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Autore: imperfectjosie    27/10/2009    4 recensioni
"E' questo che credi di essere per me, DeLonge?"
|Tom/Mark|
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Mark Hoppus, Tom DeLonge
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fandom: blink-182
Pairing: Tom/Mark
Rating: Giallo
Note: Mark non ha dimenticato quell'incidente alcolico. Tom invece tenta in tutti i modi di convincersi che è stato tutto uno sbaglio. Un Hoppus intraprendente, un DeLonge ancora troppo insicuro e tanto ammmore.

 
Break me, shake me.


JEN POV

"Avanti, Tom! Sei ridicolo, piantala."
soffoco a stento una risata, mentre lo sguardo mi cade sui vestiti sparsi sopra al letto matrimoniale mio e del suddetto marito che, adesso, se ne sta piegato dentro l'armadio, cercando qualcosa di adatto da mettersi per una semplice uscita in pizzeria.
"Jen, non c'è un cazzo da sghignazzare! Ma dove diavolo sono finiti i miei pantaloni?"
Sollevo un sopracciglio e mi avvicino alla cassapanca in legno che si trova sotto la finestra. Un vecchio regalo di mia madre. E' sempre stata fissata con certi arnesi, io a stento riesco a tenere in ordine questa villa di 2 piani da sola, mi ci mancava pure un pezzo di antiquariato che pesa come un elefante e che scricchiola come una porta rotta. Torno alla realtà, giusto il tempo per soffocare un'imprecazione poco carina.
"Dannazione."
"Ehm, amore?"
Piano lo vedo uscire da quel campo di battaglia che ha creato nel nostro armadio e abbozzo un leggero sorriso. Certe cose non cambieranno mai. Si volta di scatto, facendo cozzare la testa contro l'anta sinistra e a quel punto inizio a ridere.
"Maledizione! Lo trovi divertente?"
Arriccio leggermente le labbra.
"Beh sì, abbastanza. Abbiamo quel mobile da 5 anni e sono esattamente 5 anni che ci sbatti sempre contro la zucca! Ne deduco che ancora non hai fatto pace con la tua altezza."
Sbuffa contrariato. Sono passati 7 anni dal nostro matrimonio, certe cose sono cambiate, altre rimaste immutate col tempo, ma se c'è una cosa che ha affrontato il cambiamento più grande è senza dubbio Lui. Quando ci siamo messi insieme eravamo appena dei ragazzi, 23 anni, forse 22 addirittura. Non avrei mai pensato di arrivare a questo punto. Non ho rimpianti, tornassi indietro lo sposerei altre 1000 volte, ma ultimamente c'è qualcosa che mi fa pensare proprio il contrario di Tom. Gli Ava, sopratutto la reunion inaspettata dei Blink, questo periodo è fonte di incredibile lavoro per lui e io non posso fare altro che stargli accanto. Sembra quasi un matrimonio di convenienza il nostro. Forse sono melodrammatica, ma da febbraio questo sospetto si è insinuato prepotentemente nella mia testa. "Blink" per Tom ha sempre significato una sola parola: Mark. Sospiro rassegnata, è la sua voce a riportarmi alla realtà.
"Allora?"
Scuoto leggermente la testa, scrollandomi quei pensieri di dosso. Non è proprio il caso che gli racconti ciò che penso, mi prenderebbe per pazza.
"Cercavi i pantaloni larghi, vero?"
Lo vedo abbassare lo sguardo colpevole. So a cosa sta pensando, forse se l'Hoppus lo vedesse conciato come ai tempi d'oro, cambierebbe tutto. Non sono così stupida, me ne sono accorta ormai, lui a quanto pare non ancora. Non sarò io a dargli delucidazioni in merito.
"Credevo non li usassi più. Sono 4 anni che non li porti, quindi li ho buttati via." concludo con un'alzata di spalle. Sgrana li occhi per un attimo, poi li riduce in due fessure nocciola, pericolosamente incazzate.
"Tu, COSA?"
"Non urlare. Jonas sta dormendo."
"Me ne fotto. Tu hai buttato via i miei pantaloni? Ma si può sapere chi cazzo te l'ha chiesto?"
Stizzita lo raggiungo con poche falcate, marcando le mie parole in tono brusco e decisamente acido.
"Non è con un paio di bermuda dell'Atticus che guadagnerai la sua fiducia, DeLonge. Lo sai."
Si zittisce all'istante e furioso lo vedo agguantare un paio di boxer, uscendo dalla stanza e chiudendosi forte la porta alle spalle.
Sospiro rassegnata. Non doveva andare così. Per niente.

