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Autore: Steffa    07/11/2009    6 recensioni
Prima classificata al contest 'Son Of The Night', indetto da My Pride e Valerya90
"E voi, miei giovani amici, miei seguaci.
Siete affascinati da questo mio racconto, non ho forse ragione? Desiderate provar le mie stesse sensazioni, desiderate il potere, il sangue immortale.
Volete scoprire quanto forti possano essere i vampiri, volete vedere con i nostri occhi.
Ebbene, chiudete gli occhi, miei cari."

Vampire!EdwardxRoy; Roy Centric
Non andate stanotte. Quando giunge il mattino, Maestro, portatemi con voi, portatemi là dove vi nascondete dal sole. E' dal sole che dovete nascondervi, vero, Maestro? Voi che dipingete cieli azzurri e la luce di Febo in modo più brillanti di quanti la vedono, non la vedete mai... [Armand il vampiro]
Genere: Dark, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Edward Elric, Roy Mustang
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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Note dell'Autrice: Allora... ù_ù
Questa fic è maledetta, lo si sa...
Continua a non convincermi del tutto, ma dato che mi odia, la invio, anche perchè proprio ora mi lampeggia la finestrella di msn della vampirozza, che credo mi stia minacciando con quella faccina amorevole... °_°
Ho voluto prendere spudorata ispirazione dal libro stesso, dal quale è tratta la frase che ho adoperato...
"Armand il vampiro" di Anne Rice *w*
Potrete notare come abbia quasi immedesimato Roy ed Edward in due dei personaggi di quel libro, prendiamolo come una sorta di omaggio a una delle mie scrittrici preferite XD
Buona lettura! ^^
Frase Scelta: 5 - Non andate stanotte. Quando giunge il mattino, Maestro, portatemi con voi, portatemi là dove vi nascondete dal sole. E' dal sole che dovete nascondervi, vero, Maestro? Voi che dipingete cieli azzurri e la luce di Febo in modo più brillanti di quanti la vedono, non la vedete mai... [Armand il vampiro]




