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Autore: Bec77    07/12/2009    6 recensioni
Sorrise tristemente e fece per andarsene così com'era arrivato, con le mani in tasca e un'aria malinconica, affondando gli stivali nella neve. All'ultimo, però, la luce di quella che doveva essere la stanza di Nadja si accese.
(Partecipa al Meme di Natale di michiru_kaiou7)
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Vigilia di una promessa

Ogni tanto tornava a vederlo, ben sapendo che non ci avrebbe trovato nessuno. Era lì, sotto quel balcone di villa Preminger ora sotterrato dalla neve, a Vienna, che lui e Nadja si erano salutati per l'ultima volta. Lui era dovuto sparire per via della sua doppia identità in pericolo, e non l'aveva avvertita, né le aveva fatto sapere nulla. Non l'aveva cercata nemmeno tramite Francis, che era sicuro smaniasse di poterla riavere fra le braccia.
Sorrise tristemente e fece per andarsene così com'era arrivato, con le mani in tasca e un'aria malinconica, affondando gli stivali nella neve. All'ultimo, però, la luce di quella che doveva essere la stanza di Nadja si accese: Keith si nascose sotto al grande albero vicino al balcone, con il cuore in gola. Per curiosità si sporse a vedere chi era uscito; doveva senz'altro essere una donna, dato il rumore dei tacchi che sbattevano sulle pietre del terrazzo. Deglutì e girò la testa.
Rimase scioccato e... piacevolmente meravigliato.
C'era un bellissima ragazza che si reggeva alla balaustra di pietra, sorridendo alla luna alta nel cielo. Indossava un bel vestito senza troppi fronzoli, bianco e turchino, e che evidentemente non aveva paura di sporcare dato che fece un salto e si sedette sulla pietra, ignorando la neve. Keith spalancò gli occhi pian piano, riconoscendo i tratti dolci e fanciulleschi della ragazza.
- Nadja... - mormorò sottovoce. La ragazza spalancò gli occhi e si girò nella sua direzione. Fece un'espressione stupita quando lo riconobbe, boccheggiò un po' e per poco non cadde dal balcone, dato che si era sporta troppo.
- Attenta, Nadja! - le urlò Keith, correndo verso di lei. Per fortuna Nadja riuscì a reggersi, ma continuò a guardarlo per tutto il tempo.
- Keith... - sussurrò prima. - Keith! - esclamò alla fine, sorridendo. Scese dalla balaustra e andò verso il ramo dell'albero più vicino, saltando incurante di tutto. Scese con sicurezza dall'albero, come se lo facesse tutti i giorni, e corse verso di lui con un sorriso meraviglioso. Lui sorrise e la accolse contro il suo petto, coprendola totalmente grazie alla sua altezza e le sue braccia lunghe; tentò di scaldare la sua pelle gelata coprendola con i lembi del suo cappotto nero e pesante, mentre le sfregava le mani sulla schiena.
- Non dovresti uscire senza un cappotto addosso, potresti ammalarti – la rimproverò. Nadja però rise, accoccolandosi di più sul suo petto.
- E' colpa tua, Keith. Io volevo stare solo due minuti sul balcone, poi sarei rientrata... - replicò sorridendo. Keith poteva avvertire le sue labbra muoversi contro la camicia, e questo gli dava una sensazione di benessere e frustrazione assieme. Pensò che avrebbe tanto voluto abbracciarla più stretta a baciarla sulle labbra...
- Perché non ti sei più fatto vedere? - gli chiese in un sussurro la ragazza, stringendo i pugni dietro la sua schiena. Keith sospirò.
- Stavo scappando, Nadja, cerca di capire... anche volendo non ci saremmo potuti vedere -
- Ti ho aspettato tanto – aggiunse però lei. Il ragazzo avvertì i primi singhiozzi, e il suo cuore fece una capriola; affondò il viso fra la sua spalla e il collo, sorprendendosi di quanto fosse rimasta minuta nonostante gli anni che erano passati, e sorrise triste.
- Mi dispiace... Però c'era pur sempre Francis, no? - La sentì scuotere la testa, e solo allora notò come i suoi capelli si fossero fatti lunghi e mossi. Istintivamente, cominciò ad accarezzarli, affondando di più il naso fra di essi. Nadja però continuava a piangere.
- Non è la stessa cosa, Keith. Io aspettavo te, non Francis – disse dopo un po'. Keith, stupito, non seppe che rispondere; boccheggiò come lei poco prima, ma non trovò nulla da dirle su quest'argomento. Dopotutto, anni prima, lei aveva preferito suo fratello a lui, ed ora invece... invece...
- Nadja, cosa ci fai qui a Vienna? - le chiese dopo un po'. Nadja deglutì, aveva finalmente smesso di piangere.
- Comincio la mia istruzione per diventare duchessa – affermò senza troppa vivacità. Keith la strinse più a sé, quasi alzandola con i piedi da terra. Strinse la mascella, irritato.
- Perché sei tornata? Potevi benissimo scegliere, Nadja... Tu non sei come gli altri nobili: per essere felice devi essere libera, te l'ho sempre detto. La nobiltà non ti sembrerà altro che una gabbia, in futuro, dammi ascolto! -