TOM POV
 
"Tom! Finalmente, sono venti minuti che ti aspettiamo!"
Sollevo lo sguardo lentamente, prima di incrociare gli occhi azzurri di Travis, spostando lo sguardo mi accorgo che Mark sta fissando un punto impreciso, alla sua destra. Sarà incazzato, immagino.
"Scusate. Io... beh, non trovavo i pantaloni!"
Subito dopo mi mordo la guancia. Che diavolo mi è saltato in mente? Una scusa plausibile, no vero? Barker mi guarda confuso, poi abbozza un sorriso divertito.
"I pantaloni, eh?"
Tossicchio leggermente, facendo finta di non capire, poi seguito dal batterista mi dirigo verso l'entrata del ristorante.
"Mark? che diavolo stai facendo? Sbrigati!"
Lo vedo voltarsi e raggiungerci velocemente. Certo, anni fa era tutto più facile, ci veniva così spontaneo stare insieme. Ora a parte il lavoro non sembra ci sia altro a legarci. Questa uscita è un patetico tentativo di ricucire i rapporti e io ho la brutta sensazione che tutto andrà a puttane, magari per colpa mia. Come al solito. Gioco distrattamente con il coltello, facendolo passare più volte sulla tovaglia bianca e sbuffando leggermente. Sono nervoso. Perchè poi mi sento così? Non c'è nulla di tutto questo che io non abbia già fatto in passato. Alzo distrattamente lo sguardo, puntandolo su Mark che mi sta di fronte. Lo osservo attentamente, è incredibile come, nonostante gli anni, non ci sia ombra dei segni del tempo sul suo viso. Qualche ruga d'espressione, nulla di più. I capelli sparati in ogni direzione mi fanno sorridere, alcune abitudini sono dure a morire, anche per un trentasettenne. Improvvisamente si volta, incatenando il suo sguardo al mio. Faccio un leggero scatto sorpreso, ma quando mi sorride mi rilasso leggermente. Che diavolo mi sta prendendo? Sorprendendo Travis e decisamente anche me stesso, mi alzo di scatto, diretto al bagno più vicino. Una volta entrato mi chiudo la porta alle spalle e faccio vagare lo sguardo verso la toilette in questione. - Bel posticino -, penso ironico! Mi avvicino al lavandino in marmo e aprendo l'acqua fredda mi sciacquo distrattamente il viso. Non faccio nemmeno in tempo a tamponarmi con l'asciugamano, che due occhi azzurri mi fanno sobbalzare. Perchè diavolo mi ha seguito?
Si avvicina leggermente e io involontariamente mi ritrovo ad arretrare.
"Che t'è preso?"
"Pipì"
Subito dopo mi do' dell'imbecille! Scoppia a ridere di gusto, prima di avvicinarsi e bloccarmi contro alle piastrelle bianche del muro. Credevo di aver superato da anni tutto questo, forse mi sbagliavo.
"Avanti, Tom."
Sono decisamente più massiccio di lui, ma tutto questo non ha mai avuto importanza. Non molta almeno. Quando si tratta di averlo vicino, non riesco ad allontanarlo nonostante i miei cm in più.
"Mark, non-"
Mi guarda vittorioso. Immagino si stia godendo appieno la situazione.
"C'ho messo quattro anni per recuperarti. Non crederai sul serio che io ti lasci andare così facilmente, mh?"
Sollevo un sopracciglio, vagamente indignato. Per chi mi ha preso?
"Guarda che non sono una trota!" concludo pestando un piede sul pavimento deciso. Lo sento sghignazzare, ma non me ne curo e continuo il discorso.
"Fu un errore, e lo sai anche tu."
Annuisce accondiscendente, ma sono sicuro che ci sia dell'altro dietro. Non è il tipo che si arrende così.
"Certo, un errore. Una litigata con Jen, una prova in studio andata male, alcool, una stanza d'albergo, due risate, vestiti sul pavimento, lubrificante. Sì, c'ero anch'io."
Sono prossimo ad un infarto, me lo sento. Il mio viso si accende di rosso fuoco, mentre un'imprecazione mi muore in gola. Apro la bocca per parlare e la voce esce più strozzata di quanto non dovrebbe. Seconda botta di imbecille suggerita dalla mia leale coscienza. Complimenti Thomas! Ottima mossa.
"N-non vorrai?"
Sghignazza divertito.
"No, tranquillo. Puoi smetterla di balbettare come un 13enne e tornare al colorito normale. Quella notte la conservo come un ricordo, nulla di più."
Gli rivolgo un'occhiataccia stizzita. Sono visibilmente in imbarazzo e mi sento anche umiliato. Stronzo.
"Vaffanculo Hoppus."
Si avvicina lentamente, ma quel sorriso ironico non abbandona la sua bocca nemmeno per un minuto.
"Hai 33 anni, Tom. Non più 24. Adesso sai cosa vuoi?"
"Non ti seguo."
"Oh andiamo. Jennifer?"
Il nome di mia moglie pronunciato da lui mi fa scorrere dei brividi freddi lungo la spina dorsale. Vi starete chiedendo cosa diavolo stiamo dicendo! Se vaneggiamo, o se abbiamo bevuto prima di cenare. No, affatto. Successe solo una notte, ma fu la notte più intensa di tutta la mia vita. Colpa dell'alcool, mettetela pure come vi pare, ma non avrei voluto essere in nessun'altro posto che non sia stato quel maledetto hotel. Sì, sto parlando di sesso. E sì, sto parlando di sesso con Mark Hoppus. Deglutisco a fatica.
"Ero confuso."
Solleva un sopracciglio.
"Eri confuso. Per piacere, dinne un'altra!"
"Cosa vuoi che ti dica esattamente, Mark?" concludo alzando leggermente la voce.
"Sai, Tom. Nonostante l'età, non sei cambiato affatto."
"Certo, ha parlato Mr. Maturità qui. Beh tante grazie, ma sai? Non me ne frega un cazzo di ciò che pensi a riguardo."
Ride. Ma si può? Lo insulto e lui che fa? Ride! Al diavolo. Mi stacco con stizza dal muro, avanzando verso la porta e verso la sala, dove Travis si starà chiedendo se siamo caduti nel cesso. Non faccio nemmeno in tempo ad aprirla, che la sua voce mi gela all'istante.
"Lo vorrai ancora. Lo sai, lo sappiamo entrambi. E quando succederà, sarai troppo preso per preoccuparti di Jen o di chiunque altra."
Stringo con forza la maniglia, poi senza ribattere la abbasso con decisione, chiudendomi la porta alle spalle.
 
