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Autore: Maik    02/12/2009    3 recensioni
Sono una mente malata, me l'hanno sempre detto i miei amici. Infatti mi sono divorata tutti gli episodi di QAF in poco più che due mesi.. So gran parte delle battute a memoria e la fine di questo telefilm mi segnerà per la vita. Allora ho deciso di farmi del male, di scrivere di quei personaggi che ho amato ed odiato. Chiedendomi cosa sarebbe potuto succedere se...
Genere: Generale, Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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E il thumpa thumpa continua. Sarà sempre così, qualsiasi cosa accada. Chiunque sia il Presidente! Come Nostra Signora della Disco, Gloria Gaynor ci ha sempre cantato...
WE WILL SURVIVE!

La musica sovrastava qualsiasi cosa. Un figura, sempre la stessa, poggiata al bancone illuminato dal basso coi gomiti. Alzò lo sguardo tutt’intorno e buttò giù il contenuto trasparente di un bicchierino da liquore. Alzò lo sguardo sul barman, sorridendo sghembo.

-Grazie, Jason.-

-E’ un piacere, signor Kinney.-

Jason sorrise malizioso e la figura alta e slanciata distolse lo sguardo, con lo stesso sorriso sghembo di poco prima.

-Il piacere è tutto mio, Jason-  Rispose allontanandosi dal bancone. Trasse fuori dalla tasca posteriore dei jeans scuri un flaconcino e se lo avvicinò al naso. Immobile, in prossimità della pista, tirò su col naso, chiudendo poi gli occhi. Fece ricadere le braccia lungo i fianchi, lo sguardo verso l’alto. I miracoli del popper. Abbassò lo sguardo sulla pista. Uomini, solo uomini. A dorso nudo, oppure con una maglietta a rete. Aggrottò la fronte. Nessuna faccia nuova. Poi sentì uno strattone, qualcuno gli aveva afferrato la camicia nera senza maniche. Si voltò verso destra, intontito.

-Brian! E’ la nostra canzone!-

Un viso familiare. Brian sorrise: Michael. L’amico di sempre. L’unico che probabilmente non l’avrebbe mai abbandonato. Almeno, ancora non l’aveva fatto. Si voltò verso la pista da ballo. Riconobbe la canzone solo in quel momento: Proud. Sì, era la loro canzone. Non rispose, non disse una parola. Afferrò l’amico per un braccio e lo trascinò su uno dei cubi al centro della pista. Come faceva sempre, come avrebbe continuato a fare con Mickey al proprio fianco. Salì per primo ed aiutò poi il moro a salire con lui. Si misero a ballare. Brian alzò la testa verso le luci, a tempo di musica. Le braccia andarono a posarsi sulle spalle di Mickey. Come in un flash tornò a tre addietro. Solo tempo. Il tempo però gli continuava a scorrere tra le mani, come sabbia. E non riusciva ad afferrare più nulla che non fosse ripetitivo. Abbassò lo sguardo sull’amico, sorridendo. Mickey gli rese il sorriso. Poi qualcosa o qualcuno entrò nel campo visivo di Brian. L’uomo si voltò di scatto verso sinistra, strabuzzando gli occhi. Qualcosa di biondo chiaro. Una pugnalata alla bocca dello stomaco. Fece un passo indietro, staccandosi da Michael. L’altro si voltò verso la stessa direzione di Brian e vide anche lui un ragazzo basso, mingherlino e biondo. Ma non quel ragazzo mingherlino e biondo. Michael si voltò di scatto verso Brian, prendendolo per le spalle.

-Non è Justin.- Disse con sicurezza, fissando gli occhi vuoti di Brian, immobile al centro del cubo. Scosse un attimo Brian, che battè le palpebre due volte. Trattenne il respiro un secondo, guardando Michael. -Non è Justin.-  Ripeté Mickey. Brian aggrottò la fronte, grugnendo qualcosa. Si divincolò da Michael e saltò giù dal cubo, senza guardarsi alle spalle.