- Volevo rivedere mia madre, Keith. Voglio stare finalmente un po' con lei. Ho dato il meglio alla Compagnia Dandelion, ora voglio fare del bene in un altro modo... Un po' come Francis – sussurrò lei.
Keith, a quelle parole, la lasciò andare. Nadja per poco non cadde in avanti, stupita da quel cambio repentino; si trovò con il cappotto nero sulle spalle a coprirla e gli occhi di ghiaccio improvvisamente duri e severi di Keith piantati nei suoi più chiari. Per un attimo tremò, e non per il freddo.
- Noblesse oblige. Sento che ora devo cominciare a fare del bene in altro modo, Keith – sussurrò abbassando lo sguardo. Keith scosse la testa e rivolse lo sguardo da un'altra parte.
- Prima che tu possa farlo passeranno anni, Nadja, e pian piano la gabbia dorata della nobiltà si chiuderà su di te, ricordatelo – Lo disse con un tono duro e d'ammonimento. A Nadja fece molto male. Si strinse di più nel cappotto, trattenendo le lacrime.
- Keith... - sussurrò disperata. Non voleva farlo arrabbiare.
Lo sentì sospirare, e il suo tono, quando parlò, si era ammorbidito.
- Nadja, non ti voglio veder fare la stessa fine di mia madre, cerca di comprendermi. Io... io ti voglio bene, Nadja – le disse dolcemente, riavvicinandosi a lei. Le prese una ciocca di capelli e gliela portò dietro l'orecchio, poi con due dita le alzò il mento e le si avvicinò. Stupito, notò che Nadja aveva già chiuso gli occhi e proteso il volto, e sorrise.
La baciò dolcemente, nonostante avvertisse l'intenso desiderio di stringerla forte e non lasciarla più andare, di baciarla appassionatamente. Lei gli pose le mani sulle spalle e si alzò sulle punte, premendo di più le labbra contro le sue, e Keith pensò di non potersi più trattenere arrivati a quel punto: la strattonò verso di sé e la strinse, approfondendo il bacio e prendendola di sorpresa. La sentì immobilizzarsi ma, abituatasi, partecipò anche lei al bacio, sorprendendolo di quanto continuasse a essere dolce e ingenua anche in quella situazione. Gli venne da sorridere.
- Nadja – le disse una volta che si furono separati – Ti amo. Farei qualsiasi cosa per te: affronterei mio fratello, rientrerei in società, abbandonerei tutto ciò che ho fatto fino ad adesso... tutto pur di stare con te e proteggerti, di averti vicina. Mi bastano solo due parole, solo due... Se però non provi quello che io provo per te, Nadja, ti prego di dirmelo ora una volta per tutte. Ti prego, Nadja. Non sopporterei di vederti e non poterti stringere a me perché apparterrai ad un altro... - la pregò, scostandosi un po' da lei e prendendo le sue mani fra le proprie, baciandole. Nadja, con le lacrime agli occhi, scosse la testa.
- Non voglio che abbandoni i tuoi ideali per me, Keith. Tu sei la Rosa Nera, senza di te tantissima gente perderebbe la speranza... - Poi però abbassò lo sguardo e strinse le mani di lui, singhiozzando. - Però sento anche di volerti vicino a me, Keith. Mi sei mancato tanto in questi ultimi anni, mi sono resa conto di aver sbagliato a scegliere Francis, non era lui il mio cavaliere dagli occhi lucenti... sei sempre stato tu, solo tu. Non me la sento, però, di obbligarti a fare scelte che vanno contro le tue idee, sono io questa volta che voglio che tu sia libero, proprio come vuoi che sia libera io. Ti amo, Keith, e ti giuro che questa gabbia dorata non mi rinchiuderà mai fra le sue sbarre – sussurrò con la voce rotta dal pianto.
Fece per lasciare le sue mani, ma Keith la trascinò in avanti e la strinse ancora in un abbraccio. Nadja, alzando lo sguardo, vide con stupore che stava piangendo anche lui, e le lacrime si impigliavano fra le sue ciglia, rendendole luccicanti.
- Nadja... non andartene, ti scongiuro. Non lasciarmi proprio ora! - le urlò. Lei pianse ancora più forte, abbracciandolo.
- Ci potremo sempre vedere, Keith. Questo balcone sarà il nostro luogo d'incontro, te lo prometto, non ti lascerò mai. Ti amo... - sussurrò. Ma Keith ancora non la lasciava.
- Rientrerò in società... - lo sentì sussurrare. Nadja scosse la testa.
- No... -
- Mi recherò da mio padre e gli chiederò di riprendermi con sé... -
- No...! -
- E quando tornerò ad essere un nobile rispettato, tornerò qui per te, te lo prometto -
- No! Keith, non voglio che tu faccia questo solo per me. Sei tu quello che deve essere libero, sei tu la Rosa Nera che tanti aspettano, sei tu... - Non la lasciò finire di parlare. Le prese il viso fra le mani e le diede un fugace bacio sulle labbra, facendola tacere.
- La Rosa Nera non serve più a nessuno, ormai. Il ladro mascherato ha fatto il suo tempo... credo che come per te sia tempo di fare del bene come nobile, ora lo sia anche per me... E in questo modo potrò starti più vicino – le disse sottovoce, appoggiando la sua fronte contro quella della ragazza, che tornò a piangere silenziosamente. Arresasi, Nadja annuì.
- Grazie. Ti amo, Keith. Ti amo... - sussurrò. Lui sorrise.
- Anche io, Nadja, anche io ti amo... - e la baciò, per sigillare la sua promessa.

