Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: RedLolly    07/11/2009    5 recensioni
Pareti di ruggine, strani bagliori senza fonte, un corridoio senza uscita che non porta da nessuna parte, e il suono assillante di qualcosa che stride: Grell Sutcliff non si aspettava che la Dannazione Eterna potesse avere quell’aspetto. Come ci sia arrivato non conta. Nulla lo spaventa, perché avrebbe fatto qualsiasi cosa, avrebbe compiuto anche l’atto più abominevole, pur di rivedere quel Demone… [Premio Originalità e quarta classificata al contest "Quell'INFERNO di contest" indetto da DarkRose86 nel forum di EFP]
Genere: Triste, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Grell Sutcliff, Sebastian Michaelis, William T. Spears
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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Autore: Lolly


Titolo: Dead End [La cosa che stride]


Personaggi/Pairing: Grell Sutcliff, Sebastian Michaelis, William T. Spears [GrellXSebastian]


Genere: Introspettivo, Dark, Triste


Rating: Arancione


Avvertimenti: Oneshot, Yaoi, Non per stomaci delicati, spoiler (finale di Kuroshitsuji)


Note dell'Autore: Ho costruito il racconto utilizzando perlopiù periodi corti, che danno un ritmo spezzato alla storia. Questo perché essi compongono i pensieri di Grell Sutcliff, e quindi, per dare l’idea di un susseguirsi di percezioni ed emozioni. Le frasi in italico, posizionate a seconda dei casi in allineamento a destra o centrale, rivelano i pensieri più intimi e quasi inconsci del protagonista, rimanendo distaccati da ciò che lui è consapevole di provare.

Per quanto riguarda la descrizione dell’Inferno invece, mi sono leggermente ispirata a come nei videogiochi della saga di Silent Hill viene rappresentato l’Otherworld, anche se si tratta, appunto, solo di una minima influenza, con differenze sostanziali, tra cui la funzione stessa dell’ambiente.


Introduzione: Pareti di ruggine, strani bagliori senza fonte, un corridoio senza uscita che non porta da nessuna parte, e il suono assillante di qualcosa che stride: Grell Sutcliff non si aspettava che la Dannazione Eterna potesse avere quell’aspetto. Come ci sia arrivato non conta. Nulla lo spaventa, perché avrebbe fatto qualsiasi cosa, avrebbe compiuto anche l’atto più abominevole, pur di rivedere quel Demone…

 

 

 

 

Dead End [La cosa che stride]

 

 

"Poi dirà a quelli alla sua sinistra:

Via, lontano da me, maledetti, nel Fuoco Eterno,

preparato per il Diavolo e per i suoi Angeli.” 

 (Mt, 25,41)

 

 

 

 

 

Posso giurare di non essere mai stato all’Inferno. Mai, in tutta la mia vita. Non mi è mai servito andarci, anche perché per me la forma eterea delle Anime non ha alcun valore, e in quel luogo non ci sono esseri umani completi di corpo mortale. Meglio le persone vive, decisamente, mi sono più utili, essendo io uno Shinigami.

 

Il rumore…

 

Stride tantissimo…

Cosa, stride? Non lo so… C’è una cosa che stride, e basta. Forse non è una cosa sola, ma più cose, peccato che il risultato non cambi: è insopportabile. Mi massacra le orecchie, è come una macina che gira senza sosta, oppure una serie di ruote dentate gigantesche in movimento. Mi ci devo abituare.

Venire in questo posto è stata una mia precisa scelta.

 

Certo che però qui fa freddo…

 

Sono a torso nudo. Porto le braccia incrociate a stringere le spalle, per riscaldarmi. La giunzione del cinto scapolare, tra la testa dell’omero, la scapola e la clavicola, scricchiola.

Percepisco la mia stessa pelle incresparsi stizzita, per formare i brividi.

Non l’ho provato da talmente tanto tempo, che quasi mi sono scordato che sensazione sia, il freddo… Accidenti, se lo avessi saputo… Anche se è strano: le pareti metalliche ricoperte di ruggine hanno tracce di incandescenza. E’ come se un fuoco gelido si fosse scatenato in un lontano passato, e se solo successivamente si fosse spento pian piano. Molto surreale, come effetto. I rari visitatori occasionali come me devono rimanerne tutti impressionati.

Sono circondato da muri di ferro marronastro in un lungo corridoio dal soffitto basso, sempre che quello che ho sopra la testa sia davvero il soffitto. Non si capisce niente… Magari sono all’incontrario, con il pavimento su in alto, e non me ne accorgo. Chi se ne frega.

