La vita è fatta a scale…
E me ne sono accorto! Anzi, il
mio naso se ne’è accorto! È tutto dolorante. Ma devo ammettere che ne è valsa
la pena. Decisamente.
Anzi, per una volta quelle dannate
rampe che mi fanno arrivare in ritardo, costantemente, alle lezioni di
Trasfigurazione mi sono state d’aiuto. Ci mancherebbe altro: con tutti i punti
che hanno fatto perdere a Grifondoro, me lo dovevano!
Sirius quando, giorni a dietro, gli avevo manifestato
le mie intenzioni, mi aveva preso per pazzo. Certo, detto da lui, è una cosa
grave, ma in questa occasione non ha avuto tutti i torti. Se penso alla sua
espressione, che sarebbe stata da immortalare, rido ancora adesso.
Domenica pomeriggio, spogliatoio
del campo da Quidditch, io e lui, soli.
No, non è quello che uno può
aspettarsi, non saltiamo a conclusioni affrettate: il bacio che ci siamo dati
al quarto anno era solo per una scommessa.
E niente di più!
“Sirius”, gli ho detto, “Sto per
fare una cosa stupida.”
Lui mi ha guardato per qualche
secondo, “Embé, che c’è di strano?”
“Che è più stupida del solito.”
A quel punto ha inarcato un
sopracciglio, le parole più stupida del
solito hanno sortito il loro effetto: con una calma assurda si è seduto su
una delle panchine, ordinandomi con lo sguardo di
andare vicino a lui.
“Più stupida del solito, Ramoso?”
A quel punto ho annuito e senza
riuscire a respirare, tra una parola e l’altra, ho espresso le mie intenzioni.
Felpato, prima è sbiancato, poi, lentamente, ha iniziato a riprendere colore
arrivando ad una sfumatura tra il rosso e il viola, un colore molto carino; poi
è scoppiato a ridere ed è uscito lasciandomi impalato sulla panchina a fissare
il vuoto.
Queste cose fanno pensare… a cosa
non lo so, ma ci rifletterò più avanti, adesso sono leggermente impegnato.
Ok, forse ho fatto una cosa
stupida… QUELLA cosa immensamente stupida. Il guaio è che me ne accorgo sempre
un attimo prima, quando ormai è troppo tardi.
Come dice Felpato, a me piacciono
le sfide, quelle perse in partenza.
E questa lo è. Oh sì!
Sì, proprio lui, quella persona
seduta al tavolo di Grifondoro di fronte a me, con la testa dentro al piatto,
che ride. Ha pure i lacrimoni agli occhi, il bastardo.
Remus almeno è più serio, quando
lo ha saputo mi ha risposto, serafico, “Tentar non nuoce”; sì, lui va per
citazioni, è quello saccente del gruppo, “Ma in questo caso non ne sono del
tutto sicuro.”
Almeno Lunastorta ride sotto i
baffi e non in modo spudorato.
…
Ok, mi ricredo. Begli amici che
mi sono scelto, e sono con me dal primo anno. Oh, ecco Codaliscia,
almeno lui non oserà…
Sospiro rassegnato.
Finita la cena, i miei tre amici, si alzano e se ne vanno ridendo,
ovviamente. Sanno già che tra pochi minuti farò una figura da cioccolatino. Lentamente
la sala grande si svuota e il mio panico sale.
Aiuto!
… c’è chi scende e c’è chi sale.
E Potter è sceso, decisamente. Di
faccia, per la precisione.
Ancora mi chiedo come mai sono
qui.
Come è riuscito a convincermi?
In effetti, Alice non ha tutti i
torti: non mi ha dovuto convincere molto, per niente, oserei dire.
Quando le ho detto quello che era
successo nel corridoio dei sotterranei, davanti all’aula di pozioni è scoppiata
a ridere.
Cosa ci ha trovato poi, da ridere,
proprio non lo so.
Forse è stata la proposta,
leggermente… non saprei come definirla. Forse strana.
Quella mattina me lo sono trovata
davanti e tutto d’un fiato mi ha chiesto se mi andava di fare un giro con lui,
dopo cena, per il castello.
Forse adesso ho capito la
reazione di Alice…
Da brava ragazza, l’ho tenuto in
sospeso per tutta la giornata, poi ho accettato il suo invito. Vabbè, invito,
neanche mi portasse a cena fuori. Ma siamo a Hogwarts, la cosa più romantica
che uno possa aspettarsi è un invito ad uscire durante le visite a Hogsmede, per cui non sto a sindacare su questo.
Ancora mi chiedo come io sia
arrivata a questo punto. Sono seduta davanti al caminetto della sala comune di
Grifondoro con James che ha la testa appoggiata sulle mie ginocchia e una borsa
piena di ghiaccio sul naso.
Ha dato proprio una bella botta
poverino. Un po’ mi sento in colpa.
