Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
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Autore: MystOfTheStars    15/11/2009    6 recensioni
Fiction ispirata alla storia di "Prophet of the Last Eclipse" di Luca Turilli.
Kurogane è il giovane principe del regno di Suwa, dove la vita scorre pacifica, adombrata solo da una funesta profezia: un giorno, da oltre le stelle, arriverà qualcuno che porterà morte e distruzione.
Tuttavia, la leggenda nulla dice su chi esso sia, e sul legame che potrebbe instaurarsi tra lui e il principe, destinato a fronteggiare la minaccia.
Genere: Romantico, Science-fiction, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ashura Oh , Altro Personaggio, Fay D. Flourite, Kurogane
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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@ Tomoyo93:  Grazie mille! Ad "almeno tu nell'universo" non ci avevo pensato, quando ho letto il tuo commento mi è venuto da ridere XD

@ Mistral: grazie carissima. In realtà il finale drammatico era voluto dalla trama, ma del resto ho scelto questa trama proprio per il finale drammatico! Comunque l'happy ending - o qualcosa di simile - alla fine ci voleva, se non altro perchè ho già sofferto abbastanza angst made in Clamp e alla fine non riesco a far soffrire troppo i personaggi che hanno già avuto le loro batoste...


Bene, ecco a voi l'epilogo! ^^ In fondo troverete alcune note sulle canzoni e sulla storia, nonchè alcuni miei commenti personali.
Buona lettura!


Ultima cosa: le canzoni sono finte, ma io vi potrei consigliare un adeguato sottofondo comunque.. Dvorak, la Sinfonia dal nuovo mondo, largo dal secondo movimento.





EPILOGO





Il principe se ne stava in piedi, a braccia conserte, osservando il panorama.
Non era certo la prima volta che si ritrovava a guardare il cielo stellato – anzi, era capitato fin troppo spesso, in quegli ultimi giorni.
Lo guardava rilucere sopra di lui come quando dormiva all’aperto, durante una spedizione lungo i confini o una battuta di caccia, mentre sotto la schiena sentiva le asperità e le durezze del terreno. Ma non gli era mai capitato di guardarlo attraverso una finestra, senza che ci fosse una panorama di montagne o pianura, di terra, a fargli da contrappeso.
Il cielo, adesso, si estendeva ovunque, sopra, sotto, attorno a lui, infinito.
Alle sue spalle, sentì un leggero scalpiccio di piedi nudi. Fay gli si avvicinò lentamente, avvolto in una lunga veste bianca, che teneva chiusa con le dita all’altezza del petto.
“Dovresti toglierti questi vestiti, Kuropon. Avrai freddo.” disse piano - Kurogane si era tolto il mantello, ma anche il resto dei suoi abiti era umido.
Il principe gli rivolse una breve occhiata, ignorando la sua affermazione.
“Dove siamo?”
Fay gli si affiancò per guardare il nero punteggiato di corpi celesti che li aveva inghiottiti.
“La Cometa era programmata per fare ritorno al mio pianeta, qualora mi fosse successo qualcosa.”
“Che ne è stato dei demoni?”
Fay si allentò la veste, facendola scivolare lentamente dalle spalle, rivelando la sua schiena e il tatuaggio che vi era inciso. Ora una piccola cicatrice interrompeva il disegno sotto la scapola sinistra.
“Sono morti quando mi hai colpito. Il raggio ha trapassato il macchinario nella mia schiena, distruggendolo.”
“E adesso? Stiamo andando verso il tuo mondo?”
Fay scosse la testa “Ho bloccato la Cometa. Ti riporto indietro, prima.”
“Prima di cosa?”
Gli occhi celesti dell’altro sfiorarono appena quelli scarlatti del principe, per poi vagare attorno, come alla ricerca di un appiglio.
Kurogane sbuffò.
“Ascoltami bene. – aggrottò le sopracciglia, concentrandosi su quello che doveva dire. Sembrava stanco, stanco di ripetersi, stanco di combattere – Ti ho già dato corda una volta, giusto?”
Fay lo guardò di sottecchi. Era vero, era stato lui a chiedergli di sparare, e Kurogane, alla fine, era stato costretto a farlo. Aveva visto il suo volto distrutto, quando si era svegliato, e i suoi occhi arrossati dal pianto. Non pensava che il principe potesse piangere… non per lui, almeno.
“Pensi forse che lo farò di nuovo?” rincarò.
Il biondo tornò a fissare il pavimento. Nonostante la stanchezza, il tono del principe era deciso, duro.
“No.” gli rispose alla fine, con un mezzo sorriso.
Kurogane lo trapassò con lo sguardo, come ad accertarsi che avesse capito bene.
“Allora non blaterare di andartene chissà dove.”
Fay sospirò. Il mezzo sorriso sulle labbra divenne un sorriso intero, mentre scuoteva lentamente la testa. Kurorin era un tipo… possessivo.
“La fai sempre troppo semplice, Kurosama.”
L’altro sbuffò di nuovo. Era vero, forse; tutto quello che voleva era tornare a casa sua e portare con sé Fay. Era anche vero che di tutte le spiegazioni complesse che il biondo gli aveva fornito, il principe non era affatto certo di averne compresa che una piccola parte.
“La Cometa non può tornare a Suwa così. Nemmeno io posso.”
Era una semplice constatazione; con che coraggio avrebbe osato guardare in faccia la gente di Kurogane, i suoi genitori, Gantai e gli altri soldati, dopo quanto accaduto?