Shine Obsession


Amavo e ancora oggi amo le cose brillanti, quelle luminose.
La luce di per sé costituiva un’attrazione che nel corso degli anni mai si è affievolita.
Si potrebbe invece dire che poco per volta la mia fosse divenuta una vera e propria ossessione.
La cercavo, la bramavo ed ero giunto alla conclusione che solamente i ricordi mi avrebbero donato l’illusione di una minima soddisfazione.
Nella mia mente la vedevo chiaramente.
Il Sole con la sua corona dorata, raggi irradiati attraverso un cielo di un azzurro così intenso da ferire gli occhi, distese infinite di verdi campi, fiori che si appropriano egoisti di quella luce per sbocciare superbi e sicuri della loro bellezza.
Preferivo non dover pensare a quanto tempo fosse trascorso dall’ultima volta in cui avevo, ignaro, ammirato il mio ultimo tramonto, anche se posso fingere di ricordare il calore di quell’ultimo raggio morente.
Più volte mi chiesi come avessi potuto essere talmente cieco e sordo di fronte a quella creatura luminosa, quell’essere che anche in mezzo alle tenebre sembrava emanare un’aura calda e avvolgente, quasi soffocante.
Era un tipo, come si può dire ai giorni d’oggi.
Biondi capelli raccolti in una coda; amavo scioglierli per vederli fluire sulle spalle come onde di un mare al tramonto.
Occhi penetranti, color dell’ambra più chiara e pura vista contro la luce del sole.
La pelle forse un po’ troppo candida, ma faceva la sua figura di certo.
Viso angelico per ingannare, ma non voluto effettivamente.
Quella nei suoi confronti non era attrazione, sarebbe stato un osceno eufemismo definirla in tal modo.
Lui era stella e buco nero che inghiottiva tutto quel che osava gravitargli attorno.
Lui era compagno e nemico mortale; vita bruciante e sangue denso sulle labbra.
Lui era fredda indifferenza, lacerata da focoso desiderio.
Impossibile sapere chi tra noi fosse stato il primo a venir attratto da quella che poteva essere simile a una malattia.
Degradante; distruttiva agonia di corpi e mani, pelli e sangue, ancora.
Con dolce nostalgia posso ricordare un giorno di molti, infiniti anni addietro, quando ancora potevo sfidare sfacciatamente la luce del Sole, quando la mia pelle beveva tale luce, assumendo colorazioni tendenti al miele.
Era notte, ovviamente e lui era divenuto solito farmi visita già da diverse lune assiduamente.
La pelle percorsa da brividi per quelle sue pallide mani, piccole e delicate, fredde e dolorose quando stringevano inconsciamente la presa sulla mia misera carne umana.
Labbra livide che scorrevano dalla fronte, scendendo per soffermarsi qualche istante sulle palpebre chiuse, proseguendo attraverso le gote, guidate poi dalla linea della mascella per poter finalmente trovare la meta sul collo.
Pelle palpitante, violacee ramificazioni celate alla vista di molti, non a lui.
In una notte come quella, una notte come tante, in tutta la sua romantica arroganza, aveva parlato.
- Nacqui in un giorno di sole, da una fanciulla figlia di Apollo. Nacqui piangendo il tuo nome quando ancora non era stato pensato dagli avi dei tuoi avi. Nacqui e vissi in attesa della tua venuta, ogni secondo teso verso l’essenza di te che doveva essere ancora raccolta per darti un’anima. -
- Quando, Maestro, quando vi stancherete di me? Quando stringerete la presa sulle mie fragili ossa per riconsegnarmi alla Madre Terra? - chiesi aggrappandomi al suo corpo minuto, come quello d’una fanciulla, ma saldo come una roccia.
Mi zittì poggiandomi un dito sulle labbra ancora dischiuse.
- Quando un girasole deciderà di sua sponte di seguire l’insufficiente luce della Luna, per amor della stessa. - volle rincuorarmi con quelle parole, il tono ridotto ad un mormorio armonico.
Ma io temevo a credergli, troppo insicuro delle mie limitate percezioni.
- Portatemi con voi, Maestro. Portatemi dove trovate riparo dalla luce di Febo. - lo pregai allora.
Era la prima volta che avanzavo tale richiesta, nonostante fosse da molto che tentava la mia mente.
- Come potrei sottrarti al tuo amato Febo? Che mostro sarei? - replicò senza apparente riflessione.