 

-Dove cazzo eri finito ieri sera?- Un tornado entrò nella tavola calda, facendo voltare tutti i presenti. Tranne uno. Brian rimase, stretto nel suo cappotto nero, a fissare bacon ed uova strapazzate. –Ti ho cercato tutta la sera!- Ancora il volto basso, senza girarsi a guardare Michael, che nel frattempo si era seduto sullo sgabello alto accanto a lui. Michael abbassò la cerniera della giacca corta e scura, levandosi poi guanti e sciarpa di lana. –Brian?- Ancora nessuna risposta e l’amico era immobile. Era tanto tempo che non lo vedeva in quello stato ed il Brian depresso non gli era affatto mancato. Allungò una mano verso Brian, scuotendolo dolcemente. –Brian! Ehi, dico a te!-

Brian si voltò di scatto, con gli occhi in fiamme. Detestava quando Mickey insisteva. –Dove cazzo volevi che fossi? Ero nella dark room a fottere! Problemi, Michael?- Sbraitò Brian, scattando in piedi. Lasciò i soldi sul bancone, senza aver toccato cibo. Lanciò uno sguardo fulminante a Michael ed uscì dalla tavola calda. Uscendo per poco non travolse un’altra figura familiare, che fece in tempo a scansarsi. La figura alta e slanciata strabuzzò gli occhi celesti, arricciando le labbra. Entrò nella tavola calda e riconobbe Michael. Si sedette al posto di Brian, togliendosi gli occhiali da sole.

-Era più furioso del solito o sbaglio?-

-Non sbagli.-

Michael abbassò lo sguardo sulle proprie mani, posate sul bancone. Prese di prepotenza la colazione di Brian ed iniziò a mangiare controvoglia. Gli sembrava semplicemente un peccato.

-Sempre per la stessa cosa?- Chiese Emmett, dopo aver ordinato un cappuccino. Michael annuì con la testa e basta. Emmett corrugò la fronte. –Prima o poi passerà.- Concluse, fiero di sé. Arrivò il cappuccino.

-Lo spero. Ma non per lui. Per me!- Si voltò verso Emmett, buttando giù una forchettata di uova strapazzate. Gli occhi marroni spiritati. Sembrava davvero esausto. –Non posso passare le notti ad inseguirlo per il Babylon!-

Emmett fece spalluccia. Ormai il Babylon non era più un suo problema. Aveva trovato l’amore che durava da tre anni ormai. Cosa poteva desiderare di più? Prese un pezzo di pane tostato tra indice e medio e, guardando Michael di sottecchi, se lo portò alle labbra. Avevano entrambi l’espressione dubbiosa. Pensierosa. Michael aveva il viso rivolto verso il piatto e continuava a mangiare. Emmett fissava l’amico. Poi un’idea. Emmett sorrise, pulendosi le mani entusiasta.

-Sai di cosa ha bisogno il caro Brian per rimettersi in carreggiata?- Si voltò verso l’amico, indicandolo con entrambi gli indici, sorridente. Michael alzò un sopracciglio, mandando giù un sorso di succo d’arancia.

-Justin?- Propose. Emmett lo folgorò con gli occhi chiari, posando le mani sul bancone e rimanendo voltato a tre quarti, con le gambe accavallate.

-E’ proprio questo il punto! Deve levarsi dalla testa Justin. E come può fare?- Michael scosse la testa, troppo preso dalle farneticazioni di Emmett per proporre qualcosa. Attese con la forchetta a mezz’aria. Emmett alzò gli occhi al cielo, chiedendosi a voce bassa perché fosse lui l’unica fonte di luce in una città così grigia. Michael lo folgorò ed Emmett continuò le farneticazioni. –L’unico modo che Brian ha per rimettersi in piedi è scopare!-

Michael scosse la testa. –Lo sai com’è fatto lui! Mai nessuno due volte. E se li è già fatti tutti!- Guardò Emmett e sorrise di sbieco. –Gli errori si fanno una volta sola, lo sai.- Scosse la testa e buttò giù l’ultima forchettata di bacon insieme al pane.