Il principe tornò a fissare il buio al di fuori dell’astronave. Non sapeva che fine avessero fatto Gantai e gli altri uomini, e si era costretto ad accantonare quel pensiero solo perché sapeva di non poter fare nulla per loro.
In effetti, l’essere sospeso in quel vuoto stellato all’interno di quella bizzarra Cometa gli dava una sensazione di impotenza… nessuno dei problemi che riguardavano Suwa poteva essere risolto, finché non ci tornavano.
I suoi occhi tornarono a fissarsi su Fay, che alzò le mani come in segno di resa.
“Se la Cometa torna a Suwa e ci resta, potrebbe succedere tutto di nuovo… il ghiaccio e l’eclissi.”
Si risistemò la veste attorno alle spalle, e fece cenno a Kurogane di seguirlo attraverso gli strani ambienti della Cometa. Dopo una ripida scaletta in metallo e un corridoio stretto e basso, si ritrovarono davanti ad una grossa porta.
Dopo aver inspirato a fondo, Fay premette qualcosa sullo stipite, e la porta si aprì con uno sbuffo, il metallo di quello che sembrava essere il battente che scompariva risucchiato nella parete.
“Tutto questo… io non l’ho visto che dopo la partenza.” disse superando la soglia e facendosi di lato per far passare anche Kurogane.
Il principe entrò e i suoi occhi si assottigliarono, mentre tentava di decifrare quello che stava vedendo. La stanza era sorprendentemente grande, poco oltre la soglia il pavimento si abbassava repentinamente, e strane strutture metalliche si ergevano al suo interno. Avrebbero potuto sembrare colonne, forse. Lampi di luce multicolore dardeggiavano tra di esse, piccoli serpenti che stiracchiavano a pigri guizzi le proprie spire, come preparandosi per spiccare balzi più potenti.
Fay incrociò le braccia, stringendosi la veste al petto.
Qualsiasi cosa Ashura fosse riuscito a costruire, era troppo pericolosa e potente. Fin dal primo momento in cui aveva aperto la porta di quella sala, aveva provato uno strano brivido a vedere quel marchingegno, ed ora che era stato testimone di quello che poteva fare, quello spettacolo gli dava la nausea.
Ancora non si capacitava di come Ashura fosse riuscito a progettarla a parte e ad aggiungerla alla Cometa senza che tutto il resto della struttura dell’astronave ne fosse compromesso…
Come gli venne quel pensiero, si lasciò quasi sfuggire un’esclamazione di sorpresa.
Kurogane si voltò verso di lui con aria indagatrice, ma Fay non gli badò.
Qualsiasi cosa fosse, era stata aggiunta, e poteva di conseguenza essere tolta.
Improvvisamente, si trovò a chiedersi se per caso Ashura non l’avesse fatto apposta.

“Sarai il primo a cui faremo l’operazione. Vedrai che andrà… tutto bene.”
Non aveva cambiato espressione, sembrava tranquillo come al solito. Pallido, come al solito. Ma per un breve momento, qualcosa nel suo sguardo era diventato instabile, come se stesse trattenendo a stento una smorfia di dolore.

“Che cosa avete trovato esattamente nel vostro viaggio?”
“Non chiedermelo, Yuui… non chiedertelo. – gli mormorò nell’orecchio – Riuscirò a non fartelo scoprire mai.”


