L'alba di un nuovo giorno
Minerva McGrannit entrò nel suo ufficio per dare inizio ad un'altra giornata lavorativa.
Salutò i Presidi che le diedero il buongiorno dall'alto dei loro ritratti e, come tutte le mattine, trovò stormi di gufi appollaiati sul davanzale, impazienti di consegnare la posta.
Aprì
la finestra per farli entrare, e notò subito il gufo di
Harry che si
faceva largo disperatamente tra gli altri, ansioso di recapitare la
sua lettera.
Quanta
fretta!" esclamò Minerva. "Va bene, va bene,
leggerò
prima il tuo messaggio!" disse sorridendo e, una volta seduta
alla sua scrivania, aprì la lettera di Harry: cosa poteva
mai
esserci di tanto urgente?
Iniziò
a leggere
e
impallidì.
"Ma... Minerva... ti
senti bene?" chiese preoccupato Silente che, per quel che poteva
ricordare, non aveva mai visto la sua vecchia amica e collega
concedersi qualcosa di più forte della Burrobirra e, in ogni
caso,
mai di prima mattina.
"Devo andare a chiamare Madama Chips?" chiese allarmato Severus Piton.
"Oh
no, Severus, non preoccuparti!" disse la McGrannit sorridendo.
"E' stata solo l'emozione... E'
tornato Sirius Black!"
"Devo andare a chiamare Madama Chips?" chiese allarmato Severus Piton.
Un
silenzio irreale accolse le sue parole,
un silenzio
che venne spezzato dal tonfo della cornice di Severus Piton che si
staccò dalla parete cadendo a terra.
"Tutto
bene Severus?" chiese preoccupata la Preside dopo aver sistemato
il ritratto al proprio posto con un rapido colpo di bacchetta.
"Prima
sparisce Walburga e adesso
torna
Sirius?"
esclamò Phineas Nigellus, mentre Armando Dippet sistemava
meglio il
suo cornetto acustico nell'orecchio per non perdere una singola
parola.
La
Preside iniziò a leggere ad alta voce la lettera di Harry, e
prima
che potesse concluderla arrivò un altro gufo con un nuovo
messaggio,
e per poco non le venne veramente un infarto quando si rese conto
di
avere tra le mani una lettera scritta da Sirius Black in persona
che la
informava che, di lì a poco, sarebbe giunto ad Hogwarts con
Harry e
sua moglie per poter finalmente riabbracciare suo figlio.
“Per tutti i Fondatori... e io che pensavo di avere già visto tutto nella mia vita! Sirius... Devo andare subito a cercare Jupiter! Sarà sicuramente in Sala Grande a fare colazione, oppure è nel parco, oggi è sabato, non ci sono lezioni... chissà, magari sta ancora dormendo! Devo trovarlo prima che arrivi suo padre, dovrò spiegargli un po' di cose, spero che non abbia uno choc!" disse la Preside parlando più a se stessa che ai suoi colleghi che, dall'alto dei loro ritratti, commentavano concitati la notizia.
Uscì
frettolosamente dall'ufficio ma le sue ricerche si rivelarono
infruttuose: quel benedetto ragazzo sembrava essere svanito nel
nulla.
“Per tutti i Fondatori... e io che pensavo di avere già visto tutto nella mia vita! Sirius... Devo andare subito a cercare Jupiter! Sarà sicuramente in Sala Grande a fare colazione, oppure è nel parco, oggi è sabato, non ci sono lezioni... chissà, magari sta ancora dormendo! Devo trovarlo prima che arrivi suo padre, dovrò spiegargli un po' di cose, spero che non abbia uno choc!" disse la Preside parlando più a se stessa che ai suoi colleghi che, dall'alto dei loro ritratti, commentavano concitati la notizia.
Jupiter
Black in
effetti era davvero scomparso da Hogwarts, e si trovava
nei guai.