-E noi organizziamo una festa!- Propose battendo le mani una contro l’altra, raggiante. –Abbiamo un locale intero a nostra disposizione! Il Babylon!- Aggiunse notando l’espressione interrogativa di Michael.

-Dimmi che non hai in mente nulla!- Supplicò Michael. Ma Emmett era già scattato in piedi, prendendo la propria borsa e posandosela sulla spalla destra. Prese gli occhiali da sole e se li posò sul naso, tenendoli bassi.

-Scusami, ma ho da fare.- Salutò Michael con un sorriso, spingendo gli occhiali in cima al naso e prendendo il cellulare dalla tasca della giacca di pelliccia. Michael rimase da solo a fissare il piatto ormai vuoto e sperare che il Terribile Organizzatore di Eventi non avesse già le idee chiare.

 

Pausa pranzo. Aprì per l’ennesima volta la casella di posta elettronica e per l’ennesima volta la trovò vuota. Ringhiò e sbatté il mouse ad infrarossi sulla scrivania trasparente. Spense il computer e si voltò di centottanta grandi con la sedia. Posò le mani sui braccioli e la testa allo schienale, scivolando lentamente. Gli occhi chiusi. Erano passati anni, ma dentro sentiva ancora bruciar qualcosa. Come in attesa. Allargò leggermente le gambe, inspirando rumorosamente. Sentì bussare alla porta e rimase immobile, come sperando di non esser stato visto.

-Brian?- Sentì chiamare una voce familiare, rauca. Si voltò sfoggiando un sorriso ironico ed al contempo stanco. Posò i gomiti sulla scrivania ed intrecciò le dita, osservando Ted con la testa leggermente inclinata a sinistra. Ted alzò un sopracciglio, guardandolo interrogativo. –Dovresti firmare qui.- Posò dei fogli sulla scrivania ed osservò Brian. Si muoveva in modo normale, agiva in modo normale. Alla “Brian Kinney”, insomma. Eppure Emmett era sembrato così allarmato. Prese i fogli che Brian gli porgeva. Sorrise, voltando le spalle all’amico e principale.

-Ted. Torna qui un attimo..- La voce bassa di Brian sembrò quasi tuonare nel silenzio dell’ufficio deserto in pausa pranzo. Ted si voltò e tornò indietro. Brian gli fece cenno di sedersi e Ted eseguì, con l’espressione interrogativa ed un po’ preoccupata. –C’è qualcosa che non va Ted.- Iniziò Brian. Lo sguardo fisso sulle proprie dita intrecciate ed immobili. Ted si sistemò sulla poltrona, posando i fogli sulla scrivania. Aggrottò la fronte, tenendo lo sguardo fisso su Brian. Erano anni che “c’era qualcosa che non andava”.

-Che ti succede, Brian?-

Brian alzò la testa, guardando l’amico di sottecchi. Batté le palpebre qualche volta, inumidendosi le labbra con la punta della lingua. Abbassò di nuovo lo sguardo. –Voglio tornare ad essere quello di anni fa, ma non ci riesco.- Ted alzò un sopracciglio interrogativo. Aspettando che l’altro continuasse. Ma dalla bocca di Brian non usciva più nulla.

-Non.. Scopi più Brian?- Se così fosse stato, la cosa era diventata preoccupante. Estremamente preoccupante. Per Brian Kinney il mondo era sesso. Senza quello non si muoveva nulla. E vedersi cadere così tutte le proprie convinzioni doveva esser stato un brutto colpo per Brian.

-Non è questo il punto. Certo che scopo, Ted!- Brian alzò le mani dalla scrivania, poggiandosi con la schiena alla sedia. Alzò gli occhi verso il soffitto, come esasperato. Sospirò ancora una volta. Guardò Ted, che lo stava osservando con lo sguardo di chi si chiede quale sia il punto. -Ho voglia di qualcosa di nuovo.-

-Hai provato il sesso sadomaso?-

Brian agguantò la penna che aveva di fianco e la lanciò contro Ted con violenza. Lo prese ad un braccio, mentre cercava di recuperare i fogli che Brian aveva firmato poco prima. –Corri o la prossima cosa che ti colpirà sarà la tazza!- Prese in mano la tazza che utilizzava per il caffè e la alzò sopra la testa. Ted uscì dall’ufficio di Brian a gambe levate.