Un po’ comunque sono deluso… Speravo ci fosse molto, molto più rosso. Invece ci sono il marrone, l’arancione e il nero, che non mi piacciono. Di rosso ce ne è troppo poco. Che bidone che è questo posto. Io volevo grotte di roccia viva, fiumi di lava, geyser di zolfo, lingue di fuoco alte cinque iarde, e diavoletti danzanti, mentre mi ritrovo in una specie di sozza caldaia su cui è stata gettata una secchiata d’acqua.

 

Dove si va?

Dov’è che lui sta?

Nessuno lo sa!

Nessuno lo sa!

 

Muovo un passo in avanti. Non succede nulla di strano. Bene… Un altro passo, un altro ancora, e via così... Non ho scelta, devo proseguire nel corridoio per l’unica direzione consentita. Quando ho aperto gli occhi ero in piedi in fondo, dietro di me c’era solo una parete.

Non è stato poi così difficile giungere qui… Se mi sarà concessa l’occasione di tornare indietro, gliela farò vedere io a Will, per tutte le stronzate che mi dice sempre. I suoi “Tu sei pazzo.” se li può mettere dove dico io, perché fin qui ci sono arrivato per quanto fosse folle, e il come non ha alcuna importanza. Il fine giustifica i mezzi, ora più che mai.

Il caro William T. Spears, intellettualmente parlando, non vale niente. Ha lo stesso spirito di iniziativa di un barile di immondizia. Il suo ottuso mondo primitivo, fatto di regole, per me non conta. Se potesse sapere che sono infine riuscito… Pagherei per vedere la sua faccia, povero, povero Will… 

 

Il freddo e il buio sono la stessa cosa.

 

Non vedo molto bene. C’è luce in alcuni punti, in altri è completamente buio, ma io continuo ad andare avanti. Non c’è ragione di fermarmi! La strada è tutta dritta, e mi sembra di andare sempre più veloce. I bulloni e le viti che tengono unite tra loro le malferme pareti sfrecciano ai miei lati. Sto correndo?  Non me ne sono quasi accorto…

Galoppo e boccheggio come un asmatico procedendo in avanti, perché è dritto, tutto maledettamente dritto e uguale! Sento una sensazione di panico farsi strada tra le mie viscere. Ho le tempie fradice. Nel petto qualcosa rimbalza qua e là, facendomi un po’ male.

No! Mi devo calmare immediatamente!

Mi fermo di scatto, chiudo gli occhi, sistemo gli occhiali sulla punta del naso e mi liscio un ciuffo di lunghi capelli rossi. Faccio un bel respiro profondo, mentre considero che respirare per me è una cosa piuttosto inutile, soprattutto pensando a dove mi trovo.

Appunto, non posso farmi prendere dall’angoscia, non è accettabile. Proprio io, poi! Io amo il rischio, amo svagarmi… E tutto questo è terribilmente divertente! Sì, sì, è divertente, adatto a me.

Faccio un sorriso, sprecandolo per il nulla che mi opprime. Un sorriso bello largo da pervertito, di quelli che mi vengono bene…

 

Anche sorridere qui è così difficile…

 

Ecco, adesso va tutto bene.

Mi sembra strano, aver sentito la paura. E’ come per il freddo: non la provo da molto tempo, quindi è una specie di novità del momento. Meglio sorridere, senza temere l’adrenalina che mi scorre nelle vene, piuttosto assaporandola con immenso gusto.

Ho forse capito anche dove sto sbagliando… E’ ovvio, con la calma si risolvono le cose! Agitarmi non è servito a niente. 

Inspiro di nuovo, anche se è futile, poi inizio a parlare canzonatorio, usando il tono di una filastrocca imparata a memoria. Devo parlare a voce alta, poiché ho paura che per colpa di quella cosa che continua a stridere, lui non mi possa sentire… Il che sarebbe un disastro.

“Sebastian? Dove sei, caro Sebastian? Sono venuto a cercarti… Fatti vedere, fatti vedere… O sarà Grell che verrà a prenderti!”

Saltello avanti e indietro come una molla ubriaca, ridendo e strillando, agitando le braccia. Continuo imperterrito il mio teatrino per una frazione di tempo indefinito.

“Sebastian? Vieni qui, dai! Vieni, perché voglio parlare con te! Ho fatto un lungo viaggio, almeno vieni a ringraziarmi per il disturbo, come si conviene…”

Niente. Il dolce Sebastian non ha alcuna intenzione di deliziarmi con la sua incantevole presenza.

