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Autore: Sweet Intoxication    11/06/2005    5 recensioni
Il seguito di Save Me, fanfiction ispirata a The Phantom Of The Opera. Buona lettura!
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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THE SOUL CAGES

Il seguito di “SAVE ME”

A POTO fanfic by Sweet Intoxication

“And what's in it for me my pretty young thing?
Why should I whistle, when the caged bird sings?
If you lose a wager with the king of the sea
You'll spend the rest of forever in the cage with me”

Sting, “The Soul Cages”

Capitolo 1 – La morte e la fanciulla

“Muore giovane colui che gli dèi amano.”

Questa volta Christine credette di aver vomitato anche l’anima.

Si alzò con fatica e si allontanò dal gabinetto dove aveva sfogato l’ennesimo attacco di nausea, e riempì d’acqua il catino di porcellana situato in angolo del suo camerino personale nel retro dell’Opera Populaire. Si lavò il viso e si risciacquò la bocca, rabbrividendo di sollievo alla sensazione di freschezza sulla sua pelle febbricitante.

Si sedette al tavolo da toeletta e cercò di sistemare il trucco ormai sfatto. Si guardò allo specchio: era pallida come un fantasma, ed ombre scure le cerchiavano gli occhi. Si diede dei pizzicotti sulle guance per dare un po’ di colore, e completò l’opera con uno spesso strato di belletto. Sì, così poteva andare. Si alzò e si rimirò allo specchio: la semplice tunica azzurra le donava molto, e la collana d’oro le illuminava il viso.

“Sì, posso farcela. Ancora per questa rappresentazione, e poi basta.”

Non aveva ancora rivelato a nessuno di essere incinta. Neanche a Raoul. Certamente le avrebbe imposto di abbandonare l’ingaggio e lei non avrebbe potuto sopportarlo. Aveva desiderato avidamente quel ruolo, e l’aveva ottenuto a fatica. Si era impegnata moltissimo per interpretare la difficile partitura e solo con una performance impeccabile sarebbe riuscita ad imporsi come la Primadonna del belcanto francese, mettendo a tacere le voci dei detrattori. Costoro sostenevano che, dopo lo sfolgorante debutto nell’ “Annibale” tre anni prima, “la Viscontessa De Chagny non aveva mantenuto le aspettative…..certamente aveva grande talento, ma la sua voce aveva come….perduto smalto”.

Questo dicevano di lei. E Christine sapeva che era vero.

Quando si era sposata con Raoul, pochi mesi dopo gli spiacevoli accadimenti riguardanti L’Opera Populaire e l’ormai leggendario “Fantasma dell’Opera”, aveva creduto che non potesse esistere felicità più grande: si era unita in matrimonio con una cerimonia sfarzosa con il suo grande amore il quale l’adorava e soddisfava ogni suo capriccio, viveva in un splendida magione circondata da un immenso parco, e dopo la ricostruzione dell’Opera Populaire, per la quale Andrè e Firmin si erano quasi rovinati, ne era divenuta la regina incontrastata, collezionando un successo dopo l’altro.

Ma qualcosa non andava: la sua voce. Nonostante si esercitasse ogni giorno insieme ad uno dei migliori maestri di Francia, la sua voce non era più quella di una volta……di quando c’era….lui. Tuttavia si rifiutava di ammetterlo. No, Erik era stato il suo primo maestro, e certamente aveva plasmato il suo talento, ma ormai Christine era una donna adulta ed una professionista, e non aveva più bisogno di lui. Ad ogni modo aveva continuato a seguire i suoi insegnamenti, ad esercitarsi come lui l’aveva amorevolmente istruita durante i suoi tristi anni da povera ballerina di fila orfana…..eppure sentiva che la sua voce, per quanto splendida, non aveva più quella purezza ed insieme quella sensualità di quando cantava ispirata dal suo Angelo della Musica. E gli uditori più attenti ed esperti l’avevano notato: ben presto comparvero le critiche che, sebbene fossero minime rispetto all’abnorme consenso che il famoso soprano otteneva, erano riuscite a rendere Christine estremamente insicura, perché sapeva che il suo segreto era stato scoperto. Aveva cominciato a soffrire di attacchi di panico prima di ogni rappresentazione, ed aveva preso l’aberrante abitudine di abboffarsi di cibo per poi vomitare di nascosto. Questa situazione andava avanti ormai da mesi, ma lei era riuscita a tenerla nascosta a tutti, anche alle persone che più le erano vicine: con Raoul riusciva sempre ad essere amabile ed allegra, anche se con grande sforzo, mentre con Meg e Madame Giry, le quali avevano iniziato a sospettare qualcosa dopo che Christine era svenuta sul palco durante una prova, aveva trovato la scusa di essere solo un po’ stanca ed aveva minimizzato la cosa.

La notte, però, si alzava dal letto che divideva con Raoul e vagava piangendo per la casa buia, in cerca di qualcosa che potesse lenire il suo dolore. Ed una notte aveva trovato un inaspettato balsamo per le sue ferite in una bottiglia di liquore.

Ma un giorno, finalmente, era giunta la possibilità della sua riscossa: Monsieur Reyer aveva annunciato trionfante che la prossima opera da mettere in scena sarebbe stata la celeberrima “Iphigènie en Aulide” di Gluck, la quale era stata rappresentata con grande successo pochi anni prima a Vienna.

