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Autore: AlterNeko    09/11/2009    6 recensioni
Ogni grande opera d'arte ha due facce, una per il proprio tempo e una per il futuro, per l'eternità.
(D.B.)

[Guernica] Antonio x Lovino

[Al Moulin Rouge] FrUk e altri
Genere: Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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Note dell’Autrice: come sempre salve a Tutti !!! Eccomi qua con una nuova idea che mi è praticamente venuta in mente mentre sfogliavo una rivista ^_^ Insomma un critico d’arte aveva stilato una sua personale classifica delle opere più suggestive e mentre guardavo Guernica di Pablo Picasso mi è venuta in mente quest’idea. In teoria dovrebbe essere una storia a capitoli anche questa, ma per continuare dovrei trovare altre fonti d’ispirazione. Comunque spero che vi piaccia e che abbiate la voglia di farmi sapere qualsiasi opinione in merito. Grazie e buona lettura.

G u e r n i c a

data: 26 Aprile 1936

obiettivo: Città di Guernica

località: provincia di Biscaglia, nord della Spagna

scopo della missione: bombardamento

Quel giorno il sole brillava alto nel cielo.

Era un monotono pomeriggio di fine Aprile, o almeno lo sarebbe stato. Come tutta l’Europa, anche la Spagna stava attraversando un momento critico. I continui conflitti per il potere avevano diviso la popolazione e ormai, dopo troppe inutili elezioni, la guerra civile sembrava inevitabile.
Solo poche persone, per lo più giovani ragazzi, speravano ancora che il loro amato paese riuscisse a scampare a quell’assurda moda che, con calcolata lentezza, aveva infettato gran parte delle nazioni vicine: la dittatura.
Non c’era praticamente nulla da fare per fermare l’inevitabile, già da tempo i partiti più conservatori avevano stretto alleanza con la Germania nazista e di conseguenza molti uomini avevano deciso di imbracciare i fucili per tentare di creare una blanda resistenza contro un destino già scritto, ma che non riuscivano in alcun modo ad accettare.

Meglio morire libero che vivere incatenato al volere di uno stronzo qualsiasi! Per poi dimostrare cosa? Che anche la Spagna può essere una degna prostituta di Hitler?!


Queste erano state le parole che suo padre aveva pronunciato con orgoglio dopo che con un’assurda sentenza, un giudice altrettanto improbabile e fintamente imparziale, aveva dichiarato lui e altri uomini, fra cui anche due dei suoi fratelli maggiori, a finire i loro giorni in prigione.
Antonio non aveva mai avuto alcuna abilità particolare con le armi da fuoco, anzi a dirla tutta non sapeva assolutamente sparare o fare qualsiasi altra cosa che sarebbe potuta tornare utile a una precaria resistenza. L’unico talento che possedeva era la fotografia. Decise dunque di arruolarsi nelle file di un piccolo giornale indipendente intenzionato a riportare una precisa documentazione degli eventi che stavano accadendo in quel periodo.
L’informazione era forse una delle poche carte che la Spagna poteva ancora giocarsi nel tentativo di mantenere, almeno in parte, un brandello di libertà.
Di conseguenza, armato solo di una macchina fotografica, stava girando in lungo e in largo da ormai alcuni mesi. I genitori non erano stati troppo contenti della sua decisione, ma sapevano anche che opporsi sarebbe stato inutile, il ragazzo era piuttosto cocciuto.


