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Autore: innerain    17/11/2009    13 recensioni
".. Hey, Platypus, indovina un po' chi ti ha portato il Frappucc-"
Si bloccò di colpo.
Sul suo viso, incredulità.
L'incomprensione della realtà, la confusione, il terrore, lo stupore; il caos.
Dipinto su quegl'occhi color ambra, grandi e spalancati.
Seduti davanti a lei, i Green Day.
Uno davanti all'altro; Tré più verso di lei, che copriva parzialmente Mike, seduto al centro, e in fondo, quasi sul lato opposto della stanza, Billie. La mente si rifiutava di capire, il cuore di battere; erano Loro. Non una foto, non un video clandestino su YouTube, non un poster, non il booklet di un CD. Non un sogno.
Erano Loro.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Billie J. Armstrong, Mike Dirnt, Nuovo personaggio, Tré Cool, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Premessa: E' il primo tentativo di una fanfiction sui GD.. Anzi, la prima fanfiction pubblicata sui GD, ecco. xD In ogni caso, sono indecisa se lasciarla così com'è, una one-shot, oppure continuarla; ditemi voi che ne pensate: se volete mandarmi un nobel per la letteratura o se volete sputarmi in un occhio, siete liberissimi di fare entrambi.
E' una storielluccia abbastanza confusionaria.. E, mboh, che dirvi; leggetela per capire meglio. Ah, e, a tutti i fan della mitica coppietta Billie/Adie, non me ne vogliate a male, vi pregooo! (Anche perché io credo siano perfetti insieme.. Fino a che non andrò a sequestrare Mr Armstrong e lo incateno ad una sedia nello scantinato e.. CENSURA.)
Vabbuoh, leggete, commentate, e fatemi sapere! (:
Disclaimer: Purtroppo, il Billino non l'è mio (vocina malvagia: non ancoooora.), come anche la signora Adrienne, non lo è. Non scrivo questa storia a scopo di lucro.

Titolo:
Fairytales Don't Exist.
Colonna Sonora: Scattered, Green Day; Fairytale Gone Bad, Sunrise Avenue.

Billie guardava dritto davanti a se; guardava, eppure non vedeva.
Aveva lo sguardo perso nel vuoto, poteva sentire il battito del suo cuore farsi sempre più lento, il suo respiro sempre meno udibile, il suo pensiero sempre più flebile.

"Adrienne,.. Dove sei stata?"
La silhouette nera, formosa contro la luce dei fari delle macchine che passavano, si irrigidì; nessun suono era udibile, nessun movimento poteva essere percepito.
La casa era nella più sinistra e totale delle immobilità.
"Sono stanco. Dimmelo, poi lasciami riposare."
La voce di Billie, neutrale, piatta, con una vena che aveva dell'implorante.
"Fuori, Billie. Ero fuori. Ora va'."
La donna non perse un colpo nel rispondere; la sua voce era decisa, glaciale. Si mosse quindi verso il marito, seduto sulle sedie nella cucina, di spalle alla porta, e a lei.
"Su, ora. Vai di sopra, ti raggiungo." Ripeté, questa volta con un tono più amorevole. Allungando una mano verso la spalla dell'uomo, osò sfiorarlo.

Billie Joe sembrò reagire al ricordo; sbatté le palpebre, cercando di scacciare via l'immagine, ma senza successo.
Una lacrima scese sulla guancia pallida, scorse fino alla bocca rosata, per inumidirla amaramente.
Dischiuse lentamente le labbra, lasciando libero il respiro, sussurrando parole senza un perché.
Poi, perentorio, serrò la bocca, inaridito d'ogni pensiero, ancora una volta.

"Dove sei stata?" Ripeté Billie, sordo alle parole della moglie, ma non ai suoi gesti.
Il silenzio fece male più delle parole.
"Perché fuggi da me, Adrienne? Io.. ti amo. Ti ho sempre amato. .. Forse.."
Lungo silenzio, suono smorzato di respiri interrotti. Le luci rimasero spente, le figure si delinearono nel buio.
".. Forse, non è più abbastanza?"
"Ma, Billie... Cosa dici?!" Rise con voce rotta la donna, cercando nel senso di colpa di sfoggiare un sorriso spezzato.
"Io so, Adrienne. Io so." Billie scosse la testa impercettibilmente, come a convincere il suo cuore dolorante che fosse la scelta giusta da fare.
"Tu... sai?" Soffiò la moglie, distrutta dalla verità più che dal dolore.
Billie non potè che annuire, sentendo le palpebre farsi improvvisamente pesanti dal sonno.

