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Autore: Manu_Hikari    12/06/2005    7 recensioni
Quante cose accadono nelle sere d'estate intorno al fuoco, il calore del fuoco si irradia e raggiunge perfino i cuori più freddi... si canta si scherza, si gioca...si ama...
Genere: Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Coppie: Rin/Sesshoumaru
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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...Alla calda luce di un falò.

by Manu_Hikari
 

    

Allora, premetto che questa storia è nata nel giro di due giorni e che è completa, ma nonostante sia stata concepita come one-shot in origine, verrà  postata regolarmente in capitoli, giusto il tempo di una revisione finale. Inoltre i personaggi, che non sono miei ma dell’eccelsa Rumino Takahashi, sono quasi del tutto OOC, o almeno a me così sembra, anche se li avrei voluti molto più verosimili.

L’ispirazione mi è venuta ascoltando un vecchio cd di mio nonno, “ ‘Nu jeans e ‘na maglietta” di Nino D’angelo, un famoso cantante Napoletano (Quanti di voi lo conoscono?) quindi il testo della canzone sarà riportato alla fine di ogni capitolo, con relativa “traduzione”.

Dunque, buona lettura!

 

 

     Stage 1

 

 

         Le chiare e cristalline acque del mar mediterraneo, incantevole e azzurro specchio, accarezzavano ritmicamente la bianca e fine sabbia delle spiagge Sarde, imponendo, talvolta a qualche vispo crostaceo, di indietreggiare per partecipare a quel divertente gioco. Un po’ più in alto, lievemente rialzata rispetto alla spiaggia battuta dal sole cocente, una distesa di sfarzose ville a schiera, tutte bianche, tutte ugualmente ben progettate, immerse nella vasta distesa verdeggiante della rada boscaglia. Pochi potevano permettersi il lusso di possedere una villetta sulle spiagge Sarde. Personaggi famosi, politici, ma anche medi e grandi imprenditori.

Villa Nishizawa non era la più grande di queste sfarzose costruzioni, ma di certo era una delle più graziose, vista da lontano poteva benissimo dare l’impressione di un piccolo castello, costruita su due piani e dotata di moltissime stanze.   

Una delle vetrate scorrevoli, si aprì su un piccolo terrazzino al piano superiore e un affascinante ragazzo, che a prima vista sembrava dimostrare non più di venticinque anni, uscì all’aria aperta, poggiandosi al parapetto e inspirando a pieni polmoni l’aria salmastra. I suoi lunghi capelli, di un meraviglioso color argento, si lasciarono cullare dalla piacevole frescura della brezza marina. Quanto gli sarebbe piaciuto essere libero proprio come il vento e poter scappare via da quella prigione, d’oro, si, ma pur sempre una prigione. Lui non si riconosceva in quella società nella quale non aveva chiesto di nascere, costantemente costretto a fingersi ciò che non era, circondato da persone che, decisamente, non erano ciò che ostentavano essere.

Sesshomaru aveva ventiquattro anni, ed era ormai prossimo ai venticinque, e suo padre, un ricco e famoso imprenditore giapponese, presidente generale di una società informatica molto diffusa e rinomata in Giappone e che stava tentando di diffondersi anche in Europa,  non faceva altro che ripetergli quanto fosse  necessario, ormai che lui si trovasse presto una fidanzata e mettesse la testa a posto; per questo, ogni estate, lo trascinava in quella villa al mare, nella quale si davano molte feste, nella speranza che fra le ragazze invitate ce ne fosse una adatta a lui.

Sesshomaru le trovava davvero bellissime e, sicuramente, essendo per la maggior parte figlie dei colleghi e amici di suo padre, con una posizione sociale invidiabile. Ma non avevano nulla di speciale, non riuscivano a tener su un dialogo costruttivo con nessuno, se non con il loro specchio, così intente a guardare loro stesse che non avrebbero visto a un palmo dal loro naso e avrebbero dato importanza a qualcun altro soltanto se questi fosse stato vestito di specchi.

E così lui si accontentava di essere solo “uno scapestrato” per suo padre; l’uomo infatti gli dava tutta la colpa per questa incapacità di instaurare una relazione duratura. Mentre InuYasha, il suo fratellastro, nato dal secondo matrimonio di suo padre, era il figlio preferito, il figlio modello, fidanzato da un sacco di tempo con una dolce fanciulla di nome Kagome.