"Ti sembra normale una cosa del genere?"
A casa di Kari riesco ad essere me stesso. Lei sa, ma questa cosa inspiegabilmente non mi crea alcun disagio. Ha sempre immaginato che ci sia stato qualcosa fra me e Mark in passato, non è così stupida. A dire il vero credo che la sua mente romantica da libricini rosa di scarsa qualità, stia galoppando un po' troppo. Sempre più convinto che si sia trattato di uno stupidissimo errore, dovuto probabilmente al mio stato d'animo e ai problemi con mio padre, continuo il discorso senza fermarmi un'attimo, facendo avanti e indietro per la stanza, mentre lei dal letto mi fissa con cipiglio severo. E' inquietante, sembra nostra madre.
"Tom..."
"Non è concepibile una cosa del genere! Cosa cazzo crede di risolvere? Per chi mi ha preso? Ero il suo migliore amico, tutto questo è pazzesco. Non sarebbe dovuto cambiare nulla da quella notte, ce lo eravamo ripromessi." concludo convinto.
"Tom..."
"E non me ne frega un cazzo di cosa gli frulli in quella testa bacata e pervertita. Non ho intenzione di stare al suo giochino. Non ci penso nemmeno, che se ne vada al diavolo. Solo perchè il suo matrimonio con Skye è andato a puttane, questo non significa che io debba mandare a fanculo Jennifer per quella faccia da culo che si ritrova. Con quei suoi occhi azzurri, quel ghigno ironico e quei cazzo di capelli che sembra non abbiano mai sentito parlare di un pettine."
"Tom..."
"No, decisamente non me ne frega un cazzo di lui al di là dell'ambito lavorativo. Si fottesse, ecco. Non sono la sua puttana. Poi come se non bastasse ha ancora il coraggio di..."
"CHIUDI IL BECCO!"
Mi volto di scatto, sorpreso e anche abbastanza stizzito. Non è certo da mia sorella scoppiare in questo modo. Credo di averla stressata abbastanza per oggi. Mi piacerebbe tanto sapere cosa ne pensa di tutto questo, ma ovviamente la sua opinione non tarda ad arrivare.
"Sai, io credo fermamente che tu sia un perfetto idiota."
Sollevo un sopracciglio. Certo, non mi aspettavo una risposta del genere, magari qualcosa del tipo "Hai ragione fratellone, che stronzo!"  e invece a quanto pare sta dalla sua parte. Oh, perfetto! Ci mancava la rivoluzione in famiglia.
"Come hai detto, scusa?"
Sbuffa divertita, ho la sensazione che il tasso di incazzatura e nervosismo, stanotte toccherà livelli mai raggiunti prima.
"Andiamo! Ma ti senti quando parli? I suoi occhi azzurri, il suo ghigno, i capelli... sei cotto fratello!" conclude come se fosse la cosa più ovvia di questo mondo. Fermate tutto, voglio scendere. Mi schiaffo una mano sul viso, imprecando mentalmente. Avrei tanta voglia di lanciarle tutti quei dannati libri per vergini alle prime armi direttamente giù dal balcone. Forse me ne uscirei con un semplice calcio nei gioiellini di famiglia, ma la soddisfazione prima di tutto! Come diavolo può venirle in mente una cosa simile? Tom DeLonge innamorato di Mark Hoppus? Giammai.
"Hai bevuto per caso?" soffio con evidente sarcasmo.
"Sei un deficiente! Al posto di stare qui a consumarmi il tappeto della camera, potresti chiamarlo e risolvere di persona, invece di farneticare come una checca isterica!"
Checca isterica? CHECCA ISTERICA? Sì, decisamente deve aver bevuto, e anche più del tasso consentito per non sproloquiare minchiate.
"Ti ricordo che è con Hot Pants che stai parlando." concludo con fare orgoglioso. Alza un sopracciglio scettica, poi inizia a ridere senza sosta, sdraiandosi sul letto e tenendosi la pancia. Credo di stare fumando dalle narici. Sono fu-rio-so.
"Sai fratellone, credevo avessi superato la stronzata dei Pantaloni Caldi e puttanate varie. Dio, hai 33 anni e ancora non sei sicuro di quale sia il tuo orientamento sessuale! Non lo trovi assurdo?"
La vena sulla tempia minaccia di esplodermi da un momento all'altro. Mi avvicino e con poche falcate la raggiungo.
"Orientamento sessuale un paio di palle! So benissimo di che sponda sono, grazie tante!"
"Ah sì?" sentenzia divertita "Allora ne deduco che con Jennifer a letto sia esattamente come con Lui."
Apro la bocca per ribattere, possibilmente con qualche frecciatina ironica, ma presto la richiudo, perchè mi accorgo che effettivamente non c'è un cazzo da dire! Oh merda.
"Oh mio Dio."
"Sì." sentenzia ironica.
"Kari, cosa faccio?"
Si alza dal letto sospirando, credo che presto fuggirò in Giappone per la vergogna, oppure su Marte! Si! Dite che li abbiano degli Hotel a 5 stelle su quel pianeta? Giusto prima che i Media se ne escano con qualche notizia del tipo: Svelata l'inclinazione sessuale di Tom DeLonge. Raffreddate i bollenti spiriti ragazze, Hot Pants è gay. Vi giuro, se non fosse per la situazione, sarei già scoppiato a ridere.
"Parlaci. E' sempre Mark, Tom. Sai com'è fatto, ha solo bisogno che tu gli faccia capire di non averti mai perso."
Detto questo mi stampa un bacio sulla guancia e lascia la stanza.
Sospiro rassegnato. Mi verrebbe voglia di urlare! Come mi ci sono ficcato in questa situazione? Al diavolo me, lui, i Blink, la reunion e tutto quanto! Dopo 4 anni, mi è bastato averlo accanto per tre mesi, giusto il tempo di sentirmi un coglione e di non riuscire a reggere il suo sguardo, appena le immagini di quella notte mi scorrevano nella mente. Sarà decisamente un tour troppo lungo da sopportare. Uccidetemi, vi prego!
 
