(just another Ranma
½ Fanfiction)
Salve…
Il mio nome è Ryoga, Ryoga
Hibiki.
Chi sono? Beh, direi… un artista
marziale, innanzitutto. Ma anche…
Diciamo che, a causa dei miei
frequenti viaggi, ultimamente ho preso l’abitudine di
definirmi un osservatore del mondo.
Immagino di aver
visitato ogni angolo del Paese, conosciuto e non, dal freddo Hokkaido
(e dire
che quella volta credevo di essermi diretto a sud!) alla soleggiata
Okinawa (ma
cosa ci faceva così a nord?). E credo che questa mia
condizione mi abbia dotato
di qualche privilegio. Infatti, per via del mio continuo e incerto
girovagare,
finisco per trovarmi sempre in movimento: così facendo,
riesco a vedere ciò che
gli altri, nella
staticità delle loro
ben più sicure esistenze sedentarie, non sono in grado di
notare.
Avverto scorrere davanti a me il
ciclo della vita, il circolo vizioso degli avvenimenti, così
da essere l’unico
capace di constatare la monotonia e la ripetitività del
tutto.
Non so cosa causi questo fenomeno.
Immagino semplicemente che gli esseri umani siano in qualche modo programmati per adattarsi, col tempo,
all’ambiente circostante: in parole povere, per adeguarsi
alle situazioni che
si presentano loro davanti, assumono sempre i medesimi comportamenti
già collaudati, poco
importa quanto essi
siano effettivamente logici e razionali.
Mi trovate troppo profondo? Oh,
non è che voglia atteggiarmi a filosofo o qualcosa di simile,
sia chiaro. Solo… gli
individui solitari come me,
immagino,
hanno una più alta sensibilità per certe cose. E
il tempo per riflettere, sicuramente,
non mi manca. Anche adesso, per esempio, mentre vago qui nel lontano
Kansai…
U-un momento!
Quelli… non sono Ranma e Akane
che corrono per andare a scuola? Ma… ma allora…!
“Presto, siamo in ritardo!”
“Parla per te, lumaca!”
Ah, è proprio la sua voce! La
voce della dolce Akane… per me è come il suono di
un angelo che mi indica la
prossimità della meta.
In effetti, se questa è Nerima,
il mio lungo viaggio è sul punto di trovare una conclusione.
Solo che ora… il mio corpo è
praticamente in tilt. Fuori dal mio controllo, non posso far altro che
assecondarlo.
“Eeehi! Akane-san!” Esclamo
dunque, gesticolando il braccio meccanicamente.
Sì… lo so, so che non dovrei, che
contraddice tutto quel che ho pensato finora, che entrerò a
far parte del
circolo vizioso… ma non posso, proprio non posso non provare
a catturare la sua
attenzione ed ottenere che mi rivolga, ancora una volta, la parola.
Anche se
questo non ha il minimo senso. Anche se so benissimo che il suo cuore
appartiene a lui. Ma come si
dice…
conoscere il proprio problema è il primo passo verso la sua
soluzione. O no?
“A-Akane-san! C-che combinazione
incontrarti proprio... AAGH!” Una ruota di bicicletta mi
investe in pieno,
schiacciando la mia faccia sul duro asfalto. Quindi, quando riapro
dolorante
gli occhi, scopro che il nefasto mezzo di trasporto mi ha
già distanziato per
proseguire verso il suo consueto
obiettivo.
“Nihao, Lanma!”
“Sha… Shampoo?”
Ecco, quel che dicevo prima.
Scommettiamo? Meno tre… due… uno…
SBAM.
Visto? Colpito e affondato!
“Wode Ailen!”
“Shampoo… t-togliti di dosso…
così mi s-soffochi!”
“Ma pelché, Lanma? Non sei felice
di stale con me?”
“Molto bene, Ranma… io vado
avanti. Se tu invece preferisci marinare la scuola e strusciarti
tutto il giorno alle tue fidanzate carine,
liberissimo!”
“A-aspetta, Akane…”
“Lasciala andale, Ailen! O non
vollai dilmi che plefelisci stale con lei?”
“Ma… ma non diciamo assurdità!
Chi mai vorrebbe stare con una ragazza priva di…”
“Ti ho sentito!”
“… sex-appcCKKKH!”