- Edward. - pronunciai il suo nome in un lamento e una preghiera.
Non capitava spesso che chiamassi il suo nome, come voleva l’etichetta di quei tempi.
Soprattutto, però, perché mi sembrava sempre troppo grande per le mie labbra, temevo che non sarebbero state in grado di sillabarlo correttamente.
- Roy. - mi imitò e voleva essere una dissuasione.
- Ti scongiuro. - mi lamentai, quella notte più insistente del solito.
- E’ l’alba. - rispose solamente, abbandonando quel nostro abbraccio reso tiepido dal mio corpo.
E il sole sorse.
Lui se ne andò nel suo posto segreto e irraggiungibile.
Per anni non cambiò mai nulla, finché non ottenni la realizzazione del desiderio che più bruciava le mie carni umane.
Non è importante come divenni quel che sono.
Ecco, vi ho mentito proprio in questo istante.
Preferirei non ricordare, ma sarebbe falso se dicessi di preferire non aver mai fatto quel che feci.
Che ingombrante gioco di parole.
Avete perso il significato di quella frase?
Ebbene, non crucciatevi, è più che normale, poiché nemmeno io l'ho compreso appieno.
In ogni caso, fu la prima volta in cui vidi il volto di Edward trasfigurato dalla rabbia.
Provai una paura folle sin dal primo istante e ve ne furono molti, di istanti intendo.
Pagherei con il mio sangue immortale l’essere che non si sarebbe ritrovato dannatamente indifeso trovandosi al mio posto.
Non avevo mai disobbedito a una richiesta di Edward e lui non mi aveva mai pressato con un ordine inviolabile.
Forse fu per questo, perché ingenuamente non avevo compreso l’immensa libertà che mi era stata concessa, il motivo per il quale andai incontro a quella punizione.
Edward soleva aggirarsi per i bassifondi della città, prima di venire a farmi visita, me lo aveva rivelato lui stesso, sicuro della fiducia che voleva riporre in me.
Non mi disse che cosa andasse a fare in quei luoghi e anche se glielo domandai, non mi rispose.
Una sera, tronfio della mia spavalderia e del desiderio di vedere quanto prima l’oggetto perenne dei miei pensieri, volli inoltrarmi in quelle vie sconosciute ai miei passi e ai miei sguardi.
Più che in delle vie, mi ritrovai in straducole sommerse da ambo i lati dalle abitazioni alte e strette dei poveri, quella parte di popolazione che mai avevo incontrato in vita mia.
Mi sentii subito a disagio e mi strinsi con forza nelle mie vesti riccamente adornate; la calzamaglia di un blu talmente scuro da esser scambiato per nero in quelle fioche luci che sporadicamente illuminavano quel quartiere.
Fu la prima volta, inoltre, che trovai della luce che non mi attirasse come una calamita.
Quel lume sporco, quasi con il sentore di malato; non lo desideravo.
La tunica di un cangiante blu, bordata da strisce dorate, era totalmente fuori luogo, sentivo che attirava decisamente troppo l'attenzione.
Uomini ubriachi giacevano senza forze contro i muri delle case, tra il sudiciume che regnava sovrano sul ciottolato; immondizie di ogni genere, cibi decomposti e puzza di liquame, che scorreva a terra, proveniente da non volevo saper dove.
In quella mia assurda avventura, mi chiesi per quella che era la millesima volta che cosa Edward facesse in un luogo come quello, cosa lo attirasse ogni sera per tenerlo lontano da me poche ore, che mi sembravano interminabili.
Mi persi in quel labirinto di sbocchi identici tra loro, senza aver la possibilità di trovare punti di riferimento degni di tal nome.
Era ovvio che sarebbe finita così.
Il panico si presentò lentamente, come uno strisciante ospite che invade indesiderato la propria dimora.
Cominciai dapprima a camminare più svelto, tenendo il capo abbassato per non incontrare lo sguardo di nessuno, temendo quelle iridi lascive e liquide, folli.
Ben presto quel passo affrettato divenne un principio di corsa e in un tempo ancor più breve, mi ritrovai a schizzare sullo strato lurido e viscido della strada, rischiando di scivolare ad ogni falcata, ma non preoccupandomene.
Svoltavo agli angoli senza il minimo raziocinio, lasciando che il terrore mi sopraffacesse e mi guidasse verso quella che non sarebbe potuta essere che la mia fine.
