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Autore: Hachiko89    30/11/2009    8 recensioni
« Negli inferi è precipitato il tuo fasto, la musica delle tue arpe; sotto di te c'è uno strato di marciume, tua coltre sono i vermi. Come mai sei caduto dal cielo, Lucifero, figlio dell'aurora? Come mai sei stato messo a terra, signore di popoli? Eppure tu pensavi: Salirò in cielo, sulle stelle di Dio innalzerò il trono, dimorerò sul monte dell'assemblea, nelle parti più remote del settentrione. Salirò sulle regioni superiori delle nubi, mi farò uguale all'Altissimo. E invece sei stato precipitato negli inferi, nelle profondità dell'abisso! »   (Isaia 14,11-15)
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Reating: Pg 13
Genere: Romantico.
Warning: Questa storia tratta tematiche di tipo religioso. Non è stata scritta per muovere critiche ne per andare a violare la sensibilità etica del lettore. In particolare viene trattata la caduta di Lucifero dal paradiso, citata (ma mai approfondita e trattata) nei testi sacri, presente invece nella cultura popolare. Lime. Yaoi.




LUCIFER





-Nascita-

"Lucifer, portatore di luce, svegliati!"
Di chi è questa voce, così calda? Chi sono io? Lucifer?
Aprì gli occhi. Prima di sapere chi fosse lui stesso, aprì gli occhi. Solo per scoprire che non gli importava di sapere chi era, ne perché era lì, non aveva alcuna importanza ora, perché davanti a quegli occhi che per la prima volta venivano dischiusi c'era la cosa più bella, la più immensa e gloriosa che si potesse immaginare. Fu solo uno il pensiero che invase la mentre del giovane angelo: voglio essere anche io così.
Questo fu il primo di tutti i mali.
“Chi sei?” chiese con timore, anzi con paura, sì, con terrore quasi, nel pronunciare parole così profondamente indegne a quella creatura tanto superiore a lui.
“Lucifer, io sono Dio, tuo Padre.” lo disse con quella voce, che non potrebbe essere paragonata a nessun suono celeste, ne tanto meno terreno.
“Padre? Padre tu mi chiami Lucifer... ma chi sono io?” chiese alzandosi.
Nemmeno si era reso conto di essere accovacciato in posizione fetale fino a quel momento.
“Vieni e guarda tu stesso.”
È così che è fatto Dio. Non Gli piace dire le cose direttamente. Preferisce che gli altri le capiscano da soli. Forse è per questo che sulla Terra esiste il Male, perché gli uomini lo devono capire da soli il dolore. E per questo esiste anche il Bene, perché come la si potrebbe spiegare altrimenti la felicità?
Dio condusse Lucifer davanti ad una superficie liquida, che formava un ellisse alto esattamente come il giovane che vi si specchiò dentro. Vide la sua immagine Lucifer, vide gli occhi blu, con quel leggero riflesso viola, vide le ciocche corvine, lisce, che ricadevano sulle spalle bianche, nude come lo era il suo corpo glabro, ma mai tanto candite quanto le piume delle sue ali, luminose, leggere, provò a toccarle, ma risultarono intangibili ed evanescenti. Si voltò verso il Padre in cerca di risposta, ma Questi si limitò a sorridere (era un sorriso quello? o una benedizione?) e a fare cenno col capo verso il suo riflesso. Osservò ogni minimo dettagliò e trovo la risposta alla sua domanda, o per meglio dire la intuì.
Lui era Lucifer, angelo portatore di luce, il prediletto dal Signore suo Padre, poiché era perfetto.
Perfetto.
Questa parola, che Dio gli aveva suggerito.
L'errore di Dio.
Lucifer sorrise.
“Figlio mio” le parole erano cariche di qualcosa che il giovane non conosceva ancora bene, a cui non sapeva dare un nome “Questo è Amore. Io amo tutti i miei figli allo stesso modo, ma tu... tu hai qualcosa di diverso. Sento di amare te più profondamente.”
“Ti ringrazio Padre mio. Mi onori nel dirmi questo!” esitò nel pronunciare queste parole, sentendosi nel contempo imbarazzato e compiaciuto “Prometto di servirti con fedeltà, mio Signore.”
“Ora va e incontra i tuoi fratelli!” detto questo Dio soffiò sul volto di Lucifer, un respiro caldo, una carezza intima che sfiorò tutto il suo corpo, facendo vibrare la sua pelle, che veniva lentamente coperta da una tunica bianca.
Si sentì cadere all'indietro.
Il respiro di Dio può tanto? Sarò mai pari a Lui? Sarà mai fiero di me?


