atmosfera patinata, celato sotto il fragore degli applausi e la musica di accompagnamento.

Molti possono immaginarlo, ma lei sapeva. E se ad uno sguardo superficiale poteva sembrare che non ci fosse differenza, c’era eccome, ed era profonda e dolorosa, come guardarsi allo specchio e scoprire di essere inadeguata, ancora una volta.

 

“Che ti metti stasera?” chiese Serena, accoccolata sul letto, splendida come sempre.

“Non lo so ancora”, Blair si strinse nelle spalle, facendo scorrere lo sguardo corrucciato fra i numerosi capi del suo armadio.

“Perché non quello Chanel rosso che ti sei provata ieri? Ti stava benissimo, B.”

“Questo è ovvio.” ribatté lei alzando un po’ il mento, dando alla voce la giusta punta di orgoglio colpito. La verità era che non poteva mettere quello. Le piaceva, la faceva sentire bella e sexy, le dava la sensazione di risplendere, tanto quanto aveva sempre visto brillare Serena. Ma il tessuto le premeva sul petto dolorosamente e valeva davvero la pena di soffrire tanto solo per sentirsi in quel modo per un unico stupido momento?

No, rispose la sua mente, piccata e al diavolo i sacrifici di cui parlava sua madre.

“Metterò il Dior verde con la gonna a balze.” stabilì, chiedendo poi a Serena cosa aveva intenzione di indossare lei ma senza prestare veramente attenzione alla sua risposta. Di sicuro qualcosa di corto e scollato che avrebbe fatto voltare la testa a tutti i ragazzi presenti al party e a più di un vecchio industriale bavoso, a voler essere realistici.

Si sfilò la veste da camera e indossò l’abito mentre Serena passava a raccontare dell’ennesima discussione con Dan vengo-dai-bassifondi-e-ne-sono-fiero Humphrey.

“Ma perché ci parli ancora? Tu meriti di meglio!” replicò, mentre si sistemava la spallina, e lo credeva davvero, era la sua migliore amica e avrebbe voluto vederla felice con qualche affascinante gentleman, non impelagata in un altro asfissiante confronto da teen-drama con Humphrey, sempre pronto a dire di amarla e subito dopo a giudicarla; ma come al solito Serena non la prese sul serio e accantonò la sua reazione con quel sorriso indulgente e affettuoso che le rivolgeva spesso.

Blair si ammirò allo specchio, quell’abito era decisamente bello. Non era pretenzioso e scomodo, la avvolgeva dolcemente senza soffocarla, la faceva sentire libera (forse fin troppo), carina (ma non troppo) e non avrebbe attirato l’attenzione su di lei. Il che era un bene, perché…

“Lo sai che ci sarà anche Chuck stasera, vero?” chiese la sua migliore amica, un po’ titubante, come se avesse voluto fare quella domanda tutto il pomeriggio e non avesse osato fino a quel momento. Blair indirizzò a Serena un sorriso sprezzante attraverso lo specchio, mentre si sistemava il cerchietto di diamanti fra i boccoli castani acconciati con cura. Le sue dita tremarono solo un istante, ma fu un breve palpito trascurabile, niente che la distratta Serena avrebbe notato.

“C’è l’open bar, quindi era prevedibile.” ribatté ironica.

“E-”

“Ho chiesto a Nate di essere il mio più uno.” la interruppe, prima che iniziassero una conversazione che davvero non voleva intraprendere. “Lui e Vanessa hanno rotto, il che significa che almeno uno di voi due ha ritrovato il senno”, alzata di sopracciglia e sorriso indulgente numero due, “…quindi ho pensato che un po’ di distrazione gli avrebbe fatto bene. E poi insomma, ha frequentato Brooklyn per molto tempo, se ad un tratto comincia a blaterare di loft e metropolitana avrà bisogno di qualcuno che lo soccorra.”

“Sei terribile!”