“Aiya! Ma se teneva tanto ad
andale a scuola, pelché adesso ti ha gettato in faccia la
caltella? L’ho semple
detto che è una lagazza violenta.”
Quel maledetto di Ranma… gli sta
bene, così impara ad insultare la mia dolce Akane. Poverina,
sembra fuori di
sé: ora sta correndo con passo spedito nella mia direzione,
anche se sembra non
essersi ancora accorta della mia presenza
Forse riuscirò a tirarla fuori da
questa ridicola giostra dell’orrore. Ma certo, adesso le
proporrò di uscire
insieme e ci lasceremo alle spalle questo pazzo mondo di Ranma e delle
sue fi…
RI-AAGH!
C… credo che il mio volto abbia cambiato sembianze. Mi tasto il viso, fino a riconoscere
l’inconfondibile impronta di una pala gigante da okonomiyaki. Ovviamente, la sua
proprietaria la sta sventolando in
modo selvaggio, senza preoccuparsi di colpire, nell’impeto,
delle persone
innocenti… o me.
“Maledetta strega! Leva
immediatamente le mani di dosso dal mio Ran-chan!”
“Ah sì? Altlimenti tu che mi fai,
lagazza spatolona?”
“Aspettavo proprio che me lo
chiedessi!”
Dannazione, Akane mi ha già
superato! Dove sarà? Mi guardo intorno, ma vedo solamente
Ukyo lanciarsi
all’attacco contro Shampoo e l’amazzone impugnare i
suoi bombori, pronta alla
controffensiva.
…Che sciocche, quelle due. Tutto
questo per uno stupido che non le sa apprezzare, che non sa apprezzare
niente e
nessuno. Ma loro non se ne capacitano, non possono, anche
perché non è
veramente una questione di sentimenti. Si dichiarano le sue fidanzate,
ma lui
non ha concesso loro un briciolo di se stesso. Gli declamano il proprio
amore,
ma in realtà lo trattano come un trofeo da conquistare con
ogni mezzo. Tutto
questo ha forse la minima ragion d’essere?
Quanta ipocrisia, quanta falsità.
Quanta incoerenza. Quanta… p-pa…
pazzia… *coff*,
cos’è ora tutto questo fumo?! Ma cosa…
non riesco a muovermi… gas
paralizzante?!
Ah, ora è chiaro… a proposito di pazzia…
“Oh oh oh oh! Allontanatevi dal
mio adorato Ranma, se non tenete a perire di una cruenta e ignominiosa
fine per
mano della qui presente Rosa Nera dell’istituto Saint
Hebereke…”
“Kodachi? Ci sei anche tu? Ma non
costituisci certo una minaccia, per me!”
“Aiya! Molto bene, così potlò
eliminale due impiccione in un colpo solo.”
“Futili parole, le vostre. Non
varranno mai quanto gli appassionati giuramenti d’amore che
io e Ranma ci
scambiammo in quella fatale e focosa notte di luna
piena…”
“Ma a che si lifelisce?”
“Sta vaneggiando.”
Ben detto, Ukyo… ma non solo lei.
Stupide ragazze… non vedete che, per mano sua,
state vaneggiando tutte quante, senza rendervene conto? Non vi
accorgete
dell’assurdità del vostro combattimento, di
ripetere ogni giorno un copione
trito e ritrito, di… Ma dopotutto non siete voi le vere
colpevoli: se c’è
qualcuno da biasimare, da accusare di comportamenti incoerenti, quello
è Ranma.
“Adesso basta, volete farla
finita che io devo andare a scuola?!”
“Hai perfettamente ragione,
Ran-chan. La faremo finita una volta per tutte.”
“Ma celto, Lanma! Basta che tu
dichiali qui, chialo e tondo davanti a queste due smolfiose, la
velità sui tuoi
sentimenti.”
“Oh oh oh oh! Non essere timido,
Ranma-sama! Queste due miserabili non hanno tutti i torti, grida pure
loro
quanto grande e immenso è l’amore che tu provi nei
miei confronti!”
“C-che cosa?! Ecco, ma io…
d-dovrei fare questo?!”
“Certo, che ci vuole?”
“Dai!”
“Parla!”