"Travis, potresti finirla di ridere come un babbeo e degnarti di portare il culo alla batteria?"
questa giornata deve giungere al termine il prima possibile. Non ce la faccio più! Riesco anche a sopportare Trav che si alza dalla sua postazione ogni dieci minuti per parlare con Shanna e ridere con Landon, ma Mark che continua a fissarmi senza staccare gli occhi dal mio corpo, beh, quello proprio no! E' indecente e io sto andando a fuoco dalla vergogna. Mi piacerebbe tanto sapere cosa gli frulla in testa, a che diamine sta pensando? Sbuffo leggermente.
"Scusate ragazzi, arrivo subito!"
ecco, dato che il signor batterista si è preso una pausa, direi che posso farlo anch'io. Mi levo la chitarra da tracolla e la poso sul gradino del palco-prova, ho bisogno di bere! Passo accanto a Mark e mi dirigo a passi spediti verso il frigobar di fronte l'uscita: una redbull è ciò che ci vuole! Non mi accorgo di essere seguito, almeno finchè una mano non chiude di scatto lo sportello del frigo in questione, e una risata lieve mi giunge alle orecchie. Ma che diav-?
"Hoppus! Hai deciso di tranciarmi il polso?" dovevo immaginare che non ci sarebbe stata pace oggi, eppure mi illudevo che al bagno del ristorante avessimo posto fine a quel discorso. Improvvisamente la chiaccherata con Kari mi torna in mente. Parlare, devo parlare con Lui. Sospiro rassegnato.
"Tom, mi stai per caso evitando?"
Aggrotto le sopracciglia e lo guardo come se fosse impazzito. Ma per chi mi ha preso? Non ho bisogno di arrivare a queste cazzate.
"Stai scherzando spero! Non so che idea ti sei fatto, ma non mi serve evitarti, non ne vedo il motivo."
Si stacca dal frigo e piano mi raggiunge, fermandosi proprio di fronte a me, un pò troppo vicino forse.
"Non hai proprio niente da dirmi?"
Ok, è arrivato il momento, forza e coraggio, puoi farcela! Dannata coscienza, ma non può tacere per qualche minuto?
"In effetti ho molte cose da dirti. Dobbiamo parlare, stasera, ci vediamo di fronte all'hotel Royal."
mi guarda sorpreso, poi inspiegabilmente inizia a sghignazzare, aprendosi in una risata cristallina e parecchio divertita, mentre il doppiosenso delle mie parole mi fa arrossire come uno stupido e presto mi ritrovo a sorridere anch'io. Tutto questo rasenta il ridicolo.
"Falla finita coglione! Hai capito cosa intendo dire."
"Oh sì certo Tom, tutto quello che vuoi!" conclude asciugandosi gli occhi. Sbuffo ironico, poi prendo la mia redbull e senza aggiungere altro mi dirigo verso il palco, dove Travis si sta sbracciando da circa dieci minuti per attirare la nostra attenzione.
"Siamo pronti ragazzi, possiamo cominciare!"
Finisco la bibita, e agguanto la chitarra. La voce di Mark inizia a riempire l'arena e per la prima volta in 4 anni, so con certezza qual'è il mio posto.
 
