CAPITOLO NOVE
La giornata non era delle migliori, il cielo era coperto e
una lieve pioggerellina era caduta per tutta la mattinata e minacciava di
ritornare, ma più forte.
Ted e Amelia passeggiavano in silenzio verso Hogsmeade.
Nei giorni precedenti S. Valentino, dopo il litigio, si erano allontanati:
avevano passato poche serate insieme e anche durante il giorno non stavano
molto da soli a causa dei rispettivi impegni.
Ted, due giorni prima, era andato al colloquio di orientamento che gli aveva
tolto ogni dubbio sul suo futuro. Vitious gli aveva
parlato della possibilità di diventare un Guaritore, di intraprendere studi in Magisprudenza, Astronomia o Edilimagia
ma nessuna di queste professioni lo attiravano: per la prima ci volevano troppi
anni di studio, in più non sopportava l’odore di “ospedale”. Magisprudenza la trovava una cosa noiosa, libri infiniti di
codici e, peggio ancora, di cavilli, le stelle adorava guardarle e studiarle
faceva perdere loro molto del fascino che Ted gli attribuiva; l’edilizia e l’ingegneria,
infine, non gli interessavano minimamente. Non vedeva altra scelta che provare
a diventare Auror. Quando lo aveva detto a Vitious,
questi ne era rimasto entusiasta ma non sorpreso.
“Manca un’ora all’appuntamento con mio zio.” Ted lo chiamava
così e a ben pensarci tra tutti componenti della famiglia, di sangue o meno,
aveva un sacco di zii, “Cosa ti va di fare?” Chiese cavallerescamente ad
Amelia.
“Facciamo un giro, finché il tempo regge.” Giro che finì in
un piccolo vicoletto appartato al limiti del paese.
“Che ci sta succedendo?” Chiese dopo poco la ragazza, notando, così come Ted,
che c’era qualcosa di diverso.
“Non lo so. Forse siamo un po’ sotto stress tutt’e due. Io di
sicuro, almeno.” Il ragazzo non capiva, era molto legato ad Amelia e le voleva
bene. Forse, però, dopo quasi un anno volerle bene non bastava più: ormai
sarebbe dovuto subentrare un sentimento più forte, che però non si era ancora
presentato. Diede uno sguardo al suo orologio, poi baciò nuovamente la ragazza.
“Dobbiamo avviarci. Spero solo che mio zio possa essermi di aiuto.”
L’appuntamento con Harry era ai Tre Manici di Scopa e quando
Ted entrò nel locale trovò il suo padrino già seduto ad un tavolo, intento a
parlare con alcuni uomini; non appena lui si avvicinò al tavolo quelle persone
si congedarono.
“Ciao Teddy, come stai? È un giorno un po’ insolito
per vederci… non ti pare?” Disse Harry ammiccando. A ben guardare, il paese era
pieno di coppiette, certo, con le dovute eccezioni.
Le vetrine dei negozi erano gremite di cuoricini rossi e pizzi
Ted alzò gli occhi al cielo e si sedette. “La prossima volta andiamo da Madama Piediburro?” Scherzò lui mentre il suo padrino ordinava da
bere.
“Allora, di cosa volevi parlarmi?”
“Mi serve il tuo aiuto… non so come convincere nonna che io voglio realmente
frequentare il corso per Auror.”
“Oh…” Questa era una questione piuttosto spinosa. Harry conosceva le
aspirazioni di Ted, ma non ne avevano mai parlato apertamente.
“Lei non vuole nemmeno che gliene parli…” Aggiunse con un tono un po’ meno
deciso di prima.
Nel mentre l’oste arrivò con le loro ordinazioni.
“Posso capirla… ma tu, come mai vuoi diventare Auror?”
Ted ponderò la risposta; esitò qualche secondo. “Non ho mai pensato ad un altro
lavoro. Ho letto tutti i libri consigliati dal professore di Difesa e riesco
molto bene in questo corso. Poi…” Non finì la frase.
“Poi, vorresti seguire le orme dei tuoi genitori… giusto?”
Ted annuì. Harry poteva capirlo perfettamente.
“Non è un lavoro così entusiasmante… poi ci vuole molta preparazione e il
percorso, sempre che tu riesca ad intraprenderlo, è lungo e faticoso. Proprio
non hai pensato ad altro per il tuo futuro?”
Di tutte le persone che potevano mettersi contro le sue scelte, Harry era
l’ultimo a cui avrebbe pensato, almeno per certi argomenti.
“Così, anche tu sei contro questa mia decisione? So benissimo cosa mi aspetta:
se ho studiato con impegno tutti questi anni è stato solo per poter avere i
risultati necessari per accedere al corso, mi sono impegnato e non ho mai
nascosto questa mia aspirazione! Adesso che sono ad un passo dal riuscirci
perché devo avere tutti contro?” Ted si era scaldato e aveva alzato leggermente
la voce.