-Invidia-

Gabriel, questo era il nome dell'angelo che si trovava di fronte a lui. La forza di Dio.
Ma lui non ci credeva. Dio non aveva certo bisogno di un angelo per essere forte.
Non lo disse a Gabriel questo. Temeva di offenderlo.
Il ragazzo aveva gli occhi verdi e i capelli biondi mossi, come le onde del mare, gli era stato spiegato.
Gabriel, era il fratello più grande, suo mentore fino a che non fosse giunta l'ora.
“L'ora per cosa?” chiese, come un bambino a cui bisognava spiegare tutto.
“Lucifer... è insolito per un angelo fare tante domande. Vedi, noi ci affidiamo a Dio. Lui sa qual'è il Bene.” rispose paziente il fratello.
“Il Bene?” domandò, non riuscendo a trattenersi.
Gabriel lo guardò sconcertato “Vuoi forse dirmi che tu, l'angelo prediletto da Dio, non sai cos'è il Bene?” il tono era stranamente canzonatorio, carico di una gelosia mal celata.
“Ti prego Gabriel, dimmi se il Bene è come l'Amore. Quello lo conosco!”
“Potremmo dire che è simile...” sbuffò il ragazzo, passandosi una mano tra i fili dorati.
“Dev'essere bello allora! L'Amore mi ha fatto sentire bene!”
Gabriel abbassò lo sguardo, triste.
“Fratello? Cosa ti succede?” chiese il moro preoccupato.
L'arcangelo sorrise, malinconico “Ti confesso fratellino, che l'Amore può fare male... vedi, io ora un po' sto male perché vorrei che Dio amasse me come ama te... poiché io Lo amo più di chiunque altro.” spalancò gli occhi di smeraldo come se si fosse reso improvvisamente conto di aver detto una cosa orrenda “Perdonami! Sono infinitamente grato per l'Amore che ricevo dal Padre, che mi riempie e mi completa. Non desidero altro.” rise tra se e se “Lo sai, è buffo... è la prima volta che provo un sentimento così infimo.... un peccato.”
Un peccato. Questa parola. Conosco il significato, è qualcosa di sbagliato, ma ora ha un suono così... dolce.
“Non sarà forse che sei tu?” continuò Gabriel “Sei tu a tentarmi?”


-Emozioni-

Passò molto tempo. Non che il tempo avesse poi così tanta importanza là.
Gabriel non lo assisteva più. Aveva detto che voleva stare più vicino a Dio. E ora l'angelo più bello del Paradiso era solo.
Suo fratello gli aveva insegnato bene. Tutto. Lucifer sapeva tutto e meglio di chiunque altro. Svolgeva ogni incarico che il Signore gli affidava in maniera impeccabile, tuttavia non era mai abbastanza per lui. Dio lo avrebbe di certo fatto meglio. Ma lui voleva meritarsi il Suo Amore, non voleva che gli altri angeli provassero invidia nei suoi confronti, voleva che il Padre fosse fiero di lui ed essere il Suo prediletto per il proprio operato e non per Sua decisione! Pretendeva da se stesso ciò che mai nessuno avrebbe potuto raggiungere.
Era perso in questi deliri quando, finalmente, lo vide.
L'angelo si fermò davanti a lui, sorridendo allegro. I capelli lisci, del colore del grano maturo, la pelle brunita, gli occhi di un irreale color acquamarina, una spada, avvolta in un fodero rosso, pendeva lungo il suo fianco.
“Tu devi essere Lucifer! La tua bellezza non passa certo inosservata... Mio caro fratello, mi presento, io sono Michael!”
“Michael? Il tuo nome...”
“Chi è come Dio! Già.... molto generoso da parte del Padre darmi un nome del genere... ma temo mi sopravvaluti.” sorrise di nuovo.
Il sorriso di Michael illuminava in suo volto e tutto ciò che lo circondava. Ed era bellissimo!
“Vieni Lucifer, facciamo un giro attorno al Regno!” spiccò il volo, seguito dal moro.
Nuotavano nell'aria, giocando come bambini.
Ma più tempo passavano insieme più un sentimento nuovo faceva breccia nel cuore di Lucifer.
Un'emozione più calda dell'Amore, più violenta del Peccato, eppure era bellissima e giusta.
Ogni volta che posava gli occhi su Michael il desiderio lo invadeva. Voleva toccare la sua pelle, voleva essere un tutt'uno con lui, voleva amarlo di una Amore nuovo e sconosciuto.