Mi guardo intorno con fare nervoso e cercando possibilmente di non dare nell'occhio, ma dove diavolo è finito quel coglione? Sospiro di frustrazione e già che ci sono entro nella hall dell'albergo, giusto per prenotare la stanza e impegnare il tempo, magari mi risparmio anche l'imbarazzo di prendere la chiave con Mark. Una volta pagato esco fuori e subito una folata di vento freddo mi arriva in pieno viso, imprecando ad alta voce finalmente scorgo una figura raggiungere l'entrata dell'hotel. Sorrido lievemente, crede davvero di non dare nell'occhio conciato in quel modo? Appena mi raggiunge l'idea di essere rimasto al gelo per più di 20 minuti ad aspettarlo, senza uno straccio di messaggio, mi fa pulsare la vena sulla tempia.
"Si può sapere dove cazzo eri? E' quasi mezz'ora che sto qui a congelarmi il culo! Hoppus, attento, se scopro che ti sei fatto i cazzi tuoi fin'ora, le tue palle faranno una visita di cortesia alle tue care tonsille!"
solleva un sopracciglio prima di sghignazzare divertito per poi sorpassarmi ed entrare. Mi sfiora la spalla, ma non accenna a rispondere alla mia ramanzina. Lo seguo con lo sguardo, poi mi faccio coraggio ed entro a mia volta.
 