Probabilmente, nonostante tutto, la mia non fu altro che fortuna sfacciata.
Avrei potuto incontrare chiunque: assassini, ubriachi violenti, ladri senza scrupoli.
Incontrai invece Edward.
Lo trovai mentre svoltavo l'ennesimo angolo e, ritrovandomi con il vicolo bloccato da due persone, non potei che fermare quanto prima il mio avanzare, sbarrando gli occhi nel terrore, chiedendomi vagamente chi fossero, cosa volessero da me, anche se non mi avevano nemmeno notato.
Non era molta la luce malsana che riusciva a squarciare quell'oscurità da bettola, ma quando i miei occhi si abituarono a quel che c'era, non potei che riconoscere il mantello del mio Maestro.
Capii all'istante che era lui, poiché giorni prima mi disse che gli era stato regalato da un qualche Sultano di un qualche paese lontano, unico nel suo genere.
Ebbene, non credo d'aver compreso veramente che quello fosse Edward dal principio, poiché la mia attenzione era concentrata in un punto ben particolare.
L'angolazione di quei due corpi era perfetta perchè io potessi vedere due lunghi canini sporgere dalle labbra di Edward, conficcate nel collo di quello sconosciuto.
Non vidi sangue, nemmeno una goccia per grazia della maestria e dell'eleganza con cui Edward stava nutrendosi di un miserabile sventurato.
Intuii, però, quel che stava accadendo.
Nel lusso in cui ero cresciuto, avevo avuto modo di leggere le leggende dei vari popoli e i vampiri erano molto in voga.
No, non lo accettati da subito, la mia mente preferì ignorare quella superstizione, cercando invano altre soluzioni.
Probabilmente Edward non si accorse all'istante di me, poiché sommerso dalle sensazioni che il nutrimento del sangue dona ogni volta, ma non impiegò molto per immobilizzarsi, divenendo rigido come una statua.
Lo vidi adagiare lentamente e con cura il corpo oramai esanime a terra, poi si raddrizzò con altrettanta lentezza e volse lo sguardo su di me.
Non so dirvi se il mio cuore smise di battere, o se cominciò una corsa forsennata.
Il particolare che più ho vivido nella mente è il viso che mi trovai di fronte.
Non erano quei pacati lineamenti, immutabili all'apparenza.
Piuttosto mi parve il muso d'una bestia feroce: la fronte aggrottata, gli occhi stretti in due fessure pericolose, le labbra arricciate a mostrare i canini incredibilmente candidi.
E ricordo un ringhio, basso e gorgogliante che vibrava nella sua gola, giungendo fino al mio udito.
- Cosa fai qua? - mi chiese, ma io faticai nel riconoscere la sua voce, pareva molto più simile al ruggito d'una fiera.
Non riuscì a muovere un muscolo, nemmeno quelli del viso, per mostrare la mia incredula paura.
Fu quando allargò un poco gli occhi, che potei vedere quel loro color dorato, da me tanto amato, esser sporcato da schegge rossastre.
Non mi resi minimamente conto, in seguito, di come mi si avvicinasse ad una velocità invisibile al mio sguardo, sentii solamente la sua ferrea presa sulla mia spalla e poi il fiato mi si mozzò nei polmoni, quando venni schiantato di schiena contro il muro del vicolo.
- Rispondi! - tuonò perentorio, quello era un ordine, anche un sordo l'avrebbe compreso.
- Io... Vi cercavo. - non so come riuscii a parlare, mentre sentivo le forze venir meno e le membra tremare, ma non caddi, poiché ero sostenuto da quell'unica presa che mi spingeva con forza contro i mattoni a vista.
Lo sentii fremere attraverso quel contatto e la mia paura non fece altro che crescere.
Lo amavo, ma in quel momento lo temevo forse in eguale misura.
Il tempo di un battito di ciglia e venni scagliato contro il muro opposto, con la facilità con cui io avrei potuto farlo con un cuscino di piume.
Dopo aver sbattuto contro la superficie, caddi a terra e non potei certo trattenere un lamento che mi sfuggì dalle labbra.
L'impatto era stato forte, ma non abbastanza da causarmi danni troppo visibili, probabilmente semplici lividi, ma le ossa non parvero risentirne, fortunatamente.
Certo era che non mi fece bene, ma ebbi a malapena il modo per rendermi conto d'essere con il viso sulla sudicia strada, che Edward tornò ad afferrarmi per la tunica, sollevandomi da quella posizione come se il mio peso fosse nullo.