Improvvisamente, una bianca e cristallina risata, tanto simile a quella di sua madre, riempì l’aria, seguita quasi immediatamente da un amichevole abbaiare. Quasi senza che Sesshomaru se ne rendesse conto, la sua attenzione fu calamitata da un grosso cagnone, un bellissimo esemplare , un incrocio fra un pastore tedesco e un cho cho ( sembra strano, ma l’ho visto da vicino ed è assolutamente una meraviglia!), rincorso dalla sua sorridente padroncina, una moretta dalla pelle candida. Tirandosi i jeans fin sul ginocchio, la ragazzina seguì il suo cane che si era tuffato in acqua e iniziò con lui un divertente gioco fatto di schizzi e di rincorse. Gli occhi del ragazzo dai capelli d’argento rimasero incollati su quella figura che tutt’ a un tratto gli parve particolarmente eterea muovendo in lui lo strano desiderio di vederla da vicino.

«Jaken! »Disse al suo maggiordomo entrando in casa. «Vado in spiaggia per una passeggiata, avverti tu mio padre quando tornerà dal club…»

«Sissignore…» Fu la risposta dell’uomo, molto più basso del suo padrone, mentre inchinava leggermente il capo.

Il contatto con la sottile sabbia biancastra era un piacevole solletico sotto i piedi nudi di Sesshomaru che si accorse subito di aver attirato l’attenzione della ragazza, sapeva di essere un bel ragazzo e, talvolta con malizia, sfruttava questa sua posizione; i jeans stretti e la camicia azzurra leggera, mettevano infatti in mostra il bel corpo scolpito. Si avvicinò alla riva fissando gli occhi color dell’ambra in quelli blu mare della ragazzina, così, tanto per vedere quale sarebbe stata la sua reazione.

Apparentemente impassibile, la moretta continuò a squadrarlo, ricambiata da Sesshomaru. Su, dalla terrazza, non aveva avuto la possibilità di guardarla bene, era davvero bella; i lunghi capelli neri, sembravano essere morbidi come la seta e le ricadevano lisci sulle spalle, fin sopra il sedere rotondo, giocando con le rare folate di vento. La cascata di seta, nera come la notte, metteva ancor di più in risalto la carnagione chiara, ora arrossata sulle gote, vuoi per la crescente emozione, vuoi per la recente corsa. A giudicare dalla semplicità e limpidezza dei tratti del viso asiatico, dal fisico asciutto e dalle curve appena appena abbozzate, non doveva avere più di quindici sedici anni.

Quando il grosso cagnone fece per riprendere il gioco, poggiando le grosse zampone sulla pancia della moretta, pensando che lei avesse intenzione di assecondarlo, Sesshomaru si fece avanti. «Ehi, ragazzina! » Esclamò. «Non lo sai che questa è una spiaggia privata? » Continuò dopo aver ottenuto la sua attenzione.

Il volto di lei si imporporò ancora di più. «Mi scusi, signore…non lo sapevo… » Disse con crescente imbarazzo.

«Da dove vieni? » Chiese allora Sesshomaru mentre la moretta usciva dall’acqua, seguita dal suo “cucciolotto” che, appena a riva, si scrollò di dosso tutta l’acqua, schizzando completamente i due ragazzi.

«Momentaneamente abito in quella villa laggiù, vicino al mare, » Disse indicando una costruzione non molto lontana da villa Nishizawa « ma sono giapponese come lei, a quanto sembra…Rumiko, è scappata e ho dovuto rincorrerla fin qui…me ne vado subito se disturbo…»  Fu la risposta saccente. Diamine, quella ragazzina era una dei pochi che osavano tentare di tenere testa all’ arroganza di Sesshomaru. E sembrava riuscirci anche bene.

«Rumiko? » Chiese ancora Sesshomaru tentando di trattenerla.

