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Autore: ElFa_89    22/11/2009    6 recensioni
Posò il suo dito sul cuoricino mezzo cancellato e ne ripassò le linee.
Rimasi stupita da quel gesto.
Ma sorrisi lo stesso.
Poi sentii afferrarmi il polso destro.
Sentii le dita piegarsi, tranne l’indice.
Istintivamente posai il mio sguardo su di lui.
Mi sorrise.
Poi iniziò a armeggiare con il mio polso.
Portai la mia attenzione sul vetro e non potei fare a meno di sorridere.
Accano al cuoricino figuravano due lettere.
E ♥ B.
Sorrisi compiaciuta e imbarazzata.
Poi un dolce sussurro arrivò al mio orecchio.
-così te lo ricorderai…la condensa è tremendamente difficile da eliminare…-
non potei fare a meno di sorridere.
Genere: Romantico, Triste, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Volturi
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'IL MIO CUORE NON BATTE'
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Chiedo immensamente perdono, mi inchino ai vostri piedi, questa volta sono stata imperdonabile e pure insopportabile…vi ho abbandonate sul vivo della storia e non ci sono giustificazioni degne…

Chiedo immensamente perdono, mi inchino ai vostri piedi, questa volta sono stata imperdonabile e pure insopportabile…vi ho abbandonate sul vivo della storia e non ci sono giustificazioni degne…

Alla fine però sono tornata, con un nuovo capitolo, decisivo e interessante (spero!)

Diciamo che le carte erano in tavola e è arrivato il momento di iniziare a scoprirle, ma con calma, altrimenti il livello di suspance scende…

Che dire?

Sono grata a chi mi ha aspettato, a chi mi ha contattato via mail chiedendo delucidazioni (siete state in tante mannaggia!) a chi a avuto fede fino a ora e a chi semplicemente si è ricordato di questa fiction..

Posso assicurarvi una cosa, odio le cose incompiute e vi GIURO che questa ficion non sarà tale..

Quindi armatevi di occhiali, popcorn e pazienza e buona lettura!

Ci si vede a fondo pagina!

 

 

 

 

 

 

VOLTERRA

Vivi il presente

Sogna il futuro

Impara dal passato.

 

 

 

 

 

Volterra.

La sola idea di tornarci mi metteva l’ansia, l’idea di camminare in quel labirinto di corridoi in pietra, di sentire il fruscio del mantello alle mie spalle mi faceva venire alla mente quello che ero.

Un vampiro, e nessun vampiro aveva la capacità di poter lasciarsi alle spalle un pezzo della sua vita, tanto meno 200 anni di sanguinaria violenza che mia aveva caratterizzata.

Probabilmente ero diventata del tutto pazza a fare una cosa del genere, ribellarmi al mio credo, al mondo che mi aveva accolta, istruita e fatta diventare quello che ero veramente, un mostro con la m maiuscola.

Sospirai rassegnata, tra poco l’aereo sarebbe atterrato e Volterra sarebbe stata imminente, nello stesso momento in cui avrei posato piede sulla penisola italiana la certezza che il fare retro front sarebbe stato impossibile mi assaliva.

Jane al mio fianco sembrava una statua di pietra, gli occhi fissi fuori dal finestrino a fissare la coltre di nuvole che ci separava dal momento della verità, ma gli occhi erano spenti, neri e opachi, segno che la sua mente, come la mia si trovava da tutta altra parte.

Aveva sentito come uno strappo all’ombelico quando avevo messo piede nell’aeroporto di Seattle che si era poi trasformato in un senso di nausea nello stesso istante in cui l’hostess ci aveva invitato a allacciare le cinture.

Io e Jane non avevamo deliberato parola da quando eravamo partite da casa, coscienti entrambe che qualunque parola sarebbe stata superflua e inappropriata; entrambe decise ad affogare nei proprio ricordi fino al momento in cui avremo dovuto metterli da parte, per pensare a noi, alla nostra sopravvivenza.

Probabilmente se non fosse stato per le poche persone che erano rimaste nella penisola di Olympia a aspettarci l’idea di morire non mi avrebbe scalfito più di tanto, era invece la terribile paura di non riabbracciare più loro che mi dava la forza di continuare.

Sarebbe stato facile scappare in qualche parte desolata del mondo con le persona a me care, ora che sapevo che Demetri non avrebbe più potuto rintracciarmi, non avere più alle costole il miglior segugio del mondo era una soddisfazione bella e buona, ma sapevo benissimo che Demetri era nulla in confronto al potere di Volterra.