Sapevo che lui era forte, sapevo che era diverso, ma non sapevo abbastanza.
- Non sono forse sempre arrivato nelle tue stanze tre ore dopo il tramonto? - mi domandò, retorico ovviamente.
Certo che era sempre giunto a quell'ora, puntuale, ogni notte.
Annuii debolmente.
Non sapevo cosa dire né cosa fare, ma probabilmente non avrei neppure avuto la forza per una qualche mia iniziativa.
- Non ti basta quel che ti concedo. Hai sete di conoscenza, vuoi immergerti in eventi ben più grandi di te. - mi sibilò contro, minaccioso.
- Voglio stare con Voi. - risposi, ma era come se le parole che io non sarei stato assolutamente in grado di pronunciare, mi fossero state estrapolate grazie ad una strana forza.
- Hai visto quel che sono, sai perchè rifiuto le tue richieste. - continuò lui.
Eppure, a me non importava, a mente lucida l'avrei compreso senza difficoltà, ma era pressoché impossibile riuscire a disporre ordinatamente i pensieri in quel preciso istante.
Ma fu come se Edward mi leggesse nella mente, infatti l'espressione del suo volto mutò lentamente.
Ed ebbi ancora più paura.
I suoi occhi erano come quelli di un cacciatore che aveva appena scorto la sua preda.
Tornai ad aderire con la schiena al muro, in principio con delicatezza, anche se la spinta continuava ad aumentare, le sue mani si posarono sui miei fianchi per tenermi fermo come se avessi potuto tentare una fuga.
Era chiaro che mi mostrasse tali variazioni nel suo volto per il semplice gusto di leggere il terrore nel mio sguardo, quella sensazione di antiche origini e istintiva.
- Vuoi sapere cosa significa voler stare con me? - mormorò con un tono che divenne sensuale, profondo; mi catturò sin dalla prima sillaba.
Non ebbi la forza di replicare né soggiunse in mio aiuto quella misteriosa energia per farmi parlare.
Credo che ad un certo punto temetti di sentire il secco schiocco delle ossa del mio bacino che si rompevano sotto la presa ferrea di Edward, ma non avvenne.
Il terrore che da lui era procurato, si ritrovò a miscelarsi con un'attrazione pericolosa, perchè in fondo quell'essere era colui che amavo, la mia luce più splendente.
Era il mio inconscio ad essere affascinato dal pericolo, seppur io, come uomo, me ne volessi ritrarre.
Sentii d'un tratto le sue fredde labbra sullo zigomo sinistro.
Scesero leggere e lente, soffermandosi sul collo quando lo raggiunsero come avevano fatto altre centinaia di volte.
Il cuore mi batteva veloce nel petto e potevo percepirlo anche dalle pulsazioni alle tempie, il sangue al cervello mi mandava anche il più piccolo pensiero alla deriva.
Sentii il bacio di Edward sulla pelle e fremetti schiacciato tra il suo corpo e il muro, entrambi parevano della stessa consistenza.
La morbidezza di quel contatto sulla mia pelle, però, si trasformò ben presto in un lancinante dolore.
Percepii perfettamente i canini che penetravano nella carne, lacerandola e il sangue sfuggì dalla giugulare e venne raccolto dalla sua bocca, risucchiato, infine bevuto.
Si stava nutrendo del mio sangue e io potevo sentirlo abbandonare il mio corpo, che divenne in proporzione sempre più debole.
Credo che qualche gemito possa aver abbandonato le mie labbra in quegli istanti, poiché piacevole non lo era di certo.
Era come se mi stesse strappando via l'anima, pezzo per pezzo, lasciando di me soltanto un involucro vuoto.
Non mi permise, comunque, di accasciarmi al suolo come la sua precedente vittima, sostenendomi tra le sue forti braccia.
Il mondo attorno a noi divenne sempre più scuro, o semplicemente i miei occhi si offuscavano mentre mi avvicinavo alla morte.
Lo vidi leccarsi le labbra, lui, la mia luce, il mio assassino.
Ma come potevo odiarlo?
Il mio amore nei suoi confronti era troppo immenso, troppo forte per perire assieme a me.
Aprii le labbra per pronunciare il suo nome, ma ne uscì soltanto un verso strozzato.
Fu allora che Edward parve riacquistare la lucidità con la quale era solito interloquire con me, probabilmente oramai sazio del sangue di due vittime, aveva lasciato scivolare via la rabbia per la mia improvvisa presenza.