-La luce delle tenebre-

Quel giorno i due angeli si erano dati appuntamento alle cascate. Lucifer arrivò in ritardo poiché era appena tornato dalla missione affidatagli da Dio.
“Fratello!” Michael lo aspettava seduto sulla riva, i piedi nudi accarezzati dall'acqua “Temevo che oggi non saresti venuto...” disse preoccupato.
“Mai rinuncerei a te, Michael.” affermò serio “Ti amo troppo per riuscire a starti lontano.”
Il biondo lo guardò sorpreso.
“Ma che dici? Ami tutti gli angeli ma da loro talvolta ti allontani.”
Lucifer di chinò verso di lui, passando le dita tra le lunghe ciocche dorate.
“Amo te più degli altri. Forse più di chiunque altro.”
Quelle parole spaventarono Michael, che tuttavia non si allontanò.
“Fratello...” la sua voce tremava “bellissimo fratello, perfetto in ogni cosa... questo non lo puoi provare perché è peccato! Il tuo Amore deve essere per Dio...”
A quelle parole Lucifer abbassò lo sguardo. Ne era consapevole, ma quello che provava non poteva più essere ignorato. E il Padre avrebbe capito!
“Lucifer ascoltami... anche io... talvolta vedendoti così carico di luce e di passione in tutto ciò che compi, ho sentito il mio cuore battere più forte. Certe volte ti guardo e sento che potrei restare ad osservarti per sempre e questa sarebbe per me la felicità. Ma...”
“Lo faresti?” lo interruppe il moro “Resteresti a guardarmi per tutta l'eternità?”
“Come posso? Guardando sempre te mi poteri anche dimenticare di Dio e del suo Regno, che è mio compito proteggere. Paragonati a te non sono nulla per me.” sussurrò “Verrei meno al mio compito e questo è peccato!”
“Come puoi chiamate peccato questo, Michael?” una lacrima amara, di un viola intenso, lasciò uno degli occhi blu di Lucifer per solcare la sua guancia lattea e andare a morire chissà dove “Come può essere peccato ciò che rende felici?”
Michael si alzò, posò un bacio sulla fronte di Lucifer e disse “Perdonami, sai che io ti amo. Ma comprendo le conseguenza di ciò che mi chiedi. E io posso amare solo Dio!”
“Non posso essere io come Dio? Non sono forse il migliore tra tutti gli angeli? Posso essere migliore anche di Dio!”
Lucifer urlava.
Mai prima d'ora un angelo aveva urlato.
Mai prima d'ora il cuore di un angelo si era spezzato.
Mai prima d'ora un angelo era stato portato alla follia dall'Amore.
E data l'eccezionalità dell'evento, le sue conseguenze non potevano che essere disastrose.
Michael si portò una mano alla bocca, per soffocare un grido di paura. Chi era quel giovane? Perché la sua luce era sparita? No. Non solo la sua luce... tutto il Paradiso per un istante lungo un'eternità divenne buio.
Quando tornò la luce... non come prima... non era più così pura... era un po' torbida... sporca... quando comunque tornò la luce Michael afferrò la mano di suo fratello.
“Folle! Cosa hai detto? Nessuno può questo! Ora Lui non ti vorrà più accanto a Se e io non potrò più neppure vederti!”
Piangeva anche lui ora, gocce trasparenti di dolore.
Lucifer afferrò i suoi capelli biondi, tirandolo dolcemente a se, e baciò le sue labbra calde e piene. Bello. Era dannatamente bello. E se non fosse stato giusto, sarebbe stato felice di peccare con Michael per l'eternità.
“Vedrai mio unico amore. Vedrai. Abbi fede in me e in me solo!” sorrise.
Michael non rispose. Semplicemente guardò suo fratello che spiccava il volo, mentre andava ad affrontare il Padre, si concesse quel momento, poiché sapeva che sarebbe stata l'ultima volta... sapeva che non lo avrebbe mai più rivisto l'angelo più bello del paradiso.
E pianse.


