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Autore: Will P    24/11/2009    16 recensioni
Gli agenti dell'NCIS dovrebbero avere più lavoro e meno tempo libero. Per il loro bene.
«Ai miei tempi dopo aver bevuto si faceva il gioco dei sette minuti nell’armadio,» mormorò McGee.
[non c'è del vero slash, ma se ne parla ù_ù]
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Crack Pairing | Personaggi: Abigail Sciuto, Altro Personaggio, Anthony DiNozzo, Timothy McGee, Ziva David
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: Non c'è trama! \o/ Non c'è logica! \o/ Prendetela per quello che è: una cosa molto poco seria :P



Giochi intelligenti per bambini deficienti

«Ai miei tempi dopo aver bevuto si faceva il gioco dei sette minuti nell’armadio,» mormorò McGee.
«Intendi dire dopo che ti eri addormentato alla prima birra, elfo dei boschi?» disse Tony, ridendo amabilmente nella maniera che faceva accigliare McGee.
McGee si accigliò. Al ritmo dei suoi accigliamenti, sarebbe annegato nelle rughe prima dei trent’anni. «Saresti sorpreso di sapere quante ragazze cercavano in ogni modo di pescare il mio nome.»
«Oh, certamente. Bastavano le cifre del sistema binario o ti serviva addirittura una mano intera per contarle, McVerginello?»
Al diavolo, McGee avrebbe avuto un gran canyon di rughe per la mattina dopo. «Con il sistema binario-»
«Non è questo il punto, McGee!» esclamò Abby, brandendo l’ombrellino del cocktail sotto il suo naso. «Anche se con il sistema binario puoi scrivere tutti i numeri che vuoi, Tony, è proprio quello il bello, metti che ti trovassi a dover scrivere con una penna con poco inchiostro, con uno e zero ne sprecheresti il minimo indispensabile! Certo, tanto varrebbe usare la punta della penna come scalpello, sai, o più che altro come punteruolo-»
«Sì,» l’interruppe pacatamente Ziva, togliendole di mano l’ombrellino con cui stava gesticolando pericolosamente in faccia a… chiunque «ma che cos’è il gioco dei sette minuti?»
«È un gioco per adolescenti!» iniziò a spiegare Palmer tutto contento. «Chi gioca scrive il proprio nome su un foglietto, poi si estraggono un ragazzo ed una ragazza e vengono chiusi dentro un ripostiglio per sette minuti!» E sorrise come ogni volta che sapeva la risposta a qualche domanda.
«…io sto seriamente iniziando a chiedermi il vero motivo per cui hai scelto questo lavoro, Palmer,» commentò Tony con uno sguardo un po’ interdetto. «Quali storie nascondono i loculi di Ducky?»
«Che vorrebbe dire “vengono chiusi dentro”?» chiese invece Ziva, sgranando gli occhi scandalizzata. «Vuoi dire che li rinchiudono in uno stanzino per forza? Con uno sconosciuto
Tony alzò gli occhi al cielo e McGee tossicchiò. «Lo scopo sarebbe quello di dare più opportunità per, ehm… socializzare.»
Ziva inclinò appena la testa di lato, ancora senza capire, finché un lampo di comprensione non le attraversò gli occhi, le sopracciglia le scattarono in alto e: «Oh… oh!» Poi riprese subito l’espressione perplessa di poco prima. «Ma allora perché sette minuti? Voglio dire, cosa pensi di riuscire a fare in sette minuti?»
Palmer si fece uscire un sorso di birra dal naso e prese a rantolare in modo molto poco dignitoso. Mentre McGee gli dava qualche pacca tra le scapole Tony la guardò con un po’ di compassione. «Ma dai, è un gioco per quindicenni. Non hai mai avuto un fidanzatino con certi problemi, agente speciale David?»
Le sopracciglia di Ziva s’incurvarono ancora di più in una piega di incredula gioia. «Perché, tu hai mai avuto di questi problemi, agente speciale DiNozzo?» Donna malvagia. Sadica e malvagia.
Il sorriso scanzonato di Tony si raggelò con gran classe. «Ecco…» Si guardò intorno in cerca di supporto morale, ma c’erano solo Palmer e il suo soffocamento, McGee che gli stava lanciando un’occhiata che diceva a chiare lettere “punizione divina” ed Abby che beveva dal proprio bicchiere facendo più rumore possibile con le cannucce, anche lei in paziente attesa della risposta. «Ma non stavamo per fare un gioco, qui? Un ALTRO gioco?»