Mi accarezzò il volto e sentii la sua mano tiepida, forse perchè io stavo cominciando a sentire il freddo avvolgermi il corpo.
- Roy. - mi sentii chiamare, forse tentai d'accennare un sorriso, poiché gli occhi con i quali mi guardava in quel momento erano gli stessi di cui mi ero innamorato.
Stavo morendo, ne avevo la consapevolezza ed era terribile.
Avevo paura, chi non ne avrebbe avuta?
Ma ero troppo debole per chiedere l'aiuto di Edward, lo ero anche per stringere la sua mano che afferrò la mia e la portò alle labbra per baciarla.
- Perdonami. - mormorò e la sua voce mi giunse da lontano, ovattata.
Non provavo rancore per lui.
Strano, ma continuavo ad amarlo, non desideravo altro che donargli il mio cuore, letteralmente a quanto pareva.
- Non temere. - mi rassicurò, ma io non compresi e pensai che la fine dei miei giorni fosse giunta.
D'un tratto, quella poca aria che riuscivo a respirare dalle labbra dischiuse e inermi, venne meno.
Che fosse quella la mia fine?
Mi ritrovai a tossire, mentre un liquido caldo e denso mi invadeva la bocca.
Fui costretto ad inghiottirlo per non venirne sopraffatto, anche se non capivo di che cosa si trattasse.
Continuava a sgorgarne di nuovo, non comprendevo nemmeno da dove e la nausea mi strinse lo stomaco, per l'odore dolciastro che emanava.
Rischiai forse di rigettare tutto quanto, ma non accadde, continuai a bere quella sostanza totalmente sconosciuta che, anche se tiepida, mi liberava la gola poco per volta.
Quando finalmente quel flusso venne meno, respirai a grandi boccate l'aria fresca della sera.
Non mi sentivo più in forze né stavo bene, anzi un doloroso crampo allo stomaco mi fece gemere mentre serravo gli occhi.
Però ero vivo, non stavo morendo.
Ora potrei correggere quest'ultima frase.
Non stavo scomparendo, poiché il mio corpo, quello sì che stava morendo, lo sapete come funziona, no?
Il sangue di un vampiro, se ingerito dopo esser stati quasi dissanguati dallo stesso, intacca gli organi interni, si insinua nelle vene e nelle arterie, modifica il nuovo corpo che lo ospita rendendolo degno.
Uccide.
- Per sempre con me. - sentii un sussurro di Edward e mi aiutò a tranquillizzarmi un poco.
Dopo ciò, persi conoscenza.
Quando rinvenni, non seppi quanto tempo fosse trascorso, ma il processo, anche se non ne ero ancora a conoscenza, non era completo.
Soffrii ancora a lungo, mentre il mio corpo periva ora dopo ora, minuto dopo minuto, protestando ovviamente per quella sostanza sconosciuta e troppo forte per essere contrastata.
Edward è sempre stato al mio fianco, l'unica mia luce in una stanza buia, con le finestre occultate da pesanti tendaggi scuri.
Ora posso sapere che in genere dopo i primi due giorni, il corpo umano comincia a perdere la tipica sensibilità e tutto assume una strana sfumatura, incomprensibile.
I tessuti si marmorizzano per divenir perfetti e immobili.
Il cuore rallenta sempre più i suoi battiti fino a raggiungere una pacata quiete, intervallata sporadicamente da brevi tachicardie, durante la caccia.
Un vampiro non ha bisogno di tutto quello spreco di energie nel far battere un cuore.
Quando finalmente ripresi coscienza dei miei pensieri, ero oramai mutato, le mie percezioni erano differenti.
Avevo sofferto anche se privo di senso, lo ricordo ancora, ma ne è valsa la pena.
Io ed Edward, per sempre.
Nient'altro conta per noi due.
Io ho il mio sole, il rimpianto per la luce dell'astro passa in ultimo piano, quando posso avere lui.
Mi aveva portato in quei luoghi dove si nasconde dalla luce di Febo, mi aveva mostrato quella nuova vita, da condividere.
Non potevo desiderare di più.
E voi, miei giovani amici, miei seguaci.
Siete affascinati da questo mio racconto, non ho forse ragione?
Desiderate provar le mie stesse sensazioni, desiderate il potere, il sangue immortale.
Volete scoprire quanto forti possano essere i vampiri, volete vedere con i nostri occhi.
Ebbene, chiudete gli occhi, miei cari.
Non posso darvi quel che cercate, ma tutto sarà finito in un attimo, il dolore sarà breve.
Semplicemente, seguite la Luce.




