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Autore: london04    25/11/2009    1 recensioni
Un altro luogo. Un'altra epoca. Un altro modo di vivere. Un altro tipo di magia. Un'altra Ginny. Un altro Harry.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Harry/Ginny
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Camera 7

Era una calda giornata del 1850 . Il sole torrido e bollente si abbatteva sul suolo arido e troppo poco fertile di una delle tante cittadine nell’ ovest dell’america, il cosiddetto Far West, luogo diventato famoso per i suoi ladri, le sue ricche diligenze e i suoi tanti cacciatori di taglie…e soprattutto per la sua grande quantità di oro e miniere.

Il suolo fu presto calpestato da un’impronta di cavallo e fu ombreggiato dall’alta ombra che sedeva sopra il fiero animale, un cavallo bianco come la neve che si chiamava Edvige.

Dall’animale smontò un giovane cow-boy, con in testa un cappello piegato sul davanti della fronte e un foulard intorno al collo rosso come il sangue.

Il suo nome era Harry Potter.

Era uno dei cacciatori di taglie più abili e temuti di tutto l’ovest e si diceva che il suo foulard fosse così rosso a causa di tutti quei banditi che aveva ucciso.

In realtà erano in pochi a sapere che Harry Potter portava dallo sceriffo le sue prede sempre ancora in vita…certo, forse non sempre nel pieno della loro forma, ma pur sempre in vita.

Il cacciatore di taglie entrò nel saloon più vicino e si avvicinò al bancone

“un doppio whisky”il tono della sua voce non suonò come un ordine, ma piuttosto come una richiesta che non poteva essere rifiutata.

Da sotto il bancone uscì un vecchio bar-man con la barba e un paio di strani occhiali. In mano teneva il bicchiere per il forestiero.

“fanno 50 centesimi” dicendo questo, tese la mano.

Harry potter sganciò la grana e chiese se c’era una camera disponibile per la notte e se possibilmente fosse all’ultimo piano.

Il bar-man lo guardò strano e disse che no, tutte le stanze erano state occupate in vista del grande rodeo annuale che si teneva proprio in quella cittadina, daisy town.

Il cow-boy si sistemò meglio la cintura nella quale erano infilate due pistole e parecchi colpi e si avviò al piano di sopra

“…presto una delle stanze sarà libera..”disse, calmo e misterioso.

Prese la direzione verso l’ultima stanza, che sapeva possedere la più bella vista del saloon-hotel e aprì senza molta grazia la porta.

All’interno c’era solo una persona, una giovane con indosso solo una canottierina leggera infilata in quel tessuto che da lì a un secolo sarebbe stato uno dei più usati in tutto il mondo, i jeans.

La ragazza lo guardò gelida per un attimo, poi si girò e si abbottonò la camicia nera sopra la canottiera e allacciandosi il cinturone solito dei cow-boy, si girò nuovamente verso l’estraneo che era entrato in camera sua.

“è da maleducati bussare per caso?”

“no, ma questa è la mia nuova camera, quindi trovo inutile bussare…” detto ciò, lasciò cadere la sua sacca sul legno.

“credo ci sia un errore…questa fino a presente è camera mia!”

il ragazzo si guardò attorno, fece un giro della stanza sotto lo sguardo duro e gelido della ragazza e prese tutto quanto ciò era della ragazza e lo buttò dalla finestra.

“…scusi, signorina…ma qui ci sono le mie cose e non le sue…dove è scritto che la camera è sua?la camera è mia quanto sua..anzi, a guardarmi bene intorno direi che è più mia che sua….”

La ragazza, che aveva visto tutta la sua roba sparire oltre la finestra senza dire una parola, lo fissò arrabbiata nera e gli occhi pieni di rancore.

Fece un passo, prese la sacca del forestiero dagli occhi misteriosi di fronte a lei e le fece fare la stessa fine della sua roba.

“…scusi, quale cose?...”chiese, beffarda

harry potter fu rapido e agile: la prese in braccio senza troppi complimenti e la minacciò di farla cadere dalla finestra.

“ora, se non vuole raggiungere le sue cose, farà meglio a lasciare la stanza immediatamente.”il tono della voce era sempre lo stesso, calmo. Troppo calmo; tutta questa aria di mistero e di superiorità stava facendo arrabbiare la giovane, ancor più di prima.

“mi lasci” era un ordine, detto con una freddezza e una cattiveria che harry potter non aveva mai sentito in nessun altra ragazza.

