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Autore: Barsine    17/06/2005    6 recensioni
Gli era sembrato di vederlo ancora
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gli era sembrato di vederlo ancora, troneggiava erto su una roccia in mezzo ad anime oramai sciupate e infelicemente anonime, come l’ultimo baluardo si erge alla vista dell’invasore e si espone alle onde che sconvolte si infrangono contro le spesse mu

Ho scritto questo piccolo “non so come definirlo” di getto, nell’attesa di completare il prossimo capitolo di “Fianchi rotondi”… spero che apprezzerete, parla dei ricordi di Alessandro davanti alla morte di Efestione.

 

 

 

 

Amore voleva

 

 

 

 

 

 

   Gli era sembrato di vederlo ancora, coi capelli arruffati e lo sguardo smarrito, si rotolava sul prato che l’avrebbe nutrito, e guardava il palazzo e l’occhio del sovrano, e pensava alla gloria che l’avrebbe investito, e gliene ne parlava, si confidava, poi vagheggiavano, e s’addormentavano, e sognavano; ed erano dèi, sul cavallo bianco, era alato?, sì, gli sembrava; e gli occhi s’incendiavano, la pelle luceva, su quei giovani corpi che si stringevano ancora non consapevoli, ma tuttavia convinti, che sarebbero rimasti così, per tutta la vita, fino alla morte.  E così avrebbe voluto immortalarlo per sempre.

   Gli era sembrato di vederlo ancora, spiccava in piedi dinnanzi a lui, avvolto d’incenso e mirra speziata, gli occhi bistrati e quasi straniti, e il suo ciglio parlava, parlava d’amore, e amore voleva; e poi si scopriva, e guardava di lato, e abbassava lo sguardo, e schiudeva le labbra, e poi lo chiamava, e la pelle era spessa, quasi inasprita; e poi s’arricciava, lo respingeva, ma poi ruffianava, e dopo sbuffava, e, sì, gli parlava, gli sussurrava, e poi mugolava; ed era sul letto che si consumava la sua renitenza di grande guerriero. E cosi avrebbe voluto immortalarlo per sempre.

   Gli era sembrato di vederlo ancora, troneggiava erto su una roccia in mezzo ad anime oramai sciupate e infelicemente anonime, come l’ultimo baluardo si erge alla vista dell’invasore e si espone alle onde che sconvolte si infrangono contro le spesse mura; e aveva addosso l’odore del sangue, e stringeva la lancia nella mano destra, e lo scudo nella sinistra, e l’elmo era alzato, e scopriva i suoi occhi, infastiditi dalle violente sabbie delle pianure persiane, ma nessun dio avrebbe potuto abbassarglielo, e guidarlo sulla sua folle ragione. E così avrebbe voluto immortalarlo per sempre.

   Lo vedeva, sì, e gli stringeva la mano, poteva sentirlo: gli parlava di sogni, e d’amore, e di guerra, ma non leniva la sua grave espressione, le labbra socchiuse, e gli occhi sbarrati; non ci credeva, ma non era il bambino che si rotolava sul prato?, non era avvolto di mirra speziata?, non era erto sulla roccia fra le anime sciupate?, erano solo caduche immagini, e colavano veloci dai suoi occhi mentre s’aggrappava a quelle vesti esanimi e urlava, e gridava, e parlava d’amore, e amore voleva, ma ignorava che quello non gliel’avrebbe mai strappato per portarlo via con sé. 

  
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