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Autore: Tayr Seirei    05/11/2009    3 recensioni
I pensieri e i sentimenti di una possibile discendente di Wendy riguardo Peter (almeno inizialmente. Ah, è ambientata nel Ventunesimo secolo). Cosa succederebbe se lo incontrasse realmente, se non fosse più solo un sogno?
EDIT 17/10/12: modificate alcune cose e migliorata la grafica.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Peter Pan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti ^^
Santi numi, sono quasi emozionata, è la prima fanfic che scrivo su Peter Pan... è un po' insolita, in realtà. Scritta dal punto di vista di una possibile discendente di Wendy, vi dico solo che, secondo me, alla fine chiunque si può riconoscere in lei.
Mi è venuta in mente perché, tra tutte le fanfic, riduzioni cinematografiche e chi più ne ha più ne metta, non ne ho ancora trovata una che dia a questa storia una fine pienamente soddisfacente... almeno dal mio punto di vista. Quindi, mi son detta: "Ci penso io! Finalmente darò un lieto fine a quel "disgraziato"!" (Non fraintendete, spesso e volentieri chiamo ironicamente disgraziati anche i miei pg originali, è una dimostrazione d'affetto XD)
Premetto che ho letto sia "Peter e Wendy" che "Peter Pan nei Giardini di Kensington", quindi, se trovate qualche riferimento che non vi torna, l'ho tratto dal secondo.
Ultima cosa: la protagonista, come (mi auguro ^^') lascia intendere, conosce bene tutta la storia di Peter perché è stata tramandata nella sua famiglia e quindi è arrivata fino a lei... Ma le ulteriori spiegazioni le darà lei stessa nel prossimo capitolo ^^
Buona lettura!



Il mio sogno, la mia favola


Il cielo è terso, stanotte.
Dopo tanti giorni di pioggia, mi sembra quasi un piccolo miracolo.
Ho finalmente rivisto le stelle accendersi piano come lumini d'argento.
E ora cerco con lo sguardo un puntino simile ad una stella cadente.
Mi hanno raccontato che appari così, da terra, quando t'innalzi nel firmamento.
Peter Pan.
Il ragazzo che non vuole crescere,
l'eterno bambino,
colui di cui mi sono innamorata.
Sì. Io, Rina, pro-pro-pro (ecc.) nipote di Wendy, provo per te proprio quel sentimento, che anche tu senti ma non comprendi.
Chiudo la finestra con delicatezza, senza premere troppo sulla maniglia.
Come ogni notte, spero che tu giunga.
Aprirai le imposte, le tende si scosteranno lievi per cederti il passo... e verrai da me...
Io sono sola, Peter. Un po' come te. Sola, seppure in mezzo a tanti...
La differenza è che tu sei libero. Io no. Sono prigioniera di una gabbia dorata, chiamata da qualcuno casa, da qualcun altro famiglia.
Quella stessa famiglia che, insieme al resto del mondo, per tutta la vita, mi ha negato il diritto di essere felice.
Ma tu arriverai, aprirai la mia gabbia dorata e voleremo via, lontano, dove troverò la mia gioia di vivere. E la tua.
E' questo ciò che voglio credere. Magari sarà la notte buona.
Ho piena fiducia in te.
Do un'ultima, lunga occhiata alla finestra. Le stelle sembrano ammiccare.
Ti aspetto da anni, ormai. E ti sogno ogni notte. Ho tentato di inseguirti nelle mie fantasie, ma puntualmente queste svaniscono al mattino, dissipate dalle prime luci dell'alba.
Eppure non mi arrendo.
Non so bene quando ho incominciato ad amarti.
Forse è stato quando ero ancora bambina, e mia nonna mi ha raccontato per la prima volta di te.
Forse è stato quando sei entrato nei miei sogni.
Forse è stato quando, una notte d'estate, guardando il cielo e le stelle, ho desiderato ardentemente volare.
Francamente, non ne ho idea. Comunque, non è molto importante.
Peter, ti aspetterò per sempre, se necessario.
Ma devi sbrigarti!
Io ho già sedici anni!
Non sono cresciuta, perché non l'ho voluto.
Nessuno avrebbe mai pensato che bastasse rinunciare al diritto di crescere, e invece io ce l'ho fatta.
Dimostro, più o meno, quattordici anni.
Però...
E se fossi già troppo grande?
Ho fatto qualche ricerca sul volo, nei miei libri e nelle leggende.
Basta credere. Basta essere spensierati, innocenti e senza cuore.
Sono senza cuore, io?
Abbandonerei la mia famiglia priva del benché minimo rimpianto.
Sì, lo sono.
E innocente...?
Be', dipende da che s'intende per "innocente". Perché allora, caro Peter, neanche tu sei tanto innocente, almeno non nel senso proprio del termine. Se invece gli attribuiamo come significato "persona che non ha mai nemmeno lontanamente desiderato l'eresia della crescita" allora ci siamo.
E poi, spensierata...
Sei tu il mio pensiero, sempre. Costantemente. Incontrollabilmente...
Ti sei insinuato nei miei pensieri tramite i sogni, con prepotenza, reclamando a gran voce quella mamma che non hai mai avuto.
E io... sarò felice di concedermi a te, se verrai. Se vorrai.
Ti prego.
Mentre rimuginavo, mi sono coricata.
I miei capelli castani sono gli stessi di Wendy, gli stessi della tua mamma, e coprono il cuscino come un'onda. Questo castano mi ha sempre ricordato la cioccolata, ma a te probabilmente rammenterà gli alberi dell'Isolachenoncè.
Come al solito, il mio ultimo pensiero prima di cedere al sonno è tuo.