«Sì!» squillò Abby, facendo trasalire il tavolo, tutto il locale, e il cameriere che stava passando dietro di loro. Lo chiamò e ordinò un altro drink prima di voltarsi verso i compagni di bevute, i gomiti puntati sul tavolo e le dita unite in punta davanti al viso, e ripetere la geniale, brillante e insuperabile idea che le era venuta poc’anzi per sollevare il morale della serata. «Dovremmo giocare a Chi Ha Una Cotta Per Gibbs.»
«…ripeto, ai miei tempi si facevano altri giochi.»
«Pivello, piuttosto che fare questo mi maschererei da nano delle miniere anch’io.»
«Ammetti forse di avere cotte inconfessabili, Tony?» lo provocò Ziva con un sorrisetto sbieco.
«Okay, giochiamo.» Non sia mai che Anthony DiNozzo sia tacciato di codardia. Tutt’al più di stupidaggine.
Abby batté le manine felice, non si sa se più per il gioco o per il bicchierone che le era appena arrivato. «Bene, inizio io. Secondo me ha una cotta per Gibbs… McGee!»
Questo giro fu Ziva a prendere a - vigorose - pacche la schiena di Palmer ancor prima che questi potesse strozzarsi per bene.
«Chiedo scusa?» balbettò Tim sbattendo ripetutamente le palpebre.
«Andiamo,» attaccò anche Ziva, che - donna malvagia qual era - non si sarebbe lasciata di certo scappare l’occasione di portare dolore, rovina e imperituro imbarazzo nella vita di un qualsiasi uomo. «L’abbiamo visto tutti che quando il capo si mette alla tua scrivania ti butti all’indietro più che puoi per stargli appiccicato.»
«M-ma lo fa con tutti!» protestò McGee.
«Uh, spiacente di deluderti Pivello, ma lo fa solo con te,» disse Tony, e ricambiò con un sorriso smagliante l’occhiata di puro astio che ricevette. «Sai, per leggere su quel tuo bel computerino.»
«Sapete cosa? Per me ci fa apposta a parlare così arturo-»
«Astruso.»
«-astruso, così il capo è costretto a stargli sopra per capirci qualcosa,» concluse Ziva soddisfatta di sé.
«McGee, civettuola che non sei altro!» esclamò deliziata Abby.
«Cos- lo fai anche tu!»
«Infatti per me è Abby che ha una cotta per Gibbs,» disse saggiamente Palmer.
Abby gli riservò uno sguardo che diceva chiaramente “duh”. «Ovvio che sì.»
«…ma così non vale,» si lamentò Palmer.
«Come si può non avere una cotta per Gibbs?» continuava intanto Abby «Voglio dire, è come un dio, come un sole, il centro gravitazionale dell’universo, tutto ruota intorno a lui.» E il suo sguardo si perse in adorazione di un punto distante, come se stesse avendo una visione della Madonna o, ancora meglio, di Gibbs in persona avvolto da un alone di luce mistica.
«Uhm, Abby,» la riportò sulla terra DiNozzo. «Gibbs non era come un padre per te?»
«Certo.»
«…rasentiamo l’inquietante, lasciatemelo dire.»
«A proposito di figure paterne,» disse McGee con l’aria di chi sta per prendersi una bella rivincita «non sei tu, Ziva, quella che ha abbandonato la propria famiglia per lavorare col capo?»
Perché Timothy aveva delle priorità, e in cima alla sua lista c’era imbarazzare a morte un agente del Mossad. Più che altro perché non ci voleva niente ad imbarazzare Tony mettendogli un paio o una dozzina di link sconvenienti nel pc, e quando gli sarebbe ricapitata un’occasione di vendicarsi su Ziva?
«Non capisco cosa tu stia insuinando,» rispose con aria sostenuta.
«Insinuando.»
«Sì, GRAZIE, Tony.»
«Ziva,» Abby le prese una mano tra le sue guantate di neri merletti «non c’è niente di male. Gibbs merita il tuo amore.»
«Provo grande stima e rispetto per Gibbs, come agente e come combattente.»
«Sì, ma uno non volta le spalle alla famiglia, la patria e la missione per “stima” e “rispetto”…»
Per la miseria, Ziva non aveva abbastanza occhi per guardarli male tutti! Si limitò ad emanare una carica molto, molto negativa cercando di orientarla verso DiNozzo.
«Non era tuo fratello quello cui avevi sparato per salvare Gibbs? Mi ricordo di averlo visto in camera mortu…»
Tutti si voltarono verso Palmer. «Certo che hai un tatto con le parole,» borbottò Tony.