Insieme
a Jennifer, Aurelius ed Anthea aveva sperimentato con successo
gli
effetti della Pozione dell'Invisibilità più di
una volta.
Jennifer
teneva nel suo baule la scorta che aveva preparato durante
le
vacanze di Natale, e quando giungeva il fine settimana i quattro
amici
uscivano nel parco con una boccettina in tasca e, quando erano
finalmente al riparo da occhi
indiscreti, bevevano la pozione.
Una
volta invisibili raggiungevano il Platano Picchiatore, bloccavano i
rami con l'Incantesimo Immobilus e, sfruttando il passaggio segreto,
giungevano ad Hogsmeade.
Era
un'avventura bellissima, ma per Jupiter la cosa più
entusiasmante
era poter finalmente usare la Mappa del Malandrino.
Quel
giorno non c'era più pozione di riserva, le scorte erano
sufficienti
solo per un'ora,
ma ormai si sentivano sicuri ed esperti, perfettamente in grado di
gestire il tempo a loro disposizione, e così si erano
avventurati
per le strade del villaggio progettando di creare una "distilleria
clandestina" nella Stamberga Strillante, dove Jennifer avrebbe
potuto preparare la nuova pozione in tutta tranquillità.
Nonostante
i buoni propositi non si erano però accorti del tempo che
passava, e
dopo un'ora
si erano ritrovati di nuovo perfettamente visibili e quindi
identificabili.
Per fortuna avevano le sciarpe con cui coprirsi il viso, e si erano rifugiati in un vicolo pensando a cosa fare, salvo poi accorgersi che erano sul retro dei Tre Manici di Scopa, il locale gestito dalla moglie del professor Paciock.
Se
il professor Paciock si fosse affacciato alla finestra li avrebbe
visti, e anche la professoressa Granger viveva a Hogsmeade!
Per fortuna avevano le sciarpe con cui coprirsi il viso, e si erano rifugiati in un vicolo pensando a cosa fare, salvo poi accorgersi che erano sul retro dei Tre Manici di Scopa, il locale gestito dalla moglie del professor Paciock.
La
loro unica via di fuga possibile per tornare a Hogwarts era la
Stamberga Strillante ma era troppo lontana, avrebbero dovuto
raggiungerla senza dare nell'occhio, se si fossero messi a correre
avrebbero rischiato di farsi notare.
Le sciarpe potevano coprire il loro viso ma non erano un riparo sufficiente, chiunque avrebbe potuto notarli e capire che erano ragazzini del primo anno che non avevano alcun diritto di essere lì.
Le sciarpe potevano coprire il loro viso ma non erano un riparo sufficiente, chiunque avrebbe potuto notarli e capire che erano ragazzini del primo anno che non avevano alcun diritto di essere lì.
Fortunatamente
a Jupiter era venuta la brillante idea di chiamare Kreacher che,
tramite Materializzazione Congiunta, li aveva riportati a scuola,
vicino al Platano Picchiatore, al riparo di occhi indiscreti.
I
quattro si guardarono negli occhi e scoppiarono a ridere per il
pericolo scampato, una risata nervosa e allo stesso tempo
liberatoria.
"Ho
perso dieci anni di vita... La prossima volta portiamoci dietro la
pozione di scorta!" disse Aurelius.
"La
prossima volta? Ragazzi
io non so se me la sento di correre ancora un rischio simile!"
disse Jennifer che si appoggiò ad Anthea dato che le gambe
le
tremavano talmente tanto da non riuscire a reggersi in piedi. "Mi
sono vista praticamente fuori dalla scuola!”
"Pericolo
scampato!"
esclamò Jupiter. "Kreacher, questa Burrobirra te la sei
proprio
meritata!" disse porgendo al vecchio elfo una bottiglia che
aveva "requisito" ai Tre Manici di Scopa, e il vecchio elfo per poco
non svenne per lo choc e si prostrò ai piedi di Jupiter.