Angolino dell'autrice
Non mi resta altro da dire che il primo posto è stato una sorpresa, vera e propria.
Mi ripeto, lo so XD
Un sentito ringraziamento a Valerya90 e My Pride per aver indetto il contest e per i giudizi, che ora riporterò!

GIUDIZIO DÌ MY PRIDE

Ho apprezzato molto l’uso della prima persona, che ha così fatto risaltare maggiormente l’introspezione psicologica del personaggio principale.
Appena iniziata sembra portar in sé una sorta di malinconia, una nostalgia che si sente chiaramente a pelle e che ci pone dinnanzi quel qualcosa che si è lasciato indietro.
Ma, mano a mano che il racconto s’invola, divenendo un qualcosa di etereo e sconvolgente, tale nostalgia comincia ad inabissarsi per gettarci di fronte alla vera realtà: una vita che non è vita, una vita in cui non rimpiange quasi nulla.
Una vita in cui il suo unico “Sole”, la sua sola e vera esistenza, ruota intorno alla persona, o meglio, al vampiro di cui, secoli addietro, si era inesorabilmente innamorato.
Al principio avrei però preferito che anche tu facessi un’analisi un po’ più approfondita della frase ma, durante la lettura, la storia si delineava sempre più davanti ai miei occhi trasportandomi in quel mondo che la frase ti aveva fatto immaginare, quasi mi trovassi insieme a Roy e lo stessi accompagnando alla ricerca del suo “Maestro”.
Quello stesso Maestro che, infine scoperto a nutrirsi, sembra cedere del tutto, trasformandolo in ciò che entrambi sono.
La cosa che ho gradito maggiormente è stata quel modo di narrare, quel rendere il lettore partecipe delle parole del protagonista, come se si stesse rivolgendo a loro.
Si nota molto, difatti, lo stile aulico e introspettivo che caratterizza molto i romanzi di Anne Rice, somma ispiratrice [Cit!] d’entrambe.
Devo ammettere però che ad un certo punto mi sono quasi ritrovata a figurarmi -proprio come tu stessa dici nelle note- Armand e Marius, quel tormentato bisogno di conoscenza che caratterizzava il più giovane, quella voglia di sapere dove il suo Maestro rifuggiva la luce del “suo tanto amato Febo”.
Il racconto cattura chi legge fino alla fine, facendo crescere la voglia di sapere ciò che accadrà; ha quella nota leggera e densa al tempo stesso che caratterizza i classici a cui sono, come già precedentemente detto in un altro commento, molto legata.
Per chi è abituato alle solite storie piene di dialoghi -quindi non incentrate maggiormente sull’introspezione d’un personaggio e su ciò che può “davvero” raccontare- potrà pur risultare noiosa ma, questo, non è ovviamente il mio caso.
E quei pochi dialoghi presenti, poi, soprattutto durante le note iniziali della Fiction, erano così ricolmi di cura e attenzione che mi sono sentita il sorriso solcare le labbra.
Ho amato soprattutto questo passaggio: “Nacqui in un giorno di sole, da una fanciulla figlia di Apollo. Nacqui piangendo il tuo nome...”
E’ stato esattamente come se mi trovassi lì, in quell’epoca, con la loro voce che risuonava nelle mie orecchie lasciandomi quel senso dolce amaro della consapevolezza dei secoli.
Come già detto ha un qualcosa di aulico, quel qualcosa che è quasi difficile scorgere e, ancora un altro classico, è stato l’istante in cui Roy sente il suo corpo morire.
Proprio come dice lui stesso alla fine della storia, poi, non ho potuto fare a meno di restarne affascinata.
Mi è piaciuta molto anche la caratterizzazione di Edward, visto che la tua è stata la seconda storia in cui mi ha ricordato l’Edward de “Il Bacio” che tu conosci bene.
Nonostante fossero entrambi abbastanza OOC, al principio, tale sensazione va scemando a seconda del passaggio che viene letto: Roy può essere considerato alla stregua d’un ragazzino che non capisce la vera crudeltà del mondo, verità che gli viene posta dinnanzi agli occhi con lo scorrere dei secoli e che, pian piano, lo riporta nella connotazione originale di Roy.
Edward ci viene presentato solo nel passato ma, da quanto si è potuto vedere, anche lui tende a sforare nell’OOC e nell’IC nello stesso istante.
Metafore e similitudini vanno poi ad alternarsi in modo egregio e, spesso, sembrano quasi creare fra loro degli ossimori.
C’è giusto qualche piccolo errore di distrazione che ti ha fatto dimenticare qualche virgola ma, nel complesso, la storia è perfetta così com’è.
Chiudo dicendo -apprezzamento anche troppo personale, oserei dire- che ho amato tutto l’ultimo periodo della fine.
Farò quanto detto: seguirò la luce.

Correttezza grammaticale: 9,5/10
Originalità: 9/10
Caratterizzazione dei personaggi: 9,5/10
Attinenza al tema: 9,5/10
Stile e lessico: 10/10
Apprezzamento personale: 5/5