La lasciò poggiare i piedi a terra.

“spero che il messaggio sia stato abbastanza chiaro.”

La giovane fece per andarsene e harry stava solo aspettando il momento in cui avrebbe sentito la porta sbattere, quando sentì un oggetto freddo e duro nella sua schiena.

“non è un giocattolo un po’ troppo pesante per una bambolina come voi?”

la ragazza ingoiò un ‘imprecazione…oddio, quella calma…quanto la innervosiva…

“facciamo una cosa, io posso anche cedervi metà della stanza visto che ci tenete tanto…ma la camera serve anche a me, quindi starete ai miei patti, sennò sarò costretta a usare questo giocattolo, come lo chiamate voi.”

Ci fu un attimo di silenzio, nel quale nessuno dei due parlò.

“non disubbidisco mai alle richieste di una donna.”

E con questo, si erano messi d’accordo.

“ah, come ultima cosa…ci si toglie sempre il cappello davanti una signora…” detto questo, gli tolse il cappello e lo fece volare dalla finestra.

Harry sentì finalmente la porta sbattere e si affacciò alla finestra, dalla quale vide la sua nuova coinquilina recuperare la proprie cose e calpestare le sue.

La vide montare su un cavallo scuro e accarezzarlo un po’ sulle orecchie, prima che l’animale si girasse e calpestasse anche il suo cappello.

harry fece un ghigno e chiuse la finestra, per poi dirigersi lento verso la porta, deciso com’era a recuperare le sue cose, per paura che quella pazza della sua coinquilina decidesse di tornare indietro a calpestarle.

Spinse le porte del saloon e si avvicinò ad un ragazzino che sembrava aver poco da fare, a parte ciancicare una un po’ di tabacco, che sicuramente aveva fregato a suo padre, troppo ubriaco per accorgersene.

“ di un po’, ragazzino, sai per caso qual cosa su quella ragazza?”

il ragazzino fece un sorriso furbo e intrappolò il tabacco tra i denti

“si, che ha un gran bel culo!!”

harry scoppiò a ridere, una risata grossa ma genuina.

“bè, intendevo oltre a quello, ma va bene lo stesso…”

il cow-boy si avvicinò al suo cavallo e lo snodò, dopo aver preso il suo cappello e averci soffiato sopra per toglierci un po’ di polvere.

“andiamo a iscriverci al torneo che vinceremo, Edvige”

fece una corsa fino allo stadio della cittadina e lì smontò dal cavallo; c’era parecchia gente e di sicuro non era l’unico che ambiva ai $1000 della ricompensa per chi avesse vinto.

“ehi, bello, spostati, questo posto era mio”

Harry si disse che quella non era proprio la sua giornata. Si girò e vide dietro di sé un uomo grande, all’incirca 1 testa più di lui e con muscoli pari a qualcuno che di mestiere faceva il minatore. harry si disse che, forse, era proprio quello il suo mestiere.

“appunto, hai detto bene, era tuo, ora è mio.” E gli girò le spalle, ritenendo la faccenda chiusa

Harry non sapeva essere gentile proprio con nessuno, oltre alle donne e ai bambini. Anzi, a pensarci bene, sapeva comportarsi in maniera civile solo con i bambini.

“senti, o ti sposti da solo o ti sposto io.” Evidentemente, però, l’uomo dietro di lui non considerava affatto la faccenda chiusa

“bè, allora mi spiace amico, ma sarai obbligato a spostarmi tu, perché io da qui non mi muovo”

“Ok, ragazzino.” L’uomo lo prese per il foulard e lo strattonò verso di lui.

Harry si girò e gli mollò un pugno in faccia, facendolo cadere all’indietro

“mai toccare il mio foulard”disse, sempre calmo ma con una nota di avvertimento per il suo avversario e tutti i curiosi che si erano avvicinati per vedere una bella scazzotata.

L’uomo si alzò con gli occhi e l’espressione sul viso furibonda; corse verso di lui e tese le braccia in modo da buttarlo a terra. Harry però fu più veloce e si scanzò giusto in tempo per far cadere il suo avversario e mettergli uno stivale sulla schiena.

“che cosa ti avevo detto? Non mi và di spostarmi.” E la sua voce era sempre, dannatamente calma.

L’avversario si alzò e lo guardò con odio

“ non è finita qua, pivello”

Harry sorrise “ allora non vedo l’ora di rivederti…e tante grazie per avermi ceduto il posto così amabilmente”.

