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Autore: Fissie    20/11/2009    10 recensioni
So I’m holdin’ on, I’m holdin’ on, I’m holdin’ on
I’m barely holdin’ on to you

I pensieri di Jacob pochi giorni prima della trasformazione di Bella in vampira.
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Isabella Swan, Jacob Black | Coppie: Bella/Jacob
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Breaking Dawn
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Note
Ehilà! Era un pò che non pubblicavo qualcosa su queste lande. Beh, vi deluderà - forse - scoprire che non ho cambiato registro: sempre Jacob, Jacob, Jacob, Jacob! Non tradirò mai il mio amore per il nostro adorabile lupacchiotto... che, diciamocelo, in New Moon ha anche fatto la sua sbavosissima figura. Nella scena in cui si toglie la maglietta, la mia voce si è levata dal mormorio sommesso del cinema ed un (molto poco decoroso, a dir il vero) "CHE FIGO!" è risuonato in tutta la sala. L'attore è cresciuto bene, non c'è dubbio.
Ma andiamo a noi e a questa, umh, songfic? Non so se può essere considerata tale, diciamo che non ho dimestichezza con questo genere. Scrivendola (ben quasi un anno fa, credo) mi sono in effetti ispirata ad una canzone, Broken dei Lifehouse, di cui ho riportato alcune citazioni, ma nulla più. Ad ogni modo, come anticipato, anche se la sto pubblicando soltanto adesso in realtà è un pò vecchiotta. L'ho scritta praticamente di getto dopo aver finito Breaking Dawn, ma proprio per il fatto di averla buttata lì quasi senza rileggerla non mi convinceva molto. Adesso invece il fatto che non sia stata sottoposta quasi a nessuna rielaborazione è la cosa che me la fa apprezzare, perciò ho deciso di condividerla con tutte voi, jacobine affrante per il finale e non.
Qui trovate la canzone, mentre qui il testo con la traduzione completa.
Beh, non mi resta che augurarvi buona lettura!
Semper fidelis,
Fissie




I’m holdin’ on

I’m falling apart, I’m barely breathing
with a broken heart that’s still beating
(Sto cadendo a pezzi, respiro a malapena
con un cuore spezzato che sta ancora battendo)


Trascino i miei passi nella veranda di casa Cullen, le membra pesanti come fossero piombo. Percepisco ogni singola contrazione dei muscoli, piegati sotto quell’esiguo sforzo che eppure adesso mi costa una fatica inaudita.
Uno, due, tre…
Gradino.
Lo scavalco. E, crick crack, posso quasi sentire l’attrito delle mie articolazioni.
Quattro, cinque…
Il pavimento è freddo. Avverto gli interstizi delle mattonelle sotto i piedi. Ogni percezione sensoriale è amplificata, mi rimbomba tra le pareti della calotta cranica, un sottovuoto nel quale galleggia la mia mente. E’ straordinariamente leggera, come gas, al contrario del mio corpo, il cui peso è divenuto insostenibile. Mi sorreggo appena, barcollo; sono in procinto di crollare.
Sei, sette, otto…
Tappeto. Mi premuro di sporcarlo con dovizia, in modo direi quasi minuzioso e prodigo di zelo, ignorando quanto sia ingiustamente ridicolo il fatto che stia tentando di trarre soddisfazione da questo. Oh, le sanguisuga hanno preso la sua vita – la sua, la mia, che differenza fa -, ed io mi vendico rovinando loro il tappeto. ‘Fanculo.
Nove, dieci—
La saliva mi solletica la gola quando deglutisco e avanzo di un ultimo passo.
Undici.
Tu sollevi il capo e, nell’esatto istante in cui il tuo sguardo incrocia il mio, le tue labbra esangui si aprono in un sorriso che, per un attimo, ti cancella l’ombra della morte dal viso. Mi manca il fiato, come se la gola si fosse serrata all’improvviso e non obbedisse più al semplice comando spontaneo dettato dalla sopravvivenza. Fa terribilmente male, sai, avere la conferma che io ti avrei reso felice. Fa terribilmente male scoprire di avere davvero qualcosa d’importante che non voglio perdere, nel momento stesso in cui la sto perdendo.
Sto cadendo in pezzi, Bella. Ogni fibra del mio corpo è appesa ad un equilibrio instabile e la presa è in procinto di scivolare. Resto aggrappato, però, con ogni infinitesimale parte del mio essere; mi artiglio a te, ai sorrisi che mi rivolgi quando varco la porta, al tuo petto che si solleva stentatamente, al suono della tua voce rauca, al colore spento dei tuoi occhi sotto le palpebre lucide e pesanti; e ai ricordi, quegli ingannevoli appigli, macerie che si sgretolano tra le mie dita.
Ricambio il sorriso, ma ogni bugia mi risucchia l’aria dai polmoni.
- Ciao, Jake - il mio nome ti sfiora le labbra, cavalcando quell’alito flebile fino a me, prima di penetrare come una spina sotto la pelle.
Ciao, Jake.
Varchi la soglia del garage che è la mia sgangherata officina, inclini il capo di lato e sollevi appena la mano in un cenno di saluto. Il mio petto potrebbe frantumarsi dietro la spinta violenta del cuore.
Ciao, Bells.