* * *
Note finali: altro ringraziamento, sempre per michiru_kaiou7 e il suo Meme di Natale! Questa volta ho partecipato con il prompt: [Set 1: Natale] 03. "La Vigilia" – Nadja Applefield/Ashita no Nadja: Keith Harcourt/Nadja Preminger. Ho sempre voluto un lieto fine per questo povero ragazzo tanto innamorato da spaccarsi le ossa per la sua Nadja, perché lei non lo ha mai... ehm, come dire, "notato", "calcolato"?... sì, ecco, lei non lo ha mai calcolato abbastanza. Eppure è lui che si fa in quattro per aiutarla, pur avendo dei poveri bisognosi da salvare u_u Mi fa un po' pena, e poi è il mio personaggio preferito. Insomma, penso si meritasse un lieto fine, ecco! E questo è il mio, anche se è uscito troppo melenso :D

Ed ora un paio di chiarimenti.
(*) Noblesse oblige: chiaro riferimento all'anime, e in particolare al personaggio di Francis, che in quanto nobile pensa sia un suo dovere prendersi cura delle persone più deboli e bisognose che non hanno avuto la sua stessa fortuna di nascere nobili.
(**) Il titolo non è "Vigilia di una promessa" a caso, eh. Ho inteso la parola vigilia, qui, come momento che precede qualcos'altro. In questa fanfiction, la vigilia è rappresentata dal momento della promessa, che verrà poi mantenuta ;D

   
 
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