Il campo di asteroidi in mezzo a cui era finita la Cometa non previsto sulla sua rotta… era di formazione recente, o forse era stata l’astronave ad uscire dal cammino prestabilito?
Che Ashura avesse tentato di… fermarlo, in qualche modo? Di impedirgli di portare a termine quella missione di distruzione?
Un’ombra di tristezza passò nei suoi occhi. Ashura era tornato che non era più lo stesso, ma qualcosa di lui, sotto quella strana patina di aliena estraneità che lo aveva ricoperto, era sopravvissuto.
Ma ormai era troppo tardi per Ashura e per Celes. Il suo pianeta era ormai probabilmente ricoperto dal ghiaccio. E in ogni caso, la Cometa era troppo danneggiata per riportarlo lì, al suo mondo senza futuro…

“Che c’è?”
Sentì il respiro di Kurogane sul volto e, riscuotendosi dai suoi pensieri tutto di colpo, si voltò a guardarlo.
Non aveva mai pensato di avere un futuro, a Celes. Non aveva mai pensato di avere un futuro da nessuna parte.
Ma osservando quegli occhi scarlatti, per la prima volta, gli venne in mente che, se non c’era, poteva tentare di costruirselo.
“Forse, me ne posso liberare.”
Il principe inarcò un sopracciglio, dando segno di non aver capito.
Fay non gli rispose, ma lo afferrò per un polso e se lo tirò dietro, lasciandosi alle spalle la sala e la sua porta, che si richiuse con uno sbuffo.

Tornarono in una delle sale piene di pannelli metallici e lucine lampeggianti.
“Chii – chiamò Fay, e immediatamente la ragazza si materializzò come d’incanto al suo fianco – mostrami i progetti della Cometa, nel dettaglio.”
La figura femminile svanì, lasciando al suo posto una struttura di linee luminose che formavano dei complicatissimi disegni geometrici.
Kurogane si avvicinò incuriosito, per osservarli da vicino, anche se ciò non gli permise di comprenderli meglio.
“…come vedi, qui, è possibile sganciare questa parte… questo corridoio è un compartimento stagno, quindi non ci saranno problemi…” stava spiegando il biondo, gesticolando su e giù in mezzo a quegli strani segni luminosi.
“Che diamine significa?” grugnì l’altro, vagamente di malumore per il fatto che non capiva.
Fay si fermò a guardarlo.
“Significa che posso togliere quel marchingegno diabolico dalla Cometa. Se anche tornerà a Suwa, non ci saranno pericoli.” rispose, tentando di ignorare le implicazioni di quell’ultima frase.
L’altro lo osservò per qualche tempo senza dire nulla.
“Allora fallo.” disse alla fine.
Fay gli sorrise, accondiscendente. “Beh, non posso mica farlo qui, in mezzo alla galassia… occorre trovare un posto adatto…”
Kurogane sbuffò.
“Chii, mostrami la mappa di questo settore di galassia.”
I disegni si trasformarono, divenendo tanti punti luminosi affiancati da piccoli ghirigori che potevano essere scritte.
Fay ci si perse dentro, osservandoli, facendogli cambiare forma e dimensioni con semplici gesti della mano. Kurogane rimase ad osservarlo tra lo scontroso e l’incuriosito, conscio di non capire ma anche piuttosto ammirato per quella specie di magia che gli vedeva compiere.
Alla fine, Fay sembrò soddisfatto “C’è un posto dove credo proprio di poter abbandonare quell’aggeggio senza rischiare di fare troppi danni.” annunciò.
“Dopodiché, torneremo a Suwa.” puntualizzò Kurogane.
Fay abbassò il capo. Non c’era modo di sfuggirgli.
Non si sentiva pronto né tantomeno meritevole di tornarci, ma questo era un problema che, tutto sommato, poteva affrontare dopo.
“Sai, ci vorrà del tempo, Kurorin… Questo satellite è distante, e parte del sistema di navigazione della Cometa s’è guastato nell’incidente… per cui il viaggio sarà un po’ lento.” disse, scuotendo la testa mestamente.
Kurogane aggrottò le sopracciglia.
“Questo significa…”
“…che per un bel po’ dovrai sopportare unicamente la mia compagnia, Kurosama! – esclamò Fay, voltandosi verso di lui con un sorriso che gli andava da un orecchio all’altro - Scommettiamo che alla fine mi implorerai perché me ne vada?!”
Kurogane spalancò gli occhi, preso in contropiede, ma subito il suo stupore si trasformò in un ghigno divertito.
“Tsk. Voglio proprio vedere chi di noi due sarà il primo ad implorare…”
E subito dopo era su di lui, a cingergli la vita con le braccia, le sue labbra che si impossessavano di quelle di Fay, mozzandogli il respiro per la sorpresa, lasciandogli solo il tempo per arrendersi alla sua stretta.
Cosa che il biondo fece ben volentieri.