Risero.

“Nate, eh?” disse Serena dopo un po’.

Blair si rimirò allo specchio per l’ennesima volta, da capo a piedi, lisciandosi la gonna.

“Sì, Nate.” sussurrò con un fil di voce.

 

 *

 

Come aveva previsto, la maggior parte degli sguardi maschili era calamitata dalle lunghe gambe di Serena. Con accanto lei, la sua cascata di capelli biondi e il suo fisico straordinario, Blair si sentiva sempre meno Queen B e sempre più la piccola Blair-Bear. L’occhiata che Nate aveva riservato a Serena quando l’aveva salutata non era stata di aiuto, e pur avendolo trascinato a tempo di record dall’altra parte del salone, Blair non riusciva togliersi dalla mente il modo in cui gli occhi azzurri di lui avevano guardato la loro amica comune. Solo una volta aveva notato quel suo sguardo rivolto a lei ed era stato in quel periodo dolce-amaro in cui lei e Chuck si erano insultati apertamente e amati segretamente.

No, smettila, si rimproverò, bloccando i ricordi che affioravano prepotentemente. Sorrise al suo accompagnatore e Nate rispose, ed era un’espressione dolce, tenera, il sorriso di un Prince Charming, quello capace di far battere il cuore di ogni ragazza e che lei aveva imparato a conoscere fin da quando era bambina, al tempo in cui pensava che erano perfetti insieme e che si sarebbero sposati in primavera.

E avrebbe anche potuto continuare a sorridere e a fingere che fosse tutto okay per l’intera serata se non l’avesse scorto un istante dopo vicino al bar (incredibile come si possa trovare qualcuno anche in mezzo ad un salone gremito di gente), in uno dei suo completi sgargianti che sarebbero sembrati ridicoli su chiunque altro. Distolse subito lo sguardo, perché non le piaceva ciò che aveva visto sul suo viso. Era più facile ignorarlo e odiarlo se lo immaginava con uno dei suoi sorrisi lascivi e gli occhi che luccicavano di malizia; era più facile se faceva finta di credere che lui non potesse provare niente di vero.

Chuck non si meritava la sua preoccupazione. L’aveva respinta, l’aveva maltrattata e umiliata e nessuno poteva permettersi di farle una cosa del genere e passarla liscia. Quindi quando si divise da Nate non era certo perché era dispiaciuta per Chuck, bensì perché aveva voglia di un drink e magari avrebbe colto l’occasione per insultarlo un po’. Per divertirsi a sue spese, solo per questo.

“Guarda un po’, è tornato Dorian Gray. Qualcuno si decida a bruciare quel maledetto ritratto.” lo apostrofò e fu fiera di sé per la frecciata, che era sofisticata e di classe, una cosa alla Grace Kelly.

Lui le rivolse un sorriso divertito ma velato di affetto che le fece suo malgrado battere più forte il cuore.

Forse perché sapeva che era un sorriso solo per lei, al contrario di quello di Nate, collaudato e ammirato da molte giovani donne dell’Upper East Side (e da un paio di Brooklyn).

“Anche tu mi sei mancata, tesoro.”

“Niente ‘lavoro fino a tardi’ con prostitute straniere stasera, Chuck?”.

“Ho dei guai col sindacato. Le faccio lavorare troppo”. Eccolo il sorriso vizioso, ed era davvero da idiota essere sollevata di vederlo, rifletté Blair.

“Hai abbandonato il braccio di Nathaniel. Annoiata?” insinuò, con quella sua voce bassa che le faceva venire un particolare tipo di brividi.

“Sono solo venuta a ordinare un drink.” ribatté e per provare il suo punto chiese un Martini, rimproverando il cameriere quando fece per prepararglielo con la vodka.

“Perché non mandare lui, allora?” Tornò all'attacco Chuck e sorrise di trionfo quando la vide esitare, colta in contropiede. Maledetto Chuck Bass.