L’uomo gli diede le spalle, imprecando.

Harry si sistemò meglio il cappello, in modo da farlo cadere sugli occhi e andò ad iscriversi al rodeo.

Era sera inoltrata quando harry fece ritorno al saloon-hotel; per il resto del pomeriggio aveva vagabondato un po’ qua e là, fra le verdi colline che si estendevano a tre miglia dalla cittadina e poi aveva conosciuto un po’ meglio i saloon della zona, bevendo o giocando a carte, o entrambe.

Entrò nel saloon e si diresse verso il bancone dove si davano le chiavi per le camere.

“la chiave numero 7, per favore.”chiese, come al solito con calma.

Il signore dietro il bancone era sempre lo stesso, con quella barba e quegli occhiali harry si disse che avrebbe difficilmente scordato la sua faccia.

“la chiave numero 7, signore?!...ma è già stata occupata…e non da lei..” il vecchio era un po’ perplesso.

harry non disse niente e non pensò neanche per un secondo che la sua coinquilina avesse dimenticato di lasciargli le chiavi; “deve averlo fatto apposta, quella pazza!!”, pensò, questa volta un po’ meno calmo…erano quasi le due del mattino e cominciava ad avere sonno, soprattutto dato che quella era stata una giornata abbastanza piena.

Due secondi dopo, però aveva di nuovo quella aria calma e quel dannato sorriso stampato sul bel volto.

Si avviò fuori, dove aveva lasciato Edvige dormire al fresco e rivolse lo sguardo verso l’alto: la finestra dalla quale aveva buttato le cose della giovane e dalla quale aveva visto anche le sue, purtroppo, fare un bel volo, distava dal terreno non più di 4-5 metri.

Decise cosi di arrampicarsi. Posò prima i piedi su un anta di legno che reggeva il saloon e poi su una delle finestre del primo piano, sperando di non fare troppo rumore.

Finalmente arrivò alla finestra che pensava essere quella della sua camera; diede un occhiata all’interno e gli occhi verdi splendente confermarono la sua ipotesi: la sua coinquilina era sdraiata sull’unico letto e teneva in mano quella che sembrava essere una chitarra.

Harry, con un po’ di difficoltà, bussò alla finestra …1,2, volte…alla terza quasi sfondò il vetro e la sua coinquilina si degnò finalmente di levare lo sguardo, con i suoi grandi occhi neri. Si avvicinò alla finestra e la aprì:

“opps…non ti avevo sentito…”disse, beffarda e fintamente sorpresa

“allora sei sorda, perché mi hanno sentito anche i carcerati alla prigione che dista quasi 6 miglia!!”esclamò harry, entrando nella piccola stanza, illuminata solo da una lampada ad olio su un tavolino al centro della camera.

Harry cominciò a togliersi la camicia, il foulard e a posare il cinturone sul pavimento, vicino gli stivali che si stava sfilando; la ragazza, che per un attimo sembrava agitata, si risvegliò del tutto:

“ che diavolo stai facendo?”

harry si guardò intorno, come confuso

“stai dicendo a me?!...che cosa credi che stia facendo?!...mi stò preparando per andare a dormire, sai com’è ho un po’ sonno.” E detto questo si infilò sotto le coperte con solo i jeans scuri addosso.

“non fare il cretino, tu non dormi lì e soprattutto non vestito così!”.

Harry non si rigirò nemmeno

“come e dove vuoi che dormo?...senti, non farla tanta lunga e mettiti a dormire”

“senti, bello, vedi di non darmi ordini!!...non lo so dove puoi dormire…ma di certo non vicino a me e per giunta mezzo nudo!!” e divenne rossa come un pomodoro; talmente rossa che faceva quasi concorrenza alla lampada per illuminare la stanza.

Harry rise sotto le coperte

“non mi dire che è la prima volta che dormi con un uomo!!; mi sembri abbastanza grandicella, no?”

“non sono affari tuoi e non è questo il punto!” disse, al limite della calma.

Si avvicinò al letto, si mise sotto le coperte e lo buttò sul duro pavimento.