Antonio non tornava a casa da parecchie settimane ormai, l’ultima volta che aveva visto la sua famiglia era stato per assistere al processo di suo padre. Solo il tempo di ascoltare quell’ingiusta sentenza, consolare come meglio poteva sua madre, lasciarle gran parte del suo misero salario e poi, come sempre, era ripartito per chissà dove, fino a chissà quando.
Riusciva raramente a mettersi in contatto con i suoi parenti, i telefoni scarseggiavano e spesso non erano funzionanti, al massimo ogni tanto, Antonio riusciva a mandare due righe scritte di fretta sul retro di un volantino di propaganda, poche parole scarabocchiate con una calligrafia piuttosto malferma, solo per dire che andava tutto bene e che non c’era da preoccuparsi per lui.
Per sua madre era però impossibile non essere in pensiero, le continue notizie che arrivavano ormai a valanga prospettavano per la Spagna un periodo tutt’altro che felice. L’unica cosa che la donna avrebbe voluto in quel momento era di poter avere tutta la sua famiglia vicina, ora che non aveva più il sostegno del marito e dei due figli maggiori, sentiva l’impellente bisogno di tenere tutti gli altri pulcini sotto la sua ala, anche se si accorgeva ogni giorno di più che i suoi figli erano ormai troppo grandi per essere protetti da lei e per di più, erano quasi tutti lontani.

Lovino continuava a studiare con attenzione il paesaggio che si stagliava davanti a lui, aveva immaginato Guernica come un’imponente e maestosa città e quasi rimase deluso nel vedere il complesso di edifici piuttosto modesto che componeva parte del mediocre centro abitato.
Si voltò lentamente cercando Antonio con lo sguardo, lo trovò senza troppa fatica appena pochi metri più indietro intento a scattare alcune foto che, con tutta probabilità, non sarebbero servite che da contorno per uno dei brucianti articoli che il giornale per cui lavorava avrebbe poi assemblato.
Il ragazzo più grande, sentendosi osservato, si affrettò a raggiungere il compagno e non appena i due furono vicini, l’ennesimo aereo tedesco sfrecciò sopra le loro teste producendo un forte rumore irritante. Guernica non era certo uno dei posti più sicuri al momento, anzi era ritenuto da molti un punto perfetto per un probabile attacco nazista. Proprio per questo motivo ad Antonio era stato affidato il compito di fare un reportage fotografico dettagliato di una delle ultime città simbolo di una disperata resistenza, il mercato in particolare aveva un ruolo di rilievo in quel periodo.
Prima di proseguire in direzione della meta del loro viaggio, Antonio si prese qualche altro secondo per ammirare Lovino ancora intento a seguire con gli occhi la scia biancastra che l’aereo aveva disegnato durante il suo passaggio.


- Lovino?

- Uhm …

- Me lo fai un favore?

- No Antonio! Non torno in albergo.

- Ma è pericoloso stare qui! L’hai visto anche tu quell’aereo, potrebbe succedere qualsiasi cosa in un posto così.

- Allora perché ci siamo venuti?

- E’ il mio lavoro, ciò non vuol dire che anche tu debba rischiare di farti male. Quindi ti prego …

- Antonio piantala! Io vengo con te, fine della discussione.

L’intensità dello sguardo con cui Lovino fissò Antonio negli occhi fu sufficiente a far crollare anche l’ultimo brandello di fermezza a cui lo spagnolo si stava aggrappando.
Il più grande chiuse gli occhi qualche secondo, giusto il tempo necessario per prendere una lunga boccata d’aria, poi tentò di apparire il più rilassato possibile mentre sorrideva al più piccolo tendendogli la mano.
Quel ragazzino italiano era un osso molto più duro di lui, fin dalla prima volta che s’incontrarono Antonio capì che avrebbe sempre perso contro Lovino.

Continuarono ad avanzare facendo attenzione a qualsiasi rumore. La quiete spettrale che regnava per le vie quasi deserte della cittadina aveva suscitato in entrambi una strana inquietudine e Antonio non riusciva a liberarsi di uno sgradevole presentimento; era come in attesa di qualcosa e l’istinto gli suggeriva che non sarebbe stato nulla di buono.
L’unico modo che aveva per calmarsi era stringere saldamente la mano di Lovino nella sua, si voltò ancora una volta verso il silenzioso compagno di viaggio e, come sempre, si ritrovò a sorridere senza una ragione particolare. Non si conoscevano da molto, si erano incontrati meno di due mesi prima,ma in quell’esiguo lasso di tempo avevano sviluppato un forte legame che da amicizia si era ben presto trasformato in amore.
Avevano caratteri molto diversi e, all’inizio, si capivano a fatica. Grazie al cielo l’italiano e lo spagnolo sono due lingue piuttosto simili e Lovino non impiegò più di tanto ad imparare a comprendere e a esprimersi in maniera quasi sufficiente in quella lingua così dannatamente morbida.