“Calmati, io non sono contro questa tua decisione, ma non posso assecondarti se
si tratta solo di un capriccio o di un desiderio di vendetta. Visto che così
non è, perdonami, proverò a parlare con Andromeda. Gli chiederò almeno di darti
un’opportunità. In più, se lo vorrai, potrai venire con me in ufficio per
un’intera giornata, così potrai farti un’idea di com’è il mio lavoro dal vivo.
Ti va?”
A Ted si illuminarono gli occhi. “Se mi va? Certo che mi va! Quando?”
“Appena terminati gli esami per i M.A.G.O.”
Almeno Ted avrebbe avuto la possibilità di vedere di persona, anche se solo per
qualche ora, com’era il suo lavoro e, in caso di dubbi, avrebbe potuto anche
cambiare idea riguardo alla sua scelta.
Harry pagò il conto e i due uscirono dal locale.
“Spero di esserti stato di aiuto almeno un po’…” Ted annuì, ma non sembrava
pienamente sicuro. Il suo padrino stava cercando di aiutarlo per quello che lui
gli aveva chiesto, ma c’era un altro argomento che avrebbe voluto toccare con
lui, ma non avrebbe mai avuto il coraggio di fare la prima mossa.
“Hai un appuntamento con la tua ragazza, adesso?”
Eccolo l’argomento…
“Sì…”
“Oh… va tutto bene tra di voi? Se non sbaglio, è un po’ che state insieme…”
Ted non rispose.
“Mi spiace… avete litigato?”
“No, non proprio. È che mi trovo nella situazione di non sapere più cosa provo…
credo. Sono un po’ confuso ultimamente.” Ted sentì le guance andargli a fuoco;
si aspettava una presa in giro di qualunque tipo ma, con sua sorpresa, Harry non
aveva un’espressione divertita in volto: era serio, stava soppesando le parole
da dirgli. Il mago gli fece cenno di
sedersi su una panchina, al lato della strada, andando poi ad accomodarsi al
suo fianco.
“Ammetto di capire quello che stai provando. Non voglio forzarti a raccontarmi
ulteriori particolari, ma posso dirti che non sempre la prima ragazza è quella
giusta. O la seconda, o la terza… ma quando arriverà, te ne renderai conto.
Come, non lo so. Credo che per ognuno di noi sia diverso.” Sì, erano parole
scontate, ma lui avrebbe fatto piacere, quando era un ragazzo, se qualcuno
gliele avesse rivolte e pensò fosse lo stesso per il suo figlioccio.
Ted soppesò le parole del suo padrino. “Tu, come ti sei accorto che la zia era
la persona giusta per te? Sempre se posso chiedertelo…” L’ultima frase fu
aggiunta dopo che il ragazzo si fu accorto dell’espressione di terrore che era
comparsa sul volto del suo padrino.
“Beh, ecco… diciamo che mi è scattato qualcosa dentro. Mi ero accorto di
detestare profondamente ogni ragazzo che ci provava con lei. Poi avevo una strana
sensazione alla bocca dello stomaco. Cose così. Ma comunque non arrivare a
conclusioni affrettate, prenditi tutto il tempo per capire quali sono i tuoi
sentimenti. Adesso hai molti pensieri in testa, devi prima fare chiarezza.”
Ted annuì poi abbracciò il suo padrino, cosa che faceva di rado.
Harry sapeva bene di essere la persona che per Ted si avvicinava di più ad un
padre. Probabilmente era stato molto assente nei primi anni di vita del
ragazzo, preso a sistemare la sua vita e a cercare di costruirsi un futuro. Era
stato solo con il suo matrimonio e con la nascita del suo primo figlio che
aveva iniziato a rendersi conto di cosa volesse dire essere padre a tempo
pieno.
Ted non aveva avuto una famiglia accanto, ma un mix di persone. Nessun punto
fisso. Eppure Harry aveva dovuto constatare che era cresciuto bene, era una
ragazzo in gamba. Probabilmente però, non aver nessun punto di riferimento
fisso, a parte sua nonna, non gli aveva permesso di confidarsi con qualcuno.
Ora voleva rimediare, cercare di assumere quel ruolo che adesso gli era più
congeniale e che, forse, riusciva a comprendere meglio, probabilmente perché
era maturato anche lui. D’altronde, un ragazzino non può crescere un bambino
come un adulto. Remus gli aveva lasciato un’enorme responsabilità per la quale,
all’epoca, non era pronto.
“È quella la tua ragazza?” Chiese Harry, scorgendo una figura femminile che
camminava avanti e indietro dal lato opposto della strada.
Ted guardò e poi annuì. “Vuoi conoscerla?” Chiese titubante.
“No, non voglio farvi perdere ulteriore tempo.” Guardò l’orologio. “Tra poco
dovrete rientrare a scuola. Se è quella giusta, avrò altre occasioni.”
Scompigliò i capelli al suo figlioccio e si smaterializzò.
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