Gli occhi chiusi, Fay percorreva col viso la schiena di Kurogane, gli avvallamenti tra le sue scapole e la spina dorsale, le narici inebriate dal suo odore caldo e rassicurante.
Pensò alla danza dei pianeti e delle stelle, ai loro delicati equilibri dettati dalla forza di gravità.
Nel buio, poteva sentire quella stessa forza avvicinarlo lentamente al principe, una caduta inesorabile, come quella della cometa sul mondo di Kurogane.
Percepiva il suo corpo attrarlo a sé, il suo calore irradiarsi sulla sua pelle anche se non lo stava toccando, come un’aura avvincente e morbida, impossibile da ignorare.
Avevano ruotato l’uno attorno all’altro come un satellite ed un pianeta, fino al momento dell’impatto.

Fay ripensava al buio e al freddo di Celes, alle albe livide e scure della sua atmosfera rarefatta; l’alba di Suwa era una lenta ondata di colori che si rivelavano man mano che quel sole generoso li svelava, scoprendoli dalle ombre grigio azzurre della notte.
“Sai, nello spazio non vedi mai un’aurora, perché il sole non sorge, e non c’è un’atmosfera a rifrangerne la luce.”
Era stato solo, nello spazio, circondato da quelle stelle distanti e gelide. Ma non ci aveva fatto troppo caso, prima… mentre adesso, adesso sì che capiva quanto era stato solo.
“Invece, quando hai un pianeta sai sempre dove guardare per vedere l’alba.”
Kurogane si voltò lentamente verso di lui, incontrando i suoi occhi.
“E tu lo hai trovato, un pianeta.”
In tutta risposta, Fay gli sorrise e affondò il viso nel suo collo.


…anche nei più remoti spazi siderali, può accadere che una combinazione incredibilmente favorevole di caso e leggi fisiche faccia incontrare uno di quei pianeti freddi e bui con la luce di una stella, e che questo pianeta, da brullo e inanimato, germogli di vita, fecondato dai raggi del suo sole.
Tutto ciò può essere chiamato miracolo, casualità, probabilità o destino.


La Cometa aveva attraversato intere galassie per arrivare fin lì. Uscita dalla sua rotta, le probabilità che impattasse su un pianeta vivo erano quasi inesistenti.
Con tutti i mondi che esistevano nell’immensità dell’universo, che Fay incontrasse Kurogane era praticamente impossibile.
Eppure, era successo.
E questo era abbastanza per far sì che Fay finalmente accantonasse tutti i pensieri, per lasciare che accadesse ancora, e ancora, e ancora.










*the end*












NOTE FINALI


Sulle canzoni

Le canzoni provengono dai CD “Prophet of the Last Eclipse” e “Demonheart” di Luca Turilli, entrambi del 2002.

Spero le abbiate ascoltate tutte perché, anche se sono anni e anni che continuo ad ascoltarlo, questo lavoro di Turilli non smette mai di sorprendermi e piacermi da impazzire. Nonostante ami tutti i suoi lavori e quelli dei Rhapsody, a parer mio questo è quello riuscitogli meglio.

Le canzoni “War of the universe”, “Rider of the astral fire”, “Zaephyr’s skies theme”, “The age of mystic ice”, “Prince of the starlight”, “Timless oceans”, “Demonheart”, “Prophet of the last eclipse” provengono da Prophet of the last eclipse (di cui ho tralasciato solo “Aenigma” e “Nex Century’s Tarantella” – per quanto in proposito mi fosse partito un allegro trip mentale di loro che incontravano una popolazione di altrettanto allegri Mokona… la canzone è questa, datevi una letta al testo per capire cosa intendo); “Dark Comet’s reign”, “Rondeau in c min” e “Black realms majesty” vengono invece da Demonheart.