S’incontrarono in un piovoso giorno di fine Febbraio, al porto di Barcellona. Antonio aveva appena concluso uno dei suoi tanti lavoretti e Lovino era appena sbarcato in Spagna, l’Italia, per uno come lui, non era un posto che poteva ancora considerare la sua casa.
I loro sguardi s’incrociarono per caso e, in quel momento, Antonio fu certo di aver compreso appieno cosa fosse un colpo di fulmine. Con una velocità di cui anche lui stesso si sorprese, corse verso quello strano ragazzo dall’aria imbronciata e successivamente, dopo averlo raggiunto e afferrato per un braccio con tutta la delicatezza di cui era capace, iniziò a parlargli incurante del fatto che l’italiano capisse a malapena una parola su dieci di quello che stava dicendo.
Lovino che per natura era piuttosto sospettoso, ci mise relativamente poco per cominciare a fidarsi del pazzo maniaco che aveva deciso di non lasciarlo andare via senza di lui.

Non avrebbero mai immaginato che, in un momento così delicato per entrambi, le loro vite potessero essere nuovamente scombussolate da un sentimento tanto forte come l’amore. Antonio non si era mai innamorato veramente di nessuna delle donne con cui aveva condiviso il letto, pensava che il suo cuore fosse solo della Spagna, invece Lovino, con i suoi occhi tristi, il suo faccino arrabbiato e quell’adorabile ricciolo, aveva mandato letteralmente in fumo la ferma convinzione del ragazzo più grande.
Antonio ci mise solo cinque giorni di spietate avance prima di riuscire a far cedere le difese del compagno reclamando, di conseguenza, le labbra di quest’ultimo come esclusivo territorio spagnolo. Le notti per loro erano troppo corte e i giorni sembravano infinitamente lunghi, nessuno dei due aveva mai amato un altro ragazzo, ma in questo specifico caso il sesso del partner non aveva alcuna importanza. Antonio amava Lovino e viceversa, tutto il resto erano solo futili dettagli.


La città nel suo complesso non era niente di particolare, somigliava molto alle ultime due in cui erano stati, a Lovino riusciva difficile credere che un posto così apparentemente normale potesse suscitare tanto interesse sia da parte degli spagnoli sia dei tedeschi.
In poco più di quindici minuti erano riusciti a raggiungere il loro obiettivo: il mercato.
Le diffidenti e misere informazioni di qualche scorbutico passante non erano certo servite a granché, ma l’innato senso dell’orientamento di Antonio si era rivelato utile anche in quest’occasione. Sfortunatamente ben presto i ragazzi si resero conto di aver fatto un viaggio a vuoto. Un loquace vecchietto, vedendoli gironzolare curiosi nei pressi del mercato, si era avvicinato ai due ragazzi e, dopo aver visto Antonio scattare alcune foto, aveva deciso di avvertirli riguardo alla chiusura anticipata del mercato a scopo di prevenzione in caso di un eventuale attacco da parte della
Luftwaffe , l’aeronautica tedesca.

- Perfetto, tanta fatica sprecata!

- Non arrabbiarti Lovino, sei tropo carino imbronciato.

- Antonio, ma ti sembra il momento per certe uscite?!

- Perché no?! Adesso però ci sbrighiamo e torniamo in albergo, ho bisogno di un posticino caldo per riposarci e farti le coccole.