-Attesa-

“Gabriel! Immaginavo di trovarti qui! In fondo sei la mano sinistra di Dio, no?” il moro era planato dolcemente al suo fianco, con quella grazia che solo lui possedeva.
“Lucifer. Il Padre ti sta aspettando.”disse atono.
La sua voce non tradiva le sue emozioni, o forse queste stesse emozioni erano talmente tante e così terribilmente contrapposte tra di loro che era la stessa voce a non sapere quale tra queste fosse il caso di interpretare e, nel dubbio, aveva preferito dichiararsi neutrale.
Lo condusse ad una porta in legno massiccio, su cui erano incisi dei simboli, che raccontavano una storia. Era una fiaba di un tempo lontano, parlava di un passato dimenticato e di un futuro impossibile da immaginare. Vi era la storia di tutte le creature e di nessuna in particolare. Forse, da qualche parte, veniva anche raccontato il presente, la storia di un angelo davanti ad una porta. Gabriel gli fece cenno di entrare da solo e il ragazzo obbedì.


-Cadere-

La stanza era ampia, così grande da non riuscire a vedere dove aveva inizio ne dove andava a finire.
Al centro vi era un trono.
Lui era seduto là, il volto nascosto dai capelli, la fronte poggiata sul palmo aperto della mano.
Sembrava soffrire molto.
“Padre.” esclamò l'angelo “Conosci il motivo per cui sono qui?”
Non ottenne risposta.
Si trovava a non più di un passo da Dio, eppure era troppo lontano per poter essere udito da Lui.
“Oh Altissimo. Io sono simile a Te. Ma sono anche migliore di Te, poiché Tu sbagli nel definire peccato ciò che per me è Bene ed Amore.”
“Figlio mio...”quella voce... quella voce era davvero meravigliosa “Io ti ho amato più di tutti i tuoi fratelli e tu... tu hai tradito la Mia fiducia.”
“Padre, ma non vedi? Non vedi il mio Amore? Tu chiami questo peccato forse? E allora dammi il tuo Regno, così sarò libero di amare e di essere amato!” Lucifer parlava con voce sicura e certo di essere nel giusto.
“Portatore di Luce... rallegrati poiché anche tu sarai chiamato Re... ma non del Paradiso. Regnerai sulla terra dell'oscurità, là ci solo le anime dei tuoi servi, che pagano secondo le Mie leggi. Si, in ogni Regno, anche nel tuo, le Mie regole vanno rispettate e a questo tu non puoi sottrarti.”
Cadde una piuma dalle ali di Lucifer.
“Aspetta Padre. Che cosa stai dicendo?”
Due piume già a terra.
“Io sono migliore di Te.” urlò.
Cadevano bianche e diventavano cenere come si posavano a terra.
“Ti prego Padre! Michael... non separarmi da lui! Tieni il Tuo Regno, esiliami se lo desideri, ma Te ne prego, lasciami lui!”
Il respiro di Dio lo colpì, di nuovo. Caddero tutte le piume, lasciando le ali scoperte, nere e squamose. Scivolò via la veste bianca, lasciandolo nudo.
Dio lo guardò e vide che nonostante ciò Lucifer restava bellissimo, più bello di tutti i Suoi angeli. “Michael resterà al mio fianco, poiché lui non ha colpa. Ora va!”
“No!” urlò il demone e fu un grido terribile che fece tremare tutto il Regno dei Cieli e i suoi abitanti “Non puoi costringerlo a stare qui!”
“Sei in errore. Lui ti ama, questo si, ma conosce ciò che è giusto e per questo rispetta la promessa fatta di rimanere fedele a Me.”
Odio.
Così nacque l'odio.
In quell'urlo mostruoso, partorito da quelle labbra bellissime.
In quel sangue nero, che usciva dalla carne lacerata del demone, che affondava le dita nelle propria schiena, in un abbraccio violento e doloroso.
Il cuore stava per esplodergli in petto. Pensò di strapparselo per non soffrire. Allontanò quell'idea. Dopotutto non era stato Gabriel a dire che l'Amore può far male?
Si avventò contro Dio in un ultimo disperato tentativo di combattere, ma Questi alzò la mano destra e disse “Accogliete il vostro Re, anime dannate!”
Il giovane sentì decine, centinaia, forse migliaia di mani fredde ed invisibili che lo afferravano e lo trascinavano giù, giù, sempre più in profondità.
Sprofondò, cadendo sulla nuda, dura roccia.
Era solo là.
Si guardò intorno.
Buio.
Guardò verso l'alto.
Buio.
Buio ovunque.
Tremava. Tremava di paura, di rabbia e d'Amore. Non riusciva più a distinguere l'uno dagli altri. Poi aprì gli occhi, che non si era nemmeno reso conto di aver chiuso, e la grotta si illuminò di fuoco.
Pietra e fuoco.
Urlò.
“Michael!”