"Allora? Il motivo di questo appuntamento?"
Mi gratto la testa con fare nervoso, non è semplice come parlarne con Kari.
"Beh suppongo che dovremmo parlare di ciò che è successo."
Solleva un sopracciglio.
"Tu supponi?"
Lo sento sghignazzare lievemente, poi dirigersi verso al bancone degli alcolici, nella vetrata della stanza da letto. Stanza da letto? Qualche campanellino d'allarme mi trilla in testa, decido di ignorarlo e piano lo seguo fino alla camera.
"Parla, ti ascolto."
Sollevo un sopracciglio e lo studio attentamente. Che cazzo vorrebbe significare?
"Stai cercando di fare il duro con me, per caso?"
Si porta il bicchiere di rhum alle labbra, ma il suo sguardo non mi abbandona nemmeno per un attimo.
"Tu che ne dici?"
Sono frustrato e nervoso. Voglio concludere questa storia e voglio farlo adesso. Impreco mentalmente e mi passo una mano sui capelli, scompigliandoli.
"Senti Mark, sono stanco. Finiamola con questa messa in scena e parliamo come due persone adulte, quali siamo. Non ho più 23 anni, l'hai detto tu. Il tempo passa, ma voglio essere sincero.. quella notte non l'ho mai scordata. Non ci sono riuscito, e mi ci sono anche impegnato per farlo. In questi ultimi anni non ho fatto altro che pensare a cosa ti avrei detto se ne avessi avuto l'occasione, beh, ora sono qui e voglio dirtelo in faccia. Per prima cosa, sei uno stronzo."
sgrana gli occhi divertito, sembra che si stia gustando appieno il mio gesticolare come un pazzo e il mio colorito che sfiora il porpora.
"Continua."
"Lo vedi? Sei uno stronzo! Sto cercando di essere sincero, ma tu non fai altro che alimentare la tua fottutissima vena del cazzo ironica che in questo momento mi sta sulle palle!"
Ora si concede una risata e io vorrei strozzarlo con le mie stesse mani. Mark Hoppus, bassista di fama mondiale, trovato strangolato in una stanza d'albergo, nella periferia di LA. Uhm, non male!
"A dire il vero io-"
"A dire il vero tu un paio di coglioni!"
Cristo che nervoso! Non mi sono mai sentito così stupido in tutta la mia vita.
"Sei uno stronzo, come ho detto. Ma non ho ancora finito il mio discorso. Quindi se mi fai la grazia di tacere, sarebbe una gran cosa."
Senza lasciare quell'aria divertita si abbassa a mò di inchino. Un patetico tentativo di rimanere serio, lo conosco bene. Stronzo, appunto.
"Grazie tante. Io... a dire il vero mi riesce difficile dirti tutto, insomma con Kari stamattina andavo decisamente meglio, ma ora tu sei qui e non riesco a parlarti come vorrei. Sei sempre stato come un fratello maggiore per me, insomma, al liceo ti sei spaccato le gambe per farti notare dal sottoscritto e io non ho fatto altro che ammirare la tua tenacia per tutti questi anni. Il punto è questo: io non sono come te, Mark. Non sono una persona forte, o coraggiosa. Lo dimostra il fatto che ho abbandonato ciò che avevo di più caro al mondo, solo perchè tutto era diventato difficile. Sempre più complicato e quella notte me la sono data letteralmente a gambe, ti ho evitato, mi sono creato un'altra vita, un'altra carriera. L'incidente di Travis mi ha aiutato a capire. Se solo ci fossi stato tu su quell'aereo, io non so cosa avrei fatto."
"Aspetta un secondo, frena, stiamo andando nel romantico o è una mia impressione?"
Sposto lo sguardo di lato, colpevole. Diciamo che era meglio se stavo zitto, o per lo meno se cercavo altre parole da dirgli. Ora grazie alla mia linguaccia di merda non riesco nemmeno a guardarlo negli occhi.
"Tom?"
Niente da fare.
"Tom, puoi girarti e guardarmi in faccia? Non è il massimo parlare con il tuo braccio tatuato!"
Mi faccio coraggio e volto lo sguardo, incrociando subito due occhi azzurri velati di comprensione, affetto e divertimento!
"Immagino che tu te la stia spassando alla grande Hoppus!"
Finge di pensarci su, portandosi la mano sotto al mento con fare pensieroso. Come non gli si addice questa espressione! Nemmeno se ne rende conto. Mark Hoppus, un tipo riflessivo! Ah! Quando le pecore voleranno!
"Beh diciamo che in questo momento avrei un'idea diversa sul come me la potrei spassare."
Lo fisso a bocca aperta per un pò, notando il suo sguardo allusivo, concentrato sul letto che mi sta accanto! Maniaco del cazzo! Incrocio le braccia al petto stizzito
"Scordatelo!"
Avanza di qualche passo e senza saperne il motivo mi ritrovo quasi subito ad indietreggiare, quel tanto che basta da non averlo troppo vicino..
"Oh andiamo, mi hai quasi fatto una dichiarazione d'amore! Non vuoi suggellarla?"
Arriccio il naso. Con chi crede di parlare? Con un ventenne che si fa abbindolare dal suo sex appeal? Ma per favore! - Sì bravo Thomas, parla pure! Intanto il tuo corpo non ti da ascolto manco di striscio! -  Dannazione. Dannata coscienza! Dannati pantaloni stretti e dannati boxer che non coprono nemmeno un'erezione del cazzo! Nel senso più stretto del termine. Notando il mio sguardo, improvvisamente si ferma e mi guarda confuso.
"Tom, qual'è il problema?"
"Il problema-"
Respiro a fondo, tentando di mantenere una calma che al momento non mi sogno neanche di avere.
"Il problema è che è vero! Era quasi una dichiarazione d'amore. Ma sembra che a te non ti abbia minimamente toccato. Ti piacerebbe giusto avere un corpo nel quale affondare per stanotte, ma sai che c'è? Non me ne frega un cazzo dei tuoi bisogni primari, Hoppus. Ho finito di farmi prendere per il culo da te. In tutti i fottuti sensi."
I suoi occhi si riducono a due fessure, il suo sguardo muta e lui si irrigidisce di colpo alle mie parole. Credo proprio di aver fatto centro!
"E' questo che credi di essere per me, DeLonge?"
Ora sono io ad essere quasi divertito.
"Eh. Che altro? Non mi pare che tu abbia accennato anche vagamente a quella notte da che siamo entrati qui dentro. Cerchi di fare il seduttore mancato, ma non hai sprecato il tuo prezioso fiato a spiegarmi cosa cazzo ti è preso quella sera, alcool a parte, per venire a letto con me. Quindi ne deduco che tu ti sia tolto solo uno sfizio. Che so, ma sì, facciamoci il fratellino! Voglio giusto vedere cosa si prova a-"
"Non è così."
La sua voce blocca il flusso del mio discorso. E' atona, non c'è nessuna traccia di sentimento nel suono, sembra quasi sconfitta, rassegnata. Cos'è che non mi dici, Mark?
"E allora parlami! Dio Cristo. Abbiamo passato anni divisi e ora che siamo qui, non riesci a dirmi ciò che pensi? Io il mio l'ho fatto, sono stato sincero con te, ma se ti comporti così allora mi dispiace, il problema non è mio, ma tuo. Sei tu che non riesci ad accettare i tuoi sentimenti."
Lascia cadere le braccia ai fianchi e poi finalmente inizia a parlare. Ma la sua voce manda in frantumi il muro che mi ero costruito per tenerlo alla larga. Le convinzioni che avevo portato avanti per questi anni, la rassegnazione di venire respinto e deriso, non appena gli avessi confidato i miei sentimenti.
"E' dai tempi di Enema che sono innamorato di te, Tom. Ma tu eri troppo "occupato" a fare il Dongiovanni del cazzo, per accorgertene. Quella notte è stata forse la più significativa della mia vita. Non avrei avuto il tuo cuore, ma in quel momento mi bastava avere te, almeno per una notte. Credi davvero che se avessi saputo allora ciò che mi hai detto stasera, io ti avrei lasciato andare?"
Ora si che sono sconvolto. Mi aspettavo una botta di risa, dell'ironia, anche sarcasmo, ma mai questo.
"Io non-"
Abbozza un leggero sorriso stanco e quando lo vedo avvicinarsi alla porta d'ingresso, d'istinto lo raggiungo con pochi passi, posizionandomi dietro di lui, abbastanza da solleticargli il collo con il mio respiro. Lo sento sospirare di piacere. Ma la sua voce rimane comunque ferma, anche se leggermente roca di desiderio.
"Che altro vuoi, Tom? Sono stanco, voglio andare a casa."
Sorrido leggermente. E' un pazzo se crede che lo lascerò uscire di qui. Provo a buttarla sul ridere, di solito funziona, almeno con lui.
"Beh, la stanza è pagata, possiamo anche fermarci qui a dormire."
"Io non credo sia una buona idea."
Sospiro rassegnato.
"Mark, per favore, resta qui con me stanotte."
si passa una mano sulla faccia. Queste parole non sono dette a caso, perchè furono le stesse che gli dissi quella sera di tanti anni fa. Forse sono stato un pò azzardato, ma alla fine si è lasciato convincere, ed ora sono qui, stretto al suo petto, mentre fuori inizia a piovere lievemente. Questa notte basta parole, ci sarà tempo domani per la resa dei conti. Sento il suo respiro regolare avvolgermi, chiaro segno che si è addormentato e senza quasi rendermene conto, lo seguo, lasciandomi cullare dal battito del suo cuore. Un volto troppo familiare a riempire il mio subconscio, incorniciato da una massa indomabile di capelli castano chiaro e due occhi incredibilmente azzurri. So che è lui, il suo sorriso lo riconoscerei fra mille.
 