“M-m-m… ma… i-io…”
Come al solito. E allora, Ranma,
le vuoi o non le vuoi? Soprattutto, chi
vuoi? Non desideri metterti ufficialmente con nessuna di loro, eppure
non le
rifiuti. Parli come se ti scocciassero, tuttavia non le allontani: al
contrario, le avvicini a te con parole dolci. Non sei dunque un essere falso, Ranma? Dopotutto, è
proprio da te
che è partito l’interminabile balletto che
danziamo, prigionieri della sua
musica, ogni maledetto giorno. Se tu parlassi chiaro, tutto finirebbe e
anche
la dolce Akane smetterebbe di soffrire. Ma parlerai mai chiaro?
“Ranma-sama, un po’ di coraggio:
lascia che tutto il mondo sappia del nostro travolgente
amore!”
“Insomma, chi è che ami?!”
“Di’ qualcosa, Ran-chan!”
“… glxblt!”
“Eh? Cos’ha detto?”
“L’avete sentito, ha detto
chiaramente ‘Kodachi’!”
“Che assurdità, ha farfugliato
solo ‘glxblt’!”
“E chi è? Una nuova smolfiosa che
dovlò eliminale?”
“Sii più chiaro, o mio adorato!
Hai forse detto che ami follemente e hai giurato di sposare la
sottoscritta?”
“…”
“Kodachi… penso che non sia di
nessun aiuto, se continui a strozzarlo con il tuo nastro!”
“Non cercare scuse, carina! La
verità è che chi tace acconsente, dunque lui ha
appena acconsentito al nostro
matrimonio!”
“Aiya! Non plovalci nemmeno!”
“…”
“Sentite, ma è normale che il
viso di Ran-chan sia diventato bluastro?”
“Ho un’idea, pelché non ce lo
giochiamo a molla cinese?”
“Cosa c’entrano le molle,
adesso?!”
“No! Non molla, molla!”
“Credo che intenda dire ‘morra
cinese’.”
“Ah!… Ti piacerebbe, Shampoo!
Così tu sei avvantaggiata!”
“Hai paula,
folse?”
“Oh oh oh oh!
Tanto la forza dell’amore
prevarrà!”
Fhé, ridicolo. Ma con quelle
pazze impegnate a gridarsi, presumibilmente per le prossime ore, sasso,
carta e
forbice… magari non è ancora troppo tardi per
Ryoga Hibiki, sedici anni.
L’effetto del gas paralizzante sta svanendo: forse
potrò vivere, nonostante
tutto, il mio personale lieto fine. Perché no? Posso ancora
liberarmi dalle
catene di questa tediosa recita. Mi rialzo in piedi, nuovamente padrone
dei
miei movimenti. Mia dolce Akane, sto arrivan… ANCORA AAGH!
“Akane Tendooo!” Un folle in
tenuta da kendoka mi anticipa,
travolgendomi in pieno lungo la strada e correndo a braccia spalancate
verso il
suo obiettivo.
“Ah! Kuno senpai!”
Akane si ritrae spaventata, per poi colpirlo
istintivamente con un gancio destro e spedirlo con inaudita violenza
giusto
contro di… di… di me?!
AAA---
“Ehi... ehi, tutto a posto?”
Che? Chi? Cosa? Qualcuno ha preso
la targa del tir che mi ha investito?… Ah, ora ricordo. Mi
guardo attorno: di
fronte a me, adesso c’è solo una strada deserta e
silenziosa… eccetto che per
la persona che mi sta aiutando a rialzarmi da terra.
“Tu sei… Ryoga Hibiki, giusto?” Mi
dice, spostandosi la frangia e guardandomi con un’espressione
insolitamente
seria. “Lascia che ti ringrazi per esserti offerto di
attutire la mia caduta.
Saprai bene come, a volte, Akane Tendo non sappia frenare
l’impeto della
propria passione…”
“Eh? Ma veramente io non…”
“No, non essere modesto. Tatewaki
Kuno sa apprezzare il gesto cavalleresco di un degno rivale in amore.
Ho visto
che sei pieno di lividi, quindi il minimo che io possa fare
è ospitarti nella
mia umile dimora dove potrai celermente rimetterti in sesto.”
Ho sentito bene? La pietà
di Kuno? No grazie, questo è
troppo.
“Mi dispiace.” Scosto con fare
indispettito il suo braccio. “Io non ho tempo per simili
cose: ho una meta da raggiungere e qualcuno che mi aspetta.”
Non attendo alcuna risposta. Gli
volgo le spalle e mi avvio, solennemente, per la mia strada.