In alcuni casi non ho riportato integralmente il testo della canzone.
Ad esempio, in “Dark Comet’s Reign” c’è la descrizione di come Sania venga ritrovata all’interno della Cometa, unica superstite in mezzo ai cadaveri del resto dell’equipaggio. Siccome ho cambiato questa parte, ho anche tralasciato di riportare la strofa corrispondente.


Sulla storia, sui personaggi e sulla scelta del finale

La storia è quella raccontata nel cd, con i cambiamenti del caso. Ovviamente, i personaggi sono tutti cambiati – eccezion fatta per Vaikaris, che è una sorta di sacerdote e viene nominato in “Black Realms Majesty”.

Arkan sembra più un eroe classico che non un Kurogane, e in effetti Kurogane in questa storia ha perso un buona parte della sua Kuroganosità… Ciò detto, l’ho anche fatto consapevolmente perché in questa storia Kurogane non ha perso i genitori, quindi non ha ricevuto quel trauma che nel manga originale segna poi la sua crescita e il suo carattaere in una maniera ben determinata.

Ma parliamo di Gantai… allora, l’idea del pg mi viene naturalmente dal tipo bendato che sta sempre appiccicato al Kurobabbo in Tsubasa, non per nulla l’ho chiamato Gantai che, Neera-san docet, vuol dire benda in giapponese. Detto questo, probabilmente è andato OoC. Ma è anche difficile dirlo visto che si vede per tipo due capitoli XD

Mi sarebbe piaciuto sviluppare di più la parte di Suwa, ma il cd non me ne dava il tempo. Volevo mantenere una certa corrispondenza tra tracce e capitoli, e per come l’ho strutturata è finita così.

Il finale… è una cosa interessante.
Innanzitutto, devo dire che uno dei motivi per cui ho scelto di scrivere una fan fiction su questo CD è perché alla fine Arkan (aka Kurogane) è costretto ad uccidere Sania (aka Fay).
Il fatto di Kurogane costretto a uccidere Fay era una delle cose che mi aspettavo di veder succedere nel manga di Tsubasa (dopo il famoso “Se ci tieni così tanto morire, allora sarò io ad ammazzarti”, ero quasi certa che si sarebbe arrivati a un punto del genere… ma non è successo). Allora mi sono tolta lo sfizio :P
Detto questo, non poteva finire semplicemente così. Sono stata indecisa per un bel po’ se lasciare Fay morto o trovare un modo per farlo sopravvivere. Alla fine, la mia parte buona ha prevalso. ù_ù
In quanto al deus ex machina della Cometa che arriva a ripescarli alla fine, è una mia invenzione, non c’è nel CD, anche se lo spunto mi viene dal fatto che nel libretto si menziona che Arkan, dopo il terremoto, viene illuminato da una misteriosa luce… che alla fine ho fatto diventare un’astronave.

Ah, random, la scena dell’ultimo capitolo dove Kurogane mette Fay nella “bara” è una citazione da Stargate, e anche un po’ da Il quinto elemento.

Quanto alla distruzione e al male che la Cometa porta con sé, il CD parla di “Cosmic Evil” – Sania fa parte di una spedizione per l’esplorazione del cosmo, e lei ed il suo equipaggio finiscono in una sorta di mondo del chaos primordiale, dove gli altri vengono sterminati: here Sania was raped and seducted by evil to become a messenger of evil herself and to spread oblivion to all the other systems. (cit. dal libretto di Prophet)
Questa parte l’ho cambiata. Avrei potuto lasciare così, ma volevo metterci anche Ashura e quindi alla fine ho preferito che fosse lui a venire violentato dal male cosmico… cosa che alla fine gli succede sempre comunque.



Mi sono divertita tanto a scrivere questa storia. Mi ha tenuto compagnia in vacanza sotto l’ombrellone e in innumerevoli notti in cui non riuscivo a dormire. Non sono del tutto soddisfatta dal punto di vista della qualità, onestamente, ma mi sono divertita davvero tanto, a scriverla, inoltre sono anche contenta di essere riuscita a finirla in tempi decenti – cosa che per me costituisce davvero motivo di fierezza, visti i miei soliti ritmi.
Quindi, grazie davvero a tutte le persone che l’hanno letta e commentata, su EFP e sul LiveJournal, e un grazie speciale ad A., che non la leggerà mai, ma che tanti anni fa mi ha fatto scoprire Turilli e per questo ha sicuramente un grande merito!
  
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