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Autore: Ferngully    15/11/2009    1 recensioni
Lamù, Ataru, Shinobu e Mendo compiono un viaggio surreale che nessuno di loro si rende conto di aver iniziato, un viaggio che ha inizio un giorno al Carnevale Estivo di Tomobiki. Ma dove li condurrà questa via, e di quali verità verranno a conoscenza?
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Atarù Moroboshi, Lamù, Miyake Shinobu
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Eccoci arrivati alla seconda parte dell'episodio numero 5!
Devo sadicamente confessare che sono lieto che questa parte della storia impressioni, angosci e confonda, perchè è proprio il suo obiettivoXD Ringrazio di cuore i coraggiosi e pazienti lettori che si sono spinti fino a questo punto e do loro una dritta. Lo so, questa storia è molto più bizzarra e complicata delle consuete storie che vengono postate in questo sito (e comincio a pensare che non sia stata una grande idea proporla...) tuttavia non pensate, lettori, di dover essere discepoli di Freud per comprenderla.  Come ho già detto in passato nell'episodio numero 5 ed in quello numero 6 Ataru, Lamù, Shinobu e Shutaro perderanno completamente il contatto con la realtà, affrontando una serie situazioni irreali che sono la rappresentazione dei loro dubbi e delle loro paure, perciò non perdete tempo a farvi domande sull'assurdità delle situazioni, cercate piuttosto di carpirne il significato.

Per Kitsune & Achille: le vostre ipotesi sono entrambe assolutamente corrette e ne sono felice, lo scorso capitolo ha come fine quello di mettere a nudo i problemi e le insicurezze di Shinobu di essere (superforza a parte) una ragazza normale, praticamente mai al centro dell'attenzione, sempre messa involontariamente in ombra da Lamù e, di conseguenza, disperata di ricevere attenzioni, soprattutto da Shutaro.


Per Kitsune: domanda legittima la tua e probabilmente di ovvia risposta,  ma una delle tematiche principali di "Torna da me...Tesoruccio" è: nel regno della mente, potranno prevalere le emozioni provenienti dal cuore?

Leggete, leggete!

Episodio 5 (Parte Seconda): Io Non Sono Te Non Sei Me Sono

Sottotitolo: (Relazioni, Seconda Parte: Il Problema di Perdere Se Stessi)

Interludio al Diploma

"DIPLOMA - il premio o l'accettazione di un grado accademico - CERIMONIA DI CONSEGNA DEL DIPLOMA. Per alcuni...un inizio. Per altri...una fine. Molti lo vedono come un traguardo; altri, come un vero e proprio miracolo; e altri ancora, come un sogno che non potrà MAI realizzarsi! FALLIMENTO! UMILIAZIONE! EVENTUALE POVERTA' E AUTODISTRUZIONE! Si, tutte queste parole definiscono il diploma!" esclamò Megane dal podio con esagerato entusiasmo ed eccitazione quella domenica mattina, la luce del sole splendeva su di lui e veniva riflessa brillante dai suoi occhiali mentre parlava per conto della classe di diplomati del Liceo Tomobiki nelle veci di loro rappresentante di classe. Era raggiante di orgoglio, fiero di poter fare il suo discorso davanti ad una moltitudine di abitanti di Tomobiki. Tuttavia, la maggior parte del pubblico, compresi i diplomati alle sue spalle, apparvero a disagio di fronte alla maniera con la quale Megane aveva drammaticamente pronunciato ogni sillaba di ogni parola, enfatizzando particolarmente le parole, "fallimento," "umiliazione," e "autodistruzione" con un ruggito di miseria e inequivocabile sofferenza. E ancora Megane continuò, non toccato dalla reazione del suo pubblico.