Il mattino dopo sento il sole invernale riscaldarmi leggermente la schiena e il vento freddo che filtra dalla finestra semi-chiusa mi fa rabbrividire, svegliandomi. Mi metto seduto, voltandomi di impulso verso destra, ma il letto è vuoto e le coperte sembrano sistemate di fretta. - Dov'è Mark? - Mi sento uno stupido, forse dopo la scorsa notte si è sentito tradito in qualche modo e appena mi sono addormentato ha abbandonato l'Hotel. Il flusso dei miei pensieri viene bloccato da una lettera, un pezzo di carta piegato in due, poggiato sul cuscino accanto a me. Non ci penso due volte e lo prendo subito, aprendolo e leggendo attentamente il suo contenuto.
 
Tom, non hai sognato, ieri notte ero davvero insieme a te. Sono stato al Royal fino alle cinque del mattino, poi me la sono data a gambe, perchè sono un vigliacco. Sapevo che non avrei retto il tuo sguardo, non dopo quello che ci siamo detti, dopo quello che io ti ho confessato. Il punto è che ho paura. Paura di farti del male, di non essere alla tua altezza. Non sono una persona coraggiosa infondo, io fingo e basta, ma tu non sei così, tu non hai paura di mostrarti per come sei, non senti il bisogno di essere forte e sei in grado di piangere senza vergognarti dei tuoi sentimenti. Sei la persona più speciale che conosco. Sei il mio migliore amico prima di tutto, un fratello, poi un'amante e ora posso dirlo con certezza: la cosa più importante della mia vita. Tutto questo non sarei riuscito a dirtelo di persona, quindi da stronzo quale sono, ho pensato di scriverti e di andarmene, perchè è così che faccio di solito, io scappo ogni volta che la situazione si fa seria o pericolosa. Adesso sono seduto alla piccola scrivania che vedi accanto al letto e ti osservo dormire. Sei meraviglioso. Non ci credo che tu non lo sappia quanto in realtà vali, quanto tu sia prezioso, per me sopratutto. Ho fatto tanti errori in passato, Tom. Con Skye, con te. Ti ho trattato come un'oggetto anni fa, eri così ingenuo e arrendevole sotto al mio tocco, avevo quasi paura di romperti. La verità è che già ti amavo e non avevo il coraggio di dirtelo. Di dirti che quella nottata a base di alcool e sesso non è stata uno sbaglio, non per me. Che l'ho voluta davvero e che mi sono consolato con il fatto di averti avuto, nonostante tu non mi avresti mai amato. Per una notte almeno, solo mio. Ti amo, Tom. Ti amo davvero e spero che mi perdonerai per ciò che sono, per ciò che ti ho fatto e che vorrei fare, ma che mi rendo conto, non sarà possibile.
 