La testa scivolò lungo le mani, che afferravano disperate i capelli indisciplinati. I gomiti poggiati sulle ginocchia premevano, cominciavano a fare male.. Ma era meglio così.
E' giusto, che faccia male.
Sussurrava più alla sua coscienza che a se stesso.
Poi, incredulo, sentì le guancie inumidirsi. Percepì dei rivoletti caldi fluire giù dalle palpebre, e pianse.

"Tu sai.. " Gemette Adrienne, arresa, lasciando che le sue spalle, sempre così dritte, cadessero impotenti.
"Adrienne, ci credi, ora? Ci credi ancora, alle favole?" Domandò quasi candidamente Billie, dopo un lungo silenzio; un sorriso invisibile, sadico, andava ad increspare le sue labbra carnose.
"Io.. Billie, cosa vai farfugliando?" Gemette lei, mentre l'ombra del suo corpo tremava convulsamente.
No, infatti; non era più un corpo, non lo era più. Billie cercava di convincersi che quella carne, quelle fattezze così incondizionatamente amate, fossero macchiate d'un adulterio che sperava di conoscere soltanto per sentito dire.
E invece, schiacciato sotto il peso soffocante della dolorosa verità, non poteva che essere spettatore del provarlo sulla propria pelle.
"Le favole non esistono, Adrienne." Continuò con un sussurrò Billie, riempiendo i polmoni d'un ossigeno bruciante con un sospiro.

".. Billie.. Ti prego.." Supplicò lei, la voce incrinata, sentendosi tremare le gambe, il corpo, come se fosse insensibile al caldo afoso ed umido che permeava la stanza, quello tipico delle estati californiane.

Stringendo i denti, Billie continuò a piangere, disperato, sentendosi mancare il respiro ad ogni lacrima che scendeva.
Si sentiva perso, privo di vita, eppure si domandava perché soffrisse ancora.
Strinse le mani in due pugni, dove era ancora intrappolato qualche ciuffo corvino, sentendo la gola accaldata cominciare a bruciargli.

Il frontman scosse lentamente il capo, non avendo avuto ancora il coraggio di girarsi, per affrontarla, per affrontare l'entità, la vera portata dell'amore che provava, ancora, nonostante tutto, per lei.

Adrienne cominciò a scuotere la testa, ritmicamente, schiaffandosi una mano sulle labbra, e scoppiando in un pianto soffocato.
Billie si sentì mancare l'aria non appena percepì il suono mozzato dei singhiozzi di Adrienne; si alzò, un movimento fluido e deciso.
Camminò verso di lei, fermandosi di fronte alla figura vacillante della moglie, di sua moglie.
.. Sua? No, non più, oramai.
Percepì il cuore appesantirsi, e, solo allora, capì a fondo il significato delle parole "cuore infranto", e di quanto queste fossero tutt'altro che una metafora.
Si sporse verso di lei, verso la sua pelle diafana, che, seppur non riuscisse a vedere, poteva anche solo immaginare, con gli occhi e la mente di chi ama.
Posò un leggero, dolce bacio sulla sua guancia, lasciando che la sua mano indisciplinata accarezzasse la donna della sua vita ancora una volta; e, solo allora, concesse ad una lacrima di rotolare giù, lungo la guancia.
Allontanandosi poi dalla figura immobile, Billie camminò silenziosamente verso l'ingresso, sfilando dall'appendiabiti la giacca nera in pelle, infilandola con veloci movimenti.
Aprì la porta; poco prima di varcare la soglia, Billie Joe si girò, un'ultima volta, verso Adrienne, ancora immobile nell'adiacente cucina.
"Le favole non esistono, Adie." Concluse, le sue iridi verdi incapaci di guardarla per più di qualche secondo. "Ti amo." Sussurrò, prima di scomparire dietro la porta, ormai chiusa.

-Fin (?)-
   
 
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