«Si…lei è Rumiko. » Disse la ragazza indicando il cane, ora legato saldamente al guinzaglio. Il viso riluceva di nuovo di quella sua solare allegria. « È il mio cane! Molti mi criticano, perché non è di razza e non ha un pedigree, ma al canile è stato l’unico ad attirare la mia attenzione… »

Canile?...come sospettava, quella non era una ragazza come tutte le altre. Aveva un sorriso troppo radioso, e, nonostante fosse poco più che una bambina, aveva una bellezza decisamente fuori dal comune. «Come mai hai deciso di prenderlo in un canile? » Sesshomaru continuò il suo interrogatorio, più che mai deciso a non lasciarla andare; non aveva mai provato un così forte desiderio di stare con una ragazza, il più delle volte le snobbava chiaramente, ma quella non era uguale alle altre con cui normalmente aveva a che fare.

«Così… » Rispose lei facendo spallucce. « Avevo capito che la mia presenza qui non è gradita…» Riprese poi con una nuova sfrontatezza che fece sorridere Sesshomaru. «Quindi, io me ne andrei…. »

Sesshomaru seguì con lo sguardo quella strana ragazza, finchè non scomparve su di un’altura. Se non fosse stata tanto pedante, probabilmente sarebbero stati lì a parlare per delle ore, ma quella saccenteria era un lato nuovo e affascinante per Sesshomaru in una donna. Era incredibile come una ragazzina avesse calamitato l’attenzione di colui che veniva definito, dalle donne, “il principe dal cuore di ghiaccio”, dato che con l’altro sesso non aveva mai dei rapporti seri e duraturi. Tuttavia, seppure fosse riuscito ad attirare l’attenzione della sua “vicina” non avrebbe certo potuto farci alcun pensierino; da una così giovane cosa avrebbe potuto avere?

 

«Sesshomaru san! » Esclamò Jaken vedendolo rientrare. «Vostro padre vi attende, insieme al signorino InuYasha, nel suo studio. » E si congedò con un inchino.

“Cosa potrebbe volere il vecchio da me? “ Pensò fra se. “Dato che c’è InuYasha, il “Caro fratellino”, probabilmente si dilungherà ancora una volta sul suo valente lavoro per l’ azienda, nonostante la stagione estiva.” «È permesso, chichi-ue? » Chiese poi entrando nella stanza.

«Vieni pure avanti figliolo! » Fu la risposta proveniente da un grosso e baffuto omaccione seduto dietro una grande scrivania stile Luigi XVI.

«Desideravate vedermi?...Buon giorno InuYasha…» Aggiunse suo malgrado.

«Ciao Sesshomaru. »

«Si…nulla di particolare, Sesshomaru. Non indovinerai mai chi ho incontrato al club nautico…»

«Non ne ho idea…» Disse Sesshomaru fingendosi interessato al discorso e versandosi un bicchiere di brandy in cui aggiunse tre cubetti di ghiaccio.

«Il signor Naraku…il mio vecchio compagno di università…ti ho parlato spesso di lui, ricordi? » Sesshomaru annuì, sempre meno interessato e presupponendo che tutto quel parlare portasse a qualcosa di estremamente negativo per lui. « Erano anni che non ci vedevamo e, un discorso tira un altro, ha invitato tutta la nostra famiglia ad una festa che darà in onore del compleanno di sua moglie al club nautico. » Ecco! Lo sapeva, l’ennesima festa di alta società, e questo significava, in poche parole, giacca e cravatta, anche con quel caldo asfissiante. Ma non era del tutto certo che le fregature fossero finite lì. «Inoltre sarebbe una buona occasione per conoscere la sua figlia maggiore, Kagura; ha più o meno la tua  età ed è molto bella. »

“Lo sapevo!” Pensò Sesshomaru. «Come volete voi padre. Sarò pronto entro le nove, va bene?» Disse guadagnando la porta; voleva uscire al più presto da quell’inferno di scartoffie e correre a rifugiarsi nella tranquillità della sua stanza.

«Certo e…Sesshomaru! Naraku san ha raccomandato abiti comodi e leggeri. Ha detto che si tratta di una festa… particolare. »

Il ragazzo dalla chioma argentea trattenne a stento un esaltazione, annuì e si diresse al piano di sopra.

Entrato nella sua stanza, si gettò di peso sul letto, senza riuscire a togliersi nemmeno per un istante la figura di quella ragazza dalla testa; improvvisamente, mentre un lieve sonno calava su di lui, si rese conto di desiderarla ardentemente.*

 

 

 

To the next stage... 

