La Plainte Du Vampire
I petali candidi sfiorano le sue braccia gelide e morte,
offrendo quella tenera carezza che il tatto non può più avvertire.
Ed anche le sue vesti bagnate, oramai, non pesano più
sull’arrendevole corpo che fasciano con premura.
È bello, quell’angelo strambo dagli occhi persi nel vuoto.
Tinte di blu, le sue labbra semiaperte in un’espressione di
eterea sorpresa disegnano l’unicità dell’efebico viso.
Sanguina ancora, lasciando
dietro di sé la traccia di un’inutile vita mortale… E nel riflesso
dell’acqua, è
la luna a tingersi di rosso.
Ed il suo sguardo non trova pace.
Vorrebbe distogliere gli occhi da quel cruento spettacolo,
ma cuore e vendetta sono ben più forti della futile volontà.
Ma cos’è che brucia nei ricordi del tormentato spettatore?
Labbra rosse, ora illividite, che divorano il suo ego.
Il gelo notturno non brucia sul marmo dei suoi lineamenti,
non lo scuote il vento che s’è alzato… Ed è allora che in lui si
risveglia il
ricordo del caldo respiro che lo fece tremare tutto.
Rabbrividisce, il
Vampiro.
La sua Lady per un
istante è ferma sulla superficie, e l’acqua penetra tra i rari petali
di rosa
delle sue labbra.
Rabbrividisce, il
Vampiro.
Ricorda un fluido di tutt’altro genere perdersi
nell’immensità di quella calda gola… Ed è stato in momenti come quelli,
che
lui, Demone Immortale, desiderò la
mortalità.
Difatti, il bel corpo che è tornato a scorrere sull’acqua, ebbe
il piacere d’essere considerato come la
principale attrazione d’un bordello.
Ed il Vampiro l’amò da subito.
Al primo sguardo posatosi sulle nude membra, vittime del
sopruso sessuale cui quella condizione le costrinse, il suo cuore
immobile pulsò
per un solo e misero istante.
Quale meravigliosa sensazione!
Molto più estatica del sanguinoso atto che continua a
nutrire la sua vita.
Meravigliosa puttana.
Come alghe, le crine dorate del cadavere s’avvolgono tra di
loro, fluttuando sullo specchio oscuro dell’acqua.
Muove un passo
insicuro, il Vampiro.
Brucia il sangue mortale sulle sue labbra e s’asciuga,
imprimendo la deliziosa aroma sulla bocca del cacciatore.
Sospira, il Vampiro.
Rivolge le spalle al segreto funerale, ed una lacrima di
sangue cade tra le ninfee bianche…
Un fiore si tinge di macabro rosso.
Il corpo s’accosta al nuovo bocciolo e, tra le dita
insensibili, questo ne è intrappolato, sporcando di carminio la pelle
del bel
giovane, ormai tendente al blu.
Le guglie d’una cattedrale sono il suo rifugio.
Geme, il Vampiro.
Non c’è più nell’aria della città il profumo del suo
malvagio amante.
Carezzavi le mie
labbra, mordendole, come tu solo eri in grado di fare, trasmettendo
l'erotico
desiderio persino al mio corpo morto! Ma
come potevo io, misero e cieco
succhiasangue, giudicare la tua innocente
disponibilità come avaro desiderio corrotto? Volevi vedere le mie
labbra
tingersi del tuo sangue, ninfa perversa, solo per berlo fondendolo col
mio! Ma
io ti amavo! Io ti amavo, mio Cherubino! E quanta gioia, quanto ardore
scorreva
tra le mie vene vuote, sostituendo il sangue di innocenti vittime. Mi
nutrivo
di te, della tua sola presenza... Del corpo che mi offrivi.
Oh, Dio mio! Eri
splendido quando, nudo, lasciavi che ti accarezzassi curioso, solo per
osservare l’effetto di quei tocchi, anche invadenti, sul tuo angelico
viso!
E poi?
Che delusione! Che
delusione!
Eri furioso!
Mi detestavi!
Volevi l'immortalità.
Volevi restare giovane
per sempre.
Volevi restare bello per sempre.
La vecchiaia ti spaventava:
quanti uomini flaccidi e rugosi t'avevano posseduto! E ti disgustavano
quelle sembianze:
temevi il giorno in cui si sarebbero impresse sul tuo corpo tonico.
Lanciavi contro il mio
rifiuto crudeli maledizioni.
Oh, ma io sapevo che
ti avrei ucciso, se solo avessi osato toccare coi fatali canini la tua
carne.
Lo sapevo.
Eppure, accettai il
tuo invito.
E, il Signore mi
perdoni, quale assoluta beatitudine
raggiunsi nel morderti!
Così tenero...
Così soffice...
Così squisito.
Un nobile banchetto!
Nessuna vittima era
mai riuscita a saziarmi dopo tre soli sorsi.
Un'estasi assoluta,
che s'accompagnò alle lacrime consapevoli della tua morte.
Così fragile...
Ed il sangue si
raffreddò immediatamente, nell'attimo in cui il tuo cuore smise di
battere.
Sciocco, amore mio crudele.
Desideravi ingannarmi
con le tue lusinghe..!
Ma non ti rendesti
conto che, dopotutto, son io il
famelico Vampiro."
Le sue lacrime purpuree si perdono tra le folate di vento.
Odorano di vita, le tenebre.
Ma non c’è profumo degno di stuzzicare l’appetito del
Vampiro.
S’è risvegliato sulle sponde fangose, offrendo ai rami d’un
salice piangente il piacere di sfiorare il proprio riflesso in
amorevoli
carezze.
C’è sangue a tingere la sua mano bianca come la luna…
Le sue candide vesti asciutte sembrano immuni al lordume del
terriccio sul quale è posato…
Non sente freddo, lo strambo angelo senz’ali.
Tinte di rosso, le sue labbra semiaperte in un’espressione
di silenzioso orrore, mutano i lineamenti dell’efebico viso.
Non sanguina più, ed
intravede di fronte a sé la testimonianza della sua vita mortale… Sulla
calma
corrente, è il suo corpo ad essere meravigliosamente illuminato dalla
luce
rossa della luna.
Spero che, nonostante tutto, abbiate trovato la lettura
piacevole!
Grazie in anticipo a chi mi lascerà una traccia del suo
passaggio, anche criticando quanto scritto! E grazie anche a chi si
limiterà a
leggere, donandomi, comunque, il suo tempo.
Iria.