Smetto di agitarmi, profondamente deluso. Mi da molto fastidio aver fatto tanta fatica inutilmente. Ci tenevo tanto, a rivederlo. E’ bello come la luna d’estate, mi piace proprio! Non posso rinunciare a lui, devo assolutamente parlargli, e poi…

                                          

Sebastian, Sebastian… Cosa ti farebbe Grell Sutcliff? Ti farebbe un sacco di cose strane…

 

Ah, sono un porco sadico… Proprio un bambino monello… Ma Sebastian mi  ispira libidine più di ogni altro, anche più di Will, che già mi stimola parecchio in quel senso, nonostante la sua nullità intellettuale. Sebastian è in assoluto il mio preferito.

“Sebastian! Lo so che sei qui! Io continuerò a gridare finché non ti farai vedere!”

Sinceramente, non mi aspetto una risposta in questo momento. Sono pronto a urlare ancora, e già ho la bocca aperta per ripetere per l’ennesima volta “Sebastian”, quando una voce squisitamente familiare blocca la mia intenzione.

“Stai importunando tutto l’Inferno con i tuoi schiamazzi inconsulti, Grell Sutcliff. La tua educazione lascia sempre molto a desiderare…”

Mi salta il cuore (Ora mi ricordo cos’è che batte nella mia cassa toracica!) in gola, e riprendo ad agitarmi convulsamente, manco fossi epilettico, strillando.

“Sebastian! Sebastian! Oh, allora ci sei!” esclamo alle pareti vuote, perché non so esattamente da dove provenga la sua voce.

Sono tentato di guardare più avanti nel corridoio. Qualcosa mi dice che lui è lì, nel buio.

“Non dovresti più chiamarmi Sebastian. Il contratto con Ciel Phantomhive è scaduto, quindi quello non è più il mio nome.”

“Lo so… Ma non so quale sia, il tuo vero nome…”

“Tutti e nessuno in particolare.”

“Allora, per comodità, continuerò a chiamarti così, anche se è solo uno sporco nome mortale… Sempre che non ti dispiaccia, mio caro…”

“E’ indifferente, basta che la smetti di agitarti.”

Mi blocco, strofinando tra loro le mani racchiuse nei guanti, un’aria estatica sul viso infiammato. 

“Sono venuto a vederti… Londra ha smesso di bruciare, il Conte è scomparso, la magione è bruciata… Sapevo che tu ti trovavi qui.”

“Quindi… Riesci a vedermi? Vedi la mia forma?”

Chiudo di nuovo gli occhi corrugando la fronte, e mi concentro. E’ strano… E’ molto strano quello che la mia mente crede di percepire, un po’ più avanti…

“Sei tu quella figura nera?” Chiedo senza mentire su ciò che ho visto, per una volta nella mia vita “Sei come una nuvola densa e gravida di negatività, mio bel Demone… Hai un aspetto bizzarro adesso, non distinguo bene i tuoi contorni.”

“Sì, sono io, e non ti sto permettendo di vedermi. Ma basta parlare di me. Dimmi… Che cosa vuoi?”

“Sebastian… Perché non torni? Perché non fai un nuovo contratto? Mi annoio talmente tanto da quando sei sparito… Mi divertivo quando c’eri tu…”

Metto le mani sui fianchi, e via! Riparto con il mio sorriso da ritrattistica, aggiungendo da dietro le lenti un occhiolino malizioso alla mia espressione già lasciva.

“Magari nei prossimi anni.” risponde acido come fa sempre con me.

“Ma io ci tengo che sia adesso… Oh, ma se sei ancora in fase di digestione per quanto riguarda l’Anima di Ciel Phantomhive, pazienza niente contratto… Stiamo solo io e te, soli soletti, va bene anche qui… E ne approfittiamo per spassarcela un po’, fare una conoscenza più approfondita l’uno dell’altro, con scambi di lingua e valutazione degli eventuali attributi…”
Mi metto ad ancheggiare vistosamente girando su me stesso, tanto so che lui mi sta osservando.  Alla terza lenta rotazione, però, vedendo che non reagisce, mi fermo contrariato.

Quando finalmente sento di nuovo il suono della sua voce deliziosa, mi sembra diversa… Non è più ovunque, ma mi giunge alle orecchie da davanti, da un luogo preciso.

Forse ho capito... E allora sorrido.

 

E’ da tanto che quella voce non si fa sentire così bene.

 

“Ah, Grell, Grell… Non sei cambiato… Ti applichi molto per espormi le rivoltanti porcherie che il tuo cervello architetta senza interruzione…”

Dovrei offendermi per questo, a non lo faccio. E’ la verità, in effetti, né più né meno. Le “rivoltanti porcherie” citate, si sparpagliano ovunque io passi. E’ più forte di me…

Continuo a sorridere, mi lecco le labbra.