"Tuttavia, per quanto riguarda me stesso e i diplomati seduti alle mie spalle, la parola 'diploma' acquisisce un nuovo significato. Certo, per alcuni, potrà continuare a rimanere un miracolo, e per coloro che non hanno passato gli esami, rimarrà il fallimento definitivo, ma per noi il vero significato del diploma ora è...PERSEVERANZA! Si, è la perseveranza che simbolizza il diploma! Noi abbiamo dedicato la maggior parte della nostra giovinezza - delle nostre giovani, patetiche vite - al tirannico sistema educativo, schiavizzandoci giorno dopo giorno, opprimendoci con il pesante dovere scolastico. Ma nonostante tutto, in qualche modo, siamo riusciti a sopravvivere - si, a sopravvivere alla tirannica oppressione del Liceo Tomobiki - una volta capaci, abbiamo spezzato le nostre catene e ora dirigeremo le nostre vite verso un ugualmente oppressivo sistema educativo che fingerà di darci più libertà. Del resto, una falsa libertà è pur sempre meglio dell'assenza di libertà! E dopo i nostri sforzi universitari, ci muoveremo verso il mondo della corporazione lavorativa, dove continueremo a essere oppressi. Tuttavia, noi continueremo a scalare verso la cima finchè non saremo vecchi uomini e vecchie donne, quasi senili, e allora NOI, NOI STESSI, potremo diventare i tiranni! Si! Un giorno, in un lontano futuro, noi, noi stessi, diventeremo i bastardi affamati di soldi e potere di una società nella quale l'umanità effettivamente vive, attraverso noi! Però, i nostri stessi giorni di tirannia non potrebbero esistere se non tramite la nostra stessa oppressione. Ed è questo rende questo giorno così significativo! Siamo sopravvissuti a questa oppressione, rappresentata dal diploma, mentre coloro che hanno miseramente fallito rimarranno indubbiamente e definitivamente schiavi per tutta la vita. Ma allora voglio porvi una domanda - PERCHE' siamo sopravvissuti? E io vi ripeto - perseveranza! E' la PERSEVERANZA  che incarna il diploma. Perchè se non avessimo lottato ostinatamente su per il sentiero del successo, saremmo caduti in un orribile, violento fato di follia e cieca schiavitù del tirannico sistema..."
"A Megane viene sempre qualche crisi isterica ogni tanto..." mormorò Ataru mentre Megane continuava con il suo discorso. Poi incrociò le braccia e si appoggiò allo schienale della sedia.
"Beh, il suo discorso è un po' deprimente," commentò Shinobu corrucciando le sopracciglia, incrociando a disagio le braccia.
Ataru fece spallucce mentre Lamù si sporse su di lui e sussurrò, "Ma questo è, effettivamente, un giorno deprimente, no?"
Ataru sollevò un sopracciglio. "E perchè mai?" chiese.
Abbassando la testa e ponendosi le mani in grembo, Lamù rispose depressa,  "Beh, questa sarà l'ultima volta che ci vedremo. Dopo di che-"
"Questo non è vero," la interruppe Ataru con praticità. "Non ci perderemo di vista più di tanto. Voglio dire, io e te andremo nella stessa scuola, Lamù, e per quanto riguarda gli altri...beh, la maggior parte di loro non lascerà nemmeno il Giappone."
"Come fai a essere così cinico, Tesoruccio?!" dichiarò Lamù in oltraggio.
"Cosa? Saremo ancora tutti vicini," contestò Ataru, "Non è chissà quale tragedia."
"Non Shutaro," disse mogia Shinobu fissando il pavimento con occhi tristi. "Lui andrà in una scuola in America..."
"Oh, già, me ne ero quasi dimenticato..." disse Ataru aggrottando le sopracciglia. Poi diede una scrollata di spalle e incrociò le mani dietro la testa. "Oh, beh; è solo Mendo, comunque."
"PARASSITI!" urlò Megane, tanto che Ataru, Lamù, Shinobu e l'intera classe di diplomati quasi saltarono fuori dalle loro sedie. "Come parassiti noi infestiamo questa terra, alla ricerca di un qualche tipo di SCOPO nella nostra pietosa esistenza. E non ne abbiamo ancora trovato nessuno! INTRAPPOLATI - INTRAPPOLATI in un infinito circolo di fato miserabile! Correndo e correndo come penosi RATTI, per non riuscire mai a fuggire! E perchè? Perchè dobbiamo soffrire così? Perchè non ci permettono di scappare?" Megane sprofondò nel podio, singhiozzando su un braccio. Gli altri lo fissavano, i loro volti distorti in orrore e confusione.
"Maledetti, ecco! Maledetti tutti!" la rimbombante voce di Megane tornò a lui mentre si raddrizzò sul podio. "Ma noi abbiamo persistito! E presto NOI metteremo LORO in gabbia! Si, gabbie con delle ruote! E loro correranno all'infinito in queste ruote schiavizzati dal sistema di oppressione! E' QUESTA la vitale essenza del diploma!"