Totale: 52,5/55


GIUDIZIO DÌ VALERYA90

Una one-shot stupenda sotto tutti i punti di vista (altro che maledetta come hai detto tu nell’ introduzione ). Mi complimento con te specialmente per l’ ottima caratterizzazione dei personaggi, che sembravano quasi reali mentre leggevo la fic e lo splendido stile di scrittura che hai usato, specialmente per quanto riguarda le descrizioni.
Per quanto riguarda la grammatica , a parte qualche virgola, era semplicemente perfetta. La tua è forse una delle fic più corrette che abbia mai letto fino ad ora; hai una buonissima padronanza della grammatica e della sintassi, complimenti.
Personalmente, ho trovato davvero originale il fatto di scrivere una fic ispirata al libro da cui è tratta la frase che hai scelto , trasfigurando Ed e Roy in due personaggi dello stesso. Molto originali erano anche l’ uso del pairing EdxRoy, invece che RoyxEd e l’ impostazione stilistica della fic, che, riproducendo, tramite i dialoghi, il modo di parlare dell’ epoca in cui è ambientata la storia (circa 1700 -1800 , mi sembra di capire) contribuiva a far immedesimare il lettore nella fic, rendendolo partecipe della vicenda raccontata, anche tramite il racconto in prima persona di Roy che, in molti punti, si rivolge esplicitamente al lettore.
Ed e Roy erano caratterizzati magnificamente, erano davvero realistici e, inoltre, quasi perfettamente IC nonostante la fic sia un AU . Mi ha colpito soprattutto la caratterizzazione di Ed che , soprattutto tramite le descrizioni fatte da Roy, mi ha ricordato moltissimo i vampiri di molte fic di My Pride, creature oscure e sanguinarie ma anche bellissime come angeli e capaci di “amare”. Anche Roy era perfettamente caratterizzato, sia da umano che, alla fine, da vampiro; le sue emozioni, i suoi sentimenti e le sue sensazioni traspaiono perfettamente dalla fic. Roy, inoltre, è anche il personaggio più “sentito” della fic, cioè è quello che il lettore sente più vicino, dato che, parlando a tu per tu con i lettori , raccontandogli del suo amore per Edward e di come è diventato vampiro, è come se li introducesse nella storia condividendo con loro ciò che sente. Purtroppo, nonostante abbia letto la trama e mi sia fatta raccontare molte cose da My Pride, non ho ancora letto “Armand il Vampiro”, libro da cui hai preso ispirazione, quindi non ho capito chi sono i personaggi in cui hai trasfigurato Ed e Roy ma, comunque, hai fatto davvero un ottimo lavoro ^^.
Qui non ho potuto non darti il punteggio pieno. La frase è stata messa nel punto giusto al momento giusto e da questa sei partita per scrivere tutta la fic, cogliendo non solo il reale significato di quella frase ma cogliendo anche l’essenza del libro (o, almeno, della trama del libro che ho letto io). Ti sei attenuta perfettamente alla frase scelta, sapendo articolare la fic partendo da essa molto meglio di quanto avessi potuto immaginare data la, almeno a parer mio, difficoltà dell’utilizzo corretto di questa frase. Complimenti.
Lo stile è la cosa che mi è piaciuta di più in questa fic. Hai saputo ben usare uno stile variabile (semplice e poetico in alcune parti, più realistico e a volte crudo in altre) che si adattava perfettamente ad ogni punto della fic e, inoltre, adattissimo alla narrazione in prima persona che hai usato. I dialoghi, che riproducevano perfettamente il modo di parlare degli uomini vissuti nell’ epoca in cui è ambientata la fic, erano perfetti e anche le descrizioni, molto dettagliate e realistiche (specialmente quelle delle strade e dei vicoli che Roy si trova a percorrere di notte mentre cerca Ed ), mi sono piaciute moltissimo, era come se il lettore non solo vedesse con i propri occhi ciò che vedeva Roy ma provasse anche le sue stesse sensazioni. Comunque, oltre ad essere realistiche, alcune descrizioni della fic mi sono apparse molto poetiche, come la descrizione che fa Roy di Ed, all’ inizio della fic. Anche il lessico, pieno di metafore e similitudini, si adattava molto al contesto della storia e anche esso contribuiva a darle fascino, soprattutto le similitudini, spesso contrastanti, che usa Roy per descrivere Edward, le quali trasmettono perfettamente l’essenza del vampiro e i sentimenti contrastanti che Roy prova per lui (infatti, per Roy, “Lui era stella e buco nero che inghiottiva tutto quel che osava gravitargli attorno. Lui era compagno e nemico mortale; vita bruciante e sangue denso sulle labbra. Lui era fredda indifferenza, lacerata da focoso desiderio.”) .
Mi sono innamorata a prima vista del modo in cui è scritta questa fic, era ovvio che ti dessi, anche qui, il punteggio pieno.
In conclusione: Una fic stupenda, che ho adorato moltissimo, sotto tutti i punti di vista (trama, personaggi, stile, ecc…), dall’ inizio alla fine (specialmente la fine).
Altro che maledetta come dicevi tu! Sei stata davvero bravissima, anzi, fenomenale, nello scrivere questa fic. Complimenti. Spero davvero tanto che tu faccia un seguito di questo piccolo capolavoro ^^.

Correttezza grammaticale: 9,5/10
Originalità: 9/10
Caratterizzazione dei personaggi: 9/10
Attinenza al tema: 10/10
Stile e lessico: 10/10
Apprezzamento personale: 5

Totale: 52,5/55


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E con questo ho finito!
Consigli, critiche e commenti son sempre graditi! ^w^

Kiss
  
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