Christine non aveva perso tempo: sapeva che quel ruolo le avrebbe dato il successo indiscusso che voleva, ed aveva iniziato a prepararsi con impegno e devozione per l’atteso debutto.

Finchè tre mesi prima aveva scoperto di essere incinta; ma la gioia iniziale aveva presto lasciato posto al terrore: Raoul, consapevole della sua salute cagionevole, le avrebbe certo proibito di continuare le prove, e lei gli aveva tenuta nascosta la gravidanza.

“Solo fino alla prima” si era ripromessa “dopo gli darò la bella notizia e mi ritirerò dalle scene. Ma ora, la mia riscossa è più importante di qualsiasi bambino”.

Christine si guardò ancora una volta allo specchio: sotto la sottile tunica si iniziava ad intravedere una rotondità sospetta, anche se appena accennata. Si poso una mano sul ventre e sospirò.

“Non temere, piccolo mio. Dopo stasera le mie attenzioni saranno tutte per te. Ma prima la tua mamma deve dimostrare a tutto il mondo chi è veramente il più grande soprano di Francia, la Viscontessa De Chagny”.

Per farsi coraggio, bevette un sorso di brandy da una fiaschetta che teneva nascosta in un cassetto. Poi iniziò a riscaldare la voce con i consueti vocalizzi. Dopo qualche minuto senti bussare lievemente alla porta: era Madame Giry, e tra le braccia aveva un magnifico mazzo di rose bianche e gialle.

“Tra dieci minuti in scena , cherie. Queste te le manda Raoul. Sono splendide non è vero?” Disse sistemando gli splendidi fiori in un vaso.

Christine le guardò e sorrise tristemente.

“Sono bellissime, è vero….ma non sono rosse…….” Disse tra sé. Nessuno le aveva più regalato una rosa rossa da quando…..

Madame Giry la guardò con sospetto.

“Christine, va tutto bene?”

Christine scacciò via il pensiero e sorrise.

“Sì Madame, va tutto bene. E’ quasi ora! Andiamo?” e si diresse fuori dalla porta.

Giunta nei pressi del palco, sentì le note dell’ouverture. All’improvviso la tua testa iniziò a girare, ed il suo cuore iniziò a battere all’impazzata.

“Oh no, non di nuovo!” Non riusciva a capire se si trattasse di un attacco di panico o di un malore dovuto al suo stato. Doveva assolutamente controllarsi! Quella serata era troppo importante!

“Calmati Christine, calmati! Va tutto bene” disse tra se, ed iniziò a trarre lunghi e profondi respiri per rallentare il battito cardiaco. Il peggio sembrava passato.

Sentì una mano gentile prenderle la sua: era Giancarlo Rossi, famoso tenore italiano, che interpretava il ruolo di Achille, suo promesso sposo nell’opera.

“Siete pronta, mia cara?”

Christine sospirò ancora una volta.

“Sono pronta. Si va in scena.”

**********************************************************

Il primo atto stava procedendo a gonfie vele.

Le interpretazioni dei cantanti erano superbe e sia Christine che Giancarlo avevano ricevuto applausi a scena aperta.

Tuttavia Christine non era tranquilla. Nonostante i suoi sforzi, sentiva che la sua voce non era come lei desiderava che fosse. Prima di entrare in scena per il duetto che chiudeva l’atto sentì un altro attacco di panico assalirla.

“Non ce la posso fare…..oh Angelo, dove sei?”

La vista le si annebbiò. Tuttavia qualcuno la spinse in scena, e Christine riuscì a raggiungere il suo posto sul palco.

La bella voce forte e piena di Rossi la risvegliò dal suo torpore.

ACHILLE:
En croiraije mes yeux ? ô ciel!
Vous en Aulide, Princesse ?

“Concentrati Christine, concentrati!”

IPHIGENIE
Quel que soit le destin qui me guide,
Ma gloire ne pourra du moins me reprocher
Que c'est Achille ici
Que mon cœur vient chercher.

Il mondo comiciò a girarle intorno.

ACHILLE
Qu'entendsje ? quel discours!
Est­ce à moi qu'il s'adresse ?

IPHIGENIE
De votre nouvelle tendresse
Suivez, suivez les mouvements,
Votre infidélité n'aura rien qui me blesse,
Et vous pouvez former d'autre engagements.

Christine sentì una morsa allo stomaco, e qualcosa nel suo ventre si mosse.

ACHILLE
D'autres engagements ?
De cette perDidie qui m'ose accuser?

IPHIGENIE
Moi, que vous avez trahie.

ACHILLE
Achille vous trahir

IPHIGENIE
Malgré tant de…….

La frase non uscì mai dalla sua bocca, e rimase strozzata nella sua gola. Un dolore intensissimo le squassò i visceri, ed all’improvviso sentì uno strano calore pervaderla. Abbassò lo sguardo: tra le sue gambe, sulla bella tunica azzurra si allargava sempre di più una macchia di sangue scuro. Christine riuscì ad alzare lo sguardo ed a vedere lo sguardo d’orrore di Rossi e di Madame Giry dietro di lui. Potè sentire il grido terrorizzato di Raoul da uno dei palchi dietro di lei.

La luce scomparve, e Christine ebbe la sensazione di cadere all’infinito. Ma prima che la sua mente venisse avvolta dal buio, riuscì a formulare un’ultima, disperata preghiera:

“Oh Angelo…..ti prego, aiutami………..”

  
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