«Piuttosto tu, piccolo Palmer,» disse Ziva con voce suadente, perché evidentemente avere una nuvola di intimidazione sopra la testa non bastava, «che sei sempre così in soggezione di Gibbs, non sarà che ti emozioni troppo quando lo vedi?»
«Dai, questo non è-» provò a scherzare, ma la voce gli scemò. Si protese in avanti sul tavolo, improvvisamente serio, rischiando di rovesciare un buon numero di bicchieri. «Sinceramente,» sussurrò «non trovate anche voi che Gibbs faccia un po’ paura?»
Dal giro di occhiate che passò tra i quattro agenti, no, evidentemente no.
(O almeno non così spesso.)
«Be’, a questo punto…» cominciò McGee, in tono finto-casuale.
«…direi che ci rimane…» proseguì Abby, con un faccino innocente che se non l’avessi conosciuta così bene ti avrebbe di certo fregato sulle sue vere intenzioni.
«…solo un’opzione,» concluse Ziva, appoggiandosi il mento sul palmo aperto della mano.
«Tony!» esclamò (abbastanza superfluamente) Palmer. Abby gli diede un buffetto sulla guancia, come premio. Banali, il piatto forte arrivava sempre alla fine. «Colleghi, signore,» sollevò il proprio drink in un finto brindisi alla tavolata, «vedo le vostre triviali illazioni e tutto quello con cui me la sento di rispondere è: ah ah ah.»
«Regola numero tre?» chiese improvvisamente Abby mentre un ghigno le sbocciava in viso.
«Mai essere irraggiungibile.»
«Credevo fosse sempre portare i guanti-»
«No McGenio, quella è la regola numero due.»
«Numero nove?» ribatté Ziva.
«Mai uscire senza coltello - andiamo, questa la sapeva anche Palmer!»
«È vero!» confermò Palmer.
«Regola numero quindici?»
«Lavorare sempre in…» e qui notò le espressioni compiaciute e i sorrisetti dei suoi cari colleghi, e il modo in cui si era incartato con le sue stesse mani, e dannazione, infidi manipolatori. «…gruppo,» finì con una smorfia.
«Vedi?!» trillò Abby. «Le sai tutte benissimo, se non è amore questo.»
«Sei il fan numero uno di Gibbs,» rise Ziva.
«No Ziva, peggio: è la sua fangirl,» infierì Tim.
Manipolatori e perversi, ecco cos’erano. «La mia devozione al capo è un po’ lontana da una “cotta”.»
«Ma dall’idolatria all’innamoramento il passo è breve,» disse candidamente Ziva.
«Mia cara agente David, la falla nel tuo ragionamento è che un idolo è qualcosa di falso, dunque immeritevole. Al contrario, Gibbs è il sentiero che ci guida alla salvezza, il faro nelle nostre notti buie, l’albero maestro cui aggrapparsi nella tempesta, certi che non cadrà mai. Non è idolatria, è un atto di fede.»
Pausa a effetto. «Il che, cari colleghi e signore, non implica il mio voler andare a letto col capo.»
Gli altri rimasero a fissarlo in silenzio, chiaramente ammutoliti dalle sue parole profonde. Sapeva bene di avere questo effetto sulle persone.
«Così mi spezzi il cuore, DiNozzo.»
…ecchecca-
«Mi- mi scusi, Capo, io non intendevo…» e i quattro bastardi ridevano, oh se ridevano, piegati in due sul tavolo con le lacrime agli occhi a scambiarsi complimenti e strette di mano.
«Ora, se le vostre attività ricreative si sono concluse, il dottor Mallard ha richiesto il nostro intervento un’ora fa.»
«Scusi capo,» dissero in coro, chi occupato a tenersi una mano sulla pancia per riprendere fiato, chi a cercare i soldi per pagare il conto, chi a progettare il modo di far sparire quattro corpi senza traccia.
L’occhiata di Gibbs avrebbe potuto far sparire cinque corpi e lasciare in giro nemmeno un capello. «Significa che dovete correre finché non sarete in anticipo
Nemmeno un secondo e il tavolo era già sgombro. Gibbs scosse la testa con il più piccolo dei sorrisi.

«Senti Palmer, ma secondo te Ducky e Gibbs…»
«Abby, in nome del cielo!»
«Cosa, adesso una scienziata non può più nemmeno
supporre?!»






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LOL WHAT.
Grazie a Nessie <3 per il parere, al principio di insonnia per farmi venire certe idee al posto di dormire, e grazie al cielo che mio padre non legge quello che scrivo. Yay :D

Will

   
 
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