Sollevò le mani al cielo aspettandosi  un'esplosione di applausi. Tuttavia, tutto quello che seguì fu solo un lungo, scomodo silenzio. Megane rimase pietrificato per un  momento prima di sbattere le palpebre, abbassando le braccia, e schiarendosi la gola. "Ehm, si, beh...per concludere, vorrei personalmente ringraziare qualcuno che, grazie alla sua presenza, rende tutte le cose possibili! Senza di lei, io sicuramente avrei fallito come avrebbe fallito tutto il resto del corpo studenti, condannando noi stessi ad un'eternità di dolore e umiliazione! Ma, grazie a Dio, lei è scesa nella nostra piccola, insignificante cittadina per salvarci tutti dal nostro desolato avvenire! Perciò grazie, Lamù, per averci risparmiato dal tormento e dalla sofferenza! Tu sei la ragione del mio successo e del successo di tutte le cose! E tu, Lamù, sei la ragione per la quale il diploma esiste!" Ci fu uno scoppio di applausi e ovazioni mentre Lamù sorrise con modestia.
Dopo che l'applauso terminò, lo sguardo di Megane rimase posato su Lamù per un lungo momento di nostalgia prima che decidesse di forzare se stesso a voltarsi nuovamente verso il suo pubblico. "Ora," iniziò, "Anche se siete già tutti  CHIARAMENTE  consci del vero significato del diploma - oppressione, schiavitù, tirannia, e più di tutto, perseveranza per diventare quei tiranni che opprimono e schiavizzano - vi presento lo studente incaricato a svolgere il discorso di commiato, Shutaro Mendo, che TENTERA' di dire qualcosa di altrettanto profondo e significativo che possa reggere il confronto con il mio elegante discorso. Non siate troppo duri con lui, tuttavia, se non sarà in grado di riuscire a descrivere gli orrori del sistema educativo bene quanto me." Gesticolò in direzione di Shutaro. "Mendo."
Ci fu un tripudio di applausi mentre Shutaro si alzò con orgoglio, sorridendo presuntuosamente, e avanzando deciso.
Ataru sbuffò derisorio. "Grandioso..."  brontolò sarcasticamente. "Un'altra occasione che gli permetterà di darsi delle arie."
"Su, non puoi dire che un po' non  se lo sia meritato..." contestò Shinobu e Ataru si limitò a sbuffare di nuovo.
Shutaro diede a Megane uno sguardo di aperto disgusto e perplessità quando lo incrociò e prese posto sul podio con un sorriso. "Famiglia, amici, facoltà," iniziò con aria dignitosa mentre gli applausi diminuirono. "Da parte dei diplomati alle mie spalle, vorrei ringraziare tutti voi. Non solo per la partecipazione alla cerimonia di questa mattina, ma per il supporto, la dedizione, e la forza che ci avete conferito nel corso degli anni. Senza di questi, non saremmo mai arrivati così lontano. Vorrei inoltre estendere il mio apprezzamento a quei diplomati dietro di me che sono stati sia miei amici, che miei compagni durante questo lungo cammino."
Ataru quasi scoppiò a ridere forte. "Se non è il più grosso mucchio di stronzate che abbia mai sentito!" esclamò.
"Beh...almeno lo ha detto bene," rispose Shinobu, aggrottando le sopracciglia. Poi sbirciò un po' in direzione di Shutaro e aggiunse, "E con un bel sorriso, oltretutto."
Shutaro esibì un altro sorriso bonario al pubblico. "Questa parte delle nostra vita è giunta al termine," continuò. "Ma questo non vuol dire che il nostro viaggio sia terminato. Anche se saremo costretti a separarci per percorrere strade diverse, noi proseguiremo fino a che avremo realizzato i nostri stessi destini. Tuttavia, senza i ricordi degli amici che abbiamo incontrato o delle preziose lezioni che abbiamo imparato, noi non avremmo mai-"

Il Caso di Shutaro Mendo (Il Progetto Shutaro Mendo)

E' buio! ho paura!" urlò istericamente Shutaro agitando follemente la sua katana a destra e a manca mentre correva nelle tenebre. "Ho paura del buio! Ho paura del buio! Ho paura del - uh?" Si bloccò all'improvviso, per notare che si trovava di fronte ad uno specchio, e vide il suo riflesso, con katana brandita sopra la testa e tutto il resto. Abbassò allora la katana e la reinfoderò.  Poi, con un sorriso, esaminò orgogliosamente la sua immagine riflessa nello specchio. "Non male," commentò compiaciuto.