 

E’ dannatamente eccitante…

 

Davanti ai miei occhi, giunge a passi lenti e calcolati un individuo di aspetto molto umano, vestito impeccabilmente come un maggiordomo. Non avrei mai potuto dimenticarmi di lui… I suoi lineamenti, anche se falsi, sono delicati e morbidi, incorniciati dai capelli corvini. Nella sua apparizione da Sebastian Michaelis, non c’è niente che non sia splendido. Le palpebre sono di giusta misura, la punta del naso esattamente proporzionata, la bocca né troppo larga né troppo piccola. Non mi stupirebbe affatto se, misurandolo, si scoprisse che la lunghezza del corpo corrispondesse a quella della testa ripetuta per nove volte, come per le perfette statue della Grecia Classica.

Si ferma a poca di stanza da me, e piega il capo di lato, con un’espressione che non dimostra ostilità.

“E’ lodevole che tu sia giunto fino all’Inferno solo per propormi di partecipare alle tue disgustose pratiche sessuali, Grell, ma declino l’offerta, anche se mi chiedo come abbia fatto uno Shinigami, un essere superiore che non appartiene né a questo posto né al Paradiso, ad arrivare qui… Avrai perso un sacco di tempo a scervellarti per trovare il metodo. Molto inutile, da parte tua. Si vede che non hai proprio niente da fare.”

“E tu questo lo chiami Inferno? Fa freddo, non c’è fuoco, e non vedo nessun’Anima che si contorce tra supplizi imperituri…”

“Ognuno ha la dannazione che si merita, è soggettivo. Se ti piacesse, non sarebbe Inferno. Adesso vattene.”

“Non sei per niente riconoscente, amore caro…”

“Non chiamarmi così. Tu non provi amore, ma solo una sottoforma di passione perversa per tutto ciò che non è lecito.”

“E’ la stessa cosa. L’amore, come lo chiami tu, non è appunto una passione?” domando caustico alzando le spalle per stuzzicarlo “Se è così, io provo un sacco di amore! Ma cosa ne sai tu, che sei un Demone? Non vorrai mica farmi credere che ami qualcuno…”

Non mi risponde.

Continuiamo a sorriderci a vicenda, senza fiatare. Avverto la cosa che stride, e nient’altro. Che sorrisi falsi, quelli che ci lanciamo… Lo facciamo entrambi, eppure nessuno dei due vorrebbe. Che situazione grottesca!

“Come hai fatto?”

Il cambiamento dell’ argomento è stato così repentino e improvviso, che rimango per qualche attimo inchiodato nella mia espressione senza volerlo, mentre il mio cervello tenta di captare le parole e di dare un significato alla domanda.

“Come ho fatto a fare cosa?”

So esattamente cosa vuole chiedermi, ma fingo di essere tonto.

Non so nemmeno bene perché io mi stia comportando così, perdendo il mio tempo a cianciare del più e del meno, quando potrei saltargli addosso e strappargli tutti i vestiti baciandolo come non ho fatto mai. 

 

Hai voglia di giocare, Sebas-chan?

 

“In che modo sei arrivato nel luogo della Dannazione Eterna?”

Schiocco la lingua.

Che bello, che bello, Sebastian vuole giocare, Sebastian vuole sapere tutto… Perché non accontentarlo? So che adora la sofferenza quasi tanto quanto me, quindi gli piacerà la mia risposta… Crede di essere migliore di me, quando il nocciolo del suo animo è marcio e traviato anche più del mio.

“Il viaggio è diverso da quello per arrivare nel Mondo degli Shinigami. Ho capito che dovevo giungere qui senza il mio Corpo. Quello l’ho lasciato sulla terra, in bilico…”

 

…tra la vita e la morte…

 

“Non sono morto, ma non sono neanche vivo. Me ne sono separato provando un dolore insostenibile, talmente lancinante da portare la mia essenza alla disgiunzione…  Non puoi immaginare… Ma non c’era altra soluzione… Ho pianto e gridato, immerso nell’acqua, la quale obbligava ciò che mi legava al Mondo a scivolare via… E’ magnifico, vero?”

“Stupefacente.” Asserisce ironico “Giulietta avrebbe fatto altrettanto per il suo Romeo… Peccato, che sia tutto inutile… Il tuo, ehm, come l’hai chiamato? Ah, sì! Il tuo stare in bilico non servirà a niente.”

Adesso basta blaterare.

Voglio approfittarne, anzi, devo. Non ho tutto il tempo dell’universo per stare con Sebastian. Potrei svegliarmi, potrei morire davvero, potrebbe raggiungermi la cosa che stride e portarmi via, dove è tutto nero e di rosso non ce n’è neanche un po’, dove non ci sono specchi, dove non si uccide e non si può morire, quando la morte sarebbe la più dolce delle benedizioni!