- Ciao, Bells. -
Mi chino davanti al divano sul quale sei distesa su un fianco, il tuo viso a un palmo dal mio. La tua pelle è così trasparente che posso percorrere con lo sguardo il disegno contorto delle vene sulle tue guance, tanto scavate e pallide da mettere i brividi. Hai la morte dipinta sul volto di bambina.
- Sei proprio conciato male - scherzi, assestandomi sulla spalla un pugnetto di cui vedo solo la traiettoria, senza avvertirne l’impatto. Sei così debole, così sottile, come in procinto di spezzarti. - Anzi, fai proprio schifo. Lasciatelo dire, Jake. -
- Pensa tu - ridacchio, ma quel gorgoglio mi raschia la gola e fa male, come cercare di ingoiare spilli.
Tossisco. Poi, per un attimo, taciamo entrambi.
Osservo la tua mano che accarezza il grembo emaciato sotto la maglia. Le tue dita esili e smagrite sembrano le lunghe zampe di un ragno, adagiato sulla protuberanza mostruosa come un guardiano circospetto; un cerchio d’oro penzola da una di esse, simile a un collare che è promessa e condanna al contempo.
- Non sei costretto a venire - dici, eppure leggo il sacrificio in quegli occhi che mi chiedono già di tornare.
Dimmi solo come potrei andarmene, perché io non ce la faccio – non trovo una strada che non conduca a te. Dimmi come potrei voltarti le spalle, sapendo che quando riguarderò indietro non ti vedrò più, e avanti avrò solo il tuo ricordo…
- Schiavitù eterna, l’hai dimenticato? – rispondo, inarcando le sopracciglia come per sottolineare un’ovvietà, e sorrido; sorrido col sorriso di chi nasconde il pianto.
Mi sento morire mentre tu muori, Bells.
Ci sono dentro fino al collo, con te, e non me n’ero accorto, sai.
Avevo quindici anni e tu eri la ragazza carina appena più grande eppure abbastanza da costituire un palio apprezzabile, il tipo di conquista di cui vantarsi con gli amici per raccoglierne il plauso e l’invidia; adesso è così ridicolo ripensarci in questi termini. Mi piacerebbe poterti raccontare delle scommesse con Quil, per vederti mettere il broncio e poi ridere, e sentirti dire che sono uno scemo.


I still see your reflection inside of my eyes
that are looking for purpose, they’re still looking for life
(Vedo ancora il tuo riflesso nei miei occhi
che stanno cercando uno scopo, stanno cercando ancora un po’ di vita)


Mi hai fregato, Bella; quando quella volta in spiaggia ho incrociato i tuoi occhi, non avrei mai immaginato di potermi ritrovare così, a guardarli ancora, mentre la vita li abbandona lentamente, con il cuore stretto nella morsa dell’angoscia di vederli chiudersi per sempre. Cerco di memorizzare ogni loro sfumatura, ogni riflesso di quell’iride color terra bagnata che sapeva di semplicità, pregando di non dimenticare mai com’era bello scoprire il mondo intero solo nel tuo sguardo.
Mi chiedo che senso avrà la vita quando la tua assenza l’avrà frantumata in mille azioni sconnesse e insignificanti – respirare, nutrirsi, dormire, svegliarsi -, perché il sole non ha motivo di ardere senza un pianeta pulsante di vita da riscaldare.
- Ehi - sussurri, e mi accorgo di aver serrato troppo saldamente le dita attorno alla tua mano.
Vorrei che questo potesse bastare a trattenerti, vorrei che il mio amore fosse stato sufficiente a impedirti di buttare via la tua vita, invece, contro ogni mio tentativo, quello che tu nutri per Edward sta riuscendo ad ucciderti. È una verità dolorosa con cui fare i conti.
- Scusa - dico, in un bisbiglio rotto che immagino inciampare goffamente sulla lingua.
Tu sorridi ancora, tendendo leggermente le labbra screpolate.
Io non sono pronto a perderti, Bella.
Ti ho già persa in mille modi, ma non sono pronto a perderti così.
Non mi sento molto più forte del ragazzino che ero; ho ingannato entrambi, giocando a fare l’uomo. Tu ci hai creduto, Bells?
Non ho cento anni e più di esperienza alle spalle, ho solo i miei diciassette e non bastano. Mi sento schiacciare sotto il peso di questo dolore ingestibile, e non so neanche da dove iniziare a sopravvivere. Ma non posso allentare la presa, non posso smettere di stringere. Ho paura che tu possa scivolare via dalla mia vita appena abbasserò la guardia.
- Jake, sei uno straccio. Riposati un po’ - sussurri.
Io scuoto la testa, senza neanche vagliare l’offerta.
Sento il tuo cuore che palpita ancora, ma i suoi battiti hanno il sapore amaro degli ultimi.
Gocciolano come granelli di sabbia in una clessidra, scandiscono il tempo che ci rimane.
Quattro giorni, anche se non lo sappiamo ancora.
Non voglio perderne neanche un istante. Il bisogno di ascoltare il tuo respiro lento e cadenzato, di toccare la tua pelle e sentirla ancora morbida e calda sotto le mie dita, il bisogno di saperti viva per tutto il tempo che ci resta è più forte della stanchezza. Ho paura di chiudere gli occhi, di svegliarmi e scoprire che ti ho già persa, senza aver respirato il tuo ultimo fiato, senza aver ascoltato il tuo ultimo battito, senza aver visto le tue palpebre calare lentamente come un sipario sul palcoscenico della vita, senza averti tenuto la mano mentre diventava fredda; senza averti amata fino all’ultimo secondo che mi era concesso.
So di avere gli occhi lucidi, lo leggo nell’espressione addolorata del tuo volto, nel senso di colpa che inumidisce anche il tuo sguardo. Le tue dita, magre, sottili, cercano il mio viso, la curva della mandibola, gli zigomi pronunciati, le tempie, in una carezza che sa di addio e mi dispiace tanto e scusa. Scusa se sto morendo. Scusa se facendolo uccido anche un po’ di te.
Una lacrima ti solca il volto, adesso, mentre la sua gemella scivola sulla mia guancia.
Quattro giorni. I tuoi, i miei.
Il tempo che mi resta per viverti.

I’m hanging on another day just to see what you will throw my way
and I’m hanging on to the words you say
You said that I will be ok
(Sto resistendo un giorno in più solo per vedere cosa porterai nella mia vita
e sto resistendo alle parole che dici
Dici che io starò bene)

- Andrà tutto bene, Jake. Te lo prometto. –


So I’m holdin’ on, I’m holdin’ on, I’m holdin’ on
I’m barely holdin’ on to you
(Così mi sto aggrappando, mi sto aggrappando, mi sto aggrappando
mi sto a malapena aggrappando a te)



~ Fine ~


   
 
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