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Autore: Alektos    24/11/2009    7 recensioni
“Sirius”, gli ho detto, “Sto per fare una cosa stupida.”
Lui mi ha guardato per qualche secondo, “Embé, che c’è di strano?”
“Che è più stupida del solito.”
A quel punto ha inarcato un sopracciglio, le parole "più stupida del solito" hanno sortito il loro effetto: con una calma assurda si è seduto su una delle panchine, ordinandomi con lo sguardo di andare vicino a lui.
“Più stupida del solito, Ramoso?”
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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La vita è fatta a scale…

E me ne sono accorto! Anzi, il mio naso se ne’è accorto! È tutto dolorante. Ma devo ammettere che ne è valsa la pena. Decisamente.

Anzi, per una volta quelle dannate rampe che mi fanno arrivare in ritardo, costantemente, alle lezioni di Trasfigurazione mi sono state d’aiuto. Ci mancherebbe altro: con tutti i punti che hanno fatto perdere a Grifondoro, me lo dovevano!

Sirius quando, giorni a dietro, gli avevo manifestato le mie intenzioni, mi aveva preso per pazzo. Certo, detto da lui, è una cosa grave, ma in questa occasione non ha avuto tutti i torti. Se penso alla sua espressione, che sarebbe stata da immortalare, rido ancora adesso.

Domenica pomeriggio, spogliatoio del campo da Quidditch, io e lui, soli.

No, non è quello che uno può aspettarsi, non saltiamo a conclusioni affrettate: il bacio che ci siamo dati al quarto anno era solo per una scommessa.
E niente di più!

“Sirius”, gli ho detto, “Sto per fare una cosa stupida.”

Lui mi ha guardato per qualche secondo, “Embé, che c’è di strano?”

“Che è più stupida del solito.”

A quel punto ha inarcato un sopracciglio, le parole più stupida del solito hanno sortito il loro effetto: con una calma assurda si è seduto su una delle panchine, ordinandomi con lo sguardo di andare vicino a lui.

“Più stupida del solito, Ramoso?”

A quel punto ho annuito e senza riuscire a respirare, tra una parola e l’altra, ho espresso le mie intenzioni. Felpato, prima è sbiancato, poi, lentamente, ha iniziato a riprendere colore arrivando ad una sfumatura tra il rosso e il viola, un colore molto carino; poi è scoppiato a ridere ed è uscito lasciandomi impalato sulla panchina a fissare il vuoto.

Queste cose fanno pensare… a cosa non lo so, ma ci rifletterò più avanti, adesso sono leggermente impegnato.

 

 

Ok, forse ho fatto una cosa stupida… QUELLA cosa immensamente stupida. Il guaio è che me ne accorgo sempre un attimo prima, quando ormai è troppo tardi.

Come dice Felpato, a me piacciono le sfide, quelle perse in partenza.

E questa lo è. Oh sì!

Sì, proprio lui, quella persona seduta al tavolo di Grifondoro di fronte a me, con la testa dentro al piatto, che ride. Ha pure i lacrimoni agli occhi, il bastardo.

Remus almeno è più serio, quando lo ha saputo mi ha risposto, serafico, “Tentar non nuoce”; sì, lui va per citazioni, è quello saccente del gruppo, “Ma in questo caso non ne sono del tutto sicuro.”

Almeno Lunastorta ride sotto i baffi e non in modo spudorato.

Ok, mi ricredo. Begli amici che mi sono scelto, e sono con me dal primo anno. Oh, ecco Codaliscia, almeno lui non oserà…

Sospiro rassegnato.

Finita la cena, i miei tre amici, si alzano e se ne vanno ridendo, ovviamente. Sanno già che tra pochi minuti farò una figura da cioccolatino. Lentamente la sala grande si svuota e il mio panico sale.

Aiuto!

 

… c’è chi scende e c’è chi sale.

E Potter è sceso, decisamente. Di faccia, per la precisione.

Ancora mi chiedo come mai sono qui.

Come è riuscito a convincermi?

In effetti, Alice non ha tutti i torti: non mi ha dovuto convincere molto, per niente, oserei dire.

Quando le ho detto quello che era successo nel corridoio dei sotterranei, davanti all’aula di pozioni è scoppiata a ridere.

Cosa ci ha trovato poi, da ridere, proprio non lo so.

Forse è stata la proposta, leggermente… non saprei come definirla. Forse strana.

Quella mattina me lo sono trovata davanti e tutto d’un fiato mi ha chiesto se mi andava di fare un giro con lui, dopo cena, per il castello.

Forse adesso ho capito la reazione di Alice…

Da brava ragazza, l’ho tenuto in sospeso per tutta la giornata, poi ho accettato il suo invito. Vabbè, invito, neanche mi portasse a cena fuori. Ma siamo a Hogwarts, la cosa più romantica che uno possa aspettarsi è un invito ad uscire durante le visite a Hogsmede, per cui non sto a sindacare su questo.

Ancora mi chiedo come io sia arrivata a questo punto. Sono seduta davanti al caminetto della sala comune di Grifondoro con James che ha la testa appoggiata sulle mie ginocchia e una borsa piena di ghiaccio sul naso.

