In un pomeriggio festoso
ho rivisto un albero maestoso
che dal colle protende
al cielo le sue fronde.
Era lė tra l'erba a spiccare
quando io e la mia fanciullezza,
nella nostra irrequietezza
ne facevamo meta di mille gare.
E lė uguale l'ho ritrovato
ora che canuto e maturo
a quel colle son tornato.
Lo ricordo nei freddi inverni
a stagliare nei cieli tersi
i suoi rami neri e scarni.
Ricordo i delicati fiori che aveva,
il cui profumo i sensi inebriava
agli inizi di ogni primavera.
Gioia infondeva da non parer vera.
E le sue foglie tinte di rosso,
che il vento spingeva via,
rivelavano l'autunno al cuor mio.
Ma come foglia mi allontanai,
andai per la mia via,
col mio carico di nostalgia.
Nostalgia che dolce malattia.
Albero, non ti ho dimenticato.
E tu, che sapevi del mio ritorno,
tante stagioni hai aspettato
che arrivasse questo giorno.