Più tardi, tutti gli abitanti della casa si addormentano.
E allora tutto il firmamento si commuove e si anima, e la più piccola di tutte le stelle della Via Lattea grida: - A te, Peter!
Una figura sottile, che fino ad un attimo prima pareva addormentata, con la schiena appoggiata contro un comignolo, riprende vita.
Egli si solleva in aria, leggero come una nuvola, veloce come il pensiero.
E' solo un'ombra nella notte.
Ad un suo imperioso gesto, però, la finestra si spalanca, grazie anche alla complicità delle giovani stelle.
Entra nella camera buia volando piano, trattenendo quasi il respiro.
Subito dopo, fa il suo ingresso una lucina, che ad un'osservazione più attenta rivela la sua vera natura di piccola fata. Ella esplora tutta la stanza curiosamente, in un tenue frullio d'ali.
Ora porta un altro nome, ma è sempre Trilly, perché una fata non muore. "Il suo cuore passerà ad un'altra fata, e se l'incontrerò vedrò nei suoi occhi la stessa forza, lo stesso amore e lo stesso coraggio che l'avevano animata nell'altra vita. Una fata non muore..."
Così era scritto in uno dei libri di Rina.
Peter Pan si libra sopra il letto senza badare alla sua fata.
Allunga una mano, sfiora appena le belle labbra su cui, da sempre, riposa un ditale per lui.

Mi sveglio.
E per la prima volta ti vedo realmente.
Sento il cuore martellarmi in petto. Non è un sogno, vero?
Non sparirai di nuovo al canto del gallo?
Mi scruti per un momento infinito con quei tuoi occhi di un azzurro stupefacente. Vi sono riuniti il blu del mare più profondo, l'indaco scuro del cielo quando oramai si fa sera, e quella sfumatura d'argento che c'è solo al confine, all'orizzonte, laddove cielo e mare si toccano.
Sorridi. Non sto sognando.
- Perché ci hai messo tanto, Peter?
- Eri davvero molto lontana. Ma ora sono qui.



Bene, spero proprio che vi sia piaciuta ^__^ Rina chiarirà un po' la situazione nel prossimo capitolo, rivelando come mai Peter non è più andato a cercare le discendenti di Wendy almeno per le pulizie di Primavera ^^
Nel capitolo ci sono due citazioni. Uno dello stesso Barrie, perché ci stava veramente bene (Ergo: Tutto il firmamento si commosse e si animò, e la più piccola di tutte le stelle della Via Lattea gridò: - A te, Peter!).
L'altra, "Una fata non muore", dal terzo libro di Fairy Oak, Il potere della Luce di Elisabetta Gnone.
Se vi è piaciuto... se volete avere il mio recapito per inviarmi simpaticamente un candelotto di dinamite (ma non è così terribile questa fic, vero? o_O) o se qualcuno non ha letto "Peter Pan nei Giardini di Kensington" e vuole delle delucidazioni in merito... lasciate una recensione! Mi raccomando!
Okay, ora vado, ma ci rivedremo! (Non è una minaccia! XD)

Bye!







  
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