“ le alternative sono due: o dormi lì o vai a fare compagnia al tuo cavallo!”disse, furente

“io e te abbiamo fatto un patto”le ricordò, sempre calmo malgrado la botta al fondo-schiena che si stava ancora massaggiando

“si, per la camera, non per il letto!!”precisò la ragazza

“senti…-harry si alzò e si avvicinò pericolosamente-…”

“no, sentimi tu –lo interruppe lei decisa - o dormi lì o chiamo lo sceriffo, come avrei dovuto fare questo pomeriggio, intesi??”

harry si disse che era meglio non andare contro la legge per il momento e non a quell’ora…aveva troppo sonno. Così lasciò che per la prima una ragazza l’avesse vinta e si addormentò sul pavimento di legno, avendo per cuscino la sua sacca. La mattina dopo, quando si sarebbe svegliato, avrebbe pensato che sarebbe stato molto meglio dormire all’aperto, con Edvige.

I raggi del sole penetravano dalla finestra e andavano a riflettersi proprio sul viso di Harry, dove i capelli neri come il carbone un po’ lunghi coprivano sul davanti delle fronte una ben strana cicatrice, a forma di saetta… della quale a volte andava fiero e a volte, il più delle volte, preferiva nascondere sotto il capello un po’ calato poco sopra gli occhi e sotto i capelli disordinati.

Un raggio andò a pizzicare le ciglia del ragazzo, che non tardò ad aprire gli occhi, scoprendone il colore verde splendente che aveva fatto breccia nel cuore di tante ragazze.

Harry si stiracchiò per un attimo sul pavimento, maledicendo immediatamente quella ragazza che dormiva beatamente sul letto , proprio poco sopra di lui. Si drizzò a sedere sulle aste di legno e solo allora si accorse che la ragazza non era per niente nel suo letto e che lui avrebbe profittato mille volte meglio di lei di quel comodo letto: “che spreco!!”, pensò un po’ irritato.

Poco dopo, dopo essersi fatto un bel bagno rilassante, era di fronte ad una tazza di latte caldo fumante ed un pezzo di torta davvero invitante, che si gustava mentre leggeva le notizie sul giornale del luogo, il daisy time.

“ah, che inizio di giornata perfetto…certo, escluso il risveglio…”pensò Harry, contento come una pasqua.

Le porte del saloon si aprirono ed una giovane di statura media, con i jeans stretti ed una camicia a scacchi bianca e blu entrò con il sole alle sue spalle, che le metteva in risalto i lisci capelli ramati, nascosti in parte sotto il cappello chiaro, che sulla fronte scopriva una frangetta sfilzata.

“mai parlare troppo presto…”pensò, amareggiato.

Quella ragazza era proprio la sua coinquilina, quella pazza ed egoista che neanche voleva condividere il letto con un bel ragazzo come lui…

La giovane entrò a passo lento e sicuro fino al bancone dove, senza degnare harry neanche di un occhiata, ordinò una coca-cola fresca.

“ciao Tim!” la giovane salutò il vecchio barista, che contraccambiò con un sorriso un po’ sdentato ma simpatico.

“ allora, cosa portarti?” chiese, gentilmente

“ niente grazie, ho già ordinato al ragazzo con i capelli castani…mi pare si chiami Chris”

“ ah, si vedo, vedo…. – ed indicò la coca-cola che la ragazza aveva appena ricevuto-…e tu, ragazzo,vuoi qualcos’altro?”

Harry alzò il cappello di pochi centimetri sugli occhi e negò, educatamente

“no, grazie, sono apposto così.”

“ ah, ma allora il nostro cow- boy notturno conosce anche le buone maniere!” osservò sarcastica la sua coinquilina, che lo degnò per la prima volta della sua attenzione da quando era entrata.

“ già, che cosa strana, vero? E per dimostrarle che non solo conosco le buone maniere ma le adopero anche, mi presenterò a lei in maniera civile….

“ oh, questa volta mi tende la mano? – lo interruppe bruscamente la ragazza- non entra in camera mia mentre mi cambio e mi dice di sloggiare?...grazie, che pensiero carino!” terminò, scettica e un po’ alterata al ricordo della mattinata precedente

Harry abbozzò quello che avrebbe dovuto essere un sorriso di scuse e tese la mano alla ragazza per la seconda volta.

Gli occhi scuri della giovane indugiarono un po’ sulla mano del ragazzo e alla fine gliela strinse, non senza un po’ di forza in più del necessario. Harry sbruffò “ crede di farmi male, la piccoletta”

“harry potter, piacere di conoscerti.”

“ Ginny Weasley, contenta di non essere in canottiera, questa volta.”

  
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