 

Prendimi, Sebastian. Prendimi prima che sia troppo tardi, prima che la mia Anima si consumi, prima che sgorghi troppo sangue dalle mie folli ferite! Ho sofferto troppo per non giungere a nulla, non me lo perdonerei mai, se tutto quel dolore andasse sprecato!

Il Tempo è mio nemico, nemico della mia passione depravata! Voglio degustare il tuo sapore almeno una volta!

Prendimi e baciami, Sebastian, perché non si sa quando sarò costretto ad andarmene. Regalami la soddisfazione di averti toccato come desidero, ruba dalla mia bocca ciò che esibisco senza alcun ritegno!

Forse hai ragione tu, non sono innamorato, sono solo pazzo di te, che sei la mia demoniaca ossessione! L’Amore non è affare per noi, tanto diversi per natura, ma tanto simili nei nostri pensieri perversi! Noi non siamo capaci di amare!

Dimentichiamo il Mondo Terreno, scordiamo il Paradiso e l’Inferno! Creiamo il nostro Eden, solo tuo e mio, dove il Peccato e la Virtù non esistono. Liberiamoci dal pregiudizio, nessuno lo saprà mai!

Io ti desidero, Sebastian!

Prima che tutto finisca, voglio sentire la tua voce strozzata dalla lussuria invocare il mio nome! Non costringermi a continuare l’inseguimento, ora che sei sfuggito da quella catena infetta su cui era inciso il nome di Ciel Phantomhive! I granelli della sua clessidra terminarono di scendere per lo stretto collo di vetro, così come ora stanno per finire i miei.

Ti prego, mio splendido Demone… Trascinami nel vortice rosso dell’orgasmo, fammi provare come ci si sente a saggiare con la punta delle dita la tua cerea pelle sudata, ad assaporare le tue labbra morbide, ad incontrare il fremito nelle tue pupille…

 

Era questo, quello che volevo… Dagli steli spinosi e rigidi escono sempre rose morbide e profumate… Anche nel mio angolo dell’Inferno, le rose rosse sono sbocciate, sbocciate come un tappeto sul metallo di un pavimento rovente di freddo, dove giace la mia persona.

Non so come io abbia fatto, non mi ricordo bene le parole che ho pronunciato, né i miei gesti. Forse mi sono limitato a tacere, ho preso la mano del mio Demone, ho tentato il più disperato degli abbracci.

“Non ho il tempo…” devo aver detto poi.

Non credo di aver espresso altre frasi sensate, prima di essermi ritrovato steso a terra, nella medesima posizione in cui mi trovo ora.

Sebastian mi sovrasta, accarezzandomi i capelli, e sorridendo come sempre. La sua mano avvolta in un guanto immacolato gioca con una mia ciocca rossa, facendosela passare tra le dita, mentre io gli accarezzo lentamente i fianchi, rapito dalle sensazioni piacevoli che quel contatto mi provoca.

Avrei molte cose da dire... Vorrei chiedergli se sto solo sognando, oppure ancora se mi sta prendendo in giro. Sono bastate quattro semplici parole…

 

Non. Ho. Il. Tempo.

 

Perché? Perché? Perché non prima? Perché proprio in questo momento, Sebastian, mio caro? No… Questo non ha alcuna importanza, ormai.

Lo afferro stretto, artigliandomi come un naufrago esangue, in mezzo al mare in tempesta, si aggrappa all’unico scoglio, anche se la roccia bagnata è tagliente come una lama.

Non devo chiedere null’altro. Nessuna domanda a parte una sola, poiché tutte le altre sarebbero solo stupide, inutili, e rimarrebbero probabilmente senza una risposta. L’unica cosa che devo pretendere è…

“Sebastian… Baciami… Baciami e poi facciamo l’amore qui… Prima che io debba andarmene…”

Non aspetto nessuna risposta verbale. Lui deve agire, non parlarmi.

Chiudo gli occhi, aspetto, deglutisco piano il nodo di saliva che mi si è fermato in gola, ansimo per quanto sia superfluo, stringo le dita, distinguo le gocce di sudore gelido che bagna la mia fronte e il mio petto, il sangue che viene pompato nelle arterie.

Deve fare presto, prima che la cosa che stride ci raggiunga e mi porti in un luogo buio! Non voglio andarmene via senza la mia depravata ricompensa! Desidero cogliere più di ogni altro il frutto dei miei gesti squilibrati e masochisti!

Avverto un respiro freddo… Una pelle che non mi appartiene sfiora con dolcezza le mie labbra di brace.

Non aspettavo altro... La mia mente si offusca sotto l’effetto dell’oppio più potente e velenifero che io conosca… Il gusto del sesso imminente…

 

La cosa che stride si fa sempre più vicina. Le ruote dentate girano più forte.

 

“Il tuo tempo è scaduto.”