Le probabilità di uscirne ‘vive’ erano assai poche.

Potevo scappare, ma avrebbe solo ritardato il seguirsi degli evanti, quindi avevo deciso che affrontare il tutto di petto era la cosa migliore, almeno, speravo sarebbe stato veloce ma non indolore.

Sentii un solletichino alla nuca, non mi servì girarmi per capire che Jane era sul punto di parlare.

La cosa che mi stupì invece fu il tono della sua voce, era sempre stata una ragazzina energica e petulante, ma questa volta la sua voce sembrava provenire da qualcun altro, da qualcuno di più grande, la sua voce mi ricordava tremendamente la mia.

-come l’ha presa Edward?-

abbassai lo sguardo e mi concentrai sui miei jeans scuri, non mi andava di risponderle, di spiegarle quello che avevo dovuto fare..non mi andava e basta.

Alzai le spalle e spicciai un – così-

Lei mi guardò più intensamente, conscia che non era quella la risposta giusta, ma non disse nulla, tornò semplicemente a guardare il paesaggio fuori dal finestrino, dove le nuvole si stavano diradando e la terra era visibile finalmente a occhio umano.

La guardai di sottecchi, per la prima volta aveva paura di incrociare il suo sguardo, perché sapevo che l’Isabella che avrebbe visto non era la stessa che aveva conosciuto in tutti questi anni.

Mi morsi il labbro e ricambiai la cortesia.

-jacob, invece?- soffiai

I muscoli del viso divennero contratti, il labbro inferiore più pronunciato e delle piccole rughe le si fermarono intorno al naso; feci finta di non averlo notato e tornai a fissarmi i jeans interessata.

Non mi aspettavo nessuna risposta, non ce ne era bisogno, ne per lei né per me, sapevamo entrambe come ci sentivamo e nessuna delle due sentiva la necessita di parlarne apertamente per mantenere il poco autocontrollo rimasto.

La cosa che non mi sarei aspettata invece fu il leggero tocco alla mano, un semplice contatto che di solito era caratteristico degli esseri umani, da qual che avevo letto sui libri era un modo per supportarsi.

Distesi i muscoli e ricambiai alla stretta. Probabilmente sarebbe stato buffo a vedere, due vampire che si tengono per mano i un aereo.

Ma forse agli occhi degli esseri umani dovevamo sembrare solo due ragazzine mano nella mano, due semplici amiche, che magari avevano aura di volare e per farsi forza a vicenda si davano al mano.

In fondo due cose su quattro erano giuste.

Sospirai e mi rilassai sul sedile cercando di trovare una postura più consona possibile a una creatura vivente e chiusi gli occhi.

 

 

 

 

-Edward, ti devo dire una cosa- sussurrai

Lui mi guardò incuriosito, mentre sul suo volto si allargava un sorriso dolce e curioso, cercai di memorizzare ogni piccolo dettaglio di quel vivo così perfetto, mentre nella mia mente mi si allargava l’idea della separazione.

E faceva male, dannatamente, fottutamente male.

Trovarsi per poi lasciarsi era una delle cose più dolorose al mondo, e io lo capivo solo ora.

Cercai di trovare del contegno, ma i miei occhi continuavano a cadere sui suoi, così dolci, così puri, così innamorati.

A quella parola trasalii.. innamorati

Non avrei fatto del male solo a me, ma anche a Edward.

La cosa mi uccideva.

Mi morsi il labbro inferiore e scostai i miei occhi dei suoi, avevo bisogno di sicurezza e determinazione per quello che stavo per dire, e fissare i suoi occhi non era d’aiuto.

Lui mi guardava attento, probabilmente si aspettava tutta altra cosa perché il suo sorriso sghembo era spensierato e felice.

Non c’era un modo facile per dirlo, quindi decisi di dirlo e basta.

-domani devo partire-

Mi era uscita una voce strana, vuota, coma se il fatto che lo avessi detto ad alta voce lo avesse fatto diventare reale.

O sentii trattenere il fiato.

Alzai leggermente lo sguardo attenta a evitare i suoi occhi e notai le sopracciglia corrugati ma le labbra serrate.

Probabilmente nella sua mente era in atto una lotta straziante per stare zitto e aspettare che continuassi per poi potermi bombardare di domande.

-devo andare a Volterra- continuai ormai decisa

Alzai nuovamente lo sguardo e una parte di me si spezzò.