 

-Sarà lui stesso a chiedermelo! Vedrai.- Emmett sembrava sicurissimo di sé. Percorreva Liberty Evenue con Michael, diretto verso la palestra. Era pomeriggio inoltrato. Stranamente Michael sperava tanto, con tutto se stesso, di non vedere Brian in giro quel pomeriggio. Emmett avrebbe fatto di tutto per convincerlo che aveva bisogno di una festa. E, Michael ancora non aveva capito come mai, ma quando c’erano di mezzo le feste di Emmett succedeva sempre qualcosa. Michael ed Emmett entrarono nella palestra e subito Emmett sorrise giocondo. –C’è Brian.- Annunciò. Michael sospirò e si avviò verso lo spogliatoio senza alzare lo sguardo dal parquet.

Non seguì i movimenti di Emmett e così si trovò in palestra dopo di lui. Non si guardò attorno, ma si diresse tranquillamente verso il bilanciere. Lì trovò Ben ed Hunter che si allenavano. In poche parole ed alla rinfusa spiegò l’idea di Emmett, definendola malsana ed insensata. Ricevette una risata da parte di Hunter ed un’alzata di spalle da parte di Ben. Ancora più inviperito andò verso gli attrezzi. Trovò Brian che, come se nulla fosse accaduto quella mattina, gli si avvicinò per salutarlo. Subito accorsero Ted ed Emmett, raggianti. Brian prese Michael per le spalle, voltandosi verso Ted.

-Un mio caro assistente..- Iniziò fissando prima Michael e poi Ted. –Mi ha fatto notare che sarebbe il caso di fare qualcosa di nuovo, ogni tanto.- Sorrise sghembo, avvicinando le labbra alla tempia di Michael. Osservò di sottecchi gli altri due, specialmente Emmett.

-Hai optato per il sado?- Propose Ted raggiante, mettendosi l’asciugamani dietro il collo. Emmett e Michael si voltarono a guardarlo disgustati. Brian si limitò a folgorarlo, rimpiangendo di non avere tazze a portata di mano. –No, niente sado.- Lasciò Michael ed aprì la bottiglietta d’acqua.

–Rinnovo il Babylon.- Sentenziò, sorridendo sghembo. Bevve un sorso d’acqua, osservando i tre amici davanti a sé. Sorrise, alzando leggermente il mento, mordendosi il labbro inferiore. –Lo apro anche agli etero.- Michael strabuzzò gli occhi, ed Emmett spalancò la bocca. Ted deglutì rumorosamente.

-Come puoi? Il Babylon è il nostro regno! La nostra discoteca..-

Brian si voltò verso Michael, folgorandolo. C’erano troppi ricordi là dentro. Ed andavano cancellati.

-Ed i miei soldi.- Voltò le spalle e si avviò verso gli spogliatoi. Michael e Ted si voltarono verso Emmett, come se fosse lui la causa di tutto.

-Complimentoni, Emmett! Gran bella idea.- Sentenziò Ted tra i denti, allontanandosi, diretto verso il bilanciere. Michael rimase a fissare Emmett in silenzio.

-Magari ti chiederà di organizzare la festa per la riapertura!- Voltò le spalle e sparì anche lui.

Era come se una biblica minaccia avesse appena deciso di puntare Pittsburgh, in particolare Liberty Evenue. Emmett aveva convinto Ted a parlare con Brian, convincerlo a fare qualcosa di nuovo. Ma nessuno si sarebbe mai aspettato una cosa simile da Brian. Brian Kinney, l’eterofobo. Non poteva stare in piedi: il Babylon aperto agli etero. I gay sarebbero scappati a gambe levate da quel posto.

  
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