Spalanco gli occhi, tremante, incapace di pronunciare anche una sola sillaba.

“Il tuo tempo è scaduto.” Ripete il mio demoniaco amante, fissandomi da vicino, da troppo vicino.

“Io… Il tempo… Io non…”

“Stai morendo, Grell Sutcliff. Gli Shinigami sono eterni, non immortali… Te lo sei dimenticato? C’è differenza tra i due termini, dovresti saperlo. Il tuo corpo non riesce più a reggere la blasfemia sacrificale che hai compiuto… Presto il tuo cuore smetterà di battere… Se non fai ritorno, rimarrai bloccato qui, in questo vicolo cieco che è il tuo Inferno…”

Lo vedo rialzarsi in piedi, portando con lui le mie emozioni di piacere. Sorride ironico, il bastardo, guadandomi dall’alto in basso.

“Non è vero, Sebastian…” cerco di mentire, tentando di convincere più me che lui.

“Non senti ancora nessun dolore o fastidio?”

“No!”

“Bugiardo. Le tue braccia tremano. Ti fanno male, non è così?”

Ha ragione lui. Sto tentando di negare e di seppellire con tutte le mie forze quel doloroso formicolio che avverto dai polsi fino ai gomiti. Pulsa, minaccia di squarciarmi la pelle, di far esplodere i muscoli dall’interno. Quasi non riesco a tenere fermi gli arti, e purtroppo se ne è accorto…

Quello che ho fatto sta tornando a galla… Ma perché? Perché proprio adesso il mio lurido corpo ha deciso di cedere? La cosa che stride è troppo vicina…

“Non voglio andare via. Prima devo avere quello che mi spetta di diritto! Io voglio te, Sebastian! Tu mi devi possedere, qui, adesso, in questo istante!”

“Vuoi che la tua Anima rimanga all’Inferno per sempre? Io me ne andrò, e tu rimarrai qui da solo…”

 

Insieme a quella cosa che stride.

 

“Io non morirò!”

“Oh, si che morirai… Se scegli me. Se te ne vai, invece, non rimarrò qui ad aspettarti di nuovo. Farò un altro contratto e scapperò da te. Dovrai ricominciare tutto da capo per cercarmi…”

Mi ha fregato. Sebastian mi ha fregato, come sempre! Lo odio, lo odio! Avrei potuto scommetterci, che la sua docilità fosse solo tutta una messa in scena per prendermi per il culo! E’ stato troppo facile…

E adesso sono io che mi dispero per ciò che non potrò avere… Sarà pur vero quello che sostiene Sebastian, il fatto che io non possa amare… Ma desiderare, anzi, bramare… No, quella è la mia stessa essenza malata!

Un dolore inimmaginabile mi esplode in queste maledette braccia. Sono costretto a piegarmi in due gemendo, tenendomi le carni sofferenti. E’ qualcosa di orribile che mi rosicchia i muscoli…

“Ora capisco cosa tu ti sia fatto… Avrei dovuto immaginarlo, contorto come sei.”

Sei lunghe linee nerastre si disegnano sulla pelle che duole. E’ lo stesso colore che contraddistingue la cancrena ormai avviata, la quale divora e rode ogni cosa che si spegne piano.

No, non ci riesco… Le orecchie scoppiano per il rumore assordante, le braccia muoiono. Non posso stare qui… Mi fa male ammetterlo, ma non posso… La sofferenza fisica mi piace osservarla nelle mie vittime, non provarla così…

Anche questa volta, Sebastian l’ha avuta vinta.

“Me… Me ne vado…” riesco a mormorare con il fiato spezzato.

“Saggia scelta. Tanto c’è qualcuno che ti sta aspettando...”

Non chiedo ch sia. Non voglio saperlo, né ne ho la forza. Sono distrutto, divorato dalla necrosi e dalla rabbia…

C’è solo una cosa che ambisco sapere.

“Se-Sebastian… Dimmi s-solo… Che cos’è che stride in questo modo?”

La sua faccia si fa tutto ad un tratto interrogativa. Alza le spalle.

“Io non sento niente…”

 

Bugiardo.

 

La parola bugiardo è l’ultima cosa che penso, prima di vedere tutto diventare nero.

 

La cosa che stride… E’ la mia Morte.

 

 

Una bolla di ossigeno fuoriesce con fatica dalla mia gola. Devo deglutire più volte per non strozzarmi. C’è un retrogusto amaro nella mia saliva. Un odore agrodolce che conosco fin troppo bene penetra con forza nelle mie narici. E’ il profumo del sangue, della carne fresca. Mi è sempre piaciuta, questa fragranza meravigliosa…

Non riesco a controllare le mie braccia, che si sollevano in alto, mentre le dita rimangono contratte in uno spasimo. Le mie mani somigliano a due ragni morti.