I suoi occhi erano neri, il suo sguardo cupo e i suoi muscoli facciali contratti.

Lui rimase zitto, in silenzio.

Probabilmente stava valutando cosa dire, cosa fare, o semplicemente stava cercando di capire quello che avevo detto.

Non fiatai e aspettai che fosse lui a dire qualcosa.

Faceva male, il silenzio, quel dannato silenzio che ci circondava, sembrava che la stessa foresta avesse optato per il silenzio assoluto, era come caduta in una stasi di rispetto, terrore,come se capisse che in quel momento la cosa migliore era non interferie.

Ma a me il silenzio faceva male, ogni istante che passava era come una martellata al cuore, come un lento ma veloce logoramento dell’anima.

Era come morire lentamente.

-ti accompagno-

Rispose infine.

Sobbalzai.

Tra tutte le risposte a cui mi ero preparata quella non si avvicinava nemmeno lontanamente.

-no- risposi troppo veloce

Lui mi guardò dubbioso ma severo.

-non puoi andartene- ringhiò

-devo- risposi

-ma non vuoi- osservò – te lo leggo negli occhi-

Non risposi, rimasi boccheggiante senza sapere cosa dire.

Poi una luce si fece strada dentro di me, non avevo altra scelta, ma avrebbe fatto male.

-io voglio tornare a Volterra- affermai decisa – Volterra è casa mia-

Mi girai e me ne andai.

Lasciandolo semplicemente solo in mezzo alla foresta.

 

 

 

 

 

Potevo sentire il ronzio della ruota dell’aereo che correva sulla pista,a istanti il comandante avrebbe parlato comunicando il perfetto atterraggio appena eseguito.

Ma a me non interessava.

Mi slacciai la cintura mentre l’aereo era ancora in movimento e afferrai la borsa ai miei piedi.

L’hostess più vicino stava per aprire bocca ma la zitti con uno sguardo minaccioso.

Jane al mio fianco era pronta come me.

All’apertura delle porte fummo le prime a uscire, fortunatamente era piena notte quindi non dovevamo preoccuparci di dare nell’occhio.

Attraversammo l’aeroporto senza troppi convenevoli e una volta in strada trovammo una macchina a attenderci.

Un mercedes nero era parcheggiato al bordo della strada, ghignai soddisfatta e non aspettai un attimo a salirci,sapevo che l’aveva mandata e la cosa mi aveva rigenerato come una boccata d’aria fresca.

La campagna italiana era diventata cupo con l’arrivo del freddo ma poco importava, anche se fosse stata un viale in fiore quello a condurmi a Volterra non sarei riuscita comunque ad apprezzare il tutto.

Jane al mio fianco si torturava distrattamente l’orlo della maglia, troppo sottile per quel periodo, le lanciai un’occhiata per studiarla e accennai un sorriso.

-andrà tutto bene, non preoccuparti-

Stranamente le mie parole sembravano veritiere.

Jane spostò lo sguardo di scatto su di me, per vedere se stavo mentendo o se ero impazzita.

Probabilmente il ghigno che mi si era stampato sul viso doveva avere il suo effetto perché la sentii trattenere il fiato.

Poi il suo sguardo guizzò sui miei occhi, neri come l’olio.

-hai fame?- soffiò

Io ghignai, non era la fame quella che mi assaliva, l’avevo sentita appena era scesa dall’aereo, come une scarica di adrenalina, come una forza disumana spuntarmi dentro, una voglia pazza di andare fino in fondo a quella faccenda.

-sono solo eccitata- ghignai – non vedo l’ora di fare a pezzi un po’ di vampiri-

Il mio ghigno si allargava a vista d’occhio.

Piano piano stavo cadendo preda dei miei istinti.

Era come se Volterra mi ricordasse quello che ero veramente.

Un vampiro.

E in nessun altro momento come quello prima d’ora ne ero felice.

Jane doveva essere rimasta turbata dal mio cambiamento d’umore, perchè continuava a fissarmi di sottecchi.

Poi finalmente, dopo una lunga lotta interiore si decise a parlare.

-credi che ce la faremo?- soffiò timorosa

Io sorrisi, probabilmente il sorriso più dolce che le avessi mai concesso, facendola sussultare.

-credo che se non riusciamo noi a distruggere la monarchia di Volterra, nessun altro potrebbe mai riuscirci- parlai calma guardando la strada.

Ormai intravedevo le mura di cinta di Volterra.