Arrabbiata, fece per andarsene ma lui la prese per il polso, delicatamente.

“Ti va di parlare?”

“Lo stiamo già facendo.”

“Intendo in privato.”

Blair lo scrutò diffidente. Chuck rise, interpretando correttamente il suo sguardo.

“Non attenterò alla tua virtù. E a Nathaniel non dispiacerà”. Fece un cenno verso Nate, che stava conversando amabilmente con una bionda. Ovviamente una bionda.

E le sorrideva.

La stizza che la visione le provocò la convinse a farsi condurre da Chuck verso i giardini della villa che ospitava la festa.

“Parla. Ti do tre minuti, poi se non mi lasci tornare alla festa mi metto a urlare”.

Incrociò le braccia, lo sguardo deciso sotto le sopracciglia aggrottate, e per la prima volta quella sera si sentì di nuovo forte. Si sentì la Queen B. Che fosse solo perché era lontana dalla luce riflessa della Regina S.?

Forse; o magari era per il modo in cui ora Chuck la stava guardando, non più con ironia, ma come se fosse... stupenda.

“Mi dispiace per quello che è successo,” sussurrò, avvicinandosi e lei avvertì dolore sincero nelle sue parole.

E non andava bene.

Chuck doveva essere arrogante, insensibile, disgustoso, non parlarle in quel modo. Non era giusto. Con nessun altro si comportava così, Blair lo sapeva bene; per gli altri era così facile etichettarlo, trattarlo con noncuranza e a volte anche astio, in fondo era Chuck Bass, avrebbe fatto uno dei suoi sorrisetti, detto una porcheria e se ne sarebbe tornato alla sua suite in compagnia di qualche avvenente ragazza.

Per lei era tutto diverso. Perché le faceva intravedere, anche se solo per un istante, il ragazzo dietro l’apparenza, fragile, solo…

…innamorato? No, è solo un’illusione

Perché, se poi quando era lei a scoprirsi e a rendersi vulnerabile, ridiventava subito il bastardo che era impossibile non odiare?

“Ti ho detto che è tardi, ormai.” Algida, composta, ma la voce le tremò verso la fine perché lui ora era così vicino, e le era tornato in mente quel loro primo bacio sulla limousine. Sei sicura?, aveva detto lui ed era maledettamente fuori personaggio, così poco da Chuck che lei aveva effettivamente dimenticato chi si trovava davanti e un momento dopo lui la stringeva a sé e la accarezzava e baciava e Blair si era chiesta se anche lui si fosse dimenticato chi era perché ogni suo movimento era sensuale sì ma anche così dolce, e poi non si era domandata più niente perché tutto ciò a cui riusciva a pensare era Chuck su di lei, intorno a lei, dentro di lei, l'ardore con cui la toccava e la teneva contro di sé e la guardava negli occhi, l'intensità con cui aveva sospirato il suo nome contro il suo collo mentre veniva.

Rabbrividì e indietreggiò, ma solo un poco. Per Chuck fu facile prenderla fra le braccia e con un angolo della mente Blair pensò che era proprio come essere in uno di quei vecchi film che adorava tanto.

“Lasciami!” Sbottò, perché lei non era Audrey Hepburn e sicuramente Chuck non era Gregory Peck. “Il tuo tempo è scaduto, devo tornare alla festa.” aggiunse, guardandolo con un cipiglio severo, e voleva veramente andarsene, ma quei maledetti tacchi sembravano essersi piantati nel terreno. Avrebbe scritto una lettera di lamentele a Gucci appena tornata a casa.

“Per startene impalata tutta la sera accanto a Nathaniel?” la canzonò Chuck. “Tu meriti di meglio. Meriti di essere al centro dell’attenzione, perché tutti possano ammirare la tua perfezione.”