- Mark 
 
Lacrime amare mi rigano le guance e non riesco a fermarle. Dannato stupido. Crede davvero che lo lascerò andare, che dopo tutti gli errori commessi, non solo da lui, mi farò da parte e ignorerò il fatto di amarlo, fingendomi un fratello come se nulla fosse? Illuso. Senza pensarci su mi alzo dal letto, fiondandomi in bagno e dopo una doccia veloce agguanto i vestiti, uscendo dalla stanza e da quel maledetto Hotel. Raggiungo il parcheggio entrando in macchina.  Direzione: casa Hoppus.
 
Busso alla porta. Una, due, tre, quattro volte. Sto cominciando a perdere la pazienza, quando questa si spalanca, rivelando il volto sorpreso e confuso di Mark. Mi piacerebbe tirargli un pugno per avermi lasciato solo in quella stanza d'albergo, ma quando apro bocca, la mia voce risulta dura, incrinata da una forte emozione che io stesso fatico a definire.
"Sei un deficiente!"
Prova a ribattere, ma non gli lascio il tempo di parlare, interrompendolo sul nascere.
"Uno stupido. Come diavolo ti è venuto in mente di andartene? E' così che pensi di risolverla? Uscendo dalla mia vita perchè "ti sembra la cosa giusta da fare?" Scordatelo. Non ti lascerò andare, quindi dimenticati pure questa opzione, non sarà così che andranno le cose, sono stato chiaro?"
Sgrana gli occhi in un misto di confusione e divertimento. Sa che quando mi piazzo in testa una cosa non c'è verso di farmi cambiare idea. Sono un testone di prima categoria, impulsivo e anche arrogante, ma se mi ama davvero, dovrò pur avere qualche pregio dopotutto.
"Vuoi entrare?" domanda ironico.
"Ci puoi giurare che voglio entrare! In tutti i sensi possibili." concludo, assecondando il suo sarcasmo.
Alza un sopracciglio, poi non si controlla e scoppia a ridere.
"Sei veramente incredibile, DeLonge. Solo ieri arrossivi come un 12enne al ricordo della notte passata insieme, e adesso sembri sul punto di voler ripetere l'esperienza."
Arriccio le labbra in un sorriso malizioso, poi entro in casa, chiudendomi la porta alle spalle e raggiungendolo con poche falcate. Vorrebbe continuare il suo discorso, lo so, ma non gli lascio il tempo di aprire bocca, coinvolgendolo in un bacio carico di disperazione, passione, bisogno e amore. Quel bisogno e la voglia di sentirlo mio, di fare l'amore con lui. Consenziente questa volta. Voglio ricordarmi tutto, assaporare ogni attimo passato ad assaggiare la sua pelle, sentirmi suo. Lo spingo indietro, facendo vagare le mie mani sul suo corpo, poi ci stacchiamo quel tanto che basta da riprendere fiato.
"Tom?"
Lo zittisco con un altro bacio. E' la sua erezione a premere contro la mia coscia, ma non provo vergogna, solo desiderio. Puro, quasi disperato, di sentirlo dentro me.
"Mark, non sto scherzando e se non mi credi puoi controllare tu stesso. Non ho le tasche piene, è davvero la voglia che ho di averti."
Subito non capisce, ma una volta abbassato lo sguardo a fissarmi il cavallo dei pantaloni, arrossisce lievemente, aprendosi poi in un sorriso.
"Non hai paura?"
"Sono paralizzato dalla paura." faccio una piccola pausa per studiare il suo volto. Non sembra divertito, ma serio.
"Ma so che sei tu, so che ti amo e anche se non hai avuto il coraggio di dirmelo in faccia, so che anche tu ami me. Quindi con chi altro dovrei farlo?"
Sembra indurire lo sguardo all'idea che ci sia qualcun'altro al suo posto e io mi ritrovo a sghignazzare lievemente.
"Di nuovo." mi soffia all'orecchio. Come per enfatizzare il fatto che tra noi era già successo, molto tempo prima.
"E allora aiutami a ricordare quella famosa notte, Mr Hoppus"
Sto per avvicinarmi per baciarlo nuovamente, quando lui mi blocca, posando le sue dita sulle mie labbra. Sono confuso e il dubbio che non sia effettivamente ciò che vuole mi terrorizza. E' la sua voce a tranquillizzarmi e non appena sento le sue parole, il mio cuore salta un battito.
"Ti amo, Tom."
Conclude, e alla vista del mio sguardo lucido e confuso, annuisce, prima di baciarmi nuovamente, sfilandomi la maglia e facendomi spostare verso la camera da letto. Arrossisco senza accorgermene, ricambiando le attenzioni. Ci chiudiamo la porta alle spalle, al sicuro nel nostro piccolo mondo lussurioso, lontano da tutti. Non so cosa succederà domani e non mi interessa. Sono qui Mark, sono tuo. Ora e per sempre.




END.
  
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