Jane mugugnò probabilmente spaventata o agitata.

-io credo che se c’è qualcosa per cui valga la pena morire, quel qualcosa sia il motivo di tutto questo- affermai pacata

Sentii il suo sguardo incollarsi alla mia nuca

-credi davvero che altrimenti potremo vivere?credi davvero che Volterra ce lo permetterebbe?- non aspettai nessuna risposta

-tu ami Jacob, vero?- le domandai lanciandole uno sguardo

Lei sussultò.

Era un sì, lo si capiva, o almeno io, ora lo potevo davvero capire.

Avevo capito cos’era l’amore, perché ci ero sprofondata dentro, inaspettatamente e non per scelta e per Jane era lo stesso.

Una delle poche cose che avevo chiare in testa era che non si poteva lottare contro quel sentimento, non si poteva ignorare, né eclissare dal proprio corpo, l’unica cosa da fare era accettarlo.

Perché una volta che scopri l’amore ne diventi totalmente incondizionatamente dipendente.

L’idea di rinunciare a quel sentimento era impensabile, non c’era modo di toglierselo di dosso, e forse anche se ci fosse stato non avrei voluto proprio.

-io vivrei una vita di dannazione per essere felice un solo istante, ma essere veramente felice- affermai stringendo il volante

Jane mi guardò esterrefatta.

 

 

 

 

Camminava regolarmente a fianco di suo fratello, Aro gli aveva fatti chiamare, aveva semplicemente detto che doveva presentargli qualcuno di importante, ma la cosa non la incuriosiva minimamente.

Normalmente il termine interessante indicava qualcuno fuori dell’ordinario, ma per lei erano tutti uguali, tutti vampiri bevitori di sangue, coma lei d’altronde, quindi non riusciva proprio a capire perché l’urgenza di quella chiamata.

Probabilmente Aro aveva bisogno di qualcuno per torturare qualche vampiro, prima di ucciderlo, ma quella ormai era semplice e banale Routine.

Sospirò esasperata guadagnandosi un’occhiataccia da sua fratello più grande.

Il salone della triade era da sempre la sua stanza preferita, lì poteva essere se stessa pienamente, poteva mangiare, torturare e essere rispettata.

Perché tutti avevano paura di lei.

Lei era la perla di Aro, l’orgoglio di Volterra.

Avanzarono ancora di qualche passo dopodiché entrarono nell’immenso salone.

Jane corrugò le sopraciglia mentre suo fratello si guardava intorno incuriosito.

C’erano tutti, la guardia al gran completo era radunata nel salone.

Decise di non farci troppo caso e avanzò fino alla sua postazione, in prima fila di fianco al fratello sotto gli occhi di Aro che stranamente per la prima volta non la salutò con un sorriso.

Decise di ignorare pure quel mancato gesto di ‘amore’ a lei esclusivamente concesso, probabilmente c’era qualcosa di davvero importante, magari una guerra imminente.

Non trovava altre spiegazioni.

Si guardò intorno curiosa, ma non trovò nulla che la potesse aiutare, tutti come lei cercavano informazioni l’un l’altro, ma nessuno osava proferire parola.

Aro si alzò in piedi e si allargò in un sorriso seducente.

Molto più largo di quello che faceva a lei.

A dire il vero non aveva mai visto Aro sorridere così.

Si costrinse a ignorare anche quel segno e portò le sue attenzioni al suo maestro che stava per iniziare a parlare.

Almeno finalmente avrebbe avuto una spiegazione logica, o no?

-voglio presentarvi una persona molto importante- iniziò

Jane lo vide voltare il capo e fare segno a qualcuno nell’ombra di raggiungerlo.

La figura si fermò a pochi passi da lui ancora con il cappuccio in testa.

Jane sapeva cosa sarebbe successo ora.

Aro allargò il sorriso e portò le candide mani alla tela del cappuccio della figura e la fece scivolare.

-lei è Isabella- soffiò affascinato

Jane rimase sbigottita.

Tutto questo tramtram per una nuova guardia?

Sul suo viso si dipinse una smorfia che cercò di camuffare nello stesso momento in cui aro tornò a parlare.

-da oggi Isabella si unirà a noi, confido nel fatto che la facciate sentire a suo agio, lei per noi è molto speciale-

Come pronunciò l’ultima parola non le piacque affatto.

Guardò attentamente la ragazza cercando ti coglierne le vere potenzialità ma l’unica cosa che riuscì a percepire l’innata bellezza, sembrava una bambola di porcellana.