Blair sapeva che quella era una battuta studiata e probabilmente non era nemmeno la prima volta che veniva usata, perciò reputò davvero sciocco sentirsi arrossire. E quando Chuck le si avvicinò al viso tanto da farle percepire il suo respiro caldo sulle labbra pensò che baciare una ragazza contro la sua volontà era proprio una cosa da Chuck Bass, repellente, in altre parole, e chiuse gli occhi.

Il bacio però non fu disgustoso e Blair si ritrovò senza sapere bene come aggrappata a lui, con le guance calde e il respiro corto. Certo, per essere davvero un bacio perfetto avrebbe dovuto cingergli il collo e non il busto come stava facendo, e le mani di lui sarebbero dovute essere sui suoi fianchi e decisamente non sul suo sedere, ma quando si trattava di Chuck era sempre tutto sbagliato e caotico.

Perciò lo odiava con tutto il cuore.

“Ora che hai avuto quello che volevi posso andarmene?” ribatté, ma si sentiva le gambe deboli e il ventre in fiamme. La mano di lui salì ad accarezzarle i capelli e i suoi occhi scuri erano incredibili in quel momento, ricolmi di eccitazione ma anche di devozione e affetto. Uno sguardo che era tutto per lei, solo per lei, Blair Waldorf.

“Vuoi davvero tornare indietro?” sussurrò con la stessa dolcezza con cui l’aveva stretta quella prima notte quando, stanchi, si erano lasciati andare contro i sedili.

Blair esitò, cercando di riordinare i suoi pensieri, di rievocare tutta la crudeltà con cui l’aveva trattata, deridendo la sua dichiarazione, disprezzando i suoi sforzi per aiutarlo con la compagnia; ma le immagini che riaffioravano erano tutte sbagliate: lo vedeva indifeso e in lacrime sul suo letto, aggrapparsi a lei per un sostegno; lo vedeva sul cornicione di un palazzo, solo e disperato; udiva le sue stesse parole: Sarò sempre con te. Una promessa così grande e così importante, ma era stato tanto facile pronunciarla, quasi naturale. Ed era qualcosa di incancellabile.

Si strinse nelle spalle, sospirando. “No. Non credo.”

Chuck sorrise e tentò di baciarla ancora, ma lei lo fermò scostando il capo.

“Ma cosa c’è avanti, Chuck? Hai detto che non potremo mai essere una coppia. Hai detto che…”

“Blair.” La chiamò, solenne. Quel tono la colpì e tacque, in ascolto.

“Io non so niente riguardo a questo genere di cose. Come puoi fidarti di quello che dico?”.

Questo le fece sbocciare un piccolo barlume di speranza in fondo al cuore e un sorriso di piacere sulle labbra. Si rilassò un poco fra le sue braccia, ma era ancora preoccupata.

“Dovremo parlarne.” disse, esitante.

“Ma non ora.” replicò Chuck, e si chinò per baciarla, voglioso. Blair lo lasciò fare, perché per essere onesta anche lei aveva poca voglia di discutere al momento.  I lunghi e tediosi confronti erano roba da Serena e Dan, non da loro.

Comunque, prima che lui la facesse distendere sull’erba, si assicurò che la posizione del bacio fosse perfetta, con le mani tutte al punto giusto.

Una vera signora fa attenzione ai particolari.

 

 

Avvistata: Blair Waldorf in uno Chanel rosso fuoco ha fatto girare la testa a tutta Park Avenue. Che il cambio di stile sia dovuto al fatto che ieri sera è stata notata fuggire dalla festa dei Van Der Woodsen con un vestito sgualcito e macchiato d’erba? Se è così, quei poveri ragazzi dovranno rassegnarsi. B. sembra finalmente aver capito che anche se nella moda la bellezza costa, il premio è di gran lunga maggiore dei sacrifici.

XOXO

Gossip Girl

 

 

Fine

  
Leggi le 13 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Gossip Girl / Vai alla pagina dell'autore: Melanyholland