E’ tutto viscido. Dappertutto è bagnato, umido. Sono disteso in posizione semiseduta, le mie gambe stanno immerse nell’acqua di una grossa bacinella ovale.

 

E’ di ferro… Ferro arrugginito.

 

I miei occhi spalancati fissano davanti a loro qualcosa che non riescono a mettere a fuoco. E’ una cosa ovale e rosata. Scommetto che se potessi toccarla sarebbe morbida. E’ il viso di qualcuno, riesco a capirlo, anche se intorno a me è tutto sfuocato e scuro. Sembra di essere ancora nel luogo in cui ho visto Sebastian… Potrebbe aver cambiato idea finalmente, aver capito che noi due siamo stati creati per annegare insieme nelle acque torbide della Lussuria. Sì, deve aver fatto qualcosa, deve aver usato uno dei suoi sporchi giochetti mefistofelici per salvare il mio corpo, e adesso mi sta sostenendo per le spalle dal bordo di questa stupida bacinella.

Vorrei parlare, gridare il nome del mio bellissimo Demone, eppure riesco solo a emettere strani gorgoglii gutturali che mi raschiano il fondo della gola.

“Con enorme sforzo, ho sempre tentato di persuadere me stesso sulla tua effettiva sanità mentale... Peccato che oggi tu mi abbia dato l’ennesima prova contraria a questa teoria, Grell Sutcliff. Ancora mi chiedo perché i superiori mi chiedano continuamente di perdere tempo con te, quando è evidente che tu sia un caso perso di inettitudine e imbecillità.”

No… Non è Sebastian. E’ qualcun altro che parla, ma la sua voce mi è comunque familiare.

Riacquisto pian piano la vista, e riesco a distinguere i lineamenti di chi mi sta sorreggendo. Ha un bel viso pulito su cui si nota un’espressione contrariata, i capelli scuri tagliati impeccabilmente, un paio di occhiali dalla montatura severa sulla punta del naso.

Sorrido debolmente, con una fatica inimmaginabile. E’ William T. Spears… Il mio Supervisore… Capita ogni volta come una specie di Deus ex Machina, è incredibile il caro Will! Nonostante il suo cervello bacato, riesce sempre ad arrivare al momento giusto… O sbagliato, a seconda dei punti di vista.

“Will… William…”

Il nome che fuoriesce dalle mie labbra è un sussurro stremato.

“Si può sapere cosa stai cercando di fare? Che idee irragionevoli che ti vengono in mente… Tentare il suicidio quando c’è una tale carenza di personale… Questo ti costerà un’ennesima degradazione, stanne certo.”

“N-no… Avevo tutto sotto controllo, te lo giu-giuro…”

“Non giurare quando non puoi permettertelo. Questo mattatoio non è esattamente l’immagine di ciò che io definisco sotto controllo. Guardati intorno, guarda te stesso… E’ un disastro, in pieno tuo stile. C’è praticamente la tua firma, qui dentro. E per fortuna che sapevo esattamente dove trovarti, altrimenti chissà cosa sarebbe successo! Ti saresti ucciso, ti rendi conto?”

Riacquistando un po’ di vitalità, mi metto seduto e osservo intorno a me. La stanza, racchiusa tra quattro mura annerite dal fuoco, è quasi del tutto spoglia. In giro ci sono ceneri e oggetti in metallo contorto dal calore, ormai irriconoscibili. Penso che originalmente  fossero dei candelabri, ma nessuno può affermarlo con certezza. Ci sono anche la mia giacca rossa, la mia camicia, il mio gilet e il fiocco del colletto buttati in un angolo alla maniera del pattume.

E’ questo ciò che resta di una camera della villa dei Conti di Phantomhive, divorata dalle fiamme per la seconda volta.

Il pavimento bruciato è costellato di macchie vermiglie. Ce ne sono di più estese e di più piccole, tutte intorno alla mia bacinella. La più grande è qui accanto, e ha un contorno irregolare.  Circonda, come una grottesca aureola, un voluminoso coltello dalla lama affilata imbrattata di altro sangue, che sfolgora di cremisi sul metallo di cui l’arma è fatta. E’ una visione deliziosa per i miei occhi avidi di atrocità…

“Guarda cos’hai fatto alle braccia.”

Ah, già, le mie braccia! Me ne stavo dimenticando! Sono lì, rigide davanti a me, e non le sento neppure, quasi non mi appartenessero più. Tre lunghe linee parallele le solcano dall’interno del polso fino all’incavo del gomito, tre profondi intagli scarlatti dai bordi frastagliati per la coagulazione già parzialmente avviata rigurgitano piccole gocce del medesimo colore.