Voltando lievemente la testa di lato per avere una buona visuale del suo profilo, scorse un altro specchio con la coda dell'occhio. Curioso, si voltò completamente per scoprire, infatti, che si trattava di un intero corridoio di specchi. "Che strano..." Riportò poi lo sguardo sul primo specchio.
Tuttavia, con sua avversa sorpresa, scoprì che il suo riflesso non era più lì. "Ma che..." domandò fissando lo specchio e ponendoci sopra entrambe le mani.
Continuando a non vedersi riflesso, strinse gli occhi e passò davanti agli altri specchi del corridoio. Ma nessuno conteneva il suo riflesso. Dopo aver percorso un buon tratto di corridoio e guardato in dozzine di specchi, Shutaro si fermò. Guardò alle sue spalle da dove era venuto per poi riportare lo sguardo verso dove era diretto. Entrambe le vie gli sembravano senza fine. E Shutaro corrugò la fronte in confusione e perplessità.
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Shutaro corse dentro la stanza per trovare riparo dalla pioggia, scrollando le braccia per cercare di asciugarle più velocemente. Poi si guardò attorno e scorse un gruppo di persone - molte delle quali di sua conoscenza - vestite di nero  mentre una bara circondata di fiori era posta in fondo alla stanza. "Mmmh...dev'essere una veglia," decise Shutaro e, con imbarazzo, abbassò lo sguardo al suo inadeguato vestito bianco. Tuttavia, si avvicinò comunque e presto scorse Lamù e Ataru seduti in seconda fila.
"Moroboshi," disse, poi fece un sorriso alla bella Oni e la salutò, "Lamù." Lei rispose al sorriso meglio che potè mentre Ataru non si degnò nemmeno di alzare lo sguardo.
"Ehi, Mendo," disse Ataru. "Sei in ritardo."
"Non sapevo che ci fosse una veglia," rispose, prendendo posto di fianco ad Ataru.
Ataru fece una risatina tagliente. "Come facevi a NON saperlo?"
"Stai zitto, Moroboshi," rombò Shutaro lanciandogli un'occhiataccia furiosa. Poi, dopo un momento, domandò, "Per chi è la veglia?"
Ataru allora scoppiò a ridere e Lamù lo guardò con un'aria di rimprovero. "Tesoruccio! Non essere così crudele!" Lamù guardò compassionevolmente Shutaro e gli disse "Mi dispiace, Shutaro. Mi dispiace tantissimo."
"Beh, io dico-che liberazione!-" dichiarò Ataru. "Non vedo davvero l'ora che questa veglia sia finita! Poi sarà finalmente reso ufficiale!"
"Tesoruccio! E' una cosa orribile da dire!" lo sgridò Lamù  e poi disse a Shutaro, "Sono sicura che Tesoruccio non parla sul serio, ma tu sai com'è fatto...anche se, devo dire che sono contenta che sia capitato a qualcun altro e non a Tesoruccio...cioè...onestamente, ora che ci penso, credo che io stessa avrei scelto quella persona come prima ad andarsene di tutti noi, considerando, insomma..."
"Insomma, cosa?" chiese Shutaro.
Ma Lamù semplicemente abbassò lo sguardo sulle proprie ginocchia, un'espressione colpevole negli occhi. "Faresti meglio ad andare a rendere l'ultimo omaggio, Shutaro, prima che sia troppo tardi..."
"Già; probabilmente sarai l'unico a farlo, in ogni caso!" aggiunse beffardo Ataru iniziando a ridere a squarciagola, tutto il resto degli ospiti della veglia si unì a lui.
Shutaro corrugò le sopracciglia, sentendosi improvvisamente davvero a disagio mentre gli altri ospiti continuavano a ridere crudelmente. Si alzò comunque in piedi, e si incamminò lentamente e con cautela verso la bara per rendere il suo ultimo omaggio come Lamù gli aveva suggerito. Ma vi era Shinobu davanti alla bara, come se stesse di proposito cercando di sbarrargli la strada. Lei aveva le braccia incrociate e lo fissava con bruciante odio; era uno sguardo che Shutaro non le aveva mai visto rivolgergli prima, e rimase sorpreso di vederlo ora. "Shinobu?" chiese " Cosa-"
"Non aspettarti che io provi compassione per te," lo interruppe bieca Shinobu deridendolo con disprezzo. "Non mi sei mai piaciuto; non sei mai piaciuto a nessuno - eccetto che a te stesso, ovviamente. Del resto che ti aspettavi? Sono stata io a buttarti di sotto, in fondo. Non che non te lo sia meritato."