Forse… forse sono ancora in
tempo.
Mi starà ancora aspettando…
giusto?
Non mi rimane che sperare…
Dovrei essere ormai giunto a
destinazione, eppure non mi sembra di riconoscere questo posto.
Forse…
“Benvenuto. Vedo che infine hai
riesaminato la mia offerta.”
Strabuzzo le palpebre. Davanti a
me, si erge Tatewaki Kuno, intento candidamente a lucidare la fodera di
un’antica katana. Un grosso album di foto giace ai suoi piedi.
“Ancora tu? Perché mi hai seguito
fin qui?!” Esclamo rabbioso.
“Veramente sei tu a essere
venuto, questa è casa mia.” Mi risponde.
Cado sconfortato con le ginocchia
a terra.
Il mio dannato senso
dell’orientamento…!
“Su, vieni.” Mi invita. “Mia
sorella Kodachi non è ancora tornata, così ho
pensato di approfittare di questo
oltremodo raro momento di quiete per rimirare il mio album delle foto sexy dell’amata Akane
Tendo. Se
vuoi, te ne faccio vedere qualcuna.”
Ha... ha proprio detto…
“Come osi guardare le foto di
Akane?!” Tuono, scandalizzato. “Non sopravvivrai
impunemente a quest’affron…
ha-hai per caso detto s-sexy? E
q-quanto?”
“Puoi constatarlo di persona”, ha
il coraggio di dirmi, “ma attento a non sgualcirle: Nabiki
Tendo me le ha fatte
pagare una fortuna!”
“Fhé, se davvero credi che Ryoga
Hibiki sia un pervertito come te…” Sibilo
sprezzante, mentre gli strappo
l’album di mano e mi… e-ehm… mi accingo
a v-verificare di persona, forse giusto
un tantino agitato, quanto questi
scatti furtivi abbiano osato spingersi nel mostrare la candida purezza
di
Akane.
La visione che raggiunge i miei
occhi mi colpisce, senza dubbio.
Ma-ma che scherzo è questo?! L’album
è pieno di foto in cui Akane… fa esercizi di kenpo, spacca assi di legno a mani nude e
rompe in mille pezzi un
manichino con la treccia.
“Si può sapere cos’avrebbero di
sexy queste foto?!”
Grido, fuori di
me.
“Capisco, sei un tipo esigente…”
Fa lui. “Se preferisci, ho anche le foto della ragazza col
codino.”
La ragazza col… ah sì, intende
dire Ranma. Quel maledetto si prende gioco anche di Kuno, ora che ci
penso.
Però… “Scusami tanto, tu mi hai appena
detto di amare alla follia Akane.”
“Precisamente.”
“Però tieni con te anche le foto
di Ra… della ragazza col codino.”
“Proprio così.”
“Dunque la ami.”
“Esatto.”
“Ma ami anche Akane.”
“Certo.”
“E questo ti sembra logico?!”
Lo fisso incredulo, mentre gli
rivolgo queste parole. Certo, non è che abbia mai ritenuto
Tatewaki Kuno una
persona del tutto sana di mente, ma… ma onestamente
non immaginavo che potesse arrivare a questo punto. Non credevo sarebbe
mai
successo, ma ho incontrato un individuo più incoerente
persino dello stesso
Ranma.
Aprire il proprio cuore a due donne
– va bene, una di queste è un mezzo uomo, ma non
sottilizziamo! – e tenere
candidamente il piede in due staffe. Come si può arrivare a
tanto?! “Il tuo
comportamento è… è quanto di
più contraddittorio abbia mai visto in vita mia!
Proprio non te ne rendi conto?”
Tatewaki non mi risponde subito.
Prima mi scruta lentamente, come se volesse esaminare ogni fibra del
mio
essere. Perché? Cosa sta cercando di fare? Lo ignoro, ma
improvvisamente mi sto
sentendo a disagio.
“Tu dici ‘logico’. Ma sai?”
Rompe
finalmente la cortina di silenzio. “Qualcuno una volta ha
detto: la vita umana
nel suo insieme non è che un gioco, il
gioco della pazzia. Osserva con quanta previdenza la natura
ebbe cuore di
infondere nell’uomo più passione che
ragione… perché fosse tutto meno triste,
difficile, brutto, insipido, fastidioso. Se i mortali si guardassero da
qualsiasi rapporto con la saggezza, la vecchiaia neppure
esisterebbe.”
