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Autore: Sweetheart    19/11/2009    1 recensioni
Una pagina di diario, assolutamente non autbiografica, in cui ho cercato di esprimere al massimo quello che può significare l'amicizia.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Caro diario,
Oggi, come non facevo da troppo tempo ormai, ho preso un attimo per me.
La vita è mia e la sto organizzando al massimo: le attività, la scuola, questa o quella discoteca al sabato sera e poi ancora una maglia nuova, i croccantini per la gatta, qualche sogno irrealizzabile… Invece adesso ho ripreso in mano uno dei miei vecchi CD. Lo inserisco nel lettore, spingo PLAY. Dalle casse scivola una melodia di pianoforte, pura, che si irradia nella stanza già colma di sole.
Mi abbandono sul divano. Davanti a me c’è il mio quadro preferito, che rappresenta una barca al porto un giorno senza sole. E pensare che quando lo abbiamo comprato mi sembrava orribile! Lo vedevo come un groviglio di scarabocchi informi, inutili: a me piacevano solo i disegni realistici e colorati. Poi, col tempo, ho cominciato ad apprezzare quello stile un po’ graffiato, che si faceva sempre più dolce e amabile. Ora non potrei immaginare la mia casa senza.
Ed ecco che ritorno a pensare Serena, la mia migliore amica. No, non sono una di quelle persone timidissime che stanno sempre e solo con l’amichetta del cuore perché non riescono a relazionarsi con nessun altro: aperta ed espansiva, faccio amicizia con tutti in un batter d’occhio! Sono tantissimi i compagni di scuola con cui chiacchiero a ricreazione o passeggio in città al sabato pomeriggio: in classe abbiamo instaurato un ottimo rapporto sin da subito, ma… L’amicizia vera, per me, è un’altra cosa. Non può essere solo una simpatia a pelle, qualcosa di istintivo. Gli impulsi umani arrivano e se ne vanno molto prima che possiamo rendercene conto: un amico vero si riconosce a poco a poco, come la barchetta del quadro, poi però non ti molla più, che tu sia al settimo cielo o pieno di problemi.
Serena era arrivata a metà della prima media e nessuno voleva stare con lei. Così, mentre noi ci riunivamo a chiacchierare tra una lezione e l’altra, lei era sempre sola, a consolarsi con il suo solito panino al prosciutto cotto. Io non mi curavo di lei: avevo la mia compagnia e mi sentivo a posto.
Poi, verso la fine della terza media, attraversai un brutto momento. Può capitare a tutti, no? Alla fine ci si riprende, ma lì per lì si ha bisogno di essere sostenuti… Invece gli altri del gruppo non si accorgevano dei miei problemi, o più probabilmente non intendevano occuparsene. Così cominciai a sentirmi estranea ai loro discorsi, alle loro uscite. Ero rimasta sola, o forse lo ero sempre stata?
Un giorno non ne potei veramente più e mi rifugiai nel bagno della scuola, a piangere. Speravo invano che uno dei miei “amici” venisse lì, a consolarmi, a interessarsi a me. Invece arrivò Serena. Non mi chiese nulla: sapeva, sapeva fin troppo bene come ci si sentiva, abbandonati alla propria solitudine.
Si sedette a terra, affianco a me, poi incominciò a parlarmi un po’ di tutto: riuscì anche a farmi sorridere.
Io l’avevo esclusa, isolata, derisa! Eppure lei era lì per me: non perché le facessi pena, voleva solo essere mia amica.
Da quel momento fu tutto un crescendo. Mi sedetti nel banco vicino al suo, lei mi fece un braccialettino di stoffa. Mi invitò alla sua festa di compleanno, io la portai al mare con me. Cominciavo piano piano a conoscerla: quella ragazza non era una perdente senza personalità, come la barca non era lo sgorbio di un artista dilettante.
Scoprii il suo carattere e mi affezionai più ai suoi difetti che ai suoi enormi pregi.
Ora è passato tanto tempo, frequentiamo scuole diverse, però ci vediamo il più spesso possibile: esco molto spesso con i miei compagni delle superiori, ma lei rimane un punto fisso, un porto sicuro in cui rifugiarmi in tutte le situazioni. Un amico vero, ho imparato, è sempre disponibile quando c’è qualche problema, e lo è ancora di più quando si vuole condividere una gioia: un sentimento così puro e disinteressato non può sopravvivere se l’invidia lo soffoca con le sue velenose spire.
Ecco che l’amicizia si è rivelata una certezza che non mi tradirà mai, un qualcosa destinato a durare. Forse per sempre.
Oggi, travolti dal mondo consumista in tutta la sua frenesia, si fa un po’ fatica a prendersi dieci minuti per riflettere su questo concetto semplice semplice… “Un vero peccato”, ho pensato: eccomi allora sdraiata a fissare la barca, la stessa che qualche anno fa non potevo nemmeno sopportare e che ora adoro più di uno dei miei migliori disegni.
Basta, ho deciso. Va bene lo studio, il teatro e tutto il resto, ma ogni tanto dovrò pur fermarmi a ritrovare la mia persona! Mi godrò la mia musica, la mia barchetta e, invece di darle solo da mangiare, coccolerò la mia micia per ore, come quando ero più piccola.
Poi chiamerò Serena, per sentire come se la passa. Non la vedo da due giorni: un’eternità! !

  
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