"Grazie padrone, grazie... Il padrone ha dato una Burrobirra al suo vecchio elfo, Kreacher gli sarà sempre grato e... "
All'improvviso Kreacher si interruppe, rimase per un istante immobile a occhi sgranati, dopodichè iniziò a gridare e a sbattere violentemente la testa contro il terreno.
"Grazie padrone, grazie... Il padrone ha dato una Burrobirra al suo vecchio elfo, Kreacher gli sarà sempre grato e... "
All'improvviso Kreacher si interruppe, rimase per un istante immobile a occhi sgranati, dopodichè iniziò a gridare e a sbattere violentemente la testa contro il terreno.
"Kreacher!
Ma
che stai facendo? Smettila
subito!”
disse Jupiter spaventato da quella reazione inaspettata del suo elfo
domestico.
“Si
è ubriacato con la Burrobirra?”
chiese
Jennifer.
“Ma
se non l'ha nemmeno bevuta!” disse Aurelius.
"E'
tornato... è tornato per uccidermi!" gridò
Kreacher
continuando a punirsi, sordo ai richiami di Jupiter che gli ordinava
di smetterla.
"Petrificus
Totalus!"
"Jupiter!
Ma che cosa hai fatto?" disse Anthea guardando l'elfo che
giaceva
immobilizzato
a
terra.
"E
cosa avrei dovuto fare? Lo hai visto no? Ho avuto paura che si
uccidesse davvero, dovevo
fermarlo in qualche modo!"
disse Jupiter riponendo la bacchetta magica e avvicinandosi a
Kreacher che si stava lentamente riprendendo.
"Padron
Sirius è tornato per prendersi Kreacher, è
tornato per uccidere
Kreacher!" disse
guardando Jupiter con il terrore negli occhi.
"Ragazzi
dobbiamo portarlo subito da Madama Chips, credo di avere scagliato
con troppa violenza l'incantesimo... Adesso è convinto che
io sia
mio padre!" disse Jupiter allarmato. "Avanti, Kreacher,
andiamo in infermeria, se non riesci a Smaterializzarti ti ci porto
io!"
“Padron
Sirius è tornato, Kreacher lo sa,
Kreacher lo sente!"
"Kreacher! Mio padre è morto e tu lo sai meglio di me!"
"Padrone... padron Sirius è qui... "
"E va bene, te la sei voluta!" esclamò Jupiter afferrando la bacchetta magica, e subito Aurelius, Jennifer e Anthea gli si fecero intorno per trattenerlo e impedirgli di compiere qualche sciocchezza.
“Jupiter stai calmo, non farti provocare! E tu piantala!" disse Aurelius infuriato rivolgendosi a Kreacher."Kreacher! Mio padre è morto e tu lo sai meglio di me!"
"Padrone... padron Sirius è qui... "
"E va bene, te la sei voluta!" esclamò Jupiter afferrando la bacchetta magica, e subito Aurelius, Jennifer e Anthea gli si fecero intorno per trattenerlo e impedirgli di compiere qualche sciocchezza.
“Jupiter ha deciso di risparmiarti la vita...
Perchè continui a tormentarlo così?” aggiunse Jennifer.
“Stai attento,
perchè hai già passato il limite!”
disse Anthea squadrando Kreacher con lo stesso
cipiglio di suo nonno Malocchio.
“Gli
elfi domestici non possono mentire... Il giovane padrone mi ha
ordinato di non dire più bugie... E Kreacher non sta
mentendo... “
“Kreacher...
Allora davvero tu... Non mi stai prendendo in giro? Tu sai davvero
dov'è mio padre?” chiese Jupiter con il cuore in
gola. "Guarda la tua mappa, giovane padrone... "
Con
mani tremanti Jupiter
tirò fuori la Mappa del Malandrino dalla tasca, e
all'improvviso, crollò
a sedere sul prato, le gambe improvvisamente incapaci di reggere il
peso del suo corpo, e i suoi amici
si inginocchiarono preoccupati accanto a lui chiedendosi se
non fosse il caso di portarlo
in
infermeria dato
che sembrava chiaramente in stato di choc.