"Buttarmi di sotto?" domandò in confusione mentre Shinobu  si scostò di lato per permettergli di vedere. Gli occhi di Shutaro si spalancarono e la sua bocca si aprì per parlare, ma nessun suono ne uscì. La risata degli altri ormai gli bruciava nelle orecchie e lui desiderò disperatamente che finisse, non trovando però la forza di coprirsi le orecchie. Al contrario, digrignò i denti e serrò i pugni , insicuro se arrabbiato con se stesso o con tutti gli altri intorno a lui. Lanciò un'occhiata di disprezzo alla bara dove vide se stesso giacere, così sereno, e bello - e morto.
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"Shinobu! Shinobu, ti prego, apri la porta," chiamò Shutaro, battendo il pugno contro la porta.
"Un giorno?!" giunse la feroce voce di Shinobu dall'altro lato della porta e Shutaro si fece piccolo. "Come hai potuto dire - un giorno-?!"
"Beh, io...io non intendevo nel senso che hai capito, Shinobu!" rispose disperatamente Shutaro. "Quello che intendevo era-"
Improvvisamente, Shinobu spalancò la porta e pretese furiosamente, "Dillo, allora!"
Shutaro si imperplessì nervosamente notando la rabbia negli occhi di lei ,aveva una vena gonfia sulla tempia sinistra. "Dire cosa?" chiese con esitazione.
"Dì che mi ami!"
"Ecco...uh...io..." balbettò Shutaro arrossendo, e Shinobu emise un urlo, sbattendogli nuovamente la porta in faccia. "Shinobu!" la supplicò.
"Idiota!" sbraitò Shinobu mentre l'espressione di Shutaro si fece disperata.
"Per favore, Shinobu, lo stavo per dire," insistè Shutaro. " E' solo che non mi hai dato abbastanza tempo per-"
"Non dovresti aver bisogno di tempo!" lo interruppe lei "Dovrebbe essere automatico!" Shutaro la sentì emettere un lungo gemito prima che la ragazza scoppiasse in singhiozzi.
"Shinobu..." disse piano Shutaro, poi pose la mano sulla maniglia, girandola lentamente e aprendo la porta. "Shinobu..." La vide, giaceva sul letto piangendosi sulle braccia e distolse lo sguardo da lei, colpa e vergogna lo aggredirono pungendogli gli occhi e la gola. La mano gli cadde dalla maniglia e ciondolò immobile lungo il suo fianco, i singhiozzi di Shinobu furono l'unico suono che i due condivisero.
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"Tu ami Moroboshi, non è vero Lamù?"  domandò Shutaro mentre lui e Lamù camminavano lungo la strada affollata e soleggiata.
Lamù annuì vigorosamente leccando il suo gelato. "Oh, certo! Io amo Tesoruccio!" rispose la ragazza con un sorriso gioioso. "Lo amerò sempre!"
"Sempre?" chiese lui, annuendo. " Capisco..."
"Perchè me lo chiedi?"
"Per nessuna ragione in particolare," rispose Shutaro guardando altrove. "Dove altro vorresti andare, Lamù, durante il nostro appuntamento?"
"Mmh..." ponderò Lamù per un momento per poi sorridere e suggerire, "Beh, Tesoruccio ed io a volte andiamo al parco. O in spiaggia! Oh, e lo scorso fine settimana siamo andati a vedere un bel film insieme. Tesoruccio sosteneva che era noioso, ma io l'ho trovato davvero romantico. Ma Tesoruccio è fatto così, sai com'è. O forse potremmo andare a pattinare insieme! Tesoruccio e io adoriamo andare a pattinare insieme; ci divertiamo moltissimo e lui è così buffo quando cade. Non si fa mai male sul serio, certo, perchè se così fosse impazzirei! Sei mai andato a pattinare, Shutaro? Una volta dovresti venirci con me - e Tesoruccio, ovviamente!"
"Già...e Moroboshi..." disse Shutaro con voce spenta, aggrottando le sopracciglia.
"O forse ci potresti andare con Shinobu," offrì Lamù.
"Shinobu?" domandò Shutaro alzando lo sguardo leggermente impaurito.