 

 

Allora, che ve ne pare? Vi prego lasciate un commentino! Anche uno piccolo piccolo, piccino piccino!!!!!

Vi lascio il testo della su citata canzone! Un bacione!

 

 

 

'Nu jeans e 'na maglietta

 

Nu jeans e ‘na maglietta                                          Un jeans e una maglietta

‘Na faccia acqua e sapone                                       Una faccia acqua e sapone

M’ha fatt’ annammurà chesta semplicità                Mi ha fatto innamorare questa semplicità

Ma tu nun me dai retta                                             Ma tu non mi dai retta

Dice ca’ si guagliona                                               Dici che sei piccola

E nun a tiene ancora l’età pè fa l’ammore               e non hai ancora l’età per innamorarti.

 

Tu quinnece anne ma sei già donna                        Tu 15 anni ma sei già donna

Anche se piccola d’età                                             anche se piccola d’età

Nun sacce ancora nemmeno u’ nomm                     Non so ancora il tuo nome

E dda mia t’ sent già                                                 E già ti sento mia

M’ e fatt annammurà                                                Mi ha fatto innamorare

Quell’aria da bambina che tu hai                             quell’aria da bambina che tu hai

Nun me fa cchiù aspettà                                           Non farmi più aspettare

U’ tiempo vola e tu peccat faie                                Il tempo vola e tu fai un peccato

Me fann annammurà pure e’ capricci                      Mi fanno innamorare anche i capricci

E i’ smorfie cca me faie                                           e le smorfie che fai

Me fann cchiù attaccà                                              Mi fanno innamorare di più

Tu nun capisce ‘o male ca me faie                           Non capisci il male che mi fai.

 

Iamme damme stà vocca                                         Dai dammi la tua bocca(cioè, dammi un bacio)

Viene astrigneme e mane                                        E stringi le mie mani

E scrivimmolo ‘nzieme stù rumanzo d’ammore     E scriviamo insieme una storia d’amore

 

M’ e fatt’ annammurà                                              Mi hai fatto innamorare

Che colpa tengo si te voglio già                              Che colpa ho se ti voglio?

Tu si guagliona ma                                                       Tu sei una ragazzina

Pè chisto amore nun ce vò l’età                               ma per questo amore non conta l’età

 

Pecchè nun te convince                                            Perché non ti convinci

E ancora me ne cacci?                                              E mi mandi via?

Dimmi che non ti piaccio                                         Dimmi che non ti piaccio

È questa la ragione?                                                 È questa la ragione?

Aiza l’uocchie a terra guardame buono ‘nfaccia     Alza gli occhi e guardami in faccia

Dice ca io sò pagliaccio                                           Dici che io sono un pagliaccio

Sfotto a tutte ‘e guaglione                                        e prendo in giro tutte le ragazze

 

Tu quinnece anne ma sei già donna                        Tu 15 anni ma sei già donna

Anche se piccola d’età                                             anche se piccola d’eta

Nun sacce ancora nemmeno u’ nomm                     Non so ancora il tuo nome

E dda mia t’ sent già                                                E già ti sento mia

M’ e fatt annammurà                                               Mi ha fatto innamorare

Quell’aria da bambina che tu hai                             quell’aria da bambina che tu hai

Nun me fa cchiù aspettà                                           Non farmi più aspettare

U’ tiempo vola e tu peccat faie                                Il tempo vola e tu fai un peccato

Me fann annammurà pure e’ capricci                      Mi fanno innamorare anche i capricci

E i’ smorfie cca me faie                                           e le smorfie che fai

Me fann cchiù attaccà                                              Mi fanno innamorare di più

Tu nun capisce ‘o male ca me faie                           Non capisci il male che mi fai.

 

Iamme damme stà vocca                                         Dai dammi la tua bocca

Viene astrigneme e mane                                        E stringi le mie mani

E scrivimmolo ‘nzieme stù rumanzo d’ammore     E scriviamo insieme una storia d’amore

 

M’ e fatt’ annammurà                                              Mi hai fatto innamorare

Che colpa tengo si te voglio già                              Che colpa ho se ti voglio?

Tu si guagliona ma                                                       Tu sei una ragazzina

Pè chisto amore nun ce vò l’età                               ma per questo amore non conta l’età

 

 

  
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