"Papà...
" sussurrò Jupiter tremando come una foglia.
"Jupiter...
ma cosa... " inizò a dire Jennifer sempre più
preoccupata, ma
Jupiter la interruppe.
"Mio padre. Con Harry. E anche mia madre. E' qui... " disse indicando la Mappa del Malandrino.
Jennifer,
Anthea e Aurelius guardarono a loro volta, e videro i
tre nomi scritti sulla pergamena: Harry Potter, Rebecca Black e...
Sirius
Black.
"Mio padre. Con Harry. E anche mia madre. E' qui... " disse indicando la Mappa del Malandrino.
“Non
so cosa sia successo... ma
lui
è
qui... mio
padre è qui..."
disse alzandosi in piedi mentre si
sentiva salire le lacrime agli occhi e il cuore gli
batteva impazzito nel petto.
“Jupiter
calmati... possiamo immaginare come ti senti ma... ecco... non
potrebbe
darsi che la Mappa abbia sbagliato?” disse Jennifer.
“Non
è possibile Jennifer... la Mappa non mente mai!”
disse
Aurelius.
“La Mappa non mente
mai... “ gli fece eco Anthea. "E se non mente mai allora vuol
dire che... "
“La Mappa non mente mai, e
gli elfi domestici non possono mentire ai loro padroni!” esclamò
Jupiter in preda ad una gioia incontenibile.
Iniziò
a correre a
perdifiato verso
il castello e, ad un tratto, riuscì a scorgere in lontananza
le
sagome di Harry, di sua madre... e di un uomo alto, con lunghi capelli
neri che camminava al suo fianco tenendola per mano.
Cercò
di chiamarlo ma era lontano, non avrebbe
potuto
sentirlo, e in
ogni caso l'emozione
gli impediva di gridare forte come avrebbe voluto, così non
gli restò altro da fare se non aumentare il ritmo della sua
corsa per poterlo raggiungere il più presto possibile.
Sirius
Rebecca e Harry, ignari di tutto, si diressero
verso l'ingresso principale.
"Harry,
ma è proprio necessario
andare
prima da
Silente? Anzi,
no... dalla
McGrannit... “
si
corresse in fretta Sirius, provando
di nuovo
quella sottile angoscia che lo assaliva ogni volta che si rendeva
conto di
tutte le cose che erano successe mentre lui non era
esistito,
e respinse
con tutte le forze quella sensazione.
Stava
per ritrovare suo figlio... solo a questo doveva pensare ora!
Passò
un braccio intorno alla vita di Rebecca che gli si appoggiò
contro,
e si sentì subito meglio.
Le
sorrise e le sfiorò le labbra con un bacio, compiacendosi
ancora una
volta di non essere un vero Black, perchè un vero Black non
avrebbe
mai fatto
una
cosa simile in pubblico con la propria moglie!
Rebecca
si guardò intorno frastornata ed incredula... Sirius
era tornato , e lei era a Hogwarts!“E splendida non è vero? E ora sei di nuovo qui da uomo libero, come hai sempre desiderato!”
“Harry...
ancora ti ricordi quello che ti avevo detto tanti anni fa?”
“Non
l'ho mai dimenticato Sirius... “
Anche
Rebecca non aveva mai dimenticato quello che le aveva detto Sirius
quando l'aveva
portata a
Hogwarts sul
dorso di Fierobecco.
"Un
giorno torneremo, Rebecca, e verremo qui, alla luce del sole. E
sarà
il giorno più bello della mia vita, perché tutto
sarà
finito e sarò libero".
“E
ancora
non sapevi che quel giorno ci sarebbe stato anche tuo figlio amore
mio...
“
pensò Rebecca,
da
sempre convinta che Jupiter fosse stato concepito proprio
quella notte.