-Peccato-

“Michael.”
Non rispose.
Era accucciato a terra, le ginocchia strette tra le braccia, e tremava, ma non di paura, di dolore. “Michael!” lo chiamò di nuovo, con voce più insistente.
L'angelo alzò gli occhi, rossi di pianto “Gabriel” sussurrò, e poi “è finita?”
“Si” rispose l'arcangelo.
“E lui...?”
“Il Padre lo ha cacciato.”
“Ma è vivo?”
“È possibile per noi chiamare vita quella lontana da Dio?”
“L'importante è che esista ancora, da qualche parte...”
Ci fu un attimo di silenzio. Il Paradiso non era più così luminoso.
“Perché non sono stato punito? Anche io ho peccato. Non ho rifiutato il suo Amore.” soffiò Michael con voce roca.
“ Ti sbagli. Tu non hai ceduto al peccato. Sei rimasto fedele a Dio, nonostante questo ti costasse fatica, e non Lo hai sfidato come ha fatto Lucifer.”
Michael rise. Una risata fredda e senza gioia. Era rimasto fedele a Dio, tradendo un fratello che pure amava. Come poteva non provarne vergogna?
Rimasero in silenzio ancora un po'.
“Sai Gabriel, è davvero una crudeltà che gli angeli non possano dormire.”
Il ragazzo lo guardò stupito.
“Non ne abbiano bisogno, questa è la ragione per cui non dormiamo.”
“Forse io ne avrei bisogno. Così invece non mi è neppure concesso sognarlo...”
“Ma un sogno non è reale... a cosa ti servirebbe?” chiese con sufficienza.
“L'irreale mi basterebbe.”
“Oh, ma se tu lo vedessi ora... non è più come un tempo... ora si fa chiamare persino in un altro modo!”
“Gabriel... proprio tu che ami così tanto il Signore... non lo sai che l'Amore non muta mai? Per me lui resterà sempre il mio adorato Lucifer.”


-Colui che divide-*

Quanto tempo è trascorso? Quante anime sono passate davanti a me? Sangue. Dolore. Umiliazione. Perché è così questo mio Regno?
Che stupidaggine! L'inferno è così e basta. È Lui a volerlo così, no? Tutto segue la Sua legge!

Il Principe delle Tenebre si avvicinò allo specchio. Quel luogo era pieno di specchi e se ne era sempre domandato il motivo. Non vi era nessuno a parte lui che potesse usarli, eccetto i demoni, ma il loro aspetto non era certo piacevole e persino loro evitavano di guardarsi.
Osservò a lungo la sua immagine. Ogni vota che lo faceva gli tornava alla mente un luogo di luce, di silenzio e di pace, ben diverso da quella che ora era la sua casa . Ma era mai stato un angelo lui? Il passato appariva così rarefatto e terribilmente lontano da sembrare frutto della sua immaginazione.
Per un lungo tempo lui, il Diavolo, si era interrogato sulla causa del proprio esilio. Aveva peccato altre volte, provando ad amare altre creature, ma mai, nemmeno una volta, aveva sentito in se il Bene che quell'angelo biondo aveva fatto nascere nel suo cuore. Non era nemmeno più certo che la sua attuale forma gli permettesse di provare Amore. Ma ogni volta che ripesava all'angelo il suo petto diventava bollente e mentre le fiamme dell'Inferno divampavano con rinnovata furia il suo cuore iniziava a sanguinare. No. No, quell'Amore non era morto! Forse aveva perso la ragione a causa di tutto l'orrore che impartiva rigorosamente alle anime dei peccatori. Poteva anche aver perso il senso del Bene e la giustizia non appariva più così chiara ai suoi occhi. Ora provava persino piacere nelle cose più oscene, nei peccati più gravi, gioiva nel pensare che fossero un insulto a Dio, a Colui che lo aveva allontanato dalla sua unica fonte di felicità. Ma non poteva dimenticare la luce di quell'angelo. Era incisa nel suo cuore, per l'eternità.
“Anime perdute!” ringhiò e il suo grido riecheggiò contro tutte le pareti degli Inferi “Pagate per le vostre colpe, come io faccio per la mia. E veneratemi, poiché io conquisterò il Regno dei Cieli e mi riprenderò ciò che è mio!”
Si sedette sul suo trono fatto di ossa e teschi neri.
Una parola, un soffio uscì dalle sue labbra, sembrava quasi una preghiera, una lode ed una supplica, un pugno di lettere che contenevano dentro il senso di tutto.
“Michael.”



*Colui che divide è la traduzione del nome Diavolo, ma qui è ironicamente riferito al fatto che è stato Dio a separare Lucifer e Michael.
  
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