"Lei ti piace, non è vero?"
"Si, certo che mi piace Shinobu..."
"Oh, guarda, è Tesoruccio!" esultò Lamù, cambiando discorso, agitando la mano, scorgendo improvvisamente Ataru camminare tra la folla. Lei rise felicemente e si voltò verso Shutaro con occhi luccicanti e un sorriso allegro. "Che sorpresa! Beh, è stato divertente, Shutaro; grazie per il gelato!" Gli fece un altro sorriso prima di volare via, lasciando cadere il gelato per terra, e Shutaro emise un sospiro mentre la osservò aggrapparsi al braccio di Ataru con un'espressione felice sul viso, e sapeva che era tutto inutile, dopo tutto, e che avrebbe dovuto saperlo invece di pensare che non lo fosse.   
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Shutaro si ritrovò circondato da bellissime donne, dozzine di femmine abbigliate in abiti stravaganti e sontuose acconciature, tutte che ridevano e che discutevano e che guardavano verso di lui, disperate di ricevere anche solo uno sguardo dal ragazzo, e arrossendo selvaggiamente ogni qual volta quest'ultimo lanciasse loro un sorriso. "Oh, Shutaro, sei così meraviglioso!" disse una di loro amorevolmente.
"E così bello!" aggiunse un'altra.
"E così ricco!" si intromise un'altra ragazza, poi tutte loro risero imbarazzate.
Shutaro rise a sua volta, fingendo di apparire modesto, non riuscendoci per niente, e rispose, "Andiamo, ragazze, non sono COSI' perfetto..."
"Ma tu lo sei, Shutaro!" protestò una quarta ragazza, scuotendo la testa in orrore al solo pensiero che lui non lo fosse.
"Perfetto sotto ogni aspetto!" squittì una quinta con enfasi e di nuovo tutte le ragazze risero suadenti.
Shutaro si passò una mano tra i capelli, con occhi brillanti e un sorriso attraente. "Beh, se proprio ne siete così convinte..." Fece un'altra risata e le tutte ragazze risero unendosi a lui. Quando la sua risata lentamente si spense, i suoi occhi scorsero Shinobu camminare, passando davanti al gruppo di ragazze e a lui, sorridendo serenamente indossando una sobria gonna e una camicetta mentre guardava avanti, non sembrando notare Shutaro o la folla di belle donne. Shutaro battè gli occhi in sorpresa e poi si rivolse alle ragazze, dicendo loro, "Scusatemi solo per un secondo..."
Ci furono gemiti di protesta quando Shutaro si fece strada tra la folla mentre le ragazze lo supplicavano di non andare, piangendo, "Resta, Shutaro! Non andartene!"
Ma Shutaro le ignorò cercando in qualche modo di divincolarsi da loro, le loro mani gli artigliavano le braccia tentando di trattenerlo. Finalmente liberatosi, vide Shinobu a pochi metri di distanza che passeggiava con passo spedito. "Shinobu! la chiamò iniziando a seguirla."Shinobu, aspetta!"
Shinobu si fermò e si voltò verso di lui con curiosità, domandando, "Posso aiutarti in qualche modo?"
"Volevo solo chiederti scusa, Shinobu," iniziò Shutaro, "Per-"
"Aspetta, ci siamo già visti da qualche parte, vero?" chiese lei con un sorriso interrogativo puntandogli un dito contro. "La tua faccia mi è in qualche modo familiare."
"Uh?" Shutaro la fissò per un lungo momento, sorpreso e senza parole. Poi, realizzando cosa aveva appena detto la ragazza, la faccia gli si fece rossa per l'imbarazzo.
Facendo un passo verso di lei, cercò finalmente di dire, "Shinobu, sono-"
"No, aspetta! Lasciami indovinare!" lo interruppe con una risatina. Portandosi un dito al mento, Shinobu disse, "Vediamo...lavori qui vicino? No, non può essere...almeno, non penso. Vero?"
"No," rispose Shutaro, seriamente confuso. "Voglio dire, io-"
"O forse ti ho già visto nei pressi del parco!" ponderò con eccitazione Shinobu, ignorandolo. "Mi ricordo di aver incontrato un ragazzo carino al parco lo scorso weekend." Ma subito scosse la testa e aggrottò le sopracciglia. "No, non penso fossi tu. Il ragazzo che ho incontrato era molto più bello di te, senza offesa, ovviamente." E gli fece un innocente sorrisetto.