- Antonio …

- Shh, tranquillo mi niño

Appena finito di sussurrare quell’ultima frase, il ragazzo più grande appoggiò delicatamente le labbra su quelle del compagno. Ormai nessuno dei due aveva più molte remore a scambiarsi effusioni in pubblico, quindi Lovino non perse tempo e approfondì il bacio dopo pochi secondi.
Quando si separarono avevano le guance arrossate e il fiato corto, il modo di baciare di Antonio era parecchio focoso e raramente si accontentava di quel semplice contatto. Con calcolata lentezza portò le mani sui fianchi dell’italiano e iniziò ad accarezzare con le dita quel gracile corpo bollente nascosto da un sottile strato di stoffa. Antonio andò ad appoggiare il viso sulla spalla di Lovino riuscendo in questo modo a godersi sia i deboli gemiti che riusciva a strappare dal compagno con le sue lascive carezze, sia a percepire l’odore piuttosto intenso della sua pelle.

- Lovino

- Uhm?

- Hai ancora addosso il mio odore.

- Non mi sembra che la cosa ti dispiaccia.

- Infatti mi eccita.

- Puerco

- Te quiero mi niño.

Lovino sorrise prima di tornare a baciare il compagno. Sentì di nuovo le labbra di Antonio sulle sue, le mani che veloci gli accarezzavano la schiena per poi terminare la loro sensuale carezza sul sedere. L’italiano si lasciò sfuggire un piccolo gemito decisamente troppo alto quando sentì la gamba dello spagnolo che cercava di divaricare le sue, il contatto della sua virilità, ormai risvegliata, con la coscia dell’amante lo portò ad arrossire violentemente e per evitare di emettere altri rumori sconvenienti cercò di concentrarsi unicamente sul bacio che si stavano scambiando.
Probabilmente sarebbero finiti come al solito a fare l’amore in un vicolo un po’ fuorimano, vista la piega che aveva preso la situazione Antonio non avrebbe mai resistito fino in albergo. Lovino si stava ormai lasciando completamente andare quando un rumore improvviso e sordo ruppe la quiete del silenzio e sconvolse ancora una volta le loro vite.

Aerei della Luftwaffe sfrecciarono sopra il cielo terso di Guernica.
Improvvisamente iniziò una pioggia di piccole sfere, che raggiunta una
determinata altezza, si trasformavano in mortali fiammelle
pronte a divorare con il fuoco qualsiasi superficie
su cui si sarebbero andate a posate.

Successe tutto in troppo poco tempo.
I continui scoppi delle bombe e gli innumerevoli roghi
colsero impreparati gli abitanti malgrado le blande difese che
avevano inutilmente allestito. Il vento propagò la furia del fuoco che
non soddisfatto di aver divorato il mercato, si estese a tutta la città.

Bastarono poche ore e un solo attacco per far crollare Guernica, l’evento fu un triste preludio del futuro della Spagna, quel giorno segnò la vita di molte persone e contribuì a scrivere la storia di un popolo.
Quando Antonio riaprì gli occhi, si accorse di essere a più di un centinaio di metri dal mercato. Non aveva idea di come fosse riuscito ad arrivare fin lì, l’ultima cosa che ricordava erano le soffici labbra di Lovino. Cercò di alzarsi in piedi e, non riuscendoci, si accorse di essere ferito a una gamba, questo, al momento, era il minore dei suoi problemi, la sua priorità era trovare il suo compagno. Vincendo l’iniziale avversione del suo corpo al tentativo di mettersi in posizione eretta, tornò barcollando verso il mercato. Lo scenario che gli si presentò davanti era fra i più sconvolgenti che avesse mai visto: le fiamme e il fumo avvolgevano gran parte degli edifici adiacenti, la gente scappava in tutte le direzioni e quella che prima poteva apparire come una città fantasma si presentava ora come un formicaio attaccato. In tutta quella bolgia di gente iniziavano già a spiccare macabri i primi cadaveri, monito di un destino a cui le persone restanti volevano sfuggire. Le piccole formichine atterrite non collaboravano fra loro tentando di salvare la regina, la loro unica preoccupazione era scappare dall’inferno, il panico e il fuoco avevano reso il tutto ancora più grottesco, aggravando una situazione già di per se piuttosto complicata.
Antonio continuava a farsi largo nella direzione opposta rispetto al flusso disordinato di persone, cercava di urlare più forte di tutti nell’irrealizzabile speranza di ricevere una risposta. Cercò a lungo, ma solo quando la folla si fu diradata quasi del tutto, l’orribile presentimento di aver perso la cosa più preziosa che avesse si trasformò con una forza violenta in una disperata consapevolezza.
Sotto un discreto cumulo di pietre e legno Antonio riuscì a riconoscere la sagoma, in parte nascosta, del corpo di Lovino. Si affrettò a raggiungerlo e mentre continuava a chiamarlo con la voce rotta da singhiozzi, inginocchiato di fianco a quella pila di rovine, con le mani scavò in quell’ammasso di pietre tentando di liberare il ragazzo. Con te dita sbucciate e senza più forze riuscì nel suo intento e, con la stessa delicatezza che usava per accarezzarlo, cercò di spostare il corpo fin troppo freddo dell’italiano.