Una
gioia incontenibile si impadronì di lei perchè
Sirius aveva davvero
realizzato il suo sogno, davvero era tornato, davvero era libero,
davvero avevano ancora un futuro e una vita da passare insieme.
Aveva
inziato a capirlo quel mattino, quando aveva aperto gli occhi
convinta di avere sognato tutto quanto per poi rendersi conto di
essere veramente tra le braccia di Sirius che ancora dormiva accanto a
lei, e di
nuovo la commozione l'aveva colta mentre lo accarezzava piano,
facendo attenzione a non svegliarlo e desiderando al tempo stesso che
aprisse gli occhi.
Rebecca
continuò
a guardarsi intorno cercando di individuare il Platano Picchiatore e,
all'improvviso,
Sirius
la sentì irrigidirsi accanto a lui mentre tratteneva il
respiro e
gli stringeva forte la mano.
Sirius
si voltò per seguire lo sguardo di Rebecca, e fu
così che si
accorse di quel ragazzino che correva verso di loro.
Era
lontano e non riusciva a vederlo bene in viso, ma non aveva bisogno
di chiedere chi fosse, il
suo cuore sapeva già la risposta.
Si
mosse rapidamente verso di lui, voleva raggiungerlo il più
in fretta
possibile,
voleva percorrere in pochi istanti quei pochi metri che avrebbero
finalmente posto fine a quei dieci anni di vuoto, e c'era un solo
modo per farlo visto che non ci si poteva Materalizzare ad Hogwarts.
Jupiter
si fermò sbalordito quando vide suo padre trasformarsi in
Felpato e
correre verso di lui, e sorrise felice come quanto si incontra un
vecchio amico dopo tanti anni.
Ripensò
a sua madre che le raccontava di Felpato, ripensò
alla foto
che avevano fatto ad Hyde Park.
Felpato...
Lo stratagemma che suo padre usava per poter uscire con lui alla luce
del sole.
Jupiter
si avvicinò a Felpato e lo accarezzò sulla testa
e, pochi
istanti dopo, si trovò avvolto nell'abbraccio di suo padre.
Un
vero Black non baciava ed abbracciava i propri figli, non manifestava
mai le proprie emozioni, non si comportava come un Babbano qualsiasi,
soprattutto in un luogo pubblico, ma
Sirius non era mai stato un vero Black, e lo dimostrò ancora
una
volta quando baciò suo figlio sulla fronte come aveva
fatto l'ultima volta che lo aveva visto, ancora incapace di credere
che quel bambino di un anno che lo chiamava
“Papà
Sius” e
quel ragazzino che teneva tra le braccia fossero la stessa persona.
Jupiter
avrebbe compiuto 12 anni alla fine dell'anno scolastico, ed era
più
che mai convinto del fatto che doveva comportarsi da uomo, e in
quanto tale non avrebbe dovuto mettersi a piangere mai, soprattutto
lì a Hogwarts.
Non
davanti ai suoi amici di sempre, che si tenevano discretamente in
disparte, emozionati, commossi ed increduli.
Non
davanti a sua madre, che piangeva di gioia sulla spalla di Harry,
ringraziandolo ancora una volta per ciò che aveva fatto.
Non
davanti agli altri studenti che, incuriositi, si stavano avvicinando
chiedendosi cosa mai stesse succedendo dopo aver visto quello strano
cane nero correre sul prato.
"La
mamma ha ragione... mi somigli tantissimo!" esclamò Jupiter
guardando per la prima volta suo padre negli occhi, e poi si
rifugiò di nuovo nel suo abbraccio, incurante di
chi gli stava intorno, incurante del fatto che tutti potevano vedere
le sue lacrime di gioa,
desiderando solamente che quell'abbraccio non finisse mai, e
dimostrando a tutti quanti, e soprattutto a Sirius, che nemmeno lui,
alla fine, era un vero Black.
TOUJOURS
PUR
Non
del
sangue ma del cuore.
FINE.