"Più bello? Di me?" domandò Shutaro con la voce colma di orrore al semplice pensiero.
"Sinceramente, ora che ti guardo bene, tu non sei molto bello," commentò Shinobu tranquillamente squadrandolo da capo a piedi portandosi nuovamente il dito sul mento. "Insomma, non dico che tu sia INGUARDABILE..."
Shutaro fremette di rabbia. "Cosa intendi per inguardabile?" esclamò furiosamente.
"Beh, non intendevo in senso CATTIVO," insistette Shinobu. "Non dovresti prendertela così." E Shinobu fece una benevola risata rivolgendogli un sorriso caloroso.
Ma Shutaro scosse la testa. "Non è questo il punto, comunque!" urlò lui, afferrandola per le spalle. "Come puoi non riconoscermi?! Sono io! Shutaro!"
"Shutaro...? Mmmh..." si chiese Shinobu ad alta voce. "Mi ricorda qualcosa." Poi sorrise e disse, "Lo so! Probabilmente ci siamo visti a scuola, vero? Lei sorrise speranzosa, ma Shutaro corrugò la fronte in delusione. Anche Shinobu assunse un'espressione leggermente delusa e poi chiese, "Neanche?"
"Beh...in un certo senso è così..." mormorò lasciandole le spalle.
"Okay, allora ci vediamo a scuola...uhm...come hai detto di chiamarti?" Gli domandò la ragazza e Shutaro fece un sospiro.
"Shutaro," rispose lui cupo e Shinobu sorrise.
"Giusto! Shutaro! Cercherò di ricordarmelo la prossima volta!" gli disse ridendo per l'imbarazzo. "Bene, arrivederci, Shutaro," disse lei iniziando ad allontanarsi, agitando una mano per salutarlo. "Forse potremmo, non lo so, vederci in giro qualche volta."
"Arrivederci...Shinobu..." le rispose abbattuto Shutaro mentre la osservò andarsene senza neanche voltarsi per vederlo rivolgerle un lieve saluto con la mano. Non appena Shinobu scomparve dalla sua vista, Shutaro incrociò le braccia e sbuffò accigliato, fissando seccato la strada, arrabbiato con se stesso per essersi reso ridicolo in quel modo e con Shinobu per averglielo fatto fare.
"Sai, Mendo, penso che tu stia prendendo tutta questa faccenda un po' troppo seriamente," parlò improvvisamente una voce familiare e Shutaro alzò lo sguardo per vedere Ataru in piedi a un paio di metri di distanza, appoggiato con la schiena al muro di uno degli edifici. "Guarda che nessuno qui ti odia. Almeno, io non ti odio; ho sempre pensato che fossi tu ad odiare me."
E Shutaro grugnì e distolse lo sguardo da Ataru con disgusto, replicando freddamente, "Questo perchè sei un idiota, Moroboshi."
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Shutaro guardò verso il cielo, azzurro e brillante, i raggi del sole splendevano come oro attraverso esso, per poi illuminare il resto della vallata che lo circondava. Presto scorse Shinobu, inginocchiata davanti ad una lapide insieme ad un uomo dai capelli rossi. Strinse gli occhi, cercando di identificare meglio l'uomo, ma presto vi rinunciò. I suoi occhi si posarono nuovamente su Shinobu e la lapide. "Immagino di essere morto davvero, allora...mmh." disse facendo spallucce con noncuranza. "Almeno Shinobu non mi odia più," aggiunse poi con un sorriso. Ma quel sorriso si spense poco dopo quando disse, "Tuttavia, vorrei non averla fatta piangere...ho sempre odiato vedere una donna piangere..."
Subito dopo riportò lo sguardo verso il cielo per vedere una sorridente Shinobu fluttuare sopra di lui con bianche ali luccicanti d'oro, come se fosse un angelo.Shutaro le fece un affascinante sorriso. "Bene, se insisti, mia cara," disse, inchinandosi cortesemente, "Suppongo allora di non avere altra scelta che rimanere qui con te. Dopo tutto, sono un gentiluomo, e un gentiluomo non volta mai le spalle ad una fanciulla, Shinobu, specialmente ad una fanciulla per la quale provi grandi sentimenti, anche se ancora non sa di che tipo di sentimenti si tratti."
E poi cadde all'indietro, sull'erba della bellissima, solitaria vallata.   

  
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