Ha dato proprio una bella botta poverino. Un po’ mi sento in colpa.

 

Un’ora e mezzo prima…

Ho sbirciato per tutta la sera quei quattro. Tre non hanno fatto che ridere e l’ultimo non ha toccato cibo. Finita la cena lo hanno abbandonato, così come Alice ha fatto con me, non prima, ovviamente, di avermi fatto una sonora ramanzina sul comportamento che dovrò avere nei confronti di James.

“Lily, non cadere ai suoi piedi. Non fargli capire subito che ti piace.”

Già, perché a me Potter piace. Non è un segreto, o meglio sì, è un segreto, ma non per Alice.

Non so com’è successo, ma d’un tratto mi sono trovata a pensare a lui sempre più spesso e, ultimamente, non in modo molto casto.

È… affascinante.

È… davanti a me. È già ora.

Sono leggermente nervosa e credo lo si noti, ma dal modo in cui James tiene la mani, non più di due secondi nella stessa posizione, deduco lo sia anche lui.

Mano a mano che camminiamo la conversazione si fa sempre più interessante. Da rumori di fondo senza senso siamo passati a balbettare. Non io, lui.

Almeno lentamente si sta sciogliendo.

Gli argomenti sono vari: scuola, professori, studio.

Che dolce, mi ha sorriso.

Cosa stavo dicendo?

Non ricordo, ma non ha molta importanza; che peccato, è già ore di tornare in sala comune.

“Dove stai andando?”, chiedo divertita a James, visibilmente spiazzato per il fatto che la scala si sia mossa, con lui sopra. Io ho fatto in tempo a lanciarmi sul pianerottolo.

“Non temere”, mi urla, “Ritornerò da te, dolce donzella.”

È ufficiale, non ci riesco. Scoppio a ridere: non è stupidamente adorabile?

Mi sistemo meglio contro la balaustra per godermi lo spettacolo. “No, quella scala no!”, Ecco, lo sapevo, ha preso quella sbagliata. In quella direzione credo si vada dai Tassorosso.

“Come sei atletico”, gli urlo nuovamente, quando lo vedo saltare da un rampa in movimento ad un’altra.

“Servo vostro”, mi risponde inchinandosi e perdendo di vista il punto dove doveva arrivare.

Sospiro. Però è divertente flirtare con lui a distanza.

“Pensi di tornare da me prima che scatti il coprifuoco?”

Attimi di attesa e infine una rampa, con lui sopra, arriva a destinazione e io mi avvicino.

“Visto, sono tornato. Non merito un premio?”

“Per cosa”, rispondo io, “Se fossi stata in pericolo, ad aspettare te facevo notte…”

James ha lo sguardo pensoso.

“Se non per l’audacia, almeno perché sono un ottimo buffone di corte, visto che ti ho fatta ridere.”

Non ha tutti i torti.

“E che premio vorresti?”, chiedo maliziosamente.

“Un sì”, mi dice convinto, “Un sì alla domanda: verresti ad Hogsmede con me, alla prossima uscita?”

Come, giustamente, mi ha ricordato prima Alice, devo tenerlo sulle spine.

“Chi può dirlo…”, gli rispondo vaga.

C’è un’ombra di delusione sul suo volto.

Mi avvicino e gli do un bacio leggero. No, non sulla guancia, sulla bocca. Ops… è impietrito, non se lo aspettava. A un mio secondo contatto ci mette poco a sciogliersi però.

Bacio breve, le scale si sono mosse, nuovamente, facendolo capitombolare per terra e credo si sia anche fatto male.

 

 

Ma c’è anche chi cade.

 

Entrati i sala comune ci sediamo sul divanetto, davanti al fuoco. Faccio comparire un po’ di ghiaccio e lui se lo mette sul naso dolorante.

“Non immaginavo una fine così, per questa serata”, mi dice leggermente amareggiato.

Lentamente gli faccio posare la testa sulle mie ginocchia.
Ormai è quasi un’ora che siamo in questa posizione.

“James?” Questa è la voce di Sirius che lo chiama da davanti alle scale. Forse è preoccupato.

Potter si rimette a sedere.

“Che gli hai fatto, Lily?”, mi chiede, vedendolo con il naso leggermente gonfio.

Non rispondo ed entrambi ci alziamo dal divano. Questa volta è lui a baciarmi.

“Buona notte”, mi sussurra dolcemente.

Arrivata all’ingresso dove ci sono le scale che portano al mio dormitorio mi giro e li guardo entrambi.

“Potter”, lo chiamo, “Per quella cosa… alle tre davanti al portone d’ingresso. Notte Black.”

Detto questo mi giro e salgo in camera.

 

“Che ti ha fatto?”, mi chiede nuovamente il mio migliore amico.

“Nulla, sono caduto. Una distrazione.”

Sirius alza il suo solito sopracciglio malefico e mi scruta.

“Una delle più belle distrazioni che mi siano mai capitate.”

 

 

  
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