La quiete assoluta si frappone,
ancora una volta, fra me e il mio interlocutore.
Sono tentato di andarmene, di far
finta che questo assurdo dialogo non abbia mai avuto luogo.
Io non ho niente a che fare con
tutto ciò.
Eppure…
La curiosità, si sa, è una bestia
dura da imbrigliare.
“Cosa...” Accenno timidamente.
“Cosa vuol dire?”
Kuno mi rivolge un sorriso indulgente,
quasi bonario.
“Semplicemente,” mi risponde,
“significa che la ragazza col codino mi
amerà per tutta la vita.”
A quelle parole, rientro in me.
“Quante sciocchezze… adesso devo
ripartire.”
“Va bene, però…”
“Vuoi forse impedirmelo?”
“No, solo pregarti di stare
attento a non disturbare Tartaruga Verde, mentre esci.”
“Fhé. Non mi interessa niente
delle tue tartarughine, verdi, rosse o giAAAA---!”
Sono… ancora… vivo.
E la pazzia è alle mie spalle,
finalmente.
Chiamare tartaruga verde quel
coccodrillo troppo cresciuto, dico! Mi chiedo
come possa essermi trattenuto in quella casa dell’orrore. La
‘tartaruga’ non
avrebbe nemmeno costituito, di per sé, un grosso problema:
solo che, per
sfuggirle, mi sono imbattuto in quelle che quell’idiota di
Kuno si limitava a
chiamare, eufemisticamente, ‘trappole per topi’. Se
ci ripenso, mi viene
l’orticaria.
I miei vestiti sono laceri e mi
trascino a fatica, poggiando il mio peso su un bastone. Sono allo
stremo delle
forze, senza la minima idea di dove stavolta mi trovi, mentre il sole,
indifferente alle mie disgrazie, sta già calando, come un
sipario che si chiude
beffardo su un altro giorno dell’ordinaria vita di uno
sventurato di nome Ryoga
Hibiki.
Uno come tanti.
Un osservatore di questo pazzo, pazzo mondo.
Oh dolce Akane… la tua immagine
si sovrappone all’orizzonte, intangibile come sei tu stessa.
Tu che oggi non ti
sei nemmeno accorta della mia presenza. Eppure la tua immagine, in
qualche
modo, mi è lo stesso di consolazione. In effetti…
cos’altro mi resta?
Ormai è impossibile sperare che
mi stia aspettando.
Se ne sarà andata da ore.
Il mio viaggio non avrà trovato
alcuna conclusione.
Ancora una volta, ho buttato al
vento la mia felicità perdendomi
per
strada.
“Ehi… Ryoga-san!”
Ma…
Questa voce…
Possibile…?
Mi volto, incredulo.
Alle mie spalle, troneggia
l’insegna del Café Toramasu.
Lei mi ha aspettato. Lei
è
lì davanti, che mi guarda sorridente.
“Ryoga-san… come sono felice, sei
venuto al nostro appuntamento!”
“Akari-chan…”
Vedendomi imbambolato, mi prende
timidamente la mano per condurmi dentro il locale.
Io mi lascio docilmente
trascinare.
“Come sei ridotto, Ryoga-san!
Immagino che tu abbia penato molto per arrivare qui.”
“M-m-ma no, Akari-chan!” Comincio
a ridere in modo sguaiato. “Anzi, scusami per il
ritardo!”
Ah, questo mondo…
Non è il più meraviglioso
dei mondi immaginabili?
(*) Le frasi citate da Kuno sono di Erasmo da
Rotterdam. Ora, non
chiedetemi come Tatewaki faccia a conoscerlo quando non sa neanche chi
sia
Shakespeare, ma concedetemi questa licenza! XD
(**)
Dunque… questa storia era
stata scritta qualche mese fa per un contest che aveva per tema
l’incoerenza (e
che ha dato per frutto una fanfiction molto migliore di questa, Heart Shaped Box, che consiglio vivamente) e poi è rimasta ad ammuffire
nel mio computer
fino a oggi, non avendomi mai convinto troppo. Non che adesso invece mi
piaccia
molto, ma ho deciso di pubblicarla per quello che è: una
one-shot che spero
possa strappare qualche sorriso e magari dare uno spunto di riflessione
a chi
legge. ^_^ Fatemi sapere!