 

Tre più tre fa sei.  Sei è il numero del Diavolo.

 

In basso, l’acqua non è trasparente, ma rosata, ed è gelida. Non mi ricordo se fosse così fredda, quando mi ci sono immerso. Che interessante bizzarria…

E’ stato un buon metodo per accelerare la perdita di sangue, e cadere in questo modo nello stato di incoscienza. Un essere umano qualunque non avrebbe avuto scampo: sarebbe morto dissanguato come un maiale in pochi minuti. Visto che io sono uno Shinigami invece, io non ho potuto tiare le cuoia tanto in fretta. E’ così che sono passato ad uno stadio intermedio tra la vita e la morte. Non sapevo fino a che punto il mio corpo avrebbe retto, ma è stato un rischio che ho voluto correre comunque. 

Sì, sono un genio, l’ho sempre detto, e sono compiaciuto di me per questo. Sarebbe stato tutto perfetto, se solo fosse durato più tempo… Il mio Sebastian non avrebbe avuto scampo.

“Sei impazzito del tutto, questa volta?”

Ci penso un attimo, fissando la ruggine in fondo alla vasca. E’ marrone.

La bacinella in ferro, il freddo, le tracce di un incendio, la ruggine… E’ il mio Inferno, mio e di nessun altro, come Sebastian!

Sorrido stralunato fissando nuovamente la faccia indignata del povero Will, che crede di sapere tutto quando in realtà non capisce un tubo di niente. Mi fanno pena lui e la sua testa incassata tra le sue assurde leggi etiche. Povero idiota!

Mi metto a ridere sguaiatamente, come il demente che lui crede io sia.

“Va bene, ho capito… Farò nuovamente presente ai superiori il fatto che tu non sia in nessun caso capace di controllare i tuoi comportamenti, e questa volta prenderanno provvedimenti radicali. Ricorda, sei tu che mi stai obbligando a fare tutto questo… Tu e la tua stupida ossessione per quel Demone repellente…”

 

No, Will… Sei tu che sei un insulso mentecatto…

 

William è incapace di mettersi al posto degli altri, di comprendere cosa uno provi. La mia passione per Sebastian è indecifrabile per lui.

E’ anche ovvio: in testa ha quattro idee razionali, chiare e funzionanti, e non si discosta mai da loro. Sono diventate dei dogmi inflessibili. Ogni fenomeno ha una spiegazione all’interno dei suoi pochi e limitati pensieri, ad esempio: io provo un sentimento travolgente e immorale per Sebastian, e allora per sillogismo sono uno squilibrato. Semplice e preciso, cosa si può chiedere di meglio?

Ma Will non capisce nulla… E’ vero, sono pazzo, ma pazzo di Sebastian! Lui è mio, mio, mio, e mio soltanto! Quando il meccanismo si avviò quella notte di tanto tempo fa quando ci scontrammo la prima volta, un intenso gioco infernale ebbe inizio, un eterno girotondo che è impossibile fermare. Non mi arrenderò mai, fino a che quel Demone non sarà stretto nella mia malsana morsa.

Perché sarà anche pur vero che nel mio Inferno io continui a cercarlo per lunghi corridoi braccato dalle cose che stridono senza poter mai realmente sfogare i miei istinti sulla sua pelle profumata… Ma è anche certo che nel suo di Inferno, alla fine del Vicolo Cieco io ci sono sempre ad aspettarlo, leccandomi le labbra e pregustando un assaggio alle demoniache delizie che potrebbe offrirmi.

 

The End

 

 

 

Piccola nota finale: Ebbene sì, quarta classificata, più Premio Originalità! Sono davvero felice, non so che dire… Ringrazio tantissimo DarkRose86 per avermi permesso di partecipare a “Quell’INFERNO di contest”, e per aver apprezzato questa mia piccola opera senza pretese!

Ancora grazie…

Un bacio [insanguinato] a tutti!XD

Lolly<3

 

 

[PS: Voglio fare una piccola dedica.

Questa fan fiction voglio dedicarla

alla persona che più odio in questo momento,

ma che, paradossalmente, mi ha terribilmente ispirata nello scrivere,

dato che l’ho fatto per sfogarmi e distrarmi da lei.

Tanto, in ogni caso, non leggerà mai tutto questo, ne sono certa.

Grazie mille, Carlo, per avermi usata e poi buttata via

come un giocattolo rotto, quando io ero davvero innamorata.

Senza la tua meschinità e la tua codardia,

non avrei mai descritto con così tanto sentimento

la pena e l’ossessione del caro Grell Sutcliff.

Grazie mille, per avermi fatta soffrire,

non avrei preso un così alto punteggio al contest.

Elo.]

 

  
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