Un’ora e mezzo prima…
Ho sbirciato per tutta la sera
quei quattro. Tre non hanno fatto che ridere e l’ultimo non ha toccato cibo.
Finita la cena lo hanno abbandonato, così come Alice ha fatto con me, non
prima, ovviamente, di avermi fatto una sonora ramanzina sul comportamento che
dovrò avere nei confronti di James.
“Lily, non cadere ai suoi piedi.
Non fargli capire subito che ti piace.”
Già, perché a me Potter piace.
Non è un segreto, o meglio sì, è un segreto, ma non per Alice.
Non so com’è successo, ma d’un
tratto mi sono trovata a pensare a lui sempre più spesso e, ultimamente, non in
modo molto casto.
È… affascinante.
È… davanti a me. È già ora.
Sono leggermente nervosa e credo
lo si noti, ma dal modo in cui James tiene la mani, non più di due secondi
nella stessa posizione, deduco lo sia anche lui.
Mano a mano che camminiamo la
conversazione si fa sempre più interessante. Da rumori di fondo senza senso
siamo passati a balbettare. Non io, lui.
Almeno lentamente si sta
sciogliendo.
Gli argomenti sono vari: scuola,
professori, studio.
Che dolce, mi ha sorriso.
Cosa stavo dicendo?
Non ricordo, ma non ha molta
importanza; che peccato, è già ore di tornare in sala comune.
“Dove stai andando?”, chiedo
divertita a James, visibilmente spiazzato per il fatto che la scala si sia
mossa, con lui sopra. Io ho fatto in tempo a lanciarmi sul pianerottolo.
“Non temere”, mi urla, “Ritornerò
da te, dolce donzella.”
È ufficiale, non ci riesco.
Scoppio a ridere: non è stupidamente adorabile?
Mi sistemo meglio contro la
balaustra per godermi lo spettacolo. “No, quella scala no!”, Ecco, lo sapevo,
ha preso quella sbagliata. In quella direzione credo si vada dai Tassorosso.
“Come sei atletico”, gli urlo
nuovamente, quando lo vedo saltare da un rampa in movimento ad un’altra.
“Servo vostro”, mi risponde
inchinandosi e perdendo di vista il punto dove doveva arrivare.
Sospiro. Però è divertente flirtare
con lui a distanza.
“Pensi di tornare da me prima che
scatti il coprifuoco?”
Attimi di attesa e infine una
rampa, con lui sopra, arriva a destinazione e io mi avvicino.
“Visto, sono tornato. Non merito
un premio?”
“Per cosa”, rispondo io, “Se fossi
stata in pericolo, ad aspettare te facevo notte…”
James ha lo sguardo pensoso.
“Se non per l’audacia, almeno
perché sono un ottimo buffone di corte, visto che ti ho fatta ridere.”
Non ha tutti i torti.
“E che premio vorresti?”, chiedo
maliziosamente.
“Un sì”, mi dice convinto, “Un sì
alla domanda: verresti ad Hogsmede con me, alla prossima uscita?”
Come, giustamente, mi ha
ricordato prima Alice, devo tenerlo sulle spine.
“Chi può dirlo…”, gli rispondo
vaga.
C’è un’ombra di delusione sul suo
volto.
Mi avvicino e gli do un bacio
leggero. No, non sulla guancia, sulla bocca. Ops… è impietrito, non se lo
aspettava. A un mio secondo contatto ci mette poco a sciogliersi però.
Bacio breve, le scale si sono
mosse, nuovamente, facendolo capitombolare per terra e credo si sia anche fatto
male.
Ma c’è anche chi cade.
Entrati i sala comune ci sediamo
sul divanetto, davanti al fuoco. Faccio comparire un po’ di ghiaccio e lui se
lo mette sul naso dolorante.
“Non immaginavo una fine così,
per questa serata”, mi dice leggermente amareggiato.
Lentamente gli faccio posare la
testa sulle mie ginocchia.
Ormai è quasi un’ora che siamo in questa posizione.
“James?” Questa è la voce di
Sirius che lo chiama da davanti alle scale. Forse è preoccupato.
Potter si rimette a sedere.
“Che gli hai fatto, Lily?”, mi
chiede, vedendolo con il naso leggermente gonfio.
Non rispondo ed entrambi ci
alziamo dal divano. Questa volta è lui a baciarmi.
“Buona notte”, mi sussurra
dolcemente.
Arrivata all’ingresso dove ci sono
le scale che portano al mio dormitorio mi giro e li guardo entrambi.
“Potter”, lo chiamo, “Per quella
cosa… alle tre davanti al portone d’ingresso. Notte Black.”
Detto questo mi giro e salgo in
camera.
“Che ti ha fatto?”, mi chiede
nuovamente il mio migliore amico.
“Nulla, sono caduto. Una
distrazione.”
Sirius alza il suo solito
sopracciglio malefico e mi scruta.
“Una delle più belle distrazioni
che mi siano mai capitate.”