- Tranquillo niño, no pasa nada, ci sono io adesso.

-

- Lovino, rispondimi accidenti a te, non è il momento di scherzare

-

- LOVINO!

-

- SVEGLIATI. Lovino, ti prego svegliati.

Antonio continuò a chiamare Lovino finché non perse quasi del tutto la voce, non smise di stringerlo e di scuoterlo cercando inutilmente di farlo svegliare, provò anche a baciarlo più volte sperando in uno di quegli stupidi finali con cui spesso si concludono le favole, ma nulla, le labbra del ragazzo restarono fredde e i suoi occhi non si aprirono. Fu in quel preciso momento che Antonio comprese quanto la vita fosse diversa dal mondo in cui era sempre vissuto fino a quel momento, niente gli avrebbe ridato Lovino, niente avrebbe salvato la Spagna, niente avrebbe cambiato le cose.
Improvvisamente tutto gli sembrava vuoto e privo di un qualsiasi significato, nella sua mente si affollavano mille domande mentre continuava ad aggrapparsi a quel piccolo corpo gelido in attesa di una qualsiasi reazione che sapeva che non sarebbe arrivata. Non avrebbe mai saputo dire quanto tempo passò seduto fra le macerie a cullare Lovino, né quando qualcuno venne ad aiutarlo, l’unica cosa che si ricordava con certezza era di aver praticamente preso a pugni un uomo che aveva cercato di spiegargli che il ragazzo che continuava ad abbracciare era morto oramai da ore.

Quel giorno il sole brillò alto nel cielo.

Ora stava tramontando, inondando di nuove sfumature rossastre quello che restava della città di Guernica. La notte arrivò quasi inaspettata e gettò un cupo velo sulle macerie di un sogno ormai distrutto, le nuvole si ammassarono sopra le pietre unendosi al pianto di un giovane innamorato. Le invocazioni a un Dio muto non avevano esaudito il suo desiderio, il ragazzo non implorava più preghiere e il vento copriva adesso le sue imprecazioni. Il sole non sarebbe tornato a brillare per lui, ad Antonio restava un'unica cosa da fare e benché fosse contraria a gran parte dei suoi principi, raccolse la poca forza che aveva ancora in corpo e si apprestò a farla.

- Antonio, dove hai intenzione di andare?

- Ad arruolarmi nella resistenza.

- Ma non hai mai preso un’ arma in mano, se vai ti uccideranno.

- Mi dispiace mamma, ma non avrò pace finché non ammazzerò fino all’ultimo di quei bastardi.

- Non dire sciocchezze, è una cosa insensata Antonio tu …

- Antonio è morto a Guernica mamma, non preoccuparti per un figlio che hai già perso.

Epilogo:

«Avete fatto voi quest’orrore maestro?»

«No, è opera vostra»

( Risposta di Picasso alla domanda di un ufficiale tedesco, in visita al suo studio, alla visione di Guernica )

  
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