-Isabella si è rilevata da subito molto speciale- continuò Aro stringendo gli occhi a due fessure –è infatti immune al mio potere e a quello dei miei consociati…-

Lasciò la frase in sospeso, poi finalmente si andò a posare su di lei.

Aro la guardava.

Jane contraccambiò lo sguardo ammirata, per un attimo aveva pensato che il suo maestro l’avesse rimpiazzata.

Aro fece segno a lei e a suo fratello di raggiungerlo.

E lì cambiò tutto.

Jane era stata davvero rimpiazzata, per la prima volta da quando era entrata nella guardia aveva fallito.

Il suo potere su quella Isabella non funzionava.

L’aveva odiata, ma la temeva e la cosa le dava un fastidio dell’anima.

Lei odiava Isabella al contrario di tutti.

Ma poi qualcosa era successo, per sbaglio, ma le era bastato.

L’odio era scomparso, lasciando posto alla curiosità.

Isabella era diversa, strana ma piacevole.

E quando aveva iniziato a capire che l’apprezzava era troppo tardi per tornare indietro.

Jane adorava la presenza di Isabella.

 

 

 

 

 

 

 

Parcheggiai la macchina senza troppi pensieri e uscii dalla portiera.

Jane al mio fianco aveva seguito le mie mosse, esitando dapprima ma poi acquistando coraggio era giunta al mio fianco.

Gli scalini di Volterra erano in pietra rossa, come me li ricordavo e la città non sembrava essere cambiata minimamente, in fondo perciò mi ero assentata da poco.

Jane si era chiusa in un silenzio cupo e teso ma i suoi occhi continuavano a studiare ogni risvolto del mio viso, aspettandosi di leggerci paura o magari agitazione.

Ma io sapevo che non sarebbe successo.

Avevo lasciato la paura per un altro momento e l’agitazione non è di per sé la caratteristica che mi veniva associata più spesso.

Assusai intensamente l’aria.

L’odore di moltissimi vampiri mi entrò nelle narici, probabilmente sapevano già del nostro arrivo.

- sono felice di essere al tuo fianco- soffiò Jane alle mie spalle, si era fermata.

Strabuzzai gli occhi e mi fermai anche io.

Jane era seria e decisa, uno sguardo che l’aveva abbandonata da quando aveva incontrata il botolo.

Forse Jane era tornata, non potevo che augurarmelo.

-non te l’ho mai detto, ma sono felice di affrontare questa battaglia con te al mio fianco…- poi il suo sguardo si sciolse leggermente fino tramutarsi in un sorriso bellissimo – non potrei desiderare compagna migliore-

Non sapevo cosa dire.

Rimasi ferma immobile a guardare quella bambina che non lo era più.

Jane non era una bambina e me ne accorgevo solo ora.

Avevamo passato tanti momenti assieme, per Volterra avevamo lottato spalla a spalla.

E forse Jane era l’unica a potermi capire davvero.

E forse io ero l’unica a poter capire Jane davvero.

Accennai un sorriso, ma prima che me ne accorgessi l’avevo già abbracciata.

-neppure io potrei desiderare compagna migliore- sussurrai tra i suoi capelli.

Passarono alcuni minuti prima che decidemmo a sciogliere l’abbraccio.

Dopodiché ci bastò un solo sguardo.

Entrambe avevamo gli occhi neri con un ghigno stampato in faccia.

Continuammo la scalinata fino a giungere alla torre del campanile.

Lì una figura incappucciata ci aspettava.

Come avevo immaginato il nostro arrivo era stato avvertito.

Una voce sottile ma profonda salutò il nostro arrivo.

-Isabella…Jane…-

Jane rispose con un segno del capo.

-sono felice di rivederti Marcus- soffiai con un sorriso

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ok ok.. che mi vorreste ammazzare..

Ho finito sul più belo, vero????

Ma sennò cosa vi spingerebbe a leggere il prossimo capitolo?

Spero comunque che vi sia piaciuto!

 

 

 

Vorrei ringraziare le 203 persone che hanno aggiunto la mia storia ai preferiti, le 67 che l’hanno aggiunta ai seguiti e soprattutto alle persona che mi hanno lasciato una recensione!!!!!!

 

 

 

 

Dal prossimo capitolo ricomincerò a rispondere alle vostre recensioni!

Quindi non fatele mancare mi raccomando!!!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

KISS KISS

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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