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Autore: mysticmoon    20/11/2009    3 recensioni
[You're Beautiful] Lontana dagli altri membri della band, nel paese natio del padre, una ragazza travestita da maschio cerca nel suo cuore il sentimento che le permetterà di cantare con il cuore la sua prima canzone da solista. Spoiler episodio 7
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Dedicata a Mariagrazia

Madrina di Shin Woo lo Sfigato

E sostenitrice di Tronky il Bello n.1

 

Un Giorno in Più

 

Go Mi Nam osservò l’auto allontanarsi solo per un istante.

Se fosse stata del suo solito umore avrebbe salutato vivacemente il compagno di band che si allontanava ma quello non era un giorno come tutti gli altri. Non era neanche un giorno speciale ma no, non era uno dei giorni in cui si sentiva allegra come al solito quindi aveva salutato debolmente Shin Woo e poi aveva dato le spalle al veicolo.

Sbuffò e, svogliatamente, si diresse alla panchina che aveva lasciato poco prima.

Quando gli avevano detto che qualcuno era venuto a prenderla il suo cuore aveva iniziato a battere rapido ed era corsa felice da lui… peccato che non fosse Shin Woo che si aspettava di vedere.

Non sapeva neanche esattamente per quale motivo il fatto che fosse andato lui a recuperarla non le avesse fatto tanto piacere quanto sperava. Sapeva solo che l’aveva visto e la grande gioia che aveva in corpo era evaporata via, lasciandole un sentimento più tiepido.

Sconsolata si lasciò cadere sulla panchina e poggiò il capo e la schiena contro l’albero che stava alle sue spalle.

Forse aveva fatto male a rifiutare di tornare in città e ciò avrebbe causato tanti problemi a Go Mi Nam quando sarebbe tornato in patria ma non se l’era sentita di lasciare il suo esilio volontario in quel paesino di campagna: aveva bisogno di trovare la voce per cantare quella canzone ma soprattutto capire cosa doveva fare con quella strana forma d’attaccamento che non poteva negare di provare per Hwan Tae Kyung.

Era un suo amico quindi era normale per lei preoccuparsi per lui… ma era lecito che si trovasse quasi per caso a guardarlo e sentisse battere tanto forte il proprio cuore? Era giusto che lei gli causasse tante preoccupazioni e monopolizzasse la sua attenzione? Lui era impegnato con Yoo He Yi e la ragazza aveva avuto ragione a farle notare che non era giusto che lei fosse spesso tra i piedi e le impedisse di passare del tempo da soli, cosa normalissima per una coppia… ma allora perché quei pensieri la rendevano tanto triste? Per quale motivo la felicità di Tae Kyung, che lei sapeva essere importante, la rendeva tanto triste? Era una cosa bella… come poteva privarla del suo spirito allegro?

- Devo essere felice per lui- sussurrò annuendo con una convinzione che nel cuore non sentiva affatto.

Chiuse gli occhi e cercò di concentrarsi sul canto di un uccello tra le fronde dell’albero ma il viso di Tae Kyung apparve immediatamente nel buio di quella cecità volontaria e riaprì gli occhi.

- Basta- disse ad alta voce, quasi la aiutasse a convincersi a lasciar perdere quel tarlo che la divorava: perché non riusciva a essere felice per Tae Kyung e He Yi? Magari quella relazione l’avrebbe reso più allegro ed aiutato a superare tutte le difficoltà che la sua presenza gli procurava… DOVEVA essere felice per lui, non importava a quale costo.

 

Jeremy piombò nella saletta come un fulmine, strappandogli un’imprecazione sussurrata. Possibile che anche adesso che quel terremoto non era con loro ci fosse quel trambusto agli studi? Stava cercando di comporre un nuovo pezzo e tra le innumerevoli cose che meno gli facevano piacere c’era proprio l’essere interrotto mentre componeva.

Controllandosi il più possibile alzò il capo per lanciare al biondo uno dei suoi sguardi significativi.

- E’ tornato Shin Woo- disse in tono lamentoso.

Un’altra cosa che tollerava poco era l’essere interrotto da un piagnisteo.

- E allora?

- E’ andato a prendere Go Mi Nam - piagnucolò.

- E allora?

- Non vuole tornare.

Hwang Tae Kyung sospirò.

Non gli piaceva neanche la testardaggine ingiustificata delle persone e questo ne era un esempio.

Non che fosse stupito: quella ragazza era una vera tortura.

In poche settimane aveva stravolto la sua vita: sembrava che le venisse naturale il compiere gesti in grado di farlo uscire dai gangheri ed il fatto che avesse bisogno di essere protetta lo irritava non poco. Senza di lei sarebbero stati decisamente meglio, per questo doveva agire come si sentiva di agire.

Appoggiò la matita sullo spartito e lo chiuse.

- Se qualcuno oserà modificare una singola nota di questa canzone quel qualcuno la pagherà molto, molto cara- grugnì avvicinandosi a Jeremy per consegnargli il quaderno.

- Cosa vuoi fare? – gli chiese vedendolo avvicinarsi all’appendiabiti al quale aveva appeso il suo soprabito.

- Vado a prenderlo.

- Ma ha detto di no…

- Credi abbia altra scelta?

- Ma…

Hwang Tae Kyung alzò gli occhi al cielo: tollerava a malapena i balbettii, soprattutto quelli inconcludenti, ed era quello il tipo di balbettio che stava uscendo dalla bocca di Jeremy.

- Se lo dici a qualcuno sei morto.

- Ma… se…

- Sono all’ospedale perché ho mangiato qualcosa.

- Ma…

- Decidi tu cosa mi ha fatto male.

- Ma…

- Poi faremo una festa. Adesso spostati.

- Ecco…

- Spostati- ripeté.

Con poca convinzione Jeremy si spostò e il tenebroso leader degli A.N.JELL lo superò con passo rapido.

Se Shin Woo non era riuscito a portarla a casa con le buone c’avrebbe pensato lui… e non sarebbe stato né altrettanto paziente né altrettanto permissivo da lasciarsi dire di no.

Si mise al volante e guardò l’orario, imprecando tra sé e sé per aver deciso di andare subito: entro tre ore sarebbe scesa la notte e, a causa della sua cecità notturna, guidare di notte era una tra le cose che più lo irritavano al mondo.

 

Tae Kyung la trovò subito, illuminata dai fari della sua auto: era accoccolata sulla panchina sulla quale si erano seduti poche sere prima a guardare le stelle.

Dormiva.

Con la sua consueta gentilezza il ragazzo diede un deciso colpo di clacson nel tentativo di svegliarla ma questa sembrò non sentirlo neanche.

- Fantastico- commentò a denti stretti.

Inferocito spense l’auto e, sceso, cercò di proseguire a tentoni in direzione dell’albero.

Quei pochi metri gli sembrarono infiniti chilometri e quando il suo piede affondò in qualcosa di morbido comprese di aver appena firmato la condanna a morte delle scarpe di pelle che non si era preoccupato di cambiarsi prima di partire per il paesino di campagna.

- Go Mi Nam- ruggì.

Nulla.

- Go Mi Nam- chiamò di nuovo, facendo un nuovo passo verso la ragazza addormentata nonostante il profondo disgusto che stava provando per sé stesso in quel momento.

Di nuovo nessuna risposta.

Avanzò ancora e stava per chiamarla quando perse l’equilibrio e cadde, battendo il capo contro la panchina.

- Go Mi Nam! Svegliati!

Stavolta ebbe effetto: con gli occhi semichiusi e l’espressione assonnata la ragazza si voltò verso di lui per poi sorridere… e chiudere nuovamente gli occhi.

Il giovane alzò gli occhi al cielo.

Odiava Go Mi Nam.

Odiava il buio.

Odiava le feci delle mucche.

Ma soprattutto odiava essere preso in giro.

- Che idiota – commentò massaggiandosi la fronte mentre si accomodava al suo fianco su quella scomoda panca e avvicinava il suo viso a quello della ragazza per riuscire a vederla.

Deciso, la prese per le braccia con l’intenzione di scuoterla ma qualcosa lo fermò: la ragazza non aveva indosso la giacca, come se si fosse addormentata quando ancora non era scesa la sera, e sotto le sue dita sentiva un lieve tremore scuoterla.

Mosso da quello strano spirito altruistico che aveva scoperto di avere da quando la ragazza era nella sua vita si avvicinò a lei e, fattole poggiare la testa contro la sua spalla, coprì entrambi con la giacca di pelle che indossava.

Se non potesse cantare sarebbe un gran problema si disse mentre osservava la ragazza che, accoccolatasi contro la sua spalla, riposava ancora più beatamente.

 

Avvertì l’umida presenza di una qualche secrezione sulla sua spalla destra prima ancora di aprire gli occhi ed immaginò subito che la ragazza dormisse con la bocca semiaperta e che adesso un po’ di saliva fosse finita sui suoi vestiti.

Aprì gli occhi e, voltato il capo verso la ragazza, si stupì di scoprire che Go Mi Nam, seppure dormisse a bocca aperta, non stava sbavando: stava piangendo nel sonno e che la sua mano si era stretta alla sua camicia con forza tale da rendere bianche le nocche.

Doveva trattarsi di un incubo.

- Ehi, svegliati! - sussurrò scuotendola un poco – Go Mi Nam, svegliati.

La ragazza aprì gli occhi e subito si allontanò da lui, imbarazzata.

- Hyung-nim!- esclamò mentre la giacca del ragazzo finiva a terra.

Lesta raccolse l’indumento da terra ed iniziò a spolverarlo ad occhi bassi, ottenendo il solo risultato di spargere ancora di più il fango che la sporcava.

- Perché piangevi?

- Non lo so- rispose rapidamente, continuando a scuotere la giacca con la mano, incapace di guardare in faccia il compagno di band.

Non poteva di certo raccontargli che cosa stava sognando, soprattutto perché il protagonista di quel sogno era lui.

- Stavi sognando?

- Probabile.

- Chi stavi sognando?

- Non so.

Tae Kyung trovò la risposta troppo pronta.

Probabilmente non era sincera, cosa piuttosto singolare visto l’ingenuità del soggetto.

- Sicura? – chiese studiando l’aria vagamente imbronciata della giovane, cercava di liberare la costosa giacca dal fango e dai fili d’erba che vi si erano attaccati.

- Certo.

Hwan Tae Kyung non amava le risposte evasive.

- Non ci credo. Tu ricordi cosa stavi sognando.

- Assolutamente no, hyung-nim- disse la ragazza alzando gli occhi da una macchia piuttosto ostinata.

Impiegò una frazione di secondo per notare il segno rosso di quasi dieci centimetri che divideva la fronte del leader del suo gruppo.

Senza pensarci un secondo sgranò gli occhi.

- Ti sei fatto male!- esclamò toccando con un dito il segno dolente.

Lo sguardo di puro odio che il ragazzo le lanciò la fece ritrarre all’istante.

- Scusami… io…

L’intensità del suo sguardo non cambiò.

- Non volevo- sussurrò mettendo il broncio.

Tae Kyung sospirò: non gli piaceva quando quella ragazza travestita da ragazzo faceva il broncio.

- Guarda come sono conciato- disse – Sono sporco di fango ed escrementi di non so quale animale, ho dormito su una panchina, ho le mani sbucciate e un bernoccolo in fronte. Penso di aver superato abbastanza prove da meritarmi una risposta.

- Hyung-nim…

- Go Mi Nam, cosa stavi sognando?

La giovane si arrese.

- Sognavo la canzone- ammise.

Hwang Tae Kyung perse la sua espressione furente.

- Cosa vuoi dire?

- Che la stavo cantando. Ed ero triste.

- Non è di certo una canzone molto allegra … ma non più di tante altre canzoni d’amore.

La ragazza annuì.

- Quindi ti sei commossa.

La ragazza si sbrigò ad annuire, sperando non le chiedesse altri dettagli. Si sarebbe vergognata a morte di raccontargli che nel sogno lei cantava questa canzone dall’alto della torre campanaria del convento, nascosta dietro una colonna in modo che lei potesse spiare chi stava in basso ma che questi non fossero in grado di vederla, ma, soprattutto, avrebbe preferito sprofondare cinque metri sotto terra piuttosto che dirgli che cantava la canzone guardando in basso, dove vedeva il suo leader sorridere alla sua ragazza, andare con lei a mangiare, tenersi per mano e passeggiare.

Non voleva assolutamente raccontargli che stava cantando la canzone rivolgendola a lui, la persona che mai e poi mai avrebbe potuto vederla perché insignificante e inutile.

- Credi di essere in grado di cantarla, adesso?

La ragazza annuì.

- Allora torniamo a casa – disse afferrandola per il polso e tirandola in piedi con sé.

Go Mi Nam annuì e lo seguì in direzione dell’automobile.

Hwang Tae Kyung stava aprendo lo sportello della macchina quando la ragazza parlò nuovo.

- Hyung-nim…

- Sì, Go Mi Nam?

- Sei